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lunedì 30 luglio 2012

Karl Popper. Perché la democrazia? «CHI DEVE COMANDARE?»: senza dubbio questa sembra essere stata la questione principale di ogni teoria politica, da Platone in poi; ma sembra anche essere la questione che ogni cittadino si pone nel momento in cui è chiamato al voto. È nota la risposta che diede Platone: devono comandare i filosofi. E, dopo di lui, una lunga schiera di teorici della politica hanno risposto: deve comandare il migliore, il re voluto da Dio, la casta dei sacerdoti, il popolo, fino a giungere ai drammatici esiti del Novecento, quando si è detto che a comandare dovesse essere la “razza ariana”.


Perché la democrazia? La risposta di K. Popper


«CHI DEVE COMANDARE?»: senza dubbio questa sembra essere stata la questione principale di ogni teoria politica, da Platone in poi; ma sembra anche essere la questione che ogni cittadino si pone nel momento in cui è chiamato al voto. È nota la risposta che diede Platone: devono comandare i filosofi. E, dopo di lui, una lunga schiera di teorici della politica hanno risposto: deve comandare il migliore, il re voluto da Dio, la casta dei sacerdoti, il popolo, fino a giungere ai drammatici esiti del Novecento, quando si è detto che a comandare dovesse essere la “razza ariana”. Già dopo queste primissime battute, «Chi deve comandare?» si rivela veramente come la domanda su cui si è costruita la teoria politica occidentale. Eppure, secondo Popper, questa è una domanda “irrazionale”. Chi si pone tale questione va infatti alla ricerca di della Ragione per cui a comandare deve essere uno piuttosto che un altro, quando in realtà, sostiene Popper, NON ESISTE ALCUNA RAGIONE PER CUI UNO DEBBA DI NECESSITÀ COMANDARE. LA DOMANDA È IRRAZIONALE POICHÉ CI SPINGE ALLA RICERCA DI QUALCOSA CHE NON ESISTE. NON ESISTE ALCUN FONDAMENTO ASSOLUTO ED INCONTROVERTIBILE CHE POSSA LEGITTIMARE IL GOVERNO DI UNA PERSONA, DI UN GRUPPO O DI UN INTERO POPOLO. Ed è proprio verso questo “fondamento assoluto” che la tale domanda ci spinge: infatti, il presupposto di un tale domandare è che chi viene additato come COLUI CHE DEVE COMANDARE, UNA VOLTA ASSUNTO IL POTERE, LO POSSA GESTIRE SENZA ALCUN LIMITE: tale questione sottende una TEORIA DELLA SOVRANITÀ INCONTROLLATA.

SE LA DOMANDA «CHI DEVE COMANDARE?» È IRRAZIONALE, CON QUALE QUESTIONE LA SOSTITUIREMO? «COME POSSIAMO ORGANIZZARE LE ISTITUZIONI POLITICHE IN MODO DA IMPEDIRE CHE I GOVERNANTI CATTIVI O INCOMPETENTI FACCIANO TROPPO DANNO: questa la riposta (meglio sarebbe dire la domanda) di Popper. Vediamo di inoltrarci un po’ più a fondo in questa questione. IL PUNTO È QUELLO RELATIVO LA QUALITÀ DEI GOVERNANTI: NON SEMPRE ESSI SONO ALL’ALTEZZA DEL LORO COMPITO, ANZI, IL PIÙ DELLE VOLTE ESSI SONO “CATTIVI” GOVERNANTI,  MOSSI ESCLUSIVAMENTE DAI LORO INTERESSI. SPOSTARE L’ACCENTO SULLA QUESTIONE DEL CONTROLLO PERMETTE DI EVITARE CHE GOVERNANTI INADATTI AL COMPITO PER IL QUALE SONO STATI CHIAMATI ARRECHINO TROPPI DANNI. Si potrebbe chiamare questo punto “euristica dei cattivi governanti” e visto i tempi che corrono, essa si rivela sorprendentemente attuale.
La questione che ora si pone è se è veramente possibile scindere le due domande, cioè se è veramente possibile sostituire la prima con la seconda. In altri termini, non è che la seconda domanda riproponga la prima? CHI SI INTERROGA SU COME CONTROLLARE CHI GOVERNA, nel porre dei limiti alla sovranità del governante, non sta forse implicitamente rispondendo alla prima questione? Non sta forse dicendo che CHI DEVE COMANDARE È UN GOVERNO SOTTOPOSTO A LEGGI E REGOLE TRASPARENTI, ELETTO DEMOCRATICAMENTE E CON POTERI LIMITATI? Non è che il presupposto di tutto questo ragionamento è che la forma politica debba essere quella democratica?

A tale questione si deve rispondere affermativamente. La seconda domanda non è ingenua, ma è la domanda di un democratico preoccupato di legittimare (non di fondare) LA DEMOCRAZIA (QUELLA CHE POPPER CHIAMA “SOCIETÀ APERTA”). UN DEMOCRATICO NON PUÒ, SECONDO QUANTO CI SUGGERISCE POPPER, GIUSTIFICARE LA DEMOCRAZIA DICENDO: «DEVE COMANDARE IL POPOLO». INFATTI, SE CIÒ AVVENISSE, IL POPOLO SI TROVEREBBE CONFERITO DI UN POTERE SENZA LIMITI, CHE POTREBBE UTILIZZARE A PROPRIO PIACIMENTO. ESSO POTREBBE ANCHE DECIDERE DI PASSARE IL SUO POTERE AD UNO SOLO, CHE RITIENE PIÙ ADATTO DI LUI A GOVERNARE. Tentare una tale giustificazione della democrazia porterebbe dunque ad uno scacco teorico. I REGIMI TOTALITARI DEL NOVECENTO ERANO INFATTI ANDATI AL POTERE ATTRAVERSO ELEZIONI DEMOCRATICHE. Da qui la necessità di cambiare domanda.

Ed è sempre da qui che si può TRARRE IL VERO INSEGNAMENTO DI POPPER. IMPRONTARE LE ISTITUZIONI SUL CONTROLLO DEL POTERE SIGNIFICA IMPRONTARLE IN MODO TALE DA POTER MANDARE A CASA I GOVERNANTI SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE, MA CON UN SEMPLICE VOTO DEL PARLAMENTO. Ed è questo ciò che, a nostro avviso, LEGITTIMA LA DEMOCRAZIA (NONOSTANTE TUTTE LE SUE IMPERFEZIONI) RISPETTO A QUALSIASI ALTRO SISTEMA POLITICO: NON VI È BISOGNO DELLA VIOLENZA PER POTER CAMBIARE CHI GOVERNA. E si badi: questa non è la Ragione per cui deve comandare un governo democratico; piuttosto essa è una ragione per cui si dovrebbe scegliere un siffatto governo.

 commenti su:
 “ Perché la democrazia? La risposta di K. Popper”

1.Leonardo Ebner - maggio 31st, 2011 - 18:07

Il problema oggi è COME FARE PER RIMUOVERE ANCHE CHI GOVERNA “BENE”. Il riferimento di Popper era, come dici tu, agli EVENTI TRAUMATICI CHE NEL ’900 AVEVANO PORTATO L’AFFERMAZIONE PER VIE DEMOCRATICHE DI REGIMI TOTALITARI. ma se la dittatura per noi oggi è riconosciuta come un “cattivo” regime politico, è pur vero che NELLA STESSA BUONA DEMOCRAZIA ESISTONO PERICOLOSE DEVIAZIONI. Quando per esempio un governo troppo amato eccede nel clientelismo, attua lo spoil system in modo radicale, permea i meccanismi della burocrazia, allora si è di fronte a uno dei limiti della democrazia. Ecco che un’altra delle ragioni per sceglierla è proprio che ESSA PUÒ GARANTIRE L’EQUILIBRIO E IL RICAMBIO. E QUANDO QUESTO NON ACCADE?


2. Filippo Costantini - maggio 31st, 2011 - 18:59

Non vi è dubbio che Popper si riferisse ai regimi totalitari, tuttavia l’attualità della sua proposta consiste, a mio avviso, nel fatto che SI PUÒ GARANTIRE “L’EQUILIBRIO E IL RICAMBIO” SOLO A PATTO DI PORRE SOTTO CONTROLLO CHI DETIENE IL POTERE. NON MI PARE POI CHE SI POSSA ASSUMERE LA POPOLARITÀ DI UN GOVERNO (IL SUO ESSERE AMATO) COME PARAMETRO PER GIUDICARLO UN “BUON GOVERNO”.

3.Leonardo Ebner - maggio 31st, 2011 - 21:20

appunto! (riguardo a POPOLARITÀ = BONTÀ)

4.Luca Bozzato - giugno 1st, 2011 - 07:33

Hai tirato in ballo Platone, che sicuramente si muove sul versante del: «CHI DEVE COMANDARE»? Che è una domanda che mi pare strettamente legata alla DETERMINAZIONE DEL BUONO E DEL GIUSTO IN SÈ, determinazione che parte dagli sforzi elenctici socratici fino alle evoluzioni della dialettica platonica. Ma lo stato giusto è quello che garantisce l’armonia tra le sue parti, e quindi la felicità dell’uomo. La domanda, allora, diventa più “razionale”: se siamo tutti d’accordo che far governare una data cerchia di persone sia in sè giusto perchè queste persone sono fuori di ogni dubbio atte a governare con giustizia, e cioè che il governo di queste persone sia il mezzo più perfetto per farmi essere virtuoso=felice, perchè non dovremmo semplicemente cedere a queste persone il governo?
Ora, la risposta di Popper risente della “crisi dei fondamenti” e, per quanto mi riguarda, ha un PROBLEMA FONDAMENTALE, CHE È QUELLO DI STABILIRE I CRITERI PER CUI UN GOVERNANTE È UN BUON GOVERNANTE. Ma è un problema a parte (per questo discorso… in realtà va al nocciolo della questione) che ha per me a che fare con l’OGGETTIVITÀ DELL’INFORMAZIONE, che una società dell’informazione, paradossalmente, a mio avviso non può garantire affatto. (Chi studia marketing o comunicazione, cioè chi attualmente governa il nostro modo di pensare alleato all’ICT, oppure anche chi semplicemente ha un blog o un account facebook o twitter, lo sa da tempo.) AL GIORNO D’OGGI, DOBBIAMO PER FORZA FARE I CONTI COL FATTO CHE LA POPOLARITÀ SIA UN CRITERIO VALIDO PER DECIDERE DELLA BONTÀ DELL’OPERATO DI UN GOVERNO, per un motivo o per l’altro. NON POSSIAMO ACCETTARE IL FATTO CHE SIA L’UNICO CRITERIO, OVVIAMENTE. In questa direzione mi sembrava andare il commento di Leonardo, anche se mi pare un po’ circolare, ma solleva due grossi problemi:

1) può esistere UN GOVERNO AMATO (=PERCEPITO COME BUONO) CHE PERÒ SI COMPORTI IN MODO DA FORZARE I LIMITI DELLA DEMOCRAZIA, IMPEDENDO IL SUO RICAMBIO -> È VERAMENTE UN GOVERNO BUONO? UN BUON GOVERNO SI COMPORTEREBBE MAI IN MODO TALE DA VOLERSI PERPETURARE ALL’INFINITO? (PROBLEMA GROSSO!) LA QUALITÀ PERCEPITA È SINTOMO DI VERA QUALITÀ? Da come è impostato il commento, mi pare che la risposta sia negativa a tutte e tre le domande

2) come comportarsi se non c’è equilibrio? -> se un governo si comporta in maniera tale da non essere buono pur sembrando buono, e riesce nel suo intento di longevità, c’è una via d’uscita? oppure abbiamo minato la democrazia al fondo e non saremo più capaci di sollevarci? DI CHI È LA COLPA? DEI GOVERNANTI CHE HANNO MISTIFICATO, DEL POPOLO CHE HA ABDICATO O DISATTESO AL SUO RUOLO DI CONTROLLORE, OPPURE DI ENTRAMBI?

Spero di aver bene inteso, altrimenti sono disponibile a ricevere sonore bacchettate dall’interessato.

5.Leonardo Ebner - giugno 1st, 2011 - 09:21

Ma LA QUESTIONE È PROPRIO QUESTA: SONO I GOVERNI MOLTO (TROPPO) AMATI CHE FORZANO LA DEMOCRAZIA! quelli che non hanno forza nelle istituzioni e nell’opinione pubblica nessuno se li fila e vengono cambiati con facilità.
È per questo che non vedo la circolarità nell’argomento: GOVERNO TROPPO AMATO > MANCANZA DI CRITICA > PERVASIVITÀ DEI GOVERNANTI NELLE ISTITUZIONI > DIFFICOLTÀ DI CAMBIAMENTO. IL PERICOLO È PROPRIO IDENTIFICARE L’ISTITUZIONE DEMOCRATICA CON PERSONE POLITICHE, PERCHÉ QUANDO RICOPRONO INCARICHI PER TROPPO TEMPO “DIVENTANO” LE ISTITUZIONI STESSE.

Ah, OVVIAMENTE POPOLARITÀ NON SIGNIFICA BONTÀ DEL GOVERNO. Ma quando voi andate a votare lo fate perché giudicate i fatti o perché usate la vostra identità politica? A MENO DI CASI ECCEZIONALI, SI VOTA PER IDENTITÀ, CIOÈ SI RESTA NELL’AMBITO DELLA POPOLARITÀ, DELLA RAPPRESENTAZIONE.

La controprova è che SE SIETE (PONIAMO) DI DESTRA E UN GOVERNO DI SINISTRA FA TUTTO QUELLO CHE VOI RITENETE GIUSTO, ALLE ELEZIONI DI FINE MANDATO VOI MOLTO PROBABILMENTE VOTERETE COMUNQUE PER LA DESTRA, perché è quella parte da cui vi sentite rappresentati e che sapete attuerà (o promette di farlo) un certo programma.


6.Luca Bozzato - giugno 1st, 2011 - 10:56

Sul voto sono d’accordo, infatti. Sulla circolarità: RESTA DA PROVARE CHE LA POPOLARITÀ DI UN GOVERNO SIA UN CRITERIO PER STABILIRE LA SUA BONTÀ, OPPURE CHE NON LO SIA. POPOLARITÀ non significa bontà tout court, ma la può significare? PUÒ DARSI UN GOVERNO POPOLARE (CHE AGGETTIVO AMBIGUO!) CHE SIA ANCHE BUONO? Per come la metti, sembra di no: UN GOVERNO POPOLARE PER FORZA DI COSE È ANCHE UN GOVERNO IN CUI LA CAPACITÀ CRITICA DEGLI ELETTORI È SOPITA. Ma appunto, i criteri si confondono. Se un governo non dura, era magari un governo cattivo, grazie democrazia che lo possiamo cambiare. Se un governo dura troppo, democrazia in pericolo, come facciamo per cambiarlo. «IL PROBLEMA OGGI È COME FARE PER RIMUOVERE ANCHE CHI GOVERNA “BENE”.» MA A ME SEMBRA CHE, IN QUESTA PROSPETTIVA, SI FATICHI PRECISAMENTE A CAPIRE CHI GOVERNA BENE E CHI GOVERNA “BENE”.


7.L eonardo Ebner - giugno 1st, 2011 - 11:30

Ma popolarità e bontà sono due cose per lo più indipendenti. Che sia buono o cattivo (e per capirlo, benvenute teorie della giustizia assortite e valutazioni delle politiche pubbliche) poco importa, L’IMPORTANTE È CHE SIA CAMBIABILE (PAROLA ORRIBILE!), SOSTITUIBILE. LA POSSIBILITÀ DEL CAMBIAMENTO È SPAZIO CRITICO E QUINDI OPPOSIZIONE ANCHE A UN GOVERNO POPOLARE, che sia buono o cattivo poco importa. In democrazia prima bisogna salvaguardare la forma, poi curare la sostanza.

8. Filippo Costantini - giugno 1st, 2011 - 11:49

Mi sembra (se sbaglio ditemelo) che i vostri commenti soffrano di un PICCOLO DIFETTO: PENSARE CHE CHI GOVERNA SIA CONTROLLATO ESCLUSIVAMENTE DAI CITTADINI MEDIANTE IL VOTO. Sicuramente QUESTA È UNA DELLE PRINCIPALI FORME DI CONTROLLO, MA NON È L’UNICA. Le altre sono, per esempio, IL PARLAMENTO (CHE PUÒ SFIDUCIARE UN GOVERNO – NON IN ITALIA VISTO CHE È NOMINATO DA CHI VINCE LE ELEZIONI E NON ELETTO DAGLI ELETTORI); LA MAGISTRATURA (per quanto riguarda i reati); ma SOPRATTUTTO LA LEGGE. E quest’ultima potrebbe rispondere alla questione, sollevata da Luca, di un governo che tenti di perdurare all’infinito: LIMITANDO, PER ESEMPIO, IL NUMERO DI MANDATI CHE UNO STESSO PRESIDENTE PUÒ FARE.

Ciò che così viene a configurarsi È UN SISTEMA ISTITUZIONALE COMPOSTO DA UNA PLURALITÀ DI POTERI CHE VERREBBERO A CONTROLLARSI RECIPROCAMENTE. L’EQUILIBRIO NON STA SOLO NEL RICAMBIO PERIODICO DEI GOVERNI, MA ANCHE NEL RAPPORTO FRA DIFFERENTI POTERI AUTONOMI. IN TAL MODO NESSUN GOVERNO PUÒ PENSARSI SOPRA LA LEGGE (o sopra gli altri poteri dello stato) SOLO PERCHÉ È MOLTO AMATO DAGLI ELETTORI. ANCHE CHI GOVERNA “BENE” (NEL SENSO CHE GODE DI POPOLARITÀ) DEVE ESSERE SOTTOPOSTO AL CONTROLLO. Non vi possono dunque essere poteri incontrollati, nemmeno quel particolare potere che è la volontà popolare.

Il tentativo di Popper è quello di pensare al di là della domanda circa i criteri per stabilire della bontà dei governanti. INDIPENDENTEMENTE DA CHI CI GOVERNA, DOBBIAMO PENSARE LE ISTITUZIONI IN MODO TALE CHE NON VI SIANO POTERI INCONTROLLATI ED INCONTROLLABILI. IL CONTROLLO DEL POTERE SI CONFIGURA COME CONDIZIONE NECESSARIA PER LA DEMOCRAZIA, MA NON PER QUESTO SUFFICIENTE. LA LEGGE E LE ISTITUZIONI NON SONO DEGLI IMMUTABILI, MA CAMBIANO AL CAMBIARE DEI TEMPI. E a cambiarle sono gli uomini. È per questo che il passo successivo è quello che sposta l’ATTENZIONE SULL’EDUCAZIONE DEI CITTADINI AD ESSERE CRITICI E AUTOCONSAPEVOLI (su questo tema, dibattuto negli incontri del Metaclub, pubblicherò qualcosa nei prossimi giorni). L’EDUCAZIONE MI SEMBRA ESSERE UNA DELLE POCHE VIE EFFETTIVAMENTE PERCORRIBILI, anche se ritengo non poter essere la panacea a tutti i mali.

I PILASTRI DELLA PROPOSTA DI POPPER SONO DUNQUE IL CONTROLLO DEL POTERE E L’EDUCAZIONE. Tuttavia questa prospettiva non è esente da problemi: È SEMPRE POSSIBILE CONTROLLARE CHI DETIENE IL POTERE? AL DI LÀ DEI SINGOLI GOVERNI NAZIONALI, È POSSIBILE CONTROLLARE L’APPARATO SOCIO-ECONOMICO E L’APPARATO SCIENTIFICO-TECNOLOGICO, CHE APPAIONO ESSERE LE AUTENTICHE FORME DI POTERE DELLA CONTEMPORANEITÀ?

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