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mercoledì 29 agosto 2012

Jorge Luis Borges. Non si discute per aver ragione, ma per capire

Non si discute per aver ragione, ma per capire.
Jorge Luis Borges


Un sistema non è altro che la subordinazione di tutti gli aspetti dell’universo
a uno qualsiasi degli aspetti.
Jorge Luis Borges, Finzioni, Einaudi 2009, pagina 16


Ho cominciato a perdere la vista nel momento in cui ho cominciato a vedere.
L'ho persa gradualmente. Nel 1955, infine, ho constatato che non potevo né leggere né scrivere.
Non potevo scrivere perché le lettere mi si accavallavano. E non potevo leggere perché le pagine mi erano diventate una immagine grigia. Ma siccome il processo è stato lento non vi è stato nessun momento particolarmente patetico. Se un uomo perde di colpo la vista può pensare addirittura al suicidio. Se la va perdendo gradualmente, se tutto è come un lento crepuscolo, ci si abitua.
Nella vita ci si abitua a tutto.
Jorge Luis Borges, E dopo il duemila -
Intervista rilasciata a Carlo Rossella in “Panorama”, 27 Giugno 1983


San Tommaso d’Aquino se ne serve per affermare che c’è Dio.
Avverte che non c’è cosa nell’universo che non abbia una causa efficiente 
e che questa causa, ovviamente, è l’effetto di un’altra causa anteriore.
Ogni stato proviene da quello precedente e determina quello successivo,
ma la serie generale poteva non esserci stata, poiché i termini che la compongono sono condizionali, vale a dire, aleatori. Eppure, il mondo c’è:
da ciò possiamo inferire una non contingente causa prima, che sarà la divinità.
Questa è la prova ontologica. La prefigurarono Aristotele e Platone:
Leibniz la riscopre. Un’eco di questa prova, adesso morta, risuona nel primo verso del Paradiso:
La gloria di Colui che tutto move.
In Metempsicosi della Tartaruga, Jorge Luis Borges


A circa trecento o quattrocento metri dalla Piramide, mi inchinai, presi un pugno di sabbia, lo lasciai cadere silenziosamente un pò più lontano e dissi a bassa voce: sto modificando il Sahara. Il fatto era minimo, ma le non ingegnose parole erano esatte e pensai che era stata necessaria tutta la mia vita perché io le potessi dire. Il ricordo di quel momento è uno dei più significativi della mia permanenza in Egitto.
Jorge Louis Borges, Atlante, Il deserto


Labirinto.
Mai ci sarà una porta. Tu sei dentro
e la fortezza è pari all'universo
dove non è diritto né rovescio
né muro esterno né segreto centro.
Non sperare che l’aspro tuo cammino
che ciecamente si biforca in due,
che ciecamente si biforca in due,
abbia fine. È di ferro il tuo destino,
così il giudice. Non attendere l’urto
del toro umano la cui strana forma
plurima colma d’orrore il groviglio
dell’infinita pietra che s’intreccia.
Non esiste. Non aspettarti nulla.
Neanche nel nero annottare la fiera.
Jorge Luis Borges



“Che cosa è accaduto con i governi?
Secondo la tradizione caddero gradualmente in disuso.
Chiamavano alle elezioni, dichiaravano guerre,imponevano tasse,
confiscavano fortune,ordinavano arresti
e pretendevano di imporre la censura e nessuno sul pianeta li ubbidiva.
La stampa smise di pubblicare i loro articoli e le loro effigi.
I politici dovettero cercare lavori onesti;
alcuni divennero bravi comici o bravi guaritori.
La realtà sarà stata senza dubbio più complessa di questa sisntesi"
J.L. Borges, Il libro di sabbia


La politica
«Credo ancora alla democrazia, ma sono una persona all'antica e un conservatore, quindi penso che sia meglio dirigere le masse. L'Argentina stava meglio quando era governata da un piccolo gruppo di persone che forse imbrogliavano un po' quando facevano politica, ma consentivano al paese di crescere. Non so se le masse siano capaci di pensare la politica o di avere un qualunque altro pensiero. La maggior parte delle persone sono ignoranti in filosofia, letteratura, pittura, musica. Io ho qualche conoscenza in letteratura, ma su tutto il resto sono ignorante come gli altri. Perché mai le persone dovrebbero avere conoscenze in politica, che è una materia ancora più difficile? Perché possiamo ignorare l'algebra e invece dovremmo sapere per chi votare alle elezioni? Tutto ciò non mi sembra ragionevole. Ma forse la penso in questo modo solo perché la politica mi annoia profondamente. Posso interessarmi del tempo, dello spazio, dell'io, dell'identità o dell'eternità. Tutto ciò m'interessa perché si tratta di problemi irrisolvibili, mentre per quanto riguarda le soluzioni immediate non ho niente da dire. Anche sul piano letterario».
Jorge Luis Borges, I giorni e le notti, dagli archivi dell'Institut National de l'Audiovisuel.


Il Parlamento.
[…]. Le parole sono simboli che postulano un ricordo condiviso
Ma quello che voglio raccontare adesso è solamente mio; quanti lo divisero con me sono ormai morti.
I mistici invocano una rosa, un bacio, un uccello che è tutti gli uccelli, un sole che è tutte le stelle e il sole, una brocca di vino, un giardino o l'atto sessuale. Nessuna di queste metafore è adeguata a quella lunga notte di giubilo, che ci lasciò, stanchi e felici, sul limitare dell'aurora. Quasi non parlammo, mentre le ruote e gli zoccoli risuonavano sul selciato. Prima dell'alba, vicino a un corso d'acqua scura e umile, che forse era il Maldonado o forse il Riachuelo, l'alta voce di Nora Erfjord intonò la ballata di Patrick Spens e don Alejandro l'accompagnò, stonato, cantando qualche verso sottovoce.
Jorge Luis Borges,  IL LIBRO DI SABBIA 

La meraviglia è incomunicabile:
la luna del Bengala non è uguale alla luna dello Yemen, ma si lascia descrivere con le stesse parole.
BORGES, JORGE LUIS, L'aleph: La ricerca di Averroè.


Il centro del cuore non consiste in parole, non si baratta coi sogni e non è intaccato da tempo, gioie e avversità. Ti offro il ricordo di una rosa gialla vista anni prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te, teorie su te, vere e sorprendenti notizie che ti riguardano.
Posso darti la mia solitudine, le mie tenebre, la fame del mio cuore: tento di sedurti con l’incertezza, col pericolo, con la sconfitta.
Jorge Luis Borges



“Un uomo si confonde, gradatamente, con la forma del suo destino; un uomo è, alla lunga, ciò che lo determina. Più che un decifratore o un vendicatore, più che un sacerdote del dio, io ero un prigioniero. Dall’inesauribile labirinto di sogni tornai, come a una casa, alla dura prigione. Benedissi la sua umidità, benedissi il suo giaguaro, benedissi il foro della luce, benedissi il mio vecchio corpo dolente, benedissi la tenebra e la pietra.” 
Jorge Luis Borges, L’Aleph

La luna
Solitudine, quanta, nel suo oro.
Non è, la luna delle notti, quella
che vide Adamo. Lungamente i secoli
dell'umano vegliare l'han colmata
di antico pianto. Vedi, ora è tuo specchio.
Jorge Luis Borges




Il complice
Mi crocifiggono e io devo essere la croce e i chiodi.
Mi tendono il calice e io devo essere la cicuta.
Mi ingannano e io devo essere la menzogna.
mi bruciano e io devo essere l'inferno.
Devo lodare e ringraziare ogni istante del tempo.
Il mio nutrimento sono tutte le cose.
Il peso preciso dell'universo, l'umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non importa la mia fortuna o la mia sventura.
Sono il poeta.
Jorge Luis Borges


L’OROLOGIO DI SANGUE NEL MIO PETTO BATTE IL PAUROSO TEMPO DELL’ATTESA
Ci sono momenti in cui si deve vivere la propria vita per capire se stessi.
Perché si cambia, il nostro mondo cambia, cambiano le cose senza che te ne accorgi, un mattino è come se ti svegliassi dopo i cento anni della Bella Addormentata. E ti chiedi cos’è successo a te, nel frattempo: se tutto è cambiato così, dov’eri tu che non te ne accorgevi.
Chiedi, ma nessuno risponde.
Ci sono momenti in cui si deve vivere la vita attraverso la vita degli altri.
Altri che soffrono, altri che ti hanno aspettato a lungo, altri che dopo anni di silenzio finalmente parlano.
Altri che hanno bisogno di un compagno nell’attesa delle loro attese.
altri per i quali il tempo che passa nell’aspettare è già un dono.
Non sai bene se la vita è viaggio, se è sogno, se è attesa,
se è un piano che si svolge giorno dopo giorno
e non te ne accorgi se non guardando all’indietro.
Non sai se ha senso. In certi momenti il senso non conta.
Contano i legami.
Jorge Luis Borges




NON SEI GLI ALTRI
No, non ti sal­verà quanto lasciarono
Scritto coloro che temendo implori;
tu non sei gli altri, ti trovi nel centro
del labi­rinto ordito dai tuoi passi.
Non ti sal­ve­ranno l’agonia di Cristo
O di Socrate, non ti salva Budda,
l’aureo Sid­d­harta che accettò la morte
in un giar­dino, al cadere del giorno.
È pol­vere anche la parola scritta
Dalla tua mano, la sil­laba detta
Dalla tua bocca. È impie­tosa la sorte
E la notte di Dio non ha mai fine.
La tua mate­ria è il tempo, l’incessante
Tempo. Sei tutti gli istanti e ogni istante.
Jorge Luis Borges.


La neve e la mattina e i muri rossi possono essere forme della felicità
Jorge Luis Borges


Vissi stregato, prigioniero di un corpo/
e di un'umile anima. Conobbi la memoria , che non è mai la medesima.../
Ed appresi la veglia, il sonno, i sogni, /
l'ignoranza, la carne, /
i tarli , i labirinti della mente, /
l'amicizia degli uomini, la misteriosa devozione dei cani ...
Gli occhi miei videro quel che ignoravano: /
la notte e le sue stelle /
...e il sapore del miele e della mela/
...l'odore della pioggia in Galilea .../
Ricordo, a volte, e ho nostalgia,/
l'odore di quella bottega di falegname..
Jorge Luis Borghes


„Svegliare chi dorme |
è un gesto comune e quotidiano |
che potrebbe farci tremare. |
Svegliare chi dorme |
è imporre all'altro l'interminabile |
prigione dell'universo. | [...] |
È infamare l'acqua del Lete.
(Poema. Rovescio, 1996)“
Jorge Luis Borges


L'assiduo manoscritto
aspetta, già pregno d'infinito.
Qualcuno costruisce Dio nella penombra.
Un uomo genera Dio. È un ebreo
di tristi occhi e di pelle olivastra / [...].
Il mago insiste e foggia
Dio con geometria raffinata;
dalla sua debolezza, dal suo nulla,
seguita a modellare Dio con la parola.
da Baruch Spinoza, di Jorge Luis Borges.


Ho commesso il peggiore dei peccati
che possa commettere un uomo.
Non sono stato felice.
Che i ghiacciai della dimenticanza
possano travolgermi, disperdermi senza pietà.
I miei mi generarono per il gioco
arrischiato e stupendo della vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li defraudai. Non fui felice. Compiuta
non fu la loro giovane volontà. La mia mente
si applicò alle simmetriche ostinatezze
dell’arte, che intesse nullerie.
Mi trasmisero valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona. Mi sta sempre a fianco
l’ombra d’esser stato un disgraziato.
Jorge Luis Borghes





Le monete, il bastone, il portachiavi,
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare...
un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Jorge Luis Borges


la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi giorni (…).
Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno piú in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.
Jorge Luis Borges


Ti offro strade difficili, tramonti disperati,
la luna di squallide periferie.
Ti offro le amarezze di un uomo
che ha guardato a lungo la triste luna.
Ti offro i miei antenati, i miei morti,
i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo:
il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires,
due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto,
avvolto dai soldati nella pelle di una mucca;
il nonno di mia madre - appena ventiquattrenne -
a capo di un cambio di trecento uomini in Perù,
ora fantasmi su cavalli svaniti.
Ti offro qualsiasi intuizione sia
nei miei libri, qualsiasi virilità o vita umana.
Ti offro la lealtà di un uomo
che non è mai stato leale.
Ti offro quel nocciolo di me stesso
che ho conservato, in qualche modo -
il centro del cuore che non tratta con le parole,
ne coi sogni e non è toccato dal tempo,
dalla gioia, dalle avversità.
Ti offro il ricordo di una
rosa gialla al tramonto,
anni prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa,
teorie su di te, autentiche e sorprendenti notizie di te.
Ti posso dare la mia tristezza,
la mia oscurità, la fame del mio cuore;
cerco di corromperti con l'incertezza,
il pericolo, la sconfitta.
Jorge Luis Borges


Ogni cosa a ognuno accade precisamente, precisamente ora. Secoli e secoli, e solo nel presente accadono i fatti; innumerevoli uomini nell’aria, sulla terra e sul mare, e tutto ciò che realmente accade, accade a me…
Jorge Luis Borges

«Ho paura di una sola cosa: l’even­tua­lità di non morire. Il cal­colo delle pro­ba­bi­lità ci dice natu­ral­mente che siamo desti­na­ti a morire. Ma potrebbe anche essere che nella nostra epoca sia nata una gene­ra­zione di immor­tali. Noi quindi potremmo essere non so se dire degli eletti o dei dan­nati. In ogni caso, non vedo la mia morte come un avve­ni­mento dram­ma­tico, piut­to­sto come una spe­ranza. Come il per­so­nag­gio di Ste­ven­son, anch’io ho un tesoro nasco­sto, la morte. Se qui le cose non vanno troppo bene, andranno meglio altrove. O forse sarebbe anche meglio che altrove non ci fosse pro­prio nulla. Mi ritro­ve­rei annien­tato. Il che sarebbe per­fetto».
Jorge Luis Borges

"Abele e Caino s'incontrarono dopo la morte di Abele. 
Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, 
perché erano ambedue molto alti. 
I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono. 
Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno. 
Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome. 
Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra 
e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca 
chiese che gli fosse perdonato il suo delitto. 
Abele rispose: "Tu hai ucciso me, o io ho ucciso te? 
Non ricordo più: stiamo qui insieme come prima". 
"Ora so che mi hai perdonato davvero" disse Caino 
"perché dimenticare è perdonare. 
Anch'io cercherò di scordare". 
Abele disse lentamente: 
"È così. Finché dura il rimorso dura la colpa". 
da Elogio dell'ombra, Jorge Luis Borges

IL COMPLICE
Mi crocifiggono e io devo essere la croce e i chiodi.
Mi tendono il calice e io devo essere la cicuta.
Mi ingannano e io devo essere la menzogna.
Mi bruciano e io devo essere l’inferno.
Devo lodare e ringraziare ogni istante del tempo.
Il mio nutrimento sono tutte le cose.
Il peso preciso dell’universo, l’umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non importa la mia fortuna o la mia sventura.
Sono il poeta.
Jorge Luis Borgés



Dio, argomenta Runeberg, s’abbassò alla condizione di uomo per la redenzione del genere umano; ci è permesso di pensare che il suo sacrificio fu perfetto, non invalidato o attenuato da omissioni. Limitare ciò che soffrì all’agonia d’un pomeriggio sulla croce, è bestemmia. Affermare che fu uomo e che fu incapace di peccato, implica contraddizione: gli attributi di impeccabilitas e di humanitas non sono compatibili. […] Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all’infamia, uomo fino alla dannazione e all’abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino 
infimo: fu Giuda. 
Jorge Luis Borges.


Siamo chi se ne va. La numerosa
nuvola che si disfa all’occidente
è nostra effige. Incessantemente
la rosa si tramuta in altra rosa.
Sei nuvola, sei mare, sei l’oblio.
Sei anche tutto quello che hai smarrito.
Jorge Luis Borges

Ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un pò di se
e si porta via un pò di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto,
ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita
e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.
Jorge Luis Borges



C’è un gusto nell’osservare l’arcana
sabbia che scivola e che declina
e che, sul punto di cadere, vortica
con una fretta che è del tutto umana.
La sabbia d’ogni ciclo è la medesima
e infinita la storia della sabbia;
così, sotto la tua gioia o il tuo dolore,
l’invulnerabile eternità si inabissa.
La sua caduta non si arresta mai.
Io, non il vetro, mi dissanguo. Il rito
di decantare la sabbia è infinito
e con la sabbia ci scappa la vita.
Nei minuti della sabbia mi sembra
di sentire il tempo cosmico: la storia
che chiude nei suoi specchi la memoria
o che il magico Lete già ha dissolta.
La colonna di fumo e quella di fuoco,
Cartagine e Roma e la loro aspra guerra,
Simone Mago, i sette piedi di terra
che il re sassone offre al norvegese,
tutto trascina e perde questo instancabile
filo sottile di sabbia numerosa.
Non mi salverò io, fortuita cosa
di tempo, ch’è materia così friabile.
Jorge Luis Borges


Quattro sono le storie. 
Una, la più antica, è quella di una forte città assediata e difesa da uomini coraggiosi
I difensori sanno che la città sarà consegnata al ferro e al fuoco e che la loro battaglia è inutile; il più famoso degli aggressori, Achille, sa che il suo destino è di morire prima della vittoria. I secoli aggiunsero elementi di magia. Si disse che Elena di Troia, per la quale gli eserciti morirono, era una bella nuvola, un’ombra; si disse che il grande cavallo vuoto nel quale si nascosero i greci era anch’esso un’apparenza. Omero non sarà stato il primo poeta che raccolse la favola; qualcuno, nel quattordicesimo secolo, lasciò questa riga che vaga nella mia memoria: The borgh brittened and brent to brondes and askes. Dante Gabriel Rossetti avrebbe poi immaginato che la sorte di Troia fosse stata segnata nell’istante in cui Paride brucia d’amore per Elena; Yeats doveva scegliere l’istante in cui si confondono Leda e il cigno ch’era un dio.

Un’altra, che si ricollega alla prima, è quella di un ritorno. Quello di Ulisse, che, dopo avere errato dieci anni per mari pericolosi, dopo essersi fermato su isole incantate, ritorna alla sua Itaca; quello delle divinità del Nord che, una volta distrutta la terra, la vedono sorgere dal mare, verde e lucida, e trovano abbandonati sull’erba i pezzi degli scacchi con cui stavano prima giocando.

La terza storia è quella di una ricerca. Possiamo vedere in essa una variante della forma precedente. Giasone e il Vello; i trenta uccelli del persiano, che attraversano montagne e mari e vedono la faccia del loro Dio, il Simurg, che è ognuno di loro e tutti loro. 

Nel passato ogni impresa era fortunata. Qualcuno rubava, alla fine, le proibite mele d’oro; qualcuno, alla fine meritava la conquista del Graal. Adesso, la ricerca è condannata all’insuccesso. Il capitano Ahab trova la balena e la balena lo fa a pezzi; gli eroi di James o di Kafka possono aspettarsi soltanto la sconfitta. Siamo così poveri di coraggio e di fede che il lieto fine ormai non è che una lusinga industriale. Non possiamo credere al cielo, ma all’inferno si.

L’ultima storia è quella del sacrificio di un dio. Atis, in Frigia, si mutila e si uccide; Odino, sacrificato a Odino, Egli stesso a Se stesso, pende dall’albero nove notti ed è ferito da lancia; Cristo è crocifisso dai romani.

Quattro sono le storie. Per tutto il tempo che ci rimane continueremo a narrarle trasformate.
Jorge Louis Borges


Nel cinquecentesimo anno dall'Egìra
la Persia guardò giù dai suoi minareti
l'invasione delle lance del deserto
e Attar di Nishapur contemplò una rosa
e le disse con parole senza suono,
più come uno che pensa che come uno che prega:
La tua fragile sfera è nella mia mano. Il tempo
c'incurva entrambi e ci ignora
questo pomeriggio di un giardino perduto.
La tua forma lieve è umida nell'aria.
L'incessante marea del tuo profumo
investe la mia vecchia faccia che declina.
Ma ti ho conosciuto assai prima di quel bambino
che ti scorse negli strati d'un sogno,
oppure qui, in questo giardino, una mattina.
La bianchezza del sole può esser tua
o l'oro della luna o la vermiglia
fermezza della spada nella vittoria.
Io son cieco e ignorante ma intuisco
che son molte le strade. Ogni cosa
è infinite cose. Sei musica,
fiumi, firmamenti, palazzi ed angeli,
rosa profonda, illimitata, intima
che il Signore mostrerà ai miei occhi morti.
(da 'La rosa profonda', 1975)
Jorge Luis Borges


IL COMPLICE
Mi crocifiggono e io devo essere la croce e i chiodi.
Mi tendono il calice e io devo essere la cicuta.
Mi ingannano e io devo essere la menzogna.
Mi bruciano e io devo essere l’inferno.
Devo lodare e ringraziare ogni istante del tempo.
Il mio nutrimento sono tutte le cose.
Il peso preciso dell’universo, l’umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non importa la mia fortuna o la mia sventura.
Sono il poeta.
Jorge Luis Borgés.


Non posso darti soluzioni per i problemi della vita.
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare ...né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve sarò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare,
solamente posso offrirti la mia mano
perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza,
quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico …
Non sei né sopra né sotto né in mezzo
non sei né in testa né alla fine della lista
Non sei né il numero 1 né il numero finale e
tanto meno ho la pretesa
di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista …
Non sono gran cosa,
però sono tutto quello che posso essere.
Jorge Luis Borges


Sere che furono nicchia della tua immagine,
musiche in cui sempre mi attendevi,
parole di quel tempo,
io dovrò frantumarle con le mie mani.|
La tua assenza mi circonda
come la corda la gola
il mare chi sprofonda.
Jorge Luis Borges, da Fervore di Buenos Aires


“Se un libro per voi è noioso, lasciatelo, anche se si tratta del Paradiso perduto o del Chisciotte - che per me non sono noiosi. Ma se per voi un libro è noioso, non leggetelo; significa che quel libro non è stato scritto per voi. La lettura dev’essere una forma di felicità.”
Jorge Luis Borges


Non mi sembra inverosimile che in un certo scaffale dell’universo esista un libro totale; prego gli dei ignoti che un uomo – uno solo, e sia pure da migliaia d’anni!- l’abbia trovato e l’abbia letto. Se l’onore e la sapienza e la felicità non sono per me, che siano per gli altri. Che il cielo esista, anche se il mio posto è l’inferno. Ch’io sia oltraggiato e annientato, ma che per un istante, in un essere, la Tua enorme Biblioteca si giustifichi.
Jorge Luis Borges, “Finzioni”


Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione:
è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni...
Jorge Luis Borges


Fra i diversi strumenti dell’uomo il più stupefacente è senza dubbio il libro. Gli altri sono estensioni del suo corpo. Il microscopio, il telescopio, sono estensioni della sua vista; il telefono è l’estensione della voce; poi ci sono l’aratro, la falce e il martello, estensioni del suo braccio. Ma il libro è un’altra cosa: il libro è l’estensione della memoria e dell’immaginazione.
Jorge Luis Borges

I MIEI LIBRI
I miei libri(che non sanno che io esisto)
sono parte di me come questo viso
dalle tempie grigie e dagli occhi grigi
che cerco vanamente nei cristalli
e che percorrono con la mano concava.
Non senza una certa logica amarezza
penso che le parole essenziali
che mi esprimono sono in quelle pagine
che non sanno chi sono io,non in quelle che ho scritto.
Meglio così.Le voci dei morti
mi diranno per sempre.
Jorge Luis Borges


Ti offro strade difficili, tramonti disperati, la luna di squallide periferie. 
Ti offro le amarezze di un uomo che ha guardato a lungo la triste luna. 
Ti offro i miei antenati, i miei morti, i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo: 
il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires, 
due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto, 
avvolto dai soldati nella pelle di una mucca; 
il nonno di mia madre - appena ventiquattrenne - 
a capo di un cambio di trecento uomini in Perù, 
ora fantasmi su cavalli svaniti. 
Ti offro qualsiasi intuizione sia nei miei libri, qualsiasi virilità o vita umana. 
Ti offro la lealtà di un uomo che non è mai stato leale. 
Ti offro quel nocciolo di me stesso che ho conservato, in qualche mod
- il centro del cuore che non tratta con le parole, 
nè coi sogni e non è toccato dal tempo, dalla gioia, dalle avversità. 
Ti offro il ricordo di una rosa gialla al tramonto, anni prima che tu nascessi. 
Ti offro spiegazioni di te stessa, teorie su di te, autentiche e sorprendenti notizie di te. 
Ti posso dare la mia tristezza, la mia oscurità, la fame del mio cuore; 
cerco di corromperti con l'incertezza, il pericolo, la sconfitta. 
Jorge Luis Borges



La Terra è un paradiso.
L’inferno è non accorgersene.
Jorge Luis Borges


Credi che la divinità possa creare un luogo che non è il Paradiso?
Credi che la Caduta sia qualcosa di diverso dal non sapere che siamo in Paradiso?
Jorge Luis Borges


L’idea di un Dio, un essere onnisciente, onnipotente, e che inoltre ci ama,
è una delle più azzardate creazioni della letteratura fantastica.
Jorge Luis Borges


Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges


Dio, argomenta Runeberg, s’abbassò alla condizione di uomo per la redenzione del genere umano; ci è permesso di pensare che il suo sacrificio fu perfetto, non invalidato o attenuato da omissioni. Limitare ciò che soffrì all’agonia d’un pomeriggio sulla croce, è bestemmia. Affermare che fu uomo e che fu incapace di peccato, implica contraddizione: gli attributi di impeccabilitas e di humanitas non sono compatibili. […] Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all’infamia, uomo fino alla dannazione e all’abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino
infimo: fu Giuda.
Jorge Luis Borges.


La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno) può essere il tempo della nostra felicità.
L'animale è morto o è quasi morto. Rimangono l'uomo e la sua anima.
Vivo tra forme luminose e vaghe che non sono ancora le tenebre.
Buenos Aires, che prima si lacerava in suburbi verso la pianura incessante, è diventata di nuovo la Recoleta, il Retiro, le sfocate case dell'Once e le precarie e vecchie case che chiamiamo ancora il Sur.  Nella mia vita sono sempre state troppe le cose; Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare; il tempo è stato il mio Democrito. Questa penombra è lenta e non fa male; scorre per un mite pendio e assomiglia all'eternità.
I miei amici non hanno volto, le donne sono quel che erano molti anni fa, gli incroci delle strade potrebbero essere altri, non ci sono lettere sulle pagine dei libri. Tutto questo dovrebbe intimorirmi, ma è una dolcezza, un ritorno. Delle generazioni di testi che ci sono sulla terra ne avrò letti solo alcuni, quelli che continuo a leggere nella memoria, a leggere e a trasformare. Dal Sud, dall'Est, dall'Ovest, dal Nord, convergono i cammini che mi hanno portato nel mio segreto centro. Quei cammini furono echi e passi, donne, uomini, agonie, resurrezioni, giorni e notti, dormiveglia e sogni, ogni infimo istante dello ieri e di tutti gli ieri del mondo, la ferma spada del danese e la luna del persiano, gli atti dei morti, il condiviso amore, le parole, Emerson e la neve e tante cose. Adesso posso dimenticarle. Arrivo al mio centro, alla mia algebra, alla mia chiave, al mio specchio. Presto saprò chi sono.
Jorge Luis Borges. Elogio dell'ombra



Che cos’è la longevità?
È l’orrore di essere in un corpo umano le cui facoltà declinano, è una insonnia che si misura in decenni e non con lancette di acciaio, è il peso di mari e di piramidi, di antiche biblioteche e dinastie, delle aurore che vide Adamo, è non ignorare che sono condannato alla mia carne, alla mia detestata voce, al mio nome, a una ripetizione di ricordi, allo spagnolo che non so maneggiare, alla nostalgia del latino che non so, al volermi affondare nella morte e non potermi affondare nella morte, a esistere e a continuare a esistere.
Jorges Luis Borges



L'istante
Dove saranno i secoli, dove il sogno
di spade che i tartari sognarono,
dove i forti muri che appianarono,
dove l'Albero di Adamo e l'altro Tronco?
Il presente è solo. La memoria
erige il tempo. Successione ed inganno
è la routine dell'orologio. L'anno
non è meno vano della vana storia.
Tra l'alba e la notte c'è un abisso
di agonie, di luci, di attenzioni;
il viso che si guarda nei consumati
specchi della notte non è lo stesso.
L'oggi fugace è tenue ed eterno;
non aspetta un altro Cielo né un altro Inferno.
Jorge Luis Borges

Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume;
è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre;
è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco.
J.L. Borges, Nuova confutazione del tempo, in Altre inquisizioni

Siamo il tempo. Siamo la famosa
parabola di Eraclito l'Oscuro.
Siamo l'acqua, non il diamante duro,
che si perde, non quella che riposa.
Siamo il fiume e siamo anche quel greco
che si guarda nel fiume. Il suo riflesso
muta nell'acqua del cangiante specchio,
nel cristallo che muta come il fuoco.
Noi siamo il vano fiume prefissato,
dritto al suo mare. L'ombra l'ha accerchiato.
Tutto ci disse addio, tutto svanisce.
La memoria non conia più monete.
E tuttavia qualcosa c'è che resta
E tuttavia qualcosa c'è che geme.
Jorge Luis Borges, "Sono i fiumi"


Umberto Taruffi:
E' il tessuto connettivo del pensiero...



Chi sarai questa notte nell’oscuro
sonno, dall’altra parte del tuo muro?
Jorge Luis Borges


La notte impone a noi la sua fatica magica. Disfare l'universo, le ramificazioni senza fine di effetti e di cause che si perdono in quell'abisso senza fondo, il tempo. La notte vuole che stanotte oblii il tuo nome, i tuoi avi e il tuo sangue, ogni parola umana ed ogni lacrima, ciò che potè insegnarti la tua veglia, l'illusorio punto dei geometri, la linea, il piano, il cubo, la piramide, il cilindro, la sfera, il mare, le onde, la guancia sul cuscino, la freschezza del lenzuolo nuovo...Gli imperi, i Cesari e Shakespeare e, ancora più difficile, ciò che ami. Curiosamente, una pastiglia può svanire il cosmo e costruire il caos.
Jorge Luis Borges. "Il sogno"


Chi dice che l'arte non deve propagandare dottrine si riferisce di solito a dottrine contrarie alle sue
Jorge Luis Borges


La Voce di Borges ...

Dove saranno? Chiede la elegia
di chi non è più, come se fosse
uno spazio in cui lo Ieri potesse
esser l'Oggi, l'Anche e il Tuttavia.
Dove sarà (ripeto) la masnada
che fondò, in polverose strade
sterrate o in sperdute contrade,
la setta del coltello e del coraggio?
Dove saranno quelli che passarono
lasciando all'epica un episodio,
un mito al tempo, e che senza odio,
lucro o passione d'amore si accoltellarono?
Li cerco nella leggenda, nell'ultima
brace che, come una incerta rosa,
custodisce qualcosa di quella plebe valorosa
dei Corrales e di Balvanera.
Quali oscuri vicoli o quale ermo
dell'altro mondo abiterà la dura
ombra di quella che era una ombra oscura,
Muraña, quel coltello di Palermo?
E quel terribile Iberra (di cui i santi
si impietosiscono) che in un ponte della via
uccise suo fratello il Ñato, che dovea
più morti di lui, e così uguagliò i tanti’?
Una mitologia di pugnali
lentamente si annulla dimenticata;
una canzone di gesta s'è perduta
in sordide notizie criminali.
C'è altra brace, altra incandescente rosa
nella cenere che li serba interi;
là stanno in superbi accoltellatori
e il peso della spada silenziosa.
Benché la spada ostile o quell'altra spada,
il tempo, li persero nel fango,
oggi, più in là del tempo e della sciagurata
morte, quei morti vivono nel tango.
Nella musica dimorano, nell'arpeggio
dell'indomabile chitarra laboriosa
che intreccia nella milonga gioiosa
la festa e l'innocenza e del coraggio.
Gira nel vuoto la gialla ruota
di cavalli e leoni, e odo l'eco
di quei tanghi di Arolas e di Greco
che ho visto ballare sulla strada,
in un istante che oggi emerge isolato,
senza né prima né dopo, mai dimenticato,
e che ha il sapore del perduto,
del perduto e del recuperato.
Negli accordi ci sono antiche cose:
l'altro cortile e la nascosta orditura.
(Dietro le pareti sospettose
il Sud custodisce un pugnale e una chitarra.)
Quella raffica, il tango, quella diavoleria,
gli anni affannati sfida;
fatto di polvere e tempo, l'uomo dura
meno della leggera melodia,
che solo è tempo. Il tango crea un buio
passato irreale che in qualche modo è certo,
un ricordo che non può esser distrutto
lottando, in un cantone del suburbio.


Istanti
Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l'oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.
Jorge Louis Borges


Per diciannove anni aveva vissuto come chi sogna: guardava senza vedere, ascoltava senza udire, dimenticava tutto, o quasi tutto. Cadendo, perdette i sensi; quando li riacquistò, il presente era quasi intollerabile tanto era ricco e nitido, e così pure i ricordi più antichi e più banali. Poco dopo s’accorse della paralisi; la cosa appena l’interessò; ragionò (sentì) che l’immobilità era un prezzo minimo; ora la sua percezione e la sua memoria erano infallibili. Noi, in un’occhiata, percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini d’una pergola. Sapeva le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata di un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho. Questi ricordi non erano semplici: ogni immagine visiva era legata a sensazioni muscolari, termiche ecc. Poteva ricostruire i sogni dei suoi sonni, tutte le immagini dei suoi dormiveglia. Due o tre volte aveva ricostruito una giornata intera; non aveva mai esitato, ma ogni ricostruzione aveva chiesto un’intera giornata. Mi disse: – Ho più ricordi io da solo, di quanti ne avranno avuti tutti gli uomini messi insieme, da che mondo è mondo –. Anche disse: – I miei sogni, sono come la vostra veglia –. E anche: – La mia memoria, signore, è come un deposito di rifiuti –. Un cerchio su una lavagna, un triangolo rettangolo, un rombo, sono forme che noi possiamo intuire pienamente; allo stesso modo Ireneo vedeva i crini rabbuffati d’un puledro, una mandria innumerevole in una sierra, i tanti volti d’un morto durante una lunga veglia funebre. Non so quante stelle vedeva in cielo.
Funes o della memoria di Jorge Luis Borges


Forse tutta quest'igiene di non sperare è un po ridicola. Non sperare dalla vita, per non rischiarla; considerarsi morto, per non morire. A un tratto tutto questo mi è sembrato un letargo spaventoso, allarmante; voglio che finisca.
Adolfo Bioy Casares. L'invanzione di Morel.
Introduzione di Jorge Louis Borges



"Dopo un certo tempo imparerai la differenza tra dare la mano e soccorrere un’anima
Imparerai che amare non significa appoggiarsi e che compagnia non sempre significa sicurezza. Inizierai ad imparare che i baci non son contratti, né omaggi, né promesse
Inizierai ad accettare le tue sconfitte a testa eretta, alta, guardando dritto davanti a te, con l’allegria di un adulto e non con la tristezza di un bambino. Scoprirai che molte volte solo sfiori le persone che ti importano di più, e pertanto dobbiamo sempre dir loro che le amiamo, in quanto mai saremo sicuri di quando sarà l’ultima volta che li vedremo. Imparerai che le vere amicizie vanno crescendo nonostante le distanze, che non importa quello che si ha, bensì chi si ha nella vita… Scoprirai che i veri amici sono la famiglia che noi abbiamo scelto. Vedrai che richiede molto tempo il riuscire ad essere la persona che vogliamo essere e che il tempo è breve. Imparerai che non importa dove sei arrivato, ma dove sei diretto e, se non lo sai, qualsiasi posto è utile… Imparerai che se non controlli i tuoi atti questi ti controlleranno e che l’essere flessibile non significa essere debole o non aver responsabilità, perché non importa quanto delicata e fragile sia una situazione, in quanto esistono sempre due lati. Imparerai che gli eroi son le persone che fecero il necessario affrontandone le conseguenze.
Imparerai che la pazienza richiede molta pratica… Scoprirai che certe volte la persona che tu ti aspetti ti possa schiacciare quando cadi, forse sia una delle poche che ti aiutano ad alzarti.
Maturare ha più a vedere con quanto imparasti con le esperienze che non con gli anni che hai vissuto. Imparerai che c’è in te del tuo paese molto più di quello che supponi…
Imparerai che mai si deve dire a un bambino che i suoi sogni sono stupidaggini, poiché poche cose sono tanto umilianti e sarebbe una tragedia se ci credessero, perché avresti tolto loro la speranza… Imparerai che con la stessa severità con cui giudichi sarai anche giudicato e, a un dato momento, condannato. Imparerai che non importa in quante parti il tuo cuore fu diviso, il mondo non si arresta perché lo si ripari… Imparerai che il tempo non è qualcosa che può ritornare, pertanto devi coltivare il tuo giardino e decorare la tua anima invece di aspettare che qualcuno ti porti fiori. Imparerai che quando senti rabbia hai il diritto di averla ma ciò non ti dà il diritto di essere crudele. Scoprirai che solo perché qualcuno non ti ama nel modo che vorresti, non significa che non ti ami con tutto ciò che può, in quanto ci sono persone che ci amano ma non sanno come dimostrarlo, né è sempre sufficiente essere perdonato da qualcuno, qualche volta dovrai imparare a perdonar te stesso. Imparerai che non dobbiamo cambiare gli amici se siamo disposti ad accettare che gli amici cambino. Ti renderai conto che potrai passare bei momenti con il tuo miglior amico facendo qualsiasi cosa oppure nulla, solo per il piacere di sfruttare la sua compagnia… Scoprirai che son necessari anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla e che tu pure potrai fare cose di cui ti pentirai per il resto della tua vita. Imparerai che le circostanze e l’ambiente che ci circonda hanno influenza su di noi, ma noi siamo gli unici responsabili di ciò che facciamo. Comincerai ad imparare che non dobbiamo compararci con i più, salvo quando vogliamo imitarli per migliorare. Imparerai a costruire tutti i tuoi cammini, perché il terreno del domani è incerto per i progetti e il futuro ha l’abitudine di cadere nel vuoto.
Dopo un certo tempo imparerai che il sole brucia senza che tu ti esponga troppo…
Accetterai, inoltre, che le persone buone qualche volta ti possano ferire e dovrai perdonarle
Imparerai che parlare può alleviare i dolori dell’anima.
Allora saprai realmente di poter sopportare, che sei forte e potrai andare molto più lontano di quello che avresti pensato quando credevi di non farcela. È che realmente la vita vale quando si hanno il valore e il coraggio di affrontarla..."
Jorge Luis Borges, Imparerai



Sembra che Borges abbia "rielaborato" un testo di Shakespeare. 
Andare a vedere i due testi e confrontare




Scusatemi, ma guardate che sia William Shakespeare che Jorge Luis Borges si rivoltano nella tomba per l'attribuzione a loro di questo modesto testo nato sul web. E' un semplice assemblaggio di pensieri che da anni circolano sul web.






http://youtu.be/KqeNXCyWrMU

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