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martedì 2 ottobre 2012

Lettera di Penelope a Ulisse. La tua Penelope ti manda queste parole, Ulisse tardo a tornare. Una tua risposta non serve: vieni tu stesso.

LETTERA DI PENELOPE A ULISSE 
La tua Penelope ti manda queste parole, Ulisse tardo a tornare. Una tua risposta non serve: vieni tu stesso. Troia, odio delle donne dei Greci, è caduta. Tanto non valevano né Priamo, né tutta Troia. Magari, mentre portava la flotta a Lacedemone, impazzite, le acque si fossero richiuse sul traditore! Io non sarei rimasta sola nel freddo del letto deserto, abbandonata non piangerei il passare lento dei giorni; né cercando di ingannare l’interminabile notte stancherei alla pendula tela le vedove mani. (…) Serve a me che le vostre braccia abbiano distrutto Ilio, che le mura di un tempo siano terra adesso, se io resto quale ero quando Troia viveva, se lui sempre deve mancarmi restando lontano? Pergamo è maceria per gli altri, per me sola esiste ancora, anche se vi abita il vincitore e ara il campo un bue servo. Vi sono coltivi ormai dov’era Troia, al taglio della falce il terreno grasso di sangue frigio abbonda; il dente
 dell’aratro rivolta le ossa semisepolte degli eroi, l’erba cresce sulle rovine. Vincitore, tu resti lontano, né posso sapere perché tardi, in quale parte del mondo, o crudele, tu ti nascondi. Qualunque straniero volga la poppa a queste rive, non ne ripartirà senza che io gli abbia chiesto molto di te e avrà in consegna la lettera che la mia mano compone, perché te la dia, se mai ti vedrà in qualche posto. (…) Tu, porto, altare della salvezza dei tuoi, tu devi venire! Hai un figlio (e prego che ti resti) che in tenera età si sarebbe dovuto educare alle arti paterne. Pensa a Laerte: perché sia tu ad abbassargli le palpebre, già pronto a morire, trascina la fine. Ed io che ero una ragazza, quando partisti, per quanto ti affretti oramai, ti sembrerò fatta vecchia. 
(Publio Ovidio Nasone – Heroides, I) 


O TEMPO DIVORATORE, e tu, invidiosa vecchiaia, 
voi tutto distruggete e a poco a poco consumate ogni cosa 
facendola morire, rosa dai denti dell'età, di morte lenta. 
Publio Ovidio Nasone


Nulla è pi
ù duro d'una pietra e nulla più molle dell'acqua.
Eppure la molle acqua scava la dura pietra
Publio Ovidio Nasone


La natura non ha creato il sole, né l'aria, né l'acqua come proprietà privata, ma come tesori pubblici.
Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-18 d.C.)






Immagine: John William Waterhouse (1849-1917) – Penelope e i corteggiatori

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