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martedì 17 luglio 2012

Ernst Junger. Tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà

"Il ribelle non è un bandito nè un criminale, ma semplicemente uno che mantiene fedeltà a sè stesso. Il ribelle è deciso ad opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata. Ribelle è dunque colui che ha un profondo, nativo rapporto con la libertà, il che si esprime oggi nell'intenzione di contrapporsi all'automatismo e nel rifiuto di trarne la conseguenza etica, che è il fatalismo."
Ernst Junger, Il Trattato del Ribelle



"Anche l'orologio è un mulino, un attrezzo per macinare il tempo. Esso ha reso assai presto evidente che la giornata lavorativa conta ventiquattrore. Rispetto a ciò la divisione fra tempo di lavoro e tempo libero resta secondaria. Lo stile lavorativo conferisce all'uno e all'altro il suo ritmo, determinato da una particolare coscienza del tempo. [...] Gli orologi, grandi e piccoli, funzionano giorno e notte, nell'azione come nel sogno, e nel lavoro come nel gioco"
Ernst Junger, "Maxima-Minima"


"La libertà spirituale non viene concessa: o c'è o manca.
Ma non viene nemmeno pretesa, bensì dimostrata, e di essa vive il mondo.
Nulla è più semplice di questa prova. eppure nulla è più arduo.
Che desidererebbe fare ciò che sono in grado di fare tutti?
Tutti accorrono per sedere con Socrate al banco degli imputati,
eppure i ranghi si diradano quando si tratta di accompagnarlo
come Senofonte con lo scudo e la spada,
e alla fine, nel momento in cui gli viene allungato il calice,
la sala si svuota"
Ernst Junger, "Maxima-Minima"


«L’uomo tende a rimettersi agli apparati e a far loro posto. Il grande rischio è che l’uomo confidi troppo in questi aiuti e si senta perduto se essi vengono a mancare. Ogni comodità ha il suo prezzo. La condizione dell’animale domestico si porta dietro quella della bestia da macello»
Ernst Jünger


Come la giungla che svetta sempre più suggendo energie dalle parti basse che si decompongono e decadono nel terreno fangoso, così ogni nuova generazione umana cresce su un terreno reso stratificato dalla decomposizione d'innumerevoli generazioni che ora vi riposano dopo il girotondo della vita. Probabile che i corpi di queste entità passate, che hanno concluso la loro danza, siano stati distrutti, si siano dispersi nella sabbia volatile o si siano decomposti in fondo al mare. Ma le loro parti, i loro atomi vengono recuperati dallo spirito vitale, eternamente giovane, che li fa mutare e li eleva a portatori infiniti di energia."
Ernst Jünger, La battaglia come esperienza interiore / Immagine dal Libro Rosso di C. G. Jung


Ernst Jünger, Lo stato unico.
La forma dello stato umano è determinata dal fatto che accanto a esso vi sono altri stati. Non è così da sempre, né, si spera, lo sarà sempre in futuro. Quando lo Stato sulla terra era un'eccezione, quando era insulare, o unico nel senso dell'origine, gli eserciti combattenti erano superflui, stavano al di fuori dell'immaginazione. La stessa situazione deve presentarsi dove lo Stato diventa unico in senso finale. Allora l'organismo dell'uomo, nel senso di ciò che è autenticamente umano, potrà manifestarsi nella sua purezza, libero dalla costrizione dell'organizzazione.”
ERNST JÜNGER (1895 - 1998), “Lo stato mondiale. Organismo e organizzazione” (“Der Weltstaat. Organismus und Organisation”, Ernst Klett Verlag, Stuttgart 1960), prefazione di Quirino Principe, trad. di Alessandra Iadicicco, Guanda, Parma 1998, pp. 79 – 80.


Il mito non è storia remota: è realtà senza tempo che si ripete nella storia 
Ernst Junger

Gli uomini hanno, come gli alberi, il loro lato esposto al vento e, come le montagne, la loro parete Sud. Dobbiamo solo cercare l'accesso ai pendii dei loro vigneti. alle miniere dei loro tesori. Allora daranno l'oro e il vino là dove nessuno se l'aspettava.
Ernst Jünger, filosofo e scrittore tedesco, che nacque il 29 marzo 1895


Tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. E’ questo l’incubo dei potenti. 
Ernst Junger


E. Jünger. Il talento artistico testimonianza essenzialmente individuale.
“La sempre più frequente sostituzione di uno stile all’altro e di una tendenza all’altra nel campo dell’arte doveva necessariamente dar luogo alla concezione secondo cui il manifestarsi del talento artistico e dei suoi prodotti è una testimonianza essenzialmente individuale. Questo punto di vista ha toccato il suo vertice nel culto del genio, caro al XIX secolo. In esso, la storia dell’arte appare in primo luogo come storia della personalità, e l’opera stessa come documento biografico.
In armonia con questa tendenza, l’attività di studio pone in primo piano i generi artistici, nei quali il contributo individuale appare particolarmente illuminante. Tutti questi generi, quale che sia l’organo di senso da essi chiamato in causa di volta in volta, vengono sempre più immersi in un elemento specificatamente letterario, in una sorta di mobilità ricca di spirito che è più affine al temperamento che al carattere. Con ciò si spiega perché la scultura, che oppone la più forte resistenza al mobile lavoro dello spirito, venga relegata in secondo piano. Qui è così forte l’elemento assolutamente naturale, la logica della materia, che una debolezza della sostanza non è costretta a riflettersi indirettamente tramite un mezzo spirituale, per esempio tramite una raffigurazione prospettica, ma diviene subito visibile, con incontaminata limpidezza, anche all’occhio ingenuo. In analogo modo, l’elemento naturale è in rapporto con l’architettura, la quale di solito si preoccupa ormai ben poco di essere ancora annoverata fra i generi artistici, benché essa sia apparsa in altre epoche – per esempio, nell’era delle grandi cattedrali – come la signora e la madre di tutte le altre arti, a ciascuna delle quali assegnava il suo posto. Scultura e architettura non sono certo al loro posto nel mezzo di una società composta da individui; fra le arti figurative, esse sono piuttosto quelle in più preciso e intimo rapporto con lo Stato, così come lo è il dramma fra le arti della parola.”
ERNST JÜNGER (1895 - 1998), “ L’operaio. Dominio e forma “ (1932), a cura e trad. it. di Quirino Principe, Longanesi, Milano 1984, seconda parte ‘L’arte come raffigurazione del mondo del lavoro’, pp. 190 -191.


"Ernst Jünger, Al muro del tempo.
Sin dalla più remota antichità i passaggi d’epoca sono stati considerati chiusure e aperture di cicli, in obbedienza a una concezione del tempo quale sostanza non uniforme e neppure lineare – come invece l’età moderna si è abituata a pensarlo. Ma anche per i moderni il tempo rimane un’entità oscura, scandita da soglie che suscitano attese esaltanti e crudeli incubi: anzitutto i millenni. Ed è proprio uno di tali momenti che stiamo ora vivendo, in coincidenza con quella che, secondo l’antica concezione astrologica fondata sulla precessione degli equinozi, è la transizione dall’Età dei Pesci (dominata da Cristo Ichthys) all’Età dell’Acquario, i cui caratteri possiamo solo presagire. A questo grande tema, adatto a ogni superstizione come alla speculazione più alta, Ernst Jünger dedicò in Al muro del tempo una delle sue meditazioni più chiaroveggenti. Insieme arcaico e proiettato in avanti, lo spirito di Jünger sa prepararci meglio di chiunque altro a un ominoso evento che ci obbliga a confrontarci con la più enigmatica dimensione della nostra vita: il tempo".
http://www.adelphi.it/libro/9788845915086


"An der Zeitmauer, saggio prognostico pubblicato da Ernst Jünger nel 1959 e tradotto in italiano da Julius Evola con lo pseudonimo di Carlo D’Altavilla, illustra i mutamenti metastorici alle soglie della nuova Era. Le illuminazioni dell’autore di Der Arbeiter (1932) affondano le radici in un linguaggio rarefatto fino alla più arrischiante sensibilità poetica. Non a caso, Jünger dedica a Heidegger, padre del pensiero poetante, un compendio del saggio ravvivando il sincero confronto teoretico determinatosi anni prima in Oltre la linea (1950).

La chiave di lettura di Al muro del tempo è celata nel mito di Anteo, potente Gigante figlio di Gea e Poseidone. Anteo trae la sua forza dalla Terra, per questo Eracle lo vince sollevandolo dal suolo. Con la vittoria del figlio di Zeus, trionfano le forze celesti e precipitano nei loro stessi recessi quelle telluriche. Sulla linea dell’amico Mircea Eliade, Jünger rivisita la concezione circolare del tempo intendendola però come un ritorno dell’eternità e preferendo l’immagine della spirale a quella del cerchio. Non esiste un progresso unidirezionale: la storia è destinata a mutare tramite la ricomparsa di archetipi irradiati da un trascendente, indistinto Principio che procedono nel tempo diversamente. La storia della terra si sarebbe dipanata finora lungo tre fasi: l’età dell’oro (cosiddetta preistoria); l’età dell’argento (età degli eroi) e l’età del ferro (quella attuale) che prelude a una nuova, imminente trasmutazione. Questa divisione sembra trovare riscontro nell’astrologia per la quale all’era dell’Ariete e a quella dei Pesci (simbolo di Cristo) starebbe subentrando l’era dell’Acquario. Citando Gioacchino da Fiore, Jünger ricorda che a un’era in cui avremmo vissuto carnaliter ne sarebbe seguita un’altra in cui avremmo vissuto literaliter: ora staremmo per vivere spiritualiter grazie alla riemersione delle forze terrestri, a sua volta corrispondente al disfacimento del nomos paterno. Enigmatico sintomo dell’avvicinamento del nuovo ciclo è l“inquietudine anteica” che nell’uomo moderno andrebbe di pari passo con la morte di Dio, cioè, per dirla con Léon Bloy, col suo ritiro, con la perdita del Sacro e con l’avvento del nichilismo. Alla nuova spiritualizzazione, della quale non è possibile definire con precisione i tratti essenziali, pochi aderiranno consapevolmente. Essa preconizza una sublimazione della tecnica che si rivelerà nel suo alchemico significato. E’ come se l’odierna società fosse l’epidermide del mondo e, alla stregua di quanto accade al serpente, fosse giunta l’ora della desquamazione. O ancora, è come se la terra, forgiata dall’uomo mediante la tecnica, fosse simile a un grande mostro acquatico destinato a precipitare di qui a poco nei suoi stessi abissi. L’uomo ha la possibilità di accogliere la necessaria metamorfosi ponendosi in sintonia con l’affiorare delle novelle forze rinunciando a qualcosa di sostanziale per partecipare, trasfigurato, ad un’altra, incomputabile, forma di libertà:
"Attraverso rapide e cateratte il salmone risale le acque fino ai laghi montani. Perde di peso, perde anche il suo colore smagliante, ma lassù ad attenderlo vi è un nuovo senso. Risalire la corrente, abbandonando il mare e la sua libertà, non avrebbe successo, sarebbe inconcepibile, se ad agire, magnetici, già non vi fossero il lago e la sua libertà".
http://www.sololibri.net/Al-muro-del-tempo-Ernst-Junger.html





Grande intuizione: anche il tempo, come lo spazio è un "dispositivo tecnico" per "far funzionare" l'Universo, oltre che per costituirlo in essere... ma da parte di cosa o di chi? Da parte di una semplice "energia", che in sè è anch'essa un'altro pur complessivo-globale, dispositivo tecnico... o non piuttosto da parte di uno "spirito", che in quanto tale mantiene un ambito di "libertà" non riconducibile all'accadibilità necessitata e costrizionale-costrizionata propria della "tecnicità"? 







L'arte è espressione e testimonianza essenzialmente individuale dove si riuniscono nell'artista l'inconscio della Natura -spontaneità del
l'ispirazione- e il conscio dello Spirito-elaborazione cosciente dell'ispirazione-. L'arte è momento soggettivo del processo dialettico del Pensiero cogitante. / Amo Junger e il suo "pacifismo". Tra l'altro mi permetto di segnalare il suo "Aprirsi nel dolore. L'incontro di Heiddeger e Junger nelle Stimmungen" .



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