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domenica 13 maggio 2012

Virginia Wolf. Quando siamo troppo allegri, in realtà siamo infelici. Quando parliamo troppo, in realtà siamo a disagio. Quando urliamo, in realtà abbiamo paura. In realtà, la realtà non e’ quasi mai come appare. Nei silenzi, negli equilibri, nelle “continenze” si trovano la vera realtà e la vera forza

Qual è il significato della vita? Tutto qui — una domanda semplice; una domanda che tendeva a farsi pressante con il passare degli anni. La grande rivelazione non era mai arrivata. La grande rivelazione forse non sarebbe mai arrivata. Al suo posto c'erano piccoli miracoli quotidiani, illuminazioni, fiammiferi accesi inaspettatamente nel buio; quello era uno.
Virginia Woolf


Perché questa è la verità dell'anima, pensò, del nostro io, che alla maniera di un pesce abita in mari profondi, e naviga all'oscuro, facendosi strada tra mucchi di alghe gigantesche, attraversando intervalli di sole intermittente, per andare sempre più giù nel buio, nel freddo, nel profondo, nell'imperscrutabile; poi d'improvviso si lancia in superficie e gioca con le onde increspate dal vento; ha, cioè, un inequivocabile bisogno di darsi una spazzolata, una rassettata, di ravvivarsi, di chiacchierare.
Virginia Woolf



Gli esseri umani non procedono tenendosi per mano per tutto il cammino della vita.
C’è una foresta vergine in ciascuno di noi, un campo di neve dove anche l’impronta delle zampe d’uccello è sconosciuta. Qui ci addentriamo da soli e preferiamo che sia così. Avere sempre la solidarietà, essere sempre accompagnati, essere sempre compresi, sarebbe intollerabile.
Virginia Woolf, On being ill, The Hogarth press



Bolliamo a fuoco lento sul nostro incalcolabile calderone,
sulla nostra avvincente confusione, sul nostro pasticcio di impulsi,
sul nostro perpetuo miracolo - perché l'anima erutta meraviglie ogni secondo.
Moto e cambiamento sono l'essenza del nostro essere; la rigidezza è morte;
il conformismo è morte: diciamo quello che ci viene in testa,
ripetiamoci, scaraventiamo fuori i nonsensi più folli,
e seguiamo le fantasie più fantastiche
senza curarci di quel che il mondo fa o pensa o dice.
Perché niente importa se non la vita.
Virginia Woolf



Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo.
Virginia Woolf



Per quanto sembrino cose di secondaria importanza, la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo. Essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo.
Virginia Woolf


Eppure l'unica vita eccitante è quella immaginaria.
Appena metto in moto le rotelle nella mia testa
non ho più molto bisogno di soldi o di vestiti.


Se non vivessimo audacemente, prendendo il toro per le corna e tremando sui precipizi,
non saremmo mai depressi; ma già saremmo appassiti, vecchi, rassegnati al destino.
Virginia Woolf


Con quanta interezza vivo nella mia immaginazione; come dipendo assolutamente da zampilli di pensiero che mi vengono mentre cammino, mentre mi siedo; cose che roteano nella mia mente, componendovi un incessante corteo, che dovrebbe essere la mia felicità.
Virginia Woolf


L’amore assumeva migliaia di forme. C’erano innamorati il cui dono era quello di scegliere gli elementi delle cose e unirli, dando loro una completezza che non c’era nelle loro vite, creando una scena o un incontro di persone (ora scomparse e disperse) in un insieme compatto, globale, su cui può indugiare il pensiero e con cui può giocare l’amore.
Virginia Woolf



L'ostilità, l'indifferenza della gente è oppressiva.
Ci guardiamo, constatiamo che non ci si conosce,
ci si fissa, e poi via. Sguardi così sono frustate.
Ci sento tutta la crudeltà e l'indifferenza del mondo.
Virginia Woolf


Io non amo il mio prossimo.
Li detesto tutti. Li rasento appena.
Lascio che si rompano su di me
come gocce di pioggia sporca.



«Con molto sforzo scrivo due parole completamente assurde: scrivo varianti di ogni frase, compromessi, tentativi falliti, possibilità, finché il mio quaderno sembra l'incubo di un pazzo».

Virginia Woolf, “Diari”


Il lavoro deve nascere da un sentimento profondo, diceva Dostoevskij.
È il mio caso questo? O mi limito a inventare con le parole, amandole come le amo?
No, non credo. In questo libro ho anche troppe idee. Voglio dare la vita e la morte,
la saggezza e la follia; criticare il sistema sociale e mostrarlo all'opera,
nel momento di massima intensità. Ma questa potrebbe anche essere una posa.
Virginia Woolf, “Diari”



Quando siamo troppo allegri, in realtà siamo infelici. 
Quando parliamo troppo, in realtà siamo a disagio. 
Quando urliamo, in realtà abbiamo paura. 
In realtà, la realtà non è quasi mai come appare
Nei silenzi, negli equilibri, nelle "continenze"
si trovano la vera realtà e la vera forza
Virginia Woolf



Le illusioni sono per l'anima quello che l'atmosfera è per la terra. 
Toglietele quella tenera coltre d'aria e vedrete le piante morire, i colori svanire


Virginia Woolf, Orlando, 1928


«Ecco come dovrebbe essere la conversazione» pensava Orlando, «come dovrebbero essere la società, e l'amicizia, e l'amore. Dio solo sa il perché, ma nel momento stesso in cui abbiamo perso ogni fede nelle relazioni umane, qualche armonia puramente fortuita di capanni e alberi, o di un fienile o di un carretto, ci regala un simbolo così perfetto dell'irraggiungibile, che ci mettiamo da capo alla ricerca».
Virginia Woolf, “Orlando”


«Perché una volta che il male di leggere si è impadronito dell'organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dell'altro flagello, che si annida nel calamaio e che suppura nella penna».
Virginia Woolf, “Orlando”


Nessuna passione cova più forte in petto al'’uomo, del desiderio di far pensare gli altri a modo proprio. Nulla offusca tanto il cielo della sua felicità, nulla lo riempie tanto di furore, quanto il sapere che un altro tiene a vili cose di cui egli fa gran conto.[...] Non l’amore della verità, ma la sete di dominio scaglia fazione contro fazione, e fa desiderare a una parrocchia la rovina di un’altra parrocchia.
Virginia Woolf , "Orlando"

Troppo spesso le parole sono state usate, maneggiate, rivoltate, lasciate esposte alla polvere della strada. Le parole che cerchiamo pendono accanto all'albero: con l'aurora le troviamo, dolci sotto le fronde.
Virginia Woolf


Non c'è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente
Virginia Woolf. Una stanza tutta per sé

Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli.
Virginia Woolf


«La bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l'altro d'angoscia, e taglia in due il cuore».
Virginia Woolf, “Una stanza tutta per sé”.


Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?
Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, 1929



Io conseguo un tipo diverso di bellezza, raggiungo una simmetria attraverso infinite discordanze, mostrando tutte le tracce del passaggio della mente per il mondo; e alla fine ottengo una sorta d’insieme fatto di frammenti vibranti; questo mi pare il processo naturale, il volo della mente.
Virginia Woolf. Diari di viaggio



La vita, insomma, è molto solida o molto instabile?
Sono ossessionata da questa contraddizione.
Dura da sempre, durerà sempre, affonda giù fino alle radici del mondo, quest’attimo in cui vivo.
Ed è anche transitorio, fuggevole, diafano. Passerò come una nuvola sulle onde.
Virginia Woolf. Diario di una scrittrice


Solo una vigorosa filosofia può guardare in faccia la febbre -
La letteratura fa del suo meglio perché il proprio campo di indagine rimanga la mente; perché il corpo rimanga una lastra di vetro liscio attraverso cui l’anima appaia pura e chiara, e, eccetto che per una o due passioni come il desiderio o la cupidigia, sia nullo, e trascurabile e inesistente. La verità è tutto il contrario. Il corpo interviene giorno e notte; si smussa o si affila, si colorisce o scolora, si volge in cera nel calore di giugno, s’indurisce come sego nell’oscurità di febbraio. La creatura che vi sta rinchiusa può solo vedere attraverso il vetro, imbrattato o roseo; non può separarsi dal corpo come il coltello dalla guaina il seme dal baccello per un solo istante; deve attraversare tutta l’interminabile successione dei mutamenti, il caldo e il freddo, l’agio e il disagio, la fame e la soddisfazione, la salute e la malattia, finché arriva l’inevitabile catastrofe: il corpo va in briciole e l’anima (si dice) fugge. Ma in questo dramma quotidiano del corpo non si trova traccia scritta. La gente non fa che raccontare le imprese della mente: i pensieri che l’attraversano; i suoi nobili propositi; come abbia civilizzato l’universo. Secondo loro la mente, nella sua torre d’avorio [philosopher’s turret], ignora il corpo; o con un calcio lo fa volare, come un vecchio pallone di cuoio, attraverso leghe innevate o desertiche a perseguire conquiste e scoperte. Alle grandi guerre che il corpo, servito dalla mente, muove, nella solitudine della camera da letto, contro gli assalti della febbre o l’avvicinarsi della malinconia, nessuno bada. Non ci vuole molto a capire perché. Guardare simili cose in faccia richiede il coraggio di un domatore di leoni; una vigorosa filosofia; una ragione radicata nelle viscere della terra. Se ne manca, questo mostro, il corpo, questo miracolo, il suo dolore, ci faranno subito ridurre nel misticismo o salire, con rapidi battiti d’ala, alle estasi del trascendentalismo.”
VIRGINIA WOOLF, “Sulla malattia” (1926), a cura, saggio, postfazione, apparati e trad. di Nicola Giardini, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp. 8 – 9.






non fosse che ci si è suicidata per questa malattia. E non fosse che il bipolarismo non è nè uno stile di vita nè di pensiero quanto piuttosto un disturbo psichiatrico in grado di generare infinite sofferenze a chi ne soffre




È vero, era bipolare, era malata, ma.... che grande scrittrice! 
Innovativa e 'oltre' il tempo. E poi, nei saggi, una mente lucidissima, come pochi 'normali' sanno essere. Da leggere per capire quanto fosse intellettualmente sana: "Una stanza tutta per sé".
Per non menzionare la produzione letteraria che mostra come lei fosse un'autrice di grande talento.
A noi rimangono le sue opere. La follia, compagna di una vita, le ha recato sofferenza, ma è stato un elemento imprescindibile nel suo 'narrare'.



Non puoi trovare pace evitando la vita, Leonard.
Nel gennaio del 1912 Leonard Woolf si accorge di essere innamorato di Virginia Stephen, che frequenta da alcuni mesi.Le telegrafa ( con risposta pagata) preannunciandole il suo arrivo. I due si incontrano, lui le chiede di sposarla. Virginia non ha una risposta pronta, chiede tempo per conoscerlo meglio. Leonard nei giorni successivi le scrive più di una lettera. In una di queste scrive:
“Non credo di essere così egoista da non riuscire a vedere la cosa anche dal tuo punto di vista. In quanto al mio, ora sono sicuro che, a parte il fatto di essere innamorato..varrebbe la pena di correre qualsiasi rischio per sposare te.”
Più sotto aggunge:
“Dio, se lo vedo, il rischio di sposare uno come me. Sono egoista, sensuale, bugiardo, crudele, e probabilmente peggio ancora.Ho continuato a pensare che non mi sarei sposato perchè pensavo che non sarei riuscito a dominare questi istinti con una donna a me inferiore, e che sarei stato sempre più esasperato dalla sua inferiorità e sottomissione. E’ perchè tu non lo sei che il rischio è infinitamente minore. Può darsi che tu sia vanitosa, egoista, insincera, come tu dici, ma questo non è niente in confronto con le tue alte qualità, grandezza intelligenza spirito bellezza franchezza. Dopo tutto ci piace stare insieme, ci piaccione le stesse cose e le stesse persone, siamo tutti e due intelligenti e soprattutto sono le cose reali che noi comprendiamo e che sono importanti per noi”.
Poco tempo dopo i due si sposano e restano insieme fino al 28 marzo del 1941.




Il 28 marzo del 1941, Virginia Woolf si riempì le tasche di sassi e si gettò nel fiume Ouse vicino casa, lasciando una struggente lettera al marito Leonard:

“Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi, faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so… Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe… Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi"
La lettera di Virginia Woolf al marito Leonard





«Eccola lì, dinanzi a lei, la vita. La vita: ella cominciava a pensarci, senza concludere. Dava uno sguardo alla vita, perché ne aveva una sensazione precisa: come di cosa reale, di cosa intima ch’ella non condivideva con alcuno. Tra la vita e lei correva una specie di transazione in cui ciascuna delle due parti tentava di soverchiare l’altra; ed entrambe, ogni tanto (quand’ella era sola) venivano a patti: avvenivano a volte grandi scene di riconciliazione. Ma di solito, strano a dirsi, ella si avvedeva di percepire la vita come una forza tremenda, avversa e pronta ad incrudire alla prima occasione».
Virginia Woolf, “Gita al faro”



una donna straordinaria, una delle fondatrici del Bloomsbury set, un periodo bellissimo di storia sociale inglese che mi interessa tanto perché ha un collegamento con Ravello ( E M Forster, Vita Sackville West etc, ) nelle loro lettere parlano di come era allora il nostro amato paese, questi passavano di la e nessuno se ne accorgeva, ma perché non hanno aspettato a noi....





Alla fine dell'800 nasceva una donna leggendaria, Virginia Woolf, una visionaria, una rivoluzionaria, una delle maggiori scrittrici del ventesimo secolo. [...] visse controcorrente, rompendo con i canoni letterari vittoriani, che ben aveva acquisito durante i suoi studi classici, per stabilire nuove forme di scrittura creativa e critica.

L'esposizione londinese inizia dai memorabili testi come “Gita al faro” e “Orlando” e finisce nella vita spezzata di una donna libera che ha scelto il suicidio per mettere fine alla malinconia di vivere e ai suoi turbamenti, acuiti con l'inizio della seconda guerra mondiale, a seguito della quale si spense anche il Bloomsbury Group, il celeberrimo gruppo letterario e artistico, fondato agli inizi del '900 all'Università di Cambridge, di cui Virginia Woolf fu uno dei maggiori esponenti. Come anche del movimento femminista, dei diritti delle donne, aspramente critica verso quella società che solo apparentemente voleva aprirsi alla democrazia compiuta.
Si batté per il suffragio universale che solo nel 1928 divenne realtà. Sosteneva che gli uomini fossero meno interessanti agli occhi delle donne che viceversa ma soffriva della condizione non libera di essere donna: «Chi può misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando questo si trova prigioniero e intrappolato nel corpo di una donna?» (da “Una stanza tutta per sè”).
Per fortuna nessuno poteva sottrarle i pensieri e le idee: «Non c'è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente», scriveva. [...]
http://www.huffingtonpost.it/2014/07/22/virginia-woolf-mostra-londra_n_5609262.html




Virginia nel 1912 sposa Leonard Woolf (dopo una breve storia d'amore con Lytton Strachey, il quale si scoprì omosessuale) brillante giornalista e teorico politico.
Nel 1913 dopo aver completato il suo primo racconto The voyage Out, esausta, va incontro ad un nuovo periodo di depressione, e tenta il suicidio. Per farle ritrovare fiducia ed equilibrio, il marito le propone di aprire una casa editrice. Nel 1917, fondano insieme la Hogarth Press che pubblicherà opere di nuovi scrittori di grande talento tra cui ricordiamo Katherine Mansfield e T. S. Eliot, Freud, Rilke, Svevo, Gorki. Nota curiosa: l'Ulisse di Joyce è rifiutato per la sua volgarità!
Nel 1919 pubblica il racconto Kew gardens e nel 1920 il romanzo Night and day (Giorno e notte), nel 1921, Monday or Tuesday (Lunedì o martedì), nel 1924, il saggio critico Mr. Bennet and Mrs. Brown. nel 1925, Mrs Daìloway (La signora Dalloway) e nel 1927, To the lighthouse (La gita al faro), romanzo, questi ultimi due, in cui Virginia Woolf adotta la tecnica del "flusso di coscienza" e nei quali si chiarisce il tema del tempo. […]

La fine
Nell'estate del 1940, mentre la Gran Bretagna è in guerra, Virginia Woolf lavora al romanzo Beetween the acts (Tra un attimo e l'altro), che termina nel febbraio del 1941. Intanto le sue crisi depressive si fanno più incalzanti. Virginia ama circondarsi di persone, ma quando si sente sola ricade in stati ansiosi. A contribuire, la seconda guerra mondiale, che aumenta le sue fobie.
Fino al 28 marzo 1941, quando Virginia uscita furtivamente dalla casa di campagna, abbandonati cappello e bastone decide di gettarsi nel fiume Ouse. […]

Seguendo il lavoro che Joyce aveva compiuto in Inghilterra. Proust in Francia e Sterne (due secoli prima), Virginia Woolf a sua volta abbandona la tecnica di narrazione tradizionale, per delinearne una moderna, che lei stessa descrive nel suo Diary il 26 gennaio 1920.
Eliminando il dialogo diretto e la trama tradizionale, dirige la sua attenzione verso il monologo interiore. La realtà esterna perde la sua funzione privilegiata, eccetto per quanto riguarda l'influenza che esercita sulla vita interiore del soggetto.
Il tempo interiore differisce da quello esteriore per l'assenza di una cronologia; seguendo i processi della mente la narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e all'indietro nel tempo, in relazione a pensieri e ricordi suscitati nei protagonisti dall'ambiente circostante. In accordo con la teoria di Bergson sulla durata del tempo. Virginia è in grado di rappresentare lo scorrere del tempo in dodici ore (Mrs Dalloway), in diversi anni (To The Lighthouse), o in poche ore ( Beerween The Act). Neil' Orlando invece espande il tempo in tre secoli.
Questa tecnica narrativa, usata anche da Joyce, è analoga a quella utilizzata nel montaggio dei films:
1. Il soggetto rimane fermo nello spazio mentre la sua coscienza scorre nel tempo (TIME- MONTAGE)
2. Il tempo rimane fermo mentre gli elementi spaziali cambiano (SPACE- MONTAGE)

[…] Al pari di Joyce, la Woolf segue la tecnica del monologo interiore per esprimere il flusso di coscienza nei suoi personaggi, ma a differenza dello scrittore irlandese, il tempo non è concepito come un flusso continuo, bensì come una serie di momenti staccati, riuniti dalla immaginazione e dall'associazione di idee. Nei suoi protagonisti vi è uno studio continuo dei pensieri e sentimenti e la vita di ogni giorno si riflette attraverso le loro coscienze per riallacciarsi ai soliloqui nei quali la loro mente è perpetuamente occupata. Appartengono tutti alla borghesia illuminata, alla intelligentia. e tendono a diventare degli esteti della propria gamma di sensazioni: ognuno di essi riflette un aspetto, una immagine particolare della personalità della scrittrice. […]

• Jacob's Room (1922):
primo esperimento della nuova tecnica narrativa elaborata da Virginia Woolf, con l'abbandono delle sequenze cronologiche e della tradizionale tecnica narrativa. Narra di un giovane studente presso l'università di Cambridge, dei suoi amori e dei suoi viaggi in Francia e in Grecia. Della sua morte durante la guerra. Noi sappiamo tutto della vita del ragazzo attraverso i pensieri e ricordi di chi lo conosceva. Egli continua a vivere attraverso il ricordo. […]


• To The Lighthouse (1927) narra l'escursione di un gruppo di personaggi a una delle isole Ebridi e attraverso il paesaggio rappresenta il legame che unisce i personaggi tra loro e con il paesaggio stesso. Il romanzo è suddiviso in tre parti: nella prima parte in un giorno di settembre, prima dello scoppio della I guerra mondiale, coniugi Ramsay, si recano nell'isola assieme ai loro bambini e ai loro ospiti. Nella seconda parte del libro copre un periodo di dieci anni, compressi in una notte buia. La signora Ramsay muore, suo figlio Andrew resta ucciso in guerra e sua figlia Prue muore di parto. La terza parte che si svolge dieci anni dopo, ed è ambientata in un giorno. I restanti membri della famiglia ritornano alla casa sull'isola assieme ad alcuni ospiti che vi si erano trovati la prima volta. Lily Briscoe riesce a completare il quadro iniziato al tempo della prima visita, grazie ad una visione che le svela per un attimo la verità sulla signora Ramsay e sulla sua famiglia. Nel frattempo il signor Ramsay e due dei suoi figli raggiungono il faro, che non erano mai riusciti a visitare. Ma tutto è cambiato solo il faro è sempre lo stesso, insieme alla sopravvissuta memoria della signora Ramsay.


http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/woolf.htm










Virginia Woolf e Leonard Sidney Woolf
by Gisèle Freund
colour print, 1939
© Estate Gisèle Freund / IMEC Images




Virginia Woolf, la scrittrice inglese del '900,
soffriva di terribili emicranie,
che a volte la costringevano a rimanere a letto anche per interi mesi.










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