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mercoledì 22 agosto 2012

Nativi Americani. Tieni stretto ciò che è buono,anche se è un pugno di terra.Tieni stretto ciò in cui credi,anche se è un albero solitario.Tieni stretto ciò che devi fare,anche se è molto lontano da qui.Tieni stretta la vita,anche se è più facile lasciarsi andare.Tieni stretta la mia mano,anche quando mi sono allontanato da te

Attento! Mentre parli, con le tue parole, crei un mondo intorno a te.
Proverbio Navajo

LITTLE BIG HORN
Quando un esercito dei bianchi combatte i nativi americani e vince, questa è considerata una grande vittoria, ma se sono i bianchi ad essere sconfitti, allora è chiamata massacro.
Chiksika Nativi d'america



“Il sole si leva, brilla per lungo tempo. Tramonta. Scende ed è perso. Così sarà per gli indiani... Passeranno ancora un paio di anni e ciò che l'uomo bianco scrive nei suoi libri sarà tutto ciò che si potrà ancora udire a proposito degli indiani.”

"Io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c'è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c'erano costrizioni."
Geronimo


La ribellione di Geronimo cominciò quando nel 1851 la sua intera famiglia venne sterminata dall’esercito messicano. La sua gente, gli apache, erano stati invitati dal governo ad accamparsi dentro i suoi confini per commerciare. In realtà si trattava di una trappola.
Mentre molti uomini, tra cui Go-Klha-Ye (il vero nome di Geronimo) avevano raggiunto la più vicina città, Kasyeh, per scambiare prodotti, i soldati messicani raggiunsero l’accampamento e tra gli altri uccisero sua madre, sua moglie e i suoi tre giovani figli.

Da allora li odiò senza tregua. Per vendicare il massacro di Kasyeh molti apache scesero sul sentiero di guerra. Geronimo, questo poi il nome che gli diedero i messicani, partecipò alle prime razzie al seguito dei grandi capi come Mangus Colorado, Cochise, e Whoa, per poi diventare nel corso degli anni una delle guide più autorevoli del suo popolo.

Era nato in Arizona nel 1829,
tra gli apache Bedonkohe Ndehndahe, per poi unirsi ai Chiricahua.

“Il Sognatore”, così lo chiamavano gli altri apache considerandolo capace di predire il futuro, fu probabilmente uno sciamano prima di essere un capo guerriero.

Le sue scorribande in territorio messicano, la sua astuzia e il suo coraggio gli fecero guadagnare il rispetto e l’ammirazione della sua gente. A differenza di altri capi si dimostrò sempre restio a fidarsi dei bianchi e cercò spesso di ingannarli, più volte venendo meno anche alla parola data, fatto unico tra i suoi. Era convinto che occorresse ripagarli i bianchi con la loro stessa moneta. Ed effettivamente fin dall’arrivo dei primi soldati, nei territori apache le autorità degli Stati Uniti fecero tutta una serie di promesse che poi disattesero costantemente.

Per vent’anni alla guida di guerrieri abilissimi, capaci di sopportare il caldo del deserto, la sete e la fame, di percorrere, anche a piedi, decine e decine di miglia al giorno, Geronimo combatté aspramente i bianchi fino a che ne ebbe la forza. A fasi alterne accettò di rientrare nelle riserve in cui gli apache vennero confinati ma più volte vi fuggì per tornare alla guerriglia, diventando una vera e propria ossessione per gli alti comandi militari statunitensi.

Solo il 4 settembre 1886, dopo una lotta pluridecennale, Geronimo, ormai alla guida di un gruppo stremato e senza prospettive di sopravvivenza, decise di arrendersi.
Fu l’ultimo “grande capo” a cedere le armi.

Il governo americano fece pagare duramente agli apache la loro accanita resistenza. Li spedirono dall’altra parte del paese, prima in Florida, poi in Alabama. Alla fine della deportazione, che si concluse a Fort Still, in Oklhaoma, gli apache erano rimasti un quarto del loro numero originale.

Cannibali e Re



Cristina Tani
Un libro che consiglio, e che ho trovato illuminante, sulla sorte dei nativi americani è “Gli spiriti non dimenticano” di Vittorio Zucconi,
anche se non parla di Geronimo ma di Cavallo Pazzo.


Laura Disarò
Bellissimo! Consiglio anche "Seppellite il mio cuore a Wounded Knee", che parla più in generale delle guerre indiane.





Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell'arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra
Profezia degli Indiani Hopi


L'AQUILA CADUTA.  Thames Tecumseh.
" La mia gente vuole la pace, l’uomo rosso ha sempre voluto la pace.
Ma dovunque vi sia l’uomo bianco non c'è’ pace per noi....
...che fine hanno fatto i Pequod? Dove sono i Narragansett, i Mohican, i Pokanoket, e molte altre potenti tribù della nostra gente? Sono svaniti di fronte all’avarizia e all’oppressione dell’uomo bianco come neve al sole...
... Lasceremo che distruggano anche noi, le nostre case, la nostra terra donataci dal Grande Spirito, insieme alle tombe dei nostri padri e a tutto ciò che ci è caro? Ma io so che voi griderete insieme a me, mai! MAI!".
Tecumseh
5 Ottobre 1813. Cadeva oggi sul campo di battaglia di Thames Tecumseh, il più  grande dei capi indiani. Uno dei pochi leader tra i nativi americani ad aver capito che l'unione era l'unico modo per fermare i bianchi, Tecumseh riuscì a forgiare una confederazione di moltissime tribù per opporsi agli invasori.
Durante la guerra del 1812-15 sfruttò un’alleanza con gli Inglesi, che considerava il male minore,  per combattere il vero nemico, gli Americani.
Il sogno di unione del popolo rosso morì con lui quel giorno di Ottobre, mentre lottava contro gli Americani tra il fango e il sangue alla testa dei suoi uomini.



«Sii aperto ad ogni cosa che vedi,
perché Wakantanka parla attraverso le cose»


SAI CHE GLI ALBERI PARLANO?
Si parlano. Parlano l'un con l'altro, e parlano a te, se li stai ad ascoltare.
Ma gli uomini bianchi non ascoltano.
Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura.
Io stesso ho imparato molto dagli alberi:
talvolta qualcosa sul tempo, qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito.
Walking Buffalo, Capo indiano Tatanga Mati


Gli alberi sono chiamati popolo eretto perché essi sono i nostri maestri.
Non camminano come gli esseri umani, ma il loro movimento è quello di sostenere l’energia che si trova fra la Terra e il Cielo. Le radici degli alberi affondano nella nostra Madre Terra, e le loro ramificazioni raggiungono la luce del sole alto nel cielo. Questi insegnanti dei boschi mostrano l’umanità come equilibrare le energie maschili e femminili presenti in ogni essere umano. Attraverso il loro esempio, possiamo imparare a dare e ricevere. Gli alberi sono saldamente radicati nella Terra e la sollevano con i loro rami, essi mostrano all’uomo come essere un ponte tra i mondi tangibili e quelli non tangibili. L’equilibrio fra l’aspetto manifesto e quello ricettivo di questa connessione si trova nel cuore degli esseri umani e nel tronco degli alberi. Questi esempi viventi di equilibrio permettono all’umanità di scoprire il flusso della forza vitale che porta la pace interiore. Essa è circolare, e scorre attraverso le radici alle cime dei rami, in viaggio fino alle radici di nuovo, creando un riciclo di energia.
Jamie Sams Cherokee - Seneca (Pontiac)


"Noi Lakota spendiamo molto tempo pensando alle cose quotidiane che nelle nostre menti si intersecano con quelle spirituali.
Vediamo nel mondo intorno a noi molti simboli che ci insegnano il significato della vita.
Abbiamo un detto che dice che l'uomo bianco vede così poco, perché deve vedere soltanto con un occhio.
Vediamo molto più di ció che voi notate. Potreste notarlo anche voi se voleste, ma siete solitamente troppo occupati.
Noi Indiani viviamo in un mondo di simboli e immagini dove lo spirito e l'ordinario sono una cosa sola... Noi proviamo a capirli non con la testa ma con il cuore".
John Fire Lame Deer in Lakota Tȟáȟča Hušté


Io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c'è nulla che ferma la luce del sole.
Io sono nato dove non c'erano costrizioni.
Geronimo, condottiero Apache, che nacque oggi, nel 1829


“Vi è molto di folle nella vostra cosiddetta civiltà.
Come pazzi voi uomini bianchi correte dietro al denaro, finché non ne avete così tanto da non poter vivere abbastanza a lungo per spenderlo. Voi saccheggiate i boschi e la terra, sprecate i combustibili naturali. Come se non debba venire, dopo di voi, un’altra generazione, che abbia, egualmente, bisogno di tutto questo. Voi parlate, sempre, di un mondo migliore, mentre costruite bombe, sempre più potenti, per distruggere quel mondo che, ora, avete.”
Walking Buffalo

Se anche possiamo apparire miserabili ai vostri occhi, tuttavia ci consideriamo ben più felici di voi, per quel poco di cui ci accontentiamo e che possediamo. Rimarrete perciò profondamente delusi se pensate di poterci convincere che il vostro paese è migliore del nostro. Vi crediamo infinitamente più poveri di noi, nonostante le vostre apparenze di maestri e di grandi capitani. Siete solo dei poveri giornalieri, valletti, servi e schiavi che fanno festa ai nostri vecchi e miserabili abiti di pelle che non ci servono più, e venite a cercare qui, pescando il merluzzo, il modo di consolarvi della miseria e della povertà che vi opprimono. Siete obbligati a ricorrere agli indiani che tanto disprezzate, e mendicate il frutto d'una caccia per spartirvelo.
Orso Nero



"Tutta la nostra civiltà è stata costruita sull'osservazione della Natura.
Essa è stata nostra maestra fin dall'inizio.
E' così che abbiamo fondato la nostra religione.
E' così che abbiamo strutturato il nostro modo di vita.
Nello stesso modo, è sullo studio della natura che abbiamo organizzato il nostro 'governo'.
Noi abbiamo vissuto sotto lo stesso regime immutato:
il governo tradizionale realizzato dai nostri antenati.
E' stata la nostra legge e noi abbiamo vissuto seguendo i suoi principi fino a quando....
Fu nel 1492 che le leggi dei nostri antenati cominciarono a cambiare.
Un governo vecchio di centinaia di anni strutturava la nostra vita.
Questa legge ben si confaceva a noi. Noi ne comprendevamo le regole.
Storici, antropologi hanno scavato la terra del nostro paese
per scoprire la storia dell’emisfero occidentale.
Ma non hanno trovato prigioni.
Non hanno trovato penitenziari.
Non hanno trovato manicomi.
Prima del 1492 noi vivevamo questa vita, una vita che per noi era molto preziosa.
La religione era capita facilmente da tutti gli abitanti del nostro emisfero.
Giunse il tempo in cui ci venne detto che la nostra religione non era giusta.
Fummo allora costretti ad accettare la religione importata dai bianchi.
Furono in molti quelli che si convertirono al cristianesimo
e che così abbandonarono la religione degli antenati.
Ancora oggi noi osserviamo la Natura e vediamo come essa alleva i suoi piccoli.
Sappiamo trovare le anatre, sappiamo trovare le oche che tuttora vivono secondo leggi millenarie.
Gli animali, infatti, continuano a seguire la legge che è stata data loro nella notte dei tempi.
Le regole originarie della vita sono state date ad ogni creatura.
Il Creato nel suo insieme continua a seguire le Regole della Vita.
Gli alberi, i frutti non vengono mai meno a queste regole.
Non commettono mai errori. Danno i loro frutti quando è stagione.
Gli animali non sbagliano. Vivono sempre come quando vennero creati.
Nel Creato, quali sono le regole di vita per l’uomo?
Noi vediamo il Creato… la Vita, il cerchio, una dimensione che non ha né principio né fine."
Philip Deere, Muskogee-Creek, nativo americano



"Nella lingua Apache non esiste la parola 'colpa‘.
Le nostre vite sono come i diamanti.
Quando nasciamo siamo puri e non tagliati.
Ogni cosa che ci accade nelle nostre vite
ci insegna come riflettere la luce nel mondo;
ogni esperienza ci dà un nuovo taglio,
una nuova sfaccettatura
del nostro diamante.
Come brillano tanto
quei diamanti dai molti tagli,
così splenderanno coloro
ai quali la vita
ha inferto molte ferite."
- Daniel J. O’Leary
citando Bearwatcher,
un Uomo di medicina Apache



Pace non è solo il contrario di guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre, pace è di più. Pace è la legge della vita umana. Pace è quando noi agiamo in modo giusto e quando tra ogni singolo essere umano regna la giustizia
Detto dei Mohawk (indiani Irochesi)


Ogni cosa che fa il Potere del Mondo e' fatta in cerchio.
La volta del cielo e' rotonda, e ho sentito che la terra e' rotonda come una palla, e cosi' sono tutte le stelle. Il vento, al massimo del suo potere, gira vorticosamente. Gli uccelli fanno il nido in forma circolare perche' la loro e' la nostra stessa religione. Il sole sale e scende lungo il cerchio. La Luna fa lo stesso ed entrambi sono rotondi. Anche le stagioni formano un grande cerchio nel loro trasmutare e sempre ritornano laddove furono. La vita di ogni uomo e' un cerchio dalla fanciullezza alla fanciullezza e cosi' e' ogni cosa ove si muove il potere. I nostri tepee sono rotondi come i nidi degli uccelli, e questi furono sempre disposti in cerchio, il cerchio della nazione, un nido di molti nidi dove il Grande Spirito significo' per noi covare i nostri bambini.
Alce Nero



La vera pace.
La prima pace, che è il più importante,
è quella che rientra nel le anime delle persone
quando si rendono conto loro relazione,
la loro unicità, con l'universo e tutti i suoi poteri,
e quando si rendono conto che al centro
dell'universo dimora Wakan-Taka (il Grande Spirito),
e che questo centro è davvero ovunque, è dentro ognuno di noi.
Questa è la vera pace, e gli altri non sono che riflessi di questo.
La seconda pace è quella che è fatta tra due individui,
e la terza è quella che è fatta tra due nazioni.
Ma soprattutto si dovrebbe capire che non ci può mai
essere pace tra le nazioni fino a quando non si sa che la vera pace,
che, come ho detto spesso, è dentro le anime degli uomini.
Alce Nero, Oglala Sioux e leader spirituale (1863 - 1950)

The True Peace
The first peace, which is the most important,
 is that which comes within the souls of people
 when they realize their relationship,
 their oneness, with the universe and all its powers,
 and when they realize that at the center
 of the universe dwells Wakan-Taka (the Great Spirit),
 and that this center is really everywhere, it is within each of us.
 This is the real peace, and the others are but reflections of this.
 The second peace is that which is made between two individuals,
 and the third is that which is made between two nations.
 But above all you should understand that there can never
 be peace between nations until there is known that true peace,
 which, as I have often said, is within the souls of men.
Black Elk, Oglala Sioux & Spiritual Leader (1863 - 1950)


Abbiamo visto che l'uomo bianco
non ha preso le sue religioni
non più seriamente di quanto ha fatto per le sue leggi ...
questi non sono i nostri sentieri.
Abbiamo rispettato le leggi che abbiamo fatto
e vissuto la nostra religione.
Non abbiamo mai capito l'uomo bianco,
che inganna nessun'altro che se stesso.
We saw that the white man
did not take his religions
any more seriously than he did his laws…
these were not our ways.
We kept the laws we made
and lived our religion.
We have never understood the white man,
who fools no one but himself."
Aleek-chea-ahoosh (1848–1932) nativo americano
Plenty Coups, Crow Visionary
Molti Trofei, Veggente Crow


Non cercate le regole nelle vostre cosiddette Sacre Scritture, perché la legge è vita pulsante, mentre le scritture sono morte. La legge la trovate nell’erba, tra gli alberi, nel fiume, tra gli uccelli che volano nel cielo, tra i pesci che nuotano nel mare, ma soprattutto in voi stessi. E’ lì che sta depositata la verità. Ritiratevi, digiunate e riflettete, usando l’angelo dell’aria, del sole, dell’acqua e della terra. Onorate il Padre Creatore e la Madre Terra.
Crow Native Indians


Noi non litighiamo mai per questione di religione, perché la fede di un uomo appartiene personalmente a lui, come la sua voce, il colore dei suoi occhi ed i suoi pensieri. Non si può litigare sui pensieri di un uomo.
Cavallo Pazzo

''Noi non piangiamo i morti perché sappiamo che lo spirito è eterno.
Se il suo compito non è finito l'anima riprenderà forma umana.
allo stesso modo, non salutiamo le nascite con grandi festeggiamento
... anche se può essere buona cosa che il tale spirito ritorni...
benché la terra sia un luogo molto bello e dimostri senza posa l'armonia e il legame di tutte le cose... la vita qui è molto più dura.
Quando invece si dimora nel '' grande spirito'' , non ci sono malattie, dolori, separazioni,competizioni ,odi,paure nè nemici...
c'è solo pace e armonia.
così , lo spirito minore, tornando non può certo essere felice di abbandonare un simile posto.
avremmo torto se facessimo festa quando invece lo spirito ha motivo di tristezza.
sarebbe egoista e crudele da parte nostra.
ciò non significa che non accogliamo lo spirito che ritorna è anzi importante in questo momento di invulnerabilità che gli dimostriamo il nostro amore e il nostro affetto. ''
Brian Weiss, molte vite un solo amore - nativi americani del sud

Per l'uomo moderno, che ha desacralizzato il Cosmo, è impossibile sperimentare il Sacro nelle sue relazioni con la materia (e il reale che sta intorno) che comunque per l'antico era espressione del divino.
A questo proposito vi vorrei esporre un'esperienza fatta da C. G. Jung che lo impressionò molto. Jung racconta, in una sua pubblicazione, di un suo viaggio all'inizio del 1925 che lo portò tra il popolo dei Pueblos del Nuovo Messico.
Jung aveva stretto amicizia con un capo dei Taos Pueblos. Il capo, che si chiamava Lago Montano, gli confessò che non comprendeva l'Uomo Bianco, anzi lo riteneva pazzo perché "pensa nella testa invece che nel cuore".
Un giorno, parlando dei "Bianchi Americani", il capo Lago Montano disse: "Gli americani vogliono cancellare la nostra religione. Ma perché non ci lasciano in pace? Ciò che noi facciamo, non lo facciamo solo per noi, ma anche a beneficio degli americani, anzi del mondo intero, perché ognuno ne trae vantaggio. I Pueblos sono un popolo che vive sul tetto del mondo e pertanto vicinissimo alla divinità e al Cielo e che quindi sono più di ogni altro i figli di Padre Sole e con la nostra religione ogni giorno noi aiutiamo nostro Padre a percorrere il Cielo. E questo lo facciamo non soltanto per noi, ma per il mondo intero. Se cessassimo di praticare la nostra religione nel giro di dieci giorni il Sole cesserebbe di levarsi e la notte regnerebbe eterna".
Da questo credo sia facile comprendere, per tutti come lo fu per Jung, quali fossero i fondamenti della dignità dei Pueblos. Essi si consideravano i figli del Sole. La loro vita era cosmologicamente significativa, come nell'uomo arcaico, perché aiutavano il Padre e il Conservatore di ogni vita nella sua quotidiana ascesa e discesa. Essi si ritenevano parte integrante indispensabile del dinamismo cosmico. Ed è per ritrovare questa dignità, penso io, che l'Alchimista ricercava il dominio delle Leggi della Natura, ma anche del SE, e la trasformazione dell'uomo come qualsiasi altro elemento.
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/alchimia/cicali.htm

Il viaggio seguente mi condusse in compagnia di alcuni amici americani, a visitare gli indiani del Nuovo Messico, i Pueblos, costruttori di città. «Città», tuttavia, è una parola troppo grossa: ciò che essi costruiscono in realtà sono solo villaggi; ma le loro case assiepate, costruite una sull'altra, suggeriscono la parola «città», come pure il loro linguaggio e tutte le loro maniere. Fu quella la prima volta che ebbi l'occasione di parlare con un noneuropeo, cioè con un non-bianco. Era un capo dei Pueblos Taos, un uomo intelligente, dell'età di quaranta o cinquant'anni. Il suo nome era Ochwfa Biano (Lago di Montagna). Potei parlare con lui come raramente ho potuto con un europeo. Certamente era prigioniero del suo mondo, cosi come un europeo lo è del proprio, ma che mondo era! Parlando con un europeo ci si incaglia sempre nei banchi di sabbia delle cose conosciute da tempo ma mai comprese; con questo indiano invece la nave galleggiava su mari profondi, sconosciuti. E non si sa che cosa sia più affascinante, se la vista di nuove spiagge o la scoperta di nuove vie d'accesso a ciò che ci è noto da sempre e che abbiamo quasi dimenticato. «Vedi» diceva Ochwia Biano «quanto appaiono crudeli i bianchi. Le loro labbra sono sottili, i loro nasi affilati, le loro facce solcate e alterate da rughe. I loro occhi hanno uno sguardo fisso, come se stessero sempre cercando qualcosa. Che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualche cosa, sono sempre scontenti e irrequieti. Noi non sappiamo che cosa vogliono. Non li capiamo. Pensiamo che siano pazzi.» Gli chiesi perché pensasse che i bianchi fossero tutti pazzi. «Dicono di pensare con la testa» rispose. «Ma certamente. Tu con che cosa pensi?» gli chiesi sorpreso. «Noi pensiamo qui» disse, indicando il cuore. M'immersi in una lunga meditazione. Per la prima volta nella mia vita, cosi mi sembrava, qualcuno mi aveva tratteggiato l'immagine del vero uomo bianco. Era come se fino a quel momento non avessi visto altro che stampe colorate, abbellite dal sentimento. Quell'indiano aveva centrato il nostro punto debole, svelato una verità alla quale siamo ciechi.
Carl Gustav Jung





Amami, ma non fermare le mie ali se vorrò volare.
Non chiudermi in una gabbia per paura di perdermi.
Amami con l’umile certezza del tuo Amore ed io non andrò più via.
E se sarò in un cielo lontano ritroverò la strada del tuo pensiero...
e se sarai con me ti insegnerò a volare e tu mi insegnerai a restare.
Preghiera Indiana


Che il sole ti porti nuova energia durante il giorno,
che la luna dolcemente ti rigeneri di notte,
che la pioggia ti lavi via le preoccupazioni,
che il vento soffi nuova forza nel tuo essere,
che tu possa camminare per il mondo e conoscere la sua bellezza tutti i giorni della tua vita.
Benedizione Apache


Non conosco alcuna specie di pianta, uccello o animale
che non si sia estinta dopo l’arrivo dell’uomo bianco.
L’uomo bianco considera la vita naturale degli animali
come quella del nativo su questo continente: come un fastidio.
Non c’è alcun termine nella nostra lingua con il significato di “fastidio”.
Orso in Piedi


Se voi uomini bianchi non foste mai arrivati, questo paese sarebbe ancora com'era un tempo.
Tutto avrebbe conservato la purezza originaria. Voi l'avete definito "selvaggio" ma in realtà non lo era. Era libero. Gli animali non sono selvaggi; sono solamente liberi. Anche noi lo eravamo prima del vostro arrivo. Voi ci avete trattati come selvaggi, ci avete chiamati barbari, incivili. Ma noi eravamo solo liberi!
Capo Leon Shenandoah, Onondaga, Nativi d'America


Prima dell' arrivo dei nostri "fratelli" bianchi, e del loro tentativo di trasformarci in uomini civilizzati, noi indiani non avevamo prigioni. E di conseguenza non avevamo nemmeno delinquenti: senza prigioni non possono esserci delinquenti. Non avevamo serrature o chiavi: quindi non c' erano ladri. Eravamo così incivili da non dare valore alla proprietà privata. Desideravamo possedere cose solo per poterle donare. Non conoscevamo nessun tipo di denaro, così non usavamo la ricchezza come parametro per calcolare il valore di una persona. Non avevamo leggi scritte, né avvocati, né politici, così non ci potevamo imbrogliare l'uno con l' altro. Prima dell' arrivo dei bianchi eravamo proprio conciati male e non riesco a capire come potevamo cavarcela senza tutte le cose fondamentali che, come ci dicono, sono alla base della società civile
Cervo Zoppo. Sioux


L'uomo bianco è come un serpente che si mangia la coda per vivere.
E la coda diventa sempre più corta.
Le nostre usanze sono diverse dalle vostre.
Noi non viviamo bene nelle vostre città, che sembrano un'infinità
di nere verruche sulla faccia della terra.
La vista delle città dell'uomo bianco fa male agli occhi dell'uomo rosso
come la luce del sole che colpisce gli occhi di chi emerge da una grotta buia.
Nelle città dell'uomo bianco ci si sforza sempre di superare in velocità una valanga.
Il rumore sembra perforare le orecchie.
Ma che senso ha di vivere se non si riesce a sentire
il verso solitario del tordo o il gracidare delle rane di notte intorno ad uno stagno?
Ma io sono un uomo rosso e non capisco.
Io preferisco il vento che dardeggia sulla superficie di uno stagno
e il profumo del vento stesso, purificato da uno scroscio di pioggia a mezzogiorno.
L'aria è preziosa per l'uomo rosso, perchè tutte le cose condividono lo stesso respiro;
gli animali, gli alberi, e l'uomo, partecipano tutto dello stesso respiro.
L'uomo bianco non si preoccupa dell'aria fetida che respira.
Come un uomo che ormai soffre da molti giorni, è insensibile al tanfo.
Tutte le cose sono collegate.
Tutto ciò che accade alla terra accade ai figli e alle figlie della terra.
L'uomo non ha intrecciato il tessuto della vita;
ne è solamente un filo.
Tutto ciò che egli fa al tessuto, lo fa a se stesso.
IL DIO DELL'UOMO BIANCO GLI DIEDE IL POTERE SUGLI ANIMALI,
SUI BOSCHI E SULL'UOMO ROSSO, per qualche scopo preciso,
ma questo destino è un mistero per l'uomo rosso.
Noi forse potremmo arrivare a capire se sapessimo che cosa sogna l'uomo bianco,
quali sono le speranze di cui parla ai propri figli nelle lunghe notti d'inverno,
quali sono le visioni che marcano a fuoco i suoi occhi e che questi desidereranno
all'indomani.
I sogni dell'uomo bianco sono ignoti, noi ce ne andremo sulla nostra strada.
Capo seattle degli Suquamish 1853.


...Smettetela di accusarvi ....
Provocare la vostra anima è sbagliato.
Può darsi che ogni tanto abbiate fallito, e allora?
Allora era allora, e adesso è adesso.
Smettetela di accusarvi e siate la persona nuova che siete adesso.
Sbagliare fa parte della crescita.
Nessuno è perfetto, e quando fate qualcosa in modo imperfetto traetene una lezione. Convincetevi di essere in grado di imparare, convincetevi che siete in grado di fare il meglio.
Cercate sempre modi migliori per vivere con gli altri e con voi stessi.
Indiani d'America


Evitate di parlare dei vostri problemi. Non andate in cerca di comprensione, perché il bisogno di autocommiserarsi provoca ancora più infelicità. Vincete l'impulso di esagerare le difficoltà, perché non fareste altro che peggiorare la situazione. Alcuni sostengono che parlare di una sofferenza guarisce : non credeteci. Se viene piantato il seme di un problema, diventerà un albero. Se parlate di malattia o di scarsità di denaro, oppure di amicizia e di libertà, quello che dite è proprio ciò che otterrete. Sradicate tutti questi discorsi. I discorsi negativi sono come trappole per orsi che scattano a qualunque cosa si avvicini. Il dolore che provereste sarebbe insopportabile, perciò tenetevi lontani. Parlate invece di ricchezza e di cose buone e tutto ciò sarà vostro.
Joyce Sequichie Hifler Cherokee


Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non é chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità
Tatanka Kiyotaka


I bambini dell'uomo bianco
Ma per le vie della città ho visto dei bambini che tendevano la mano come mendicanti.
E' stata una visione così miserabile che il cuore mi doleva e ho dato loro i pochi soldi che avevo in tasca. Come potranno i bianchi prendersi cura dell'uomo rosso se lasciano morire in miseria i loro stessi figli? Sembra che a loro interessino solo il potere e il denaro! Il loro appetito non ha limiti
Toro Seduto. Ta-Tanka I-Yotank

La rana non s'ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive.
Proverbio Sioux

Non si vende la terra sulla quale la gente cammina!
Tashunka Witko - Cavallo Pazzo (Crazy Horse)

La terra non appartiene all'uomo,
è l'uomo che appartiene alla terra
e tutte le cose sono collegate
come il sangue di una famiglia.
Qualunque cosa capita alla terra,
capita anche ai figli della terra,
quindi non è stato l'uomo a tessere la tela della vita,
egli ne è soltanto un filo.
Qualunque cosa faccia alla tela la fa a se.
Sioux

La terra fu creata con l'aiuto del sole, e tale dovrebbe restare...
La terra fu fatta senza linee di demarcazione, e non spetta all'uomo dividerla...
Io non ho mai detto che la terra è mia per farne ciò che mi pare.
L'unico che ha il diritto di disporne è chi l'ha creata.
Io chiedo il diritto di vivere sulla mia terra
e di accordare a voi il privilegio di vivere sulla vostra.
Heinmont Tooyalaket dei Nez Percés (Capo Giuseppe)


Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,
l’ultimo fiume avvelenato,
l’ultimo pesce pescato,
ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro.
La nostra terra vale più del denaro.
E durerà per sempre.
Non verrà distrutta neppure dalle fiamme del fuoco.
Fin che il sole splenderà e l’acqua scorrerà,
darà vita a uomini e animali.
Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali;
è stato il Grande Spirito a porre qui la terra
e non possiamo venderla perché non ci appartiene.
Possiamo contare il nostro denaro e bruciarlo
nel tempo in cui un bisonte piega la testa,
ma soltanto il Grande Spirito
sa contare i granelli di sabbia
e i fili d’erba della nostra terra….
Piede di corvo - Siksika - Piedi neri

Quando togliamo qualcosa alla Terra,
dobbiamo anche restituirle qualcosa.
Noi e la Terra dovremmo essere
compagni con uguali diritti.
Quello che noi rendiamo alla Terra
può essere una cosa così semplice
e allo stesso tempo così difficile
come il rispetto
Poesia dei Nativi Americani Navajo
Jimmie Begay (Indiano Navajo)


Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare,
anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando mi sono allontanato da te.
Nativi d'America

“Tutte le creature viventi, tutte le piante
sono parimenti essenziali alla vita e ognuna ha un suo posto.
Ogni animale dimostra la sua ragione d’essere con atti precisi.
I corvi, le poiane e le mosche, anche i serpenti,
pur diversi tra loro hanno qualcosa in comune,
hanno un’utilità e una ragion d’essere.
In origine probabilmente gli animali hanno vagato sopra molti estesi paesi
prima di trovare il luogo più adatto per vivere. E questo perché ogni essere vivente
dipende dalle condizioni naturali che lo circondano.
E dunque gli animali e tutti gli esseri
hanno riflettuto a lungo prima di scegliere il posto dove vivere".
-Okute- (Indiani d'America Sioux)

Cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutte le bestie scomparissero, l’uomo morirebbe per la grande solitudine dello spirito, perché ciò che succede agli animali accade anche all’uomo. Tutte le cose sono legate. Ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra.
Capo Seattle Suwamish - discorso al Governo degli Stati Uniti, 1853

Evocare il potere di un animale, significa chiedere d’entrare in uno stato di completa armonia con l’energia dell’essenza di quella creatura. La tradizione sciamanica dei Nativi nord-americani ci insegna a scoprire il nostro potere attraverso gli animali, con un sistema divinatorio che affonda le sue radici in una saggezza antica. Gli animali-medicina parlano il linguaggio dell’Amore e ci insegnano a riscoprire la nostra connessione con la Madre Terra.
Twylah Nitsch, donna-medicina del Clan del Lupo, della Nazione Seneca

Se parli con gli animali essi parleranno con te e vi conoscerete l'uno con gli altri.
Se non parli con loro non potrai conoscerli e ciò che non si conosce fa paura.
Quando qualcosa fa paura, l'uomo la distrugge
Capo Don George


L’EDUCAZIONE AL SILENZIO, al tacere, iniziava molto presto. 
Insegnavamo ai nostri bambini a sedere in silenzio e a gioirne.
Insegnavamo loro a utilizzare i sensi, a percepire i diversi odori, a guardare quando all’apparenza non c’era nulla da vedere e ad ascoltare con attenzione quando tutto appariva totalmente tranquillo.
Un bambino che non sa sedere in silenzio, è rimasto indietro nel suo sviluppo.
Un comportamento esagerato, appariscente, noi lo respingevamo come falso e un uomo che parlava senza pause era considerato maleducato e distratto.
Un discorso non veniva mai iniziato precipitosamente né condotto frettolosamente.
Nessuno poneva affrettatamente una domanda, fosse stata anche molto importante, e nessuno era costretto a dare una risposta.
Il vero modo cortese di iniziare un discorso, era un momento di silenziosa riflessione insieme; ed anche durante i discorsi, facevamo attenzione ad ogni pausa, nella quale un interlocutore rifletteva e pensava.
Per i Dakota il silenzio era eloquente.
Nella disgrazia e nel dolore, quando la malattia e la morte offuscavano la nostra vita, il silenzio era un segno di stima e di rispetto; altrettanto quando ci colpiva l’incantesimo di qualcosa di grande e degno di ammirazione.
Per i Dakota il silenzio aveva una forza ben più grande della parola.
Orso in Piedi, tribù dei Dakota



Un uomo Sacro ama il silenzio, ci si avvolge come in una coperta:
un silenzio che parla, con una voce forte come il tuono, che gli insegna tante cose.
Uno sciamano desidera essere in un luogo dove si senta solo il ronzio degli insetti.
Se ne sta seduto, con il viso rivolto a ovest, e chiede aiuto.
Parla con le piante, ed esse rispondono.
Ascolta con attenzione le voci degli animali.
Diventa uno di loro.
Da ogni creatura affluisce qualcosa dentro di lui.
Anche lui emana qualcosa: come e che cosa io non lo so,
ma è così. Io l'ho vissuto.
Uno sciamano deve appartenere alla terra:
deve leggere la natura come un uomo bianco
sa leggere un libro.
Cervo Zoppo. Grande Capo Sioux


Oh Grande Spirito,
la cui voce ascolto nel vento,
il cui respiro da vita a tutte le cose.
Ascoltami; io ho bisogno
della tua forza e della tua saggezza,
lasciami camminare nella bellezza,
e fa che i miei occhi sempre
guardino il rosso e purpureo tramonto.
Fa che le mie mani
rispettino la natura in ogni sua forma
e che le mie orecchie
rapidamente ascoltino la tua voce.
Fa che sia saggio e che possa capire
le cose che hai pensato per il mio popolo.
Aiutami a rimanere calmo e forte
di fronte a tutti quelli che verranno contro di me.

Lasciami imparare le lezioni che hai nascosto

in ogni foglia ed in ogni roccia.

Aiutami a trovare azioni e pensieri puri

per poter aiutare gli altri.

Aiutami a trovare la compassione

senza la opprimente contemplazione di me stesso.

Io cerco la forza, non per essere più grande del mio fratello,

ma per combattere il mio più grande nemico:

me stesso.

Fammi esser sempre pronto a venire da Te

con mani pulite e sguardo alto.

Cosi, quando la vita appassisce,

come appassisce il tramonto,

il mio spirito possa venire a Te

senza vergogna.

Tramandata da Tatanka Mani - Bisonte che cammina (1871 – 1967)
Preghiera Cheyenne - Nativi Americani

Che io possa divenire terra, che io possa divenire cielo,
che io possa divenire la montagna, che io possa divenire il mare,
che io possa crescere, allargando e allungando il mio corpo,
fino a disperdermi nel Vuoto dell’Infinito.
Preghiera sciamanica


Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve, splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno.
Quando ti svegli la mattina tranquilla,
sono il canto di uno stormo di uccelli.
Io sono anche le stelle che brillano,
mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Io non sono morto.
Canto Navajo.


Sono come la pianta che cresce sulla nuda roccia:
quanto più mi sferza il vento tanto più affondo le mie radici.
Nativi d'america



TUTTO E' UN CERCHIO...
"Voi avete notato che ogni cosa fatta da un Indiano è in un cerchio. Questo succede perché il Potere dell'Universo agisce secondo dei cerchi e ogni cosa tende ad essere rotonda. Nei tempi antichi, quando eravamo un popolo forte e felice, ogni nostro potere derivava dal cerchio sacro della Nazione e, per tutto il lungo periodo in cui non venne spezzato, il nostro popolo prosperò....
Tutto ciò che il Potere del Mondo compie è realizzato in un cerchio.
Il cielo è rotondo e io ho sentito dire che la terra è rotonda come un pallone e che anche tutte le stelle lo sono. Il vento, al colmo del suo furore, forma dei vortici. Gli uccelli costruiscono i loro nidi facendoli a cerchio perché hanno la nostra stessa religione. Il sole sorge e tramonta disegnando un cerchio. La luna fa lo stesso ed entrambi sono rotondi. Persino le stagioni, nel loro alternarsi, formano un grande cerchio e tornano sempre al punto di partenza.
La vita dell'uomo è un cerchio dall'infanzia all'infanzia, ed è lo stesso per ogni cosa che il potere anima".
Alce Nero, Tribù degli Indiani d'America Oglala Lakota
(Brano tratto da: " Grande Spirito parla al nostro cuore")




UNA LEGGENDA PELLEROSSA
Prima dell’arrivo di coloni e missionari, in America esistevano centinaia di tribù, clan e popoli dalle credenze e dai costumi più svariati. Anche se le loro culture erano differenti, tutte le loro forme di spiritualità erano radicate nell’animismo: credevano che l’universo fosse popolato da spiriti che animavano ogni forma di vita naturale, piante, animali, uomini, e anche terra e acqua. Ogni cosa era abitata dalla divinità. La cultura nativa americana è sopravvissuta attraverso i secoli agli spostamenti e all’assimilazione, e in questo periodo le loro storie e i loro miti sono state tramandati oralmente di generazione in generazione, rifiutandosi di morire. Questi racconti ci tramandano ancora oggi un messaggio comune e senza tempo di pace e armonia con la natura (che appare come un tema attualissimo) e sono una testimonianza della forza vitale che sta dietro ogni identità spirituale: mantenendo viva la cultura nativa americana possiamo continuare a imparare qualcosa sul mondo in cui viviamo.


LA STORIA DELLA CREAZIONE (CREEK)
"Molto tempo fa il Creatore guardò il mondo perfetto che aveva fatto, gli oceani, le montagne, le pianure, i deserti, i laghi e i fiumi, e si compiacque. Guardo le piante e gli alberi e si rallegrò per quello che vide. Tuttavia, sentì che mancava qualcosa. Niente si muoveva, niente era lì per godere la bellezza di ciò che aveva creato, quindi diede vita ad animali, uccelli, rettili e pesci. Ne plasmò di ogni dimensione, forma e colore. Quando li guardò vagabondare per la Madre Terra, ammirando la bellezza della sua creazione fu molto soddisfatto.
La vita sulla Madre Terra continuava in perfetto equilibrio e armonia. Molte lune passarono, e un giorno gli animali, gli uccelli, i rettili e i pesci chiamarono il loro Creatore: “Ti ringraziamo per tutto ciò che ci hai dato, per tutta la bellezza che ci circonda, tuttavia tutto è così perfetto che non abbiamo nulla da fare se non vagare qua e là, senza nessuno scopo nella vita”.
Il Creatore rifletté a lungo sulla loro richiesta. Dopo un pò si mostrò di nuovo alle sue creature. Disse che avrebbe dato loro una creatura più debole di cui occuparsi, da curare e istruire. Questa creatura non sarebbe stata perfetta come tutte le altre sue creazioni. Sarebbe arrivata su Madre Terra debole, piccola e ignorante. Quindi il Creatore plasmò l’uomo e la donna e tutte le sue creature furono felici. Adesso avevano sul serio uno scopo nella vita: prendersi cura di questi umani inermi, insegnare loro come trovare cibo e rifugio e mostrare loro quali erano le erbe medicinali. Gli esseri umani grazie alle cure di tutti gli animali si moltiplicarono e in breve divennero moltissimi. Gli animali, gli uccelli, i rettili e i pesci si occupavano ancora di loro.
Quando gli umani divennero più forti, chiesero sempre di più ai loro fratelli. Infine giunse il giorno in cui un uomo chiese più cibo di quanto avesse bisogno e l’animale non esaudì la sua richiestaL’uomo, profondamente irato, raccolse una pietra e lo uccise. Scoprì che poteva nutrirsi della carne dell’animale morto e usare la sua pelle per coprirsi. Le ossa, le unghie e i denti sarebbero stati i suoi trofei per mostrare agli altri uomini che ora lui era abile quanto gli animali. Quando mostrò queste cose agli altri uomini, essi, avidi di ottenere tutto ciò che aveva lui, iniziarono a uccidere tutti gli animali loro fratelli che vivevano attorno a loro.
Il Creatore osservava tutto questo. Infine, chiamò presso di sé gli animali, gli uccelli, i rettili e i pesci che restavano. Disse loro che aveva deciso di richiamarli tutti presso il suo spirito e di lasciare gli umani a regnare su Madre Terra per un periodo, finché non si fossero accorti dell’errore che avevano commesso. Gli animali, sapendo che gli uomini non potevano sopravvivere senza di loro, pregarono il Creatore di avere pietà dei loro fratelli e sorelle umani.
Poiché gli animali mostrarono compassione e pietà per coloro che erano più deboli e meno saggi di loro, il Creatore ascoltò il loro appello: “Dal momento che avete seguito la mia strada esaudirò la vostra preghiera. Per proteggervi, non vi permetterò più di parlare con gli esseri umani o di guidarli e aiutarli. Vi farò aver paura di loro, così non li avvicinerete più. Creerò uno spirito animale che rappresenti ognuno di voi, e a questo spirito animale concederò un dono che possa usare. Se un essere umano vive in modo buono e gentile, seguendo il mio sentiero, mi potrà chiedere uno dei miei spiriti animali come guida per restare nella mia via. Questo spirito animale andrà solo dagli uomini che hanno un cuore buono”.
Per questo oggi cerchiamo i nostri custodi dello spirito per imparare a essere gentili e saggi come i nostri fratelli animali. Cercandoli desideriamo imparare come compiacere il Creatore, come hanno fatto gli animali prima di noi".



‎Il Creatore riunisce tutti gli animali e dice:

"Voglio nascondere qualcosa agli umani fino a che no siano pronti per averla: 
la consapevolezza che sono loro stessi a creare la propria realtà".
"Dalla a me. La porterò sulla Luna", dice l'aquila.

"No, presto arriverà il giorno in cui essi andranno lassù e la troveranno".

... "E se la portassimo nelle profondità dell'oceano?", chiese il salmone.

"No, anche lì la troverebbero".

"La sotterrerò nelle grandi pianure", dice il bufalo.

"Presto scaveranno e la troveranno".

"Nascondila dentro loro stessi", dice la saggia nonna talpa.

"Fatto", dice il Creatore. "E' l'ultimo posto nel quale guarderanno".

Parabola dei Nativi Americani


Avete raccontato ai popoli che ci troviamo nell'undicesima ora.
Adesso dovete ritrattare e dire alle genti che «questa» è l'ora!

E ci sono cose da considerare...
Dove vivete?
Cosa state facendo?
Quali sono le vostre relazioni?

Siete nei giusti rapporti?
Dov'è la vostra acqua?
Cercate di conoscere il vostro Giardino.

È tempo di dire la vostra verità.
Create il vostro gruppo. Siate buoni gli uni con gli altri.
E non volgete lo sguardo all'esterno di voi per un leader.
Questo potrebbe essere il tempo adatto!

C'è un fiume che scorre molto veloce.
È così grande e rapido che incuterà paura a numerose persone.
Esse resteranno sulla riva.
Avranno l'impressione di essere lacerate,
e soffriranno enormemente.

Sappiate che il fiume ha la sua destinazione."

Gli Anziani dicono che dobbiamo abbandonare la sponda,
spingerci fuori in mezzo al fiume, tenere gli occhi aperti,
e la testa sopra l'acqua.

E io dico: "Guardate chi è là con voi e festeggiate.

In questo tempo non dobbiamo prendere nulla di personale,
tantomeno noi stessi.
Poiché nel momento in cui lo facciamo,
la nostra crescita spirituale si ferma.

Il periodo del lupo solitario è finito. Radunatevi.
Bandite la parola lotta dal vostro atteggiamento
e dal vostro vocabolario.

Tutto ciò che facciamo ora deve essere fatto
in modo sacro e nella celebrazione.

Noi siamo coloro che sono rimasti in attesa di...
Messaggio di un Anziano Hopi di Oraibi


CANTO DELLA NOTTE DEI NAVAJO *
Il “canto della notte” Navajo, con la sua cosmogonia, affascina a causa degli elementi simbolici e dei pregi artistici presenti nei suoi versi. Scopo della preghiera è la creazione rinnovata del concetto di salute, armonia e bellezza. Il termine Navajo “Hózhó”, di solito tradotto letteralmente come “bellezza”, significa molto di più: benedizione, realizzazione, appagamento, felicità. In una parola, insomma, significa tutto ciò che è bello, buono e ciò che è bene; anche il fatto di essere conglobato all’interno di un universo intatto.
Con il cuore colmo di vita e di amore camminerò.
Felice seguirò la mia strada.
Felice invocherò le grandi nuvole cariche d'acqua.
Felice invocherò la pioggia che placa la sete.
Felice invocherò i germogli sulle piante.
Felice invocherò polline in abbondanza.
Felice invocherò una coperta di rugiada.
Voglio muovermi nella bellezza e nell'armonia.
La bellezza e l'armonia siano davanti a me.
La bellezza e l'armonia siano dietro di me.
La bellezza e l'armonia siano sotto di me.
La bellezza e l’armonia siano sopra di me.
Che la bellezza e l’armonia siano ovunque,
sul mio cammino.
Nella bellezza e nell’armonia tutto si compie.
Pubblicato da Piccolo Lupo
Dal Canto della Notte dei Navajo
I Navajo o Diné (lett. Uomini), come loro stessi si autodefiniscono, appartengono linguisticamente alla famiglia degli Atapaschi. Originariamente erano stanziati nelle regioni settentrionali del Nord America, dove conducevano vita nomade. A poco a poco si spostarono nelle regioni del sud-ovest, dove ancora oggi vivono, nella più grande riserva di tutti gli Stati Uniti, estesa in una zona che abbraccia parte dell’Arizona, del Nuovo Messico e dell’Utah. Dagli indiani Pueblo i Navajo hanno appreso l’arte della tessitura dei tappeti, mentre dagli spagnoli hanno imparato a forgiare l’argento.
Da sempre, lo scopo primo della loro religione è quello di entrare in perfetta sintonia con l’universo e le potenze sovrannaturali. Ogni malattia deve essere interpretata come un simbolo distruttore, che spezza l’armonia. Tutte le manifestazioni di fenomeni che riguardano il corpo e lo spirito, al contrario, sono indistruttibili. La convinzione fondamentale della filosofia dei Navajo è il fatto che i pensieri e le parole influenzano molto sensibilmente il contesto fisico. In definitiva, secondo loro gli dei hanno dato vita al mondo attraverso il pensiero e le canzoni.
Nelle regioni aride e semidesertiche del sud-ovest, la pioggia è vista come un grande tesoro. Il polline (soprattutto del mais) trova grande impiego nei riti delle cerimonie Navajo, perché significa simbolicamente pace, prosperità, forza generatrice e dispensatrice di vita. La formula finale di una preghiera: “Nella bellezza tutto si compie” corrisponde all’“Amen” cristiano.
Figli del Grande Spirito



La Danza del Sole
La Danza del Sole è la più solenne e importante cerimonia dei popoli delle pianure.
È il rito più complesso e completo, che esprime nella sua totalità, mediante autosacrificio, la spiritualità dei Lakota.
La pratica della Danza del Sole ebbe iniziò tra l'800 e il 1200 dell'Era Moderna.
Wiwanyag Whachipi, letteralmente tradotto significa: Danzare guardando il Sole.

Wi = Sole
Wanyag = Guardare
Wachipi = Danzare

La Danza del Sole richiede un preciso impegno formale per la durata di quattro anni. Questo impegno è un giuramento. I partecipanti, uomini e donne, devono avere quattro requisiti:

Wachantognaka = Generosità
Woohitika = Coraggio
Wowachintanka = Forza d'animo
Woksape = Integrità morale e saggezza

LA CERIMONIA SI SVOLGE, OGNI ANNO, PER QUATTRO ANNI, DURANTE QUATTRO GIORNATE, PIÙ IL GIORNO CHE LA PRECEDE, IL GIORNO DELL'ALBERO. PER TUTTA LA DURATA DEL RITUALE, I DANZATORI, IMPEGNATI NELLA DANZA DALL'ALBA AL TRAMONTO, NON ASSUMONO NÉ CIBO NÉ ACQUA.
Ogni aspetto della spiritualità Lakota, ha due valenze, una fisica e una spirituale.
L'AUTOSACRIFICIO, IL PIERCING RITUALE (FORATURA DELLA CARNE) durante la Danza del Sole, oltre alle motivazioni, mai egoistiche, dei singoli danzatori, è praticato per rendere grazie al Creatore e alla vita in ogni sua forma e espressione.

Sul piano fisico, il danzatore maschio offre il proprio sangue e il proprio dolore per rendere grazie alla vita ricevuta dalla madre, per onorare le donne, portatrici, in ogni tempo, della vita futura e per ringraziare e guarire Madre Terra. Pur non essendo frequente, ma per motivi molto seri, vi sono delle danzatrici che si sottopongono pure al piercing rituale. Altrimenti, il sacrificio femminile si limita all'offerta di minuscoli lembi di pelle.

Nonno Caga Mato Wambli, Eagle Bear, conosciuto come Frank Fools Crow, così parlò a riguardo della Danza del sole "è la più potente delle nostre sacre cerimonie e non si può dire di conoscere né di capire il nostro modo di vita tradizionale, senza conoscere né capire la danza del sole, IL SOLE NON È DIO MA INSIEME ALLE QUATTRO DIREZIONI E ALLA SACRA PIPA È UNO STRUMENTO AL SERVIZIO DI WAKAN TANKA PER IL BENE DI TUTTO IL MONDO, ringraziamo il sole attraverso le nostre preghiere e la nostra sofferenza perché vegli sul mondo e si prenda cura di noi e continua.....le preghiere inviate sono per il bene del popolo, non solo il nostro, ma per tutti i popoli del mondo".
Per i Lakota e altri popoli delle pianure la Danza del sole è un mezzo per elevarsi, rappresenta la più alta espressione spirituale.

http://youtu.be/zMFKp00rBhk



«Quando Tu-chai-pai fece il mondo, la terra era la donna, il cielo era l'uomo. Il cielo venne giù sulla terra
Dal «Racconto della Creazione» presso i Diegueno

La «Danza del Sole» è un antichissimo e celebre rituale praticato da molte delle tribù (ma non tutte) abitanti dell'America del Nord.
Rappresentava di certo l'apice del calendario spirituale di gruppi quali gli Arapaho, Ankara, Assiniboine, Blackfoot, Cheyenne, Crow, Gros Ventre, Hidutsa, Sioux, Cree delle Pianure, Ojibway, Sarasi, Omaha, Ponca, Ute, Shoshone, e la tribù dei Kiowa.

La cerimonia in oggetto è caratterizzata fortemente da atti di auto sacrificio cruenti e impressionanti. Certe immagini se fossero trasmesse in tv sarebbero marchiate ancor oggi con il classico «bollino rosso» o forse (più probabilmente) verrebbero censurate. Naturalmente la «danza del sole» fece inorridire i numerosi missionari cristiani che per primi ebbero occasione d'esserne spettatori.
Per questo motivo il governo canadese dichiarò «illegale» la pratica di tale rito nel 1880, seguito dal governo federale degli Stati Uniti nel 1904.
Gli indiani d'America furono dunque costretti a praticarla nel segreto più assoluto sino al 1928.
Fortunatamente   oggi   questa   cerimonia sacra è di nuovo legale e praticata sia negli Stati Uniti (dalla presidenza di Jimmy Carter) sia in Canada.
Anzi, i nativi ne hanno fatto un formidabile mezzo di riappropriazione della propria cultura e della propria identità.
In effetti, la Natura appare spesso crudele ai nostri occhi occidentalizzati... abbiamo preferito
sotterrala, addomesticarla, ammansirla smussandone gli angoli e le asperità.
Levigando il Creato abbiamo reso la realtà che ci circonda «sicura», «ovattata», tuttavia
allontanandoci dalla Natura ci siamo anche allontanati da una parte di noi stessi
Probabilmente si tratta di una parte (il così detto «lato oscuro») che censuriamo e combattiamo continuamente e inconsapevolmente.
Forse anche noi, come i nativi americani, abbiamo un forte bisogno di riappropriarci delle nostre origini ancestrali.
Forse analizzare questa cerimonia in tutto e per tutto «sacra» potrà esserci utile in tal senso. 

Come si svolgeva la nostra «Danza del Sole»?
Naturalmente il rituale in oggetto poteva presentare delle variazioni da una tribù all'altra; tuttavia possedeva delle caratteristiche comuni come la danza, il canto e i tamburi, il digiuno e in certi casi l'auto mutilazione.
Uno sciamano sovrintendeva l'intera cerimonia fornendo delle istruzioni per la preparazione del luogo laddove doveva svolgersi il rito. Quindi gli uomini più autorevoli della tribù partivano alla ricerca di un albero adatto la cui cima doveva terminare a forma di Y. Quest'albero doveva fungere da palo o «asse» centrale. Una volta trovato l'albero alcuni guerrieri lo attaccavano simulando un'azione di guerra con frecce e lance. Dopo l'attacco il ceppo veniva tagliato, e si poneva nella Y sommitale un fagotto contenente dei cespugli, della pelle di bisonte e del tabacco.
Si ponevano anche delle larghe fasce di stoffa colorata simboleggianti le direzioni geografiche. Una volta pronto l'albero veniva condotto sul luogo della cerimonia.
Giunto nel sito prescelto veniva sacrificato un bisonte la cui testa e pelle erano legate anch'esse sulla sommità del palo. La testa del bisonte era rivolta verso l'Est geografico, ossia verso il sol levante. L'albero centrale rappresentava il punto mediano del mondo, l'«axis mundi» come direbbero i latini. Naturalmente quest'asse simboleggiava (e simboleggia) una sorta di collegamento tra la Terra e il Cielo.
Attorno a quest'albero era allestita (dai danzatori e dagli appartenenti al loro Clan) una struttura formata da 28 pilastri minori disposti a cerchio corrispondenti alle 28 costole del bisonte o (se si preferisce) ai 28 giorni che occorrono per un'intera lunazione.
Quest'ultima ipotesi non ci sembra un azzardo eccessivo considerando che in genere presso gli indiani d'America (come anche tutti gli antichi popoli della terra) il Sole, la Luna e le Stelle erano i personaggi fondamentali del loro firmamento religioso. Alcuni di questi pali perimetrali erano poi legati nella loro porzione più alta al sommo dell'albero centrico.
A quanto pare la Y dell'albero rappresentava il nido di un'Aquila.
I nativi americani avevano scelto l'Aquila come simbolo perché quest'uccello è in grado di volare molto in alto... secondo le credenze degli antichi si tratta del volatile che più degli altri è capace d'avvicinarsi al Sole. Naturalmente è spontaneo associare a tutto ciò l'immagine di Icaro della mitologia greca.
L'Aquila sarà forse il legame (il pontefice) tra la Terra e il Cielo? Tra l'uomo e le vette spirituali?
II nostro uccello «mercuriale», secondo le credenze dei nativi americani, è il «messaggero» che porta (come la Vergine della tradizione cristiana) le preghiere degli uomini sino a Waka Tanka, il misteriosissimo Grande Spirito.
Riassumendo il richiamo all'Aquila ha lo scopo di facilitare la comunicazione tra uomini e le entità spirituali durante la cerimonia della «Danza del Sole».
Ma non solo. Le piume dell'aquila erano considerate alla stregua di potenti medicine. Lo sciamano toccava l'albero sacro con una piuma del nostro rapace, dopo di che la piuma era applicata sul corpo di un malato, trasferendo così l'energia curativa dell'Albero Solare all'infermo.
Ma torniamo alla cerimonia... a questo punto ogni partecipante si presentava davanti allo sciamano il quale stringeva tra pollice e indice un lembo di pelle del suo petto.
Con un coltello affilato trapassava la pelle da parte a parte e faceva scivolare nel foro praticato un pezzo d'osso o una bacchetta di legno. Questo «spiedo», che rappresentava i così detti «artigli dell'Aquila», era poi legato per mezzo di una correggia di cuoio all'Albero Sacro.
Secondo le credenze degli indiani d'America dette corregge rappresentano i Raggi di Luce emanati dal Grande Spirito.
Ogni singolo partecipante così allacciato a\Y «Albero di Luce» doveva poi liberarsi dal suo doloroso legame. Quest'atroce tortura volontaria rappresentava una sorta di «rinascita» in un mondo che va oltre la Natura e la Materia e che non presenta né limiti di sorta, né catene, ossia quei fardelli tipici della corporeità.
A ben vedere sembra che nella Natura tutto sia «Fluire» e «Ritornare». «Fluire» del Grande Spirito nella materia e «ritornare» dello spirito-materia presso l'unità originaria. Detto «ritorno», però, si ha con una Coscienza diversa, rinnovata.
L'Universo che ricade sotto i nostri sensi ci appare dunque come una sorta di «mezzo evolutivo» attraverso il quale il Grande Spirito «progredisce».
Ma forse sarebbe più opportuno parlare di «Rivoluzione dello Spirito» più che di «evoluzione».
E' possibile che i partecipanti alla «Danza del Sole» ricerchino in questo rito propriamente un trascendimento del corpo materiale attraverso la materia stessa?
Ipotesi suggestiva ma non dimostrata che lasciamo al vaglio degli inquisitori della «Scienza Divina».
Torniamo ai nostri danzatori nel luogo dove li abbiamo lasciati, ossia legati orrendamente all'albero sacro. I ballerini dovevano pertanto liberarsi dalla correggia di cuoio e l'unico modo per farlo era danzare fino alla lacerazione delle loro stesse carni.
Ovviamente il dolore prodotto da questa cerimonia era così intenso che spesso i danzatori entravano in uno stato di «trance» in cui potevano fare dei «Viaggi nei mondi dello Spirito». Quando i danzatori si erano ormai tutti liberati dai rispettivi legacci, allora la Danza del Sole terminava.
Allora si stendevano i danzatori su dei letti con della salvia. In seguito i partecipanti raccontavano le loro visioni al Grande Sciamano... quest'ultimo ne traeva delle profezie.
Ci ha molto colpito che ogni danzatore doveva «offrire» la sua sofferenza facendo interamente dono di se. Ci chiediamo quale sia il significato recondito di questo dono estremo che ai nostri occhi appare come incomprensibile.
Tuttavia, riflettendo sulla faccenda, ci sovviene che, in effetti, il «mistero del sacrificio» è tipico di molte religioni e culture, non ultima quella «eristica» propria dei colonizzatori che spesso e volentieri furono più propensi a «evangelizzare» e manipolare i popoli conquistati che a comprendere e accettare.
Il Cristo è l'«Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» attraverso il sacrificio di se stesso. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.» (Giovanni 15,13)
In tutta onestà riteniamo che Mistero dell'Auto Sacrificio ruoti come un satellite attorno ad un altro Arcano: quello della «Genesi». Con «Genesi» qui intendiamo il processo a metà tra il naturale e il sovrannaturale che va dal «Nulla» (il «non essere») alla «Forma» (o «essere»). Questo processo (che è appunto l'atto proprio della creazione) è possibile a Dio ma è interdetto all'uomo. L'uomo, infatti, non «crea» nel senso proprio del termine ma, partendo da un seme e una matrice idonea, da luogo a una «rigenerazione» cosa ben diversa dalla creazione vera e propria.
Ora, giacché non pare vi sia un fattore che obblighi questo «Nulla» o «Grande Spirito» («Waka Tanka» dei nativi americani) ad acquisire una forma materiale, questa caduta dello Spirito (o discesa) nei meandri oscuri della materia è sempre stata percepita come una sorta di «auto sacrificio».
Probabilmente i ballerini della «Danza del Sole» intendono con il sacrificio di se stessi imitare Colui che per primo si sacrifica nel generare il mondo.
Ma perché questo «imitare»?
Qual è il senso di siffatto «scimmiottare» in modo timido quello che è il sublime Creatore dell'Universo?
Torneremo sull'argomento in un prossimo scritto quando parleremo del ruolo del «Sacro Bisonte» presso gli indiani d'America. A quanto pare gli appartenenti alle tribù che praticavano la cerimonia in oggetto credevano che fosse stato propriamente il bisonte ad aver insegnato al loro popolo il rituale della «Danza del Sole».
Dunque i due articoli con argomenti a prima vista diversi appariranno naturalmente correlati.
La nostra speranza è che occupandoci di aspetti differenti del divenire, di spettacoli e rappresentazioni variegate del sublime «balletto cosmico» ci sia dato un giorno di poter scorgere l'Unico Vero Danzatore del Mondo.
http://www.cronacheesoteriche.com/CronacheEsoteriche/tradizioniDanzaDelSole.jsp



Circa 160 anni fa il capo Seattle della tribù dei Duwamish si trovò a dover considerare l’offerta del presidente degli Stati Uniti: vendere la terra del suo popolo e ritirarsi in una riserva.
Non era una proposta tra pari. Seattle era consapevole che, se avesse declinato l’invito dell’uomo bianco, avrebbe senza dubbio provocato la decimazione della sua gente, perché la guerra sarebbe stat
a inevitabile. I bianchi non avrebbero certo rinunciato ad espandersi.
Il testo che segue è un estratto dal discorso che egli pronunciò al momento di consegnare la terra al grande capo di Washington.
Sono parole non solo colme di dignità, ma intrise di un profondo rispetto per la natura, considerata sacra per l’uomo. E’ una delle più elevate espressioni di sintonia tra uomo e ambiente ed anticipa – con straordinaria modernità – le lucide riflessioni che l’uomo bianco avrebbe fatto solo di lì a parecchi decenni.

"Il grande capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole com­prare la nostra terra. Il grande capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come pote­te comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è stra­na per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nasci­ta quando vanno a camminare fra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono i nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, l’essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appar­tengono alla stessa famiglia.
Perciò, quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tre­molante riflesso dell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli ed anche vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che usereste con un fratello.
L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti alla avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata per noi.
Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l’ha conquista­ta, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il ciclo, come cose che possono essere compra­te, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.
Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capi­sce. Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stor­mire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai lì la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o i discorsi delle rane attor­no a uno stagno di notte? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla piog­gia o profumato dagli aghi di pino. L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose par­tecipano dello stesso respiro."
Dal Manifesto dei diritti della terra del capo indiano Seattle


Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello. L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino. L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro. L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.




Il capo Sealth della tribù Suwamish a Franklin Pierce, presidente degli stati uniti,
1852.
Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra.
Ma come si può comprare o vendere il cielo? L’idea suona strana per noi.
Se non possediamo la freschezza dell’aria e l’effervescenza dell’acqua, come possiamo comprarle?
Ogni parte della terra è sacra, per la mia gente. Ogni splendente ago di pino, ogni spiaggia sabbiosa, la foschia nei boschi oscuri, ogni insetto che ronza è sacro nella memoria e nell’esperienza della mia gente. La linfa che scorre negli alberi porta le memorie dei pellerossa.
L’uomo bianco, dimentica il paese della sua nascita quando muore e va a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai la nostra bellissima terra, perché è la madre dei pellerossa. Siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono i nostri fratelli, il cervo, il cavallo, la grande aquila.. questi sono nostri fratelli. Le creste rocciose, l’erba nei prati, il calore del corpo del pony, e l'essere umano – tutti appartengono alla stessa famiglia.
Così, quando il Grande Capo di Washington dice che desidera comprare la nostra terra, sta chiedendo molto da noi. Il Grande Capo dà la sua parola che ci riserverà un posto in modo che potremo vivere comodamente tra di noi. Lui sarà il nostro padre e noi saremo i suoi figli. Noi considereremo la sua offerta di acquisto della nostra terra. Ma non sarà facile. Perché questa terra per noi è sacra.
Questa acqua splendente si muove nei rivoli e nei torrenti che non sono semplicemente acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vendiamo a voi la terra, dovrete ricordare che è sacra, e dovrete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni riflesso nelle acque chiare dei laghi racconta di eventi e memorie nella vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre.
I fiumi sono i nostri fratelli, essi placano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e sfamano i nostri figli. Se vendiamo a voi la nostra terra, dovrete ricordare, e insegnare ai vostri figli, che i fiumi sono i nostri fratelli, e anche i vostri, e dovete quindi concedere loro la gentilezza che concedereste ad un fratello.
Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri modi. Una porzione di terra è la stessa di quella successiva, perché egli è uno straniero che arriva durante la notte e prende dalla terra qualsiasi cosa egli abbia bisogno. La terra non è sua sorella ma il suo nemico, e quando l’ha conquistata, l’uomo bianco passa oltre. Egli lascia dietro di sé la tomba del proprio padre, e non gli interessa altro.
Egli rapisce la terra dai suoi figli. La tomba del padre e i diritti di nascita dei propri figli sono dimenticati. Tratta sua madre, la Terra e suo fratello, il Cielo, come oggetti che può comprare, saccheggiare, vendere come pecore o perle. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà solo il deserto dietro di sé.
Io non lo so. I nostri modi sono differenti dai vostri. La vista delle vostre città fa male agli occhi del pellerossa. Ma forse il pellerossa è un selvaggio e non comprende.
Non c’è un posto calmo nella città dell’uomo bianco. Non c’è un posto per ascoltare le foglie crescere durante la primavera o per ascoltare il frusciare delle ali di un insetto. Ma forse è perché io sono selvaggio e non comprendo. La confusione sembra soltanto un insulto per le orecchie. E cosa c’è di vivo se un uomo non riesce a sentire il canto solitario di una cicala o le discussioni delle rane attorno al loro stagno nella notte? Ma sono un pellerossa e non comprendo. L’indiano preferisce il suono debole del vento che si agita sulla superficie dello stagno e l’odore del vento stesso, pulito da una pioggia di metà giornata o profumato dall’essenza dei pini.
L’aria è preziosa per i pellerossa, perché tutte le cose condividono lo stesso respiro – la bestia, l’albero, l’uomo, tutti loro condividono lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra notare l’aria che respira. Come un uomo morente da vari giorni, è intorpidito dalla puzza. Ma se vendiamo a voi la nostra terra, dovrete ricordare che l’aria è preziosa per noi, che l’aria condivide il suo spirito con tutta la vita che supporta. Il vento che diede a nostro nonno il suo primo respiro riceve anche il suo ultimo sospiro. E se vendiamo a voi la nostra terra, la dovrete tenere da conto e considerare sacra come il posto dove ogni uomo può gustare l’odore del vento addolcito dai fiori di prato.
Considereremo quindi la vostra offerta di comprare la nostra terra, e se decideremo di accettare, dobbiamo porvi una condizione. L’uomo bianco deve trattare le bestie di questa terra come suoi fratelli.
Sono un selvaggio e non comprendo nessun altro modo. Ho visto un migliaio di bufali putrefatti nella prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli ha sparato da un treno in corsa. Sono un selvaggio e non comprendo come il cavallo fumante d’acciaio possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Cosa è l’uomo senza le bestie? Se tutte le bestie non ci fossero più, l’uomo morirebbe dalla grande solitudine del suo spirito. Perché qualsiasi cosa succede ad una bestia, molto presto accade all’uomo. Tutte le cose sono connesse.
Voi dovete insegnare ai vostri figli che il suolo sotto i loro piedi è fatto dalla cenere dei nostri nonni. In modo che essi rispettino la terra. Dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite dei nostri amici e parenti. Insegnate ai vostri figli quello che abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra Madre. Ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra. Se l’uomo sputa in terra, sputa su se stesso.
Questo è ciò che conosciamo. La terra non sembra appartenere all’uomo. E’ l’uomo che appartiene alla terra. Questo è ciò che sappiamo. Tutte le cose sono connesse come il sangue che unisce una famiglia. Tutte le cose sono connesse.
Ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra. L’uomo non tesse la tela della vita. E’ sono un filo di essa. Qualsiasi cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui come fossero amici, non può esentarsi dal destino comune. Potremmo essere fratelli, dopo tutto. Dovremmo vedere. Una cosa sappiamo, che l’uomo bianco potrebbe un giorno scoprire che il nostro Dio è lo stesso Dio. Potreste pensare ora che tu possiedi Lui così come vuoi possedere la nostra terra. Ma non puoi. Egli è il Dio dell’uomo, e la Sua compassione è uguale per il pellerossa e per il bianco. Questa terra è preziosa anche per Lui. E danneggiare la terra vuol dire ammucchiare disprezzo per il suo Creatore. Anche i bianchi non ci saranno più, forse accadrà prima a loro che ad altre tribù. Contaminate i vostri letti e una notte soffocherete nei vostri rifiuti.
Ma nella vostra morte brillerete lucenti, infuocati dalla forza del Dio che vi ha portati su questa terra e per qualche scopo speciale via ha dato dominio sulla terra e sui pellerossa. Questo destino è un mistero per noi, perché non comprendiamo… quando il bufalo selvaggio sarà massacrato, i cavalli selvaggi addomesticati, gli angoli segreti della foresta violati e la vista delle colline rovinata dai cavi parlanti, cosa resterà? Sarà la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.
Nel 1854 l'allora presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce si offrì di acquistare una parte del territorio indiano e promise di istituirvi una riserva. Il capo Sealth rispose con questa lettera, tutt'oggi considerata la più bella e più profonda dichiarazione mai fatta sull'ambiente.





“Non cercate le regole nelle vostre cosiddette Sacre Scritture, perché la legge è vita pulsante, mentre le scritture sono morte. La legge la trovate nell’erba, tra gli alberi, nel fiume, tra gli uccelli che volano nel cielo, tra i pesci che nuotano nel mare, ma soprattutto in voi stessi. E’ lì che sta depositata la verità. Ritiratevi, digiunate e riflettete, usando l’angelo dell’aria, del sole, dell’acqua e della terra. Onorate il Padre Creatore e la Madre Terra. Rispettate i loro comandamenti, se ambite a giorni lunghi e sereni”.
Vangelo Esseno della Pace

"La natura non ha creato il sole, né l'aria, né l'acqua come proprietà privata, ma come tesori pubblici."
Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-18 d.C.)

"Uomo, non ti esaltare al di sopra degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza,contamini la terra."
Fëdor Michajlovič Dostoevskij

"Il primo e il secondo giorno puntavamo lo sguardo verso i nostri paesi. Il terzo e il quarto giorno cercavamo i nostri continenti. Il quinto giorno acquistammo la consapevolezza che la Terra è un tutto unico."
Sultan Salman Al-Saud Astronauta (Payload Specialist)
Arabia Saudita Shuttle Discovery, Mission STS-51G, 17-6-1985

"Chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria"
Italo Calvino

"Guardai quel piccolo pisello azzurro che era la Terra, alzai un dito e lo cancellai... ma non mi sono sentii un gigante, mi son sentii molto molto piccolo"
Neil Armstrong - astronauta

"C'è una gioia nei boschi inesplorati, C'è un'estasi sulla spiaggia solitaria, C'è vita dove nessuno arriva vicino al mare profondo, e c'è musica nel suo boato: io non amo l'uomo di meno, ma la Natura di più."
George Gordon Byron "Alla natura si comanda solo ubbidendole."
(Nature is commanded by obeying her)

Enigma - El canto indio

http://www.youtube.com/watch?v=Jku90o0K0EI&feature=share&list=UUo7mqgzlfrDleIVbhda3aQw&index=5


QUELLO CHE A scuola NON TI INSEGNANO.. 
Il Regno del Terrore di Colombo, come documentato da noti storici, fu così sanguinoso, il suo lascito così indicibilmente crudele.. Perché tutt'oggi continuiamo ad onorare questo criminale? Perché a scuola e nei libri di storia viene presentato come un eroe? STERMINI VOLUTAMENTE DIMENTICATI Ma se ci pensate, l’intero concetto della scoperta dell’America è, beh, arrogante. 
Dopo tutto, i nativi americani scoprirono il Nord America circa 14.000 anni prima che Colombo fu nato! Sorprendentemente, la prova del DNA suggerisce ora che i coraggiosi avventurieri Polinesiani navigarono con delle piroghe attraverso il Pacifico e si stabilirono in America del Sud molto prima dei Vichinghi. In secondo luogo, Colombo non era un’eroe. Quando mise piede sulla sabbia della spiaggia alle Bahamas il 12 Ottobre 1492, Cristoforo Colombo scoprì che le isole erano abitate da gente amichevole e pacifica che si chiamavano Lucayans, Taino e Arawak. Scrivendo il suo diario, Colombo disse che erano un popolo affascinante, intelligente e gentile. Egli osservò che i gentili Arawak furono eccezionali nella loro ospitalità. I NATIVI AMERICANI PACIFICI, SENZA PRIGIONI NE PRIGIONIERI ! ”Essi si offrivano di condividere con chiunque e quando si chiedeva qualcosa non dicevano mai di no”, diceva. Gli Arawak non possedevano armi; la loro società non aveva ne prigioni, né criminali né prigionieri. Erano così di buon cuore che Colombo annotava nel suo diario che il giorno in cui la Santa Maria naufragò, gli Arawak lavorarono per ore per salvare il suo carico e il suo equipaggio. I nativi furono così onesti che nessuna cosa sparì. Colombo fu così impressionato del duro lavoro di questi isolani gentili che confiscò immediatamente la loro terra per la Spagna e li ridusse in schiavitù per farli lavorare nelle sue brutali miniere d’oro. In soli due anni, 125.000 (la metà della popolazione), degli originali indigeni dell’isola erano morti. Se fossi un nativo americano, vorrei segnare il 12 ottobre nel mio calendario come il giorno nero. Incredibilmente, Colombo supervisionò la vendita di ragazze native ridotte in schiavitù sessuale. Le ragazze giovani di 9 e 10 anni erano le più desiderate dagli uomini. Nel 1500 Colombo ne scrisse casualmente sul suo diario. E disse:”Un centinaio di castellanoes sono così facilmente ottenuti per una donna come per una fattoria ed è assai universale che ci siano molti commercianti che vanno in giro in cerca di ragazze, adesso c’è la richiesta di quelle da nove a dieci anni.” Egli forzò questi pacifici nativi a lavorare nelle sue miniere d’oro fino a quando non morivano di sfinimento. MASSACRI E VIOLENZE SENZA FINE ! Se un “Indiano” non consegnava l’intera sua quota di polvere d’oro alla scadenza data da Colombo, i soldati avrebbero tagliato le mani dell’uomo e gliele avrebbero annodate saldamente attorno al collo per divulgare il messaggio. La schiavitù era così insopportabile per questi dolci e gentili isolani che ad un certo punto 100 di loro commisero un suicidio di massa. Nel suo secondo viaggio nel Nuovo Mondo, Colombo portò con sé cannoni e cani da attacco. Se un nativo resisteva alla schiavitù, gli si sarebbe tagliato via il naso o un orecchio. Se gli schiavi cercavano di scappare Colombo li bruciava vivi. Altre volte mandava cani d’assalto a dar loro la caccia, e i cani strappavano via braccia e gambe dei nativi urlanti mentre essi erano ancora vivi. Se gli spagnoli si trovavano a corto di carne per nutrire i propri cani, venivano uccisi bambini Arawak e usati come cibo per cani. Uno degli uomini di Colombo, Bartolome De Las Casas, fu così mortificato dalle brutali atrocità di Colombo contro i popoli nativi, che smise di lavorare per Colombo e diventò un sacerdote Cattolico. Egli descrisse come gli Spagnoli sotto il comando di Colombo "tagliavano le gambe dei bambini che correvano da loro, per testare l'affilatezza delle loro armi". STERMINI DI MASSA In un sol giorno De Las Casas fu testimone oculare di come i soldati spagnoli smembrarono, decapitarono o violentarono 3000 persone native."Tali disumanità e barbarie furono commesse ai miei occhi come nessun'altra età al confronto" scrisse De Las Casas. "I miei occhi hanno visto questi atti così estranei della natura umana che adesso Io tremo mentre scrivo." De Las Casas trascorse il resto della sua vita nel tentativo di proteggere il popolo nativo indifeso. Ma dopo un po non vi erano rimasti più nativi da proteggere. Gli esperti concordano sul fatto che prima del 1492 la popolazione dell'isola di Hispaniola probabilmente contava oltre 3 milioni di persone. Dopo 20 anni dall'arrivo degli spagnoli essa si ridusse a solo 60.000. Nel 1516 lo storico spagnolo Peter Martyr scrisse:"...una nave senza ne bussola, ne carta o guida, ma solo seguendo la striscia degli indiani morti che erano gettati dalle navi, poteva trovare la strada dalle Bahamas a Hispaniola." A SCUOLA ERA UN EROE... In realtà Colombo fu il primo mercante di schiavi delle Americhe. Quando gli schiavi indigeni morivano essi erano rimpiazzati con schiavi neri. Il figlio di Colombo diventò il primo trafficante di schivi africani nel 1505. Sei sorpreso e non hai mai imparato nulla di tutto ciò a scuola? Il regno del terrore di Colombo è uno dei capitoli più oscuri della nostra storia.. 
Articolo di : Ruggero Marino



Prima di giudicare una persona cammina nei suoi mocassini per tre lune
Indiani d'America

Agostino Degas:
Segnalazione BUFALA.
Riguarda un aforisma molto diffuso su Fb, attribuito [ERRONEAMENTE] a Luigi Pirandello. 
Ecco la frase:
Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate.. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io.. Ognuno ha la propria storia. E solo allora mi potrai giudicare.   
(Luigi Pirandello) - Falsa. 
Questa frase è molto diffusa su internet ed in particolare su Fb. 
Il suo contenuto è certamente condivisibile, ma personalmente ho fortissimi dubbi che sia di Luigi Pirandello. Io ho letto molto di questo grande autore, ma di lui non c'è nulla in questa frase scritta secondo me da qualche anonimo ed attribuita al prestigioso autore. Credo che l'anonimo autore si sia ispirato ad un antico aforisma degli americani nativi  "Prima di giudicar qualcuno cammina tre lune nei suoi mocassini".  
Per puro scrupolo ho fatto anche una accurata ricerca su Google, ma non sono risalito a nessuna fonte attendibile. Solo il passa parola su Fb, cioè il nulla. Ma sappiamo tutti che una cosa non vera, anche se ripetuta milioni di volte, rimane non vera. E questa frase non è di Luigi Pirandello.  (Agostino Degas) 





 



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