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mercoledì 23 maggio 2012

John Milton. Sbalordito il Diavolo rimase, quando comprese quanto osceno fosse il bene...

La bellezza è la moneta della natura, non bisogna accumularla, ma farla circolare.
John Milton


Il 9 dicembre 1608 a Londra nasce John Milton, uno dei più' grandi poeti di ogni tempo.
Divenuto cieco per una malattia degli occhi nel 1652, da allora in poi fu costretto a dettare tutto ciò che voleva scrivere.
Il suo capolavoro? Il poema epico "Paradiso perduto".


“Il libri non sono per nulla cose morte, bensì contengono i sé una potenza di vita che li rende tanto attivi quanto quello spirito di cui sono progenie; di più, essi preservano come in una fiala la più pura forza ed essenza di quel vivente intelletto che li generò. So bene che sono così vivi, così vigorosamente produttivi, come quei favolosi denti di drago che seminati qui e là può succedere facciano nascere uomini armati; e, tuttavia, d'altro canto, a meno che sia usata cautela, è quasi uguale uccidere un uomo che uccidere un buon libro. Chi uccide un uomo uccide una creatura ragionevole, immagine di Dio; ma chi distrugge un buon libro uccide la ragione stessa, uccide l'immagine di Dio nella sua stessa essenza.”
John Milton, “Areopagitica” (1644)


Diabolus in literatura: Satana, il ribelle di Milton.
Nella storia della letteratura ci sono, talvolta, punti di non ritorno: 
momenti particolari che dipendono dal contesto storico, sociale o anche dalla pubblicazione di un dato testo, coi quali in un modo o nell’altro la letteratura dovrà necessariamente fare i conti. Ebbene, uno di questi punti di non ritorno -ma possiamo dirlo solo in retrospettiva, ché ci volle più di un secolo per determinarne l’importanza- è il 1667, l’anno della prima pubblicazione di uno dei più grandi poemi epici che la tradizione letteraria inglese possa annoverare: Paradise Lost, il Paradiso Perduto.
Ci sono tanti motivi per cui Paradise Lost sia una delle opere più conosciute, più studiate e più analizzate della letteratura inglese, ma in questa sede ce ne interessa una in particolare: 
la raffigurazione, complessa e contraddittoria, di Satana, che con l’opera di Milton diventa la figura del ribelle per eccellenza.
L’ambivalenza di Satana: eroe o villain?

[Milton] was a true Poet
and of the Devil’s party without knowing it. [1]
[1] “era un vero Poeta e stava dalla parte del diavolo senza saperlo.”


Queste parole di William Blake, inserite ne “il matrimonio del Cielo e dell’Inferno” (scritto tra il 1790 e il 1793), rendono evidente il punto di non ritorno di cui parlavamo prima, che ovviamente si riferisce al modo di rappresentare e di intendere Satana. Noi lettori ed interpreti degli anni duemila ci troviamo, nel tentativo di interpretare la sua figura, dinanzi a un dilemma che tre secoli di interpretazioni critiche non hanno interamente risolto: il Satana di Milton è un eroe o un villain?

Non ci sono molti dubbi sulle intenzioni del suo autore, che intendeva condannare l’operato dell’Angelo caduto: lo scopo principale del Paradise Lost, spiegato già nell’incipit, è quello di giustificare agli occhi degli uomini l’operato di Dio, cioè mostrare che la Caduta di Adamo ed Eva rientra nel suo disegno provvidenzialistico. Perché, allora, creare una figura negativa tanto complessa per la quale si simpatizza così facilmente? Già Dryden, contemporaneo di Milton e primo critico della sua opera, constatò questa contraddizione, riducendola però ad un difetto di forma: come se un autore della statura di Milton avesse potuto lasciarsi prendere la mano e Satana fosse addirittura sfuggito al controllo della sua penna.
In realtà non era Milton a parteggiare intimamente per Satana: non è lo scrittore, ma il lettore ad essere trascinato dalla parte del diavolo senza rendersene conto. 

Vediamo perché.
Il Paradiso Perduto tra epica e tragedia.
La progettazione del poema fu lunga e complessa. 
Esso fu inizialmente concepito come tragedia; di questo progetto sono rimasti diversi segni visibili, tra cui l’uso del blank verse (tipico dei drammi elisabettiani) e la costruzione del personaggio di Satana.

Come abbiamo già detto, Satana possiede innanzitutto le caratteristiche dell’eroe epico
In seguito alla Caduta sua e degli altri angeli ribelli, egli dimostra coraggio, maestà, stoicismo, invincibilità dello spirito: la sconfitta non ha affatto piegato il suo orgoglio, tanto che nel suo celebre discorso si lascia andare ad un vero e proprio delirio di onnipotenza.

[…] Here at least
We shall be free; th’ Almighty hath not built
Here for his envy, will not drive us hence:
Here we may reign secure, and in my choyce
To reign is worth ambition though in Hell:
Better to reign in Hell, then serve in Heav’n. [2] (P.L. Book I, 258-263)
[2] “Qui almeno saremo liberi; poiché l’altissimo non ha edificato questo luogo per poi dovercelo anche invidiare, non ne saremo cacciati: vi regneremo sicuri, e a mio giudizio regnare è una degna ambizione, anche sopra l’inferno: meglio regnare all’inferno che servire in cielo.”

Bisogna però distinguere tra rappresentazione e funzione all’interno del testo, cioè tra ciò che appare e ciò che è: il fatto che Satana racchiuda in sé gli elementi di un eroe epico non significa che Milton volesse valorizzarlo. Egli non regge il confronto con gli eroi del passato a cui le situazioni sembrano paragonarlo (Achille, Enea), anzi nel corso del poema via via degenera fino a divenire l’infernal Serpent, la serpe strisciante e tentatrice che indusse Adamo ed Eva al peccato. Inoltre non è affatto detto che Milton stimasse i valori di cui l’eroe epico è portatore: tutt’altro. I suoi valori, da fervente puritano qual era,  si incarnano piuttosto in Adamo ed Eva prima della Caduta: umiltà, mitezza, pazienza, temperanza, soliderietà, amore coniugale, lavoro; insomma, in tutto e per tutto l’opposto delle qualità romanticamente titaniche di Satana. È lecito affermare che Milton non abbia solo elevato Satana ad eroe epico, ma anche demonizzato i valori aristocratici di cui il diavolo è portatore.

Satana è anche un personaggio tragico, affine ai villain di Shakespeare e primo fra tutti a Macbeth, opera sommamente ammirata da Milton. Non a caso in Macbeth ritroviamo un riferimento a Lucifero: «Angels are bright still, though the brightest fell.» Sembra esserci una circolarità in tutto ciò: Shakespeare pensava a Lucifero per creare la figura di Macbeth e Milton annoverò Macbeth tra le fonti per il suo Satana.
Ciò che rende Satana un personaggio tragico è la presenza di un difetto connaturato al suo essere, l’orgoglio, causa della sua rovina e di cui non può in nessun modo disfarsi; ciò che lo rende empatico nei nostri confronti, inoltre, è il fatto che osserviamo quasi tutte le vicende attraverso il suo sguardo e avvertiamo i suoi pensieri tramite  frequenti soliloqui: anche in questo caso Milton “prende in prestito” un artificio tipicamente teatrale per il suo poema. Eliminando la mediazione del narratore, il soliloquio ci consente un rapporto di comprensione diretto, potremmo dire intimo, coi pensieri del personaggio.

La responsabilità del lettore
Secondo il critico americano Stanley Fish, la complessità di Satana è progettata ad hoc: 
Milton vuole mettere ogni lettore di fronte ad una scelta, ponendolo nelle condizioni di ripetere il peccato di Adamo ed Eva nel momento in cui scelga di parteggiare per Satana. Il lettore che cade dinanzi alle lusinghe della retorica di Satana manifesta nuovamente la debolezza di Adamo, la sua incapacità di evitare il ripetersi della caduta indica la misura in cui l’errore di Adamo ha reso impossibile la riaffermazione della ragione. (trad. mia)
Un’intera generazione è caduta in questo tranello: non solo Blake, ma Byron, Shelley e molti romantici hanno contribuito a diffondere l’immagine di un Satana-titano giustamente ribelle contro un ingiusto potere, quello di Dio.
Maria Fiorella Suozzo
Traduzioni



Fonti
Paradiso Perduto, Milton, Mondadori 1984, traduzione di Roberto Sanesi
La parte del diavolo. Autorità divina e libero arbitrio in Paradise Lost di John Milton, Luca Ambrogiani
Storia della letteratura inglese a cura di Paolo Bertinetti
La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Mario Praz

Scritto da: Maria Fiorella Suozzo  10 agosto 2015
http://www.lacooltura.com/2015/08/diabolus-in-literatura-satana-milton/




Molti sono quelli che biasimano la Provvidenza per aver permesso ad Adamo di peccare.
Oh lingue stolte! Quando Dio lo fornì di ragione, Egli lo fece libero di scegliere, poiché ragionare non è altro che scegliere; altrimenti Adamo sarebbe stato un mero automa, uno di quegli Adami che vediamo nelle rappresentazioni dei burattini...
John Milton, Areopagitica


Sbalordito il Diavolo rimase,
quando comprese
quanto osceno fosse il bene...
John Milton


Che importa se il campo è perduto? Non tutto è perduto; la volontà indomabile, il disegno  della vendetta, l'odio immortale e IL CORAGGIO DI NON SOTTOMETTERSI MAI, DI NON CEDERE: che altro significa non essere sconfitti?[...] Addio, campi felici dove la gioia regna eternamente! E a voi salute, orrori, mondo infernale; E TU, PROFONDISSIMO INFERNO, RICEVI IL NUOVO POSSIDENTE: UNO CHE TEMPI O LUOGHI MAI POTRANNO MUTARE LA SUA MENTE. LA MENTE È IL PROPRIO LUOGO, E PUÒ IN SÉ FARE UN CIELO DELL'INFERNO, UN INFERNO DEL CIELO. CHE COSA IMPORTA DOVE, SE RIMANGO ME STESSO; E CHE ALTRO DOVREI ESSERE ALLORA SE NON TUTTO, e inferiore soltanto a lui che il tuono ha reso il più potente? Qui almeno  saremo liberi; poiché l'Altissimo non ha edificato questo luogo per poi dovercelo anche invidiare, non ne saremo cacciati: vi regneremo sicuri, e a mio giudizio regnare è una degna ambizione, anche sopra l'inferno: meglio regnare all'inferno che servire in Paradiso.
John Milton. Paradiso Perduto


La nostra vera grandezza apparirà molto più convincente quando potremo creare grandi cose da cose modeste, e da quelle penose le utili, e dalle avverse le più feconde. E qualunque sia il luogo nel quale il male si annida, trarre con la fatica e la costanza perfino dal dolore la felicità.
John Milton. Paradiso perduto.

Dio creò l’essere umano eretto, ma gli diede la libertà di cadere. 
La maggior parte di noi usa la libertà di cadere. 
Milton

Sbalordito il Diavolo rimase, 
quando comprese 
quanto osceno fosse il bene...
John Milton

Apologia di Satana = Libertà. "In principio era il Verbo". È proprio da qui che parte la narrazione: dal principio di tutte le cose. Dio creò gli angeli ma questi, sotto la guida di Lucifero, si ribellarono contro Colui che solo il fulmine faceva più potente di loro. Così dalle origini si procede fino alla caduta dell'uomo in una visione della Genesi decisamente particolare rispetto a quella a cui siamo abituati: il punto di vista infatti è quello di Satana. Nel corso della narrazione vengono spiegate le sue ragioni, i suoi sentimenti e le cause che lo hanno spinto a compiere quel gesto tanto scellerato che ha condotto l'uomo alla perdizione. Un'apologia di Satana, se così vogliamo dire, un tentativo di riscattare l'angelo ribelle che Milton ritiene essere il più alto emblema della libertà". 
John Milton


È questo il Luogo, la Terra, il Suolo"
Disse allora l'Arcangelo perduto, "questo il seggio
Che abbiamo ottenuto a cambio del Cielo?- questa lugubre oscurità 
In cambio di quella luce celestiale? E sia, giacché Colui
Che adesso è Sovrano può disporre e decidere
Ciò che dev'essere giusto: tanto meglio più è lontano da lui,
La cui ragione eguaglia, e la cui sola forza ha reso supremo
Sui suoi eguali. Addio, Campi felici,
Ove la gioia sempre s'intrattiene! Salute, orrori! salute,
Mondo Infernale! e tu, profondissimo Tartaro,
Accogli il tuo nuovo Padrone - qualcuno che reca
un pensiero che non ha da cambiare per il Tempo o il Luogo.
Il pensiero è luogo a se stesso, ed esso stesso
Rende Paradiso l'Inferno, Inferno il Paradiso.
Che importa il luogo, se io sarò ancora me stesso,
E cosa mai dovrei essere, tutto e pur meno di Colui
Che il Tuono ha reso grande? qui almeno
Saremo liberi; l'Onnipotente non ha edificato
questo luogo per chi lo invidia, non ci ha portati qui:
Qui regneremo sicuri; ed io ho scelto
Il regnare, degna ambizione, seppur nell'Inferno: 
Meglio regnare all'Inferno che servire nel Paradiso...
John Milton: "Il paradiso perduto"



…ma considera
quanto sia dura, quanto ineguale
la fatica che stiamo affrontando, che lotta dolorosa
contro armi ineguali, contro nemici impassibili
di fronte a qualsiasi dolore; in tali condizioni
può derivarne soltanto rovina; a che servono
il valore o la forza, per quanto incomparabili,
se sono soffocati da un dolore
che sottomette ogni cosa, che rende remissive
la braccia più possenti? Forse potremmo rinunciare
al senso del piacere e vivere ugualmente soddisfatti,
senza rimpianti, essendo questa la vita più serena;
ma il dolore è completa miseria, il peggiore dei mali,
e quando eccede sconvolge ogni pazienza.
John Milton, da “Paradiso Perduto”






FILOSOFARE ED OSSESSIONI (DEMONI)
Nel "Paradiso perduto" Milton raffigura Satana che si contorce alla vista dei piaceri angelici:
"Non sopportava, per orgoglio, quella vista e si riteneva da essa danneggiato".
C'è qualcosa fra le creature terrestri che somiglia ai piaceri angelici (*) ed è inevitabile che gli esseri satanici provino rancore verso chi abbia accesso a tale calma voluttà, distinta da ogni interesse economico, politico, umanitario.
Elémire Zolla. Gli arcani del potere


(*) in primis il "dialogo euristico" o ”filosofare" particolarmente inviso, come dice Dante nel "Convivio", ai demoni che filosofare non possono perché per filosofare occorre amore e in essi l'amore é "tutto spento".





La coppia:due solitudini forse liberate dall'angoscia della solitudine?
"L'angelo prese per mano i nostri genitori che indugiavano, e li condusse direttamente alla porta orientale , e altrettanto rapidamente giù per il pendio, fino a giungere alla pianura sottostante ; e subito scomparve. Allora si volsero indietro,e videro il fianco orientale del Paradiso, felice albergo ora perduto, quasi ondeggiante ai bagliori di fiamma di quella spada , e la porta affollata di volti tremendi e di armi crudeli. Lacrime naturali scivolarono dai loro occhi, ma le asciugarono subito;il mondo stava davanti a loro, dove guidati dalla Provvidenza scelsero il luogo dove fermarsi:la mano nella mano, per la pianura dell'Eden a passi lenti e incerti presero il loro cammino solitario.
John Milton. Paradiso perduto.


E a voi, salute, orrori,
mondo infernale; e tu
profondissimo Inferno,
ricevi il nuovo Possidente:
Uno che tempi o luoghi
mai potranno mutare la sua mente.
La mente è il proprio luogo,
e può in sé
fare un Cielo dell'Inferno,
un Inferno del Cielo.
Che cosa importa dove,
se rimango Me stesso;
E che altro dovrei essere
allora se non tutto, e
inferiore soltanto a lui
che il tuono ha reso il più
potente? Qui almeno
saremo liberi...
Meglio regnare all'Inferno
che servire in Paradiso
John Milton: "Il Paradiso Perduto"



John Milton. Better to Reign in Hell, Than Serve in Heav’n
Meglio regnare in inferno, che servi re in paradiso
Meglio regnare in inferno, che servi re in paradiso
E’ questa la Regione, questo il Terreno, il Clima
Disse poi l ’Arcangelo perduto, questo il luogo
Che noi dobbiamo cambiare per il Paradiso, questa dolente tetraggine
Per quel la luce celestiale? Così sia, giacché egli
Che ora è Sovrano può disporre e offrire
Ciò che sarà giusto: il più lontano da lui è meglio
A chi la ragione aveva uguagliato, la forza aveva reso supremo
Sopra i suoi uguali . Addio felici campi,
Dove la gioia per sempre abita! Salve orrori! Salve
Infernale mondo; e tu più profondo inferno
Una mente da non essere cambiata dal luogo o (dal ) tempo.
La mente è la sua propria dimora, e in se stessa
Può fare un paradiso dell’inferno, e un inferno del paradiso.
Che importa dove, se io sono ancora lo stesso
E cosa sarei comunque se non inferiore a Lui
A chi il tuono aveva fatto più grande? Qui almeno
Saremo liberi; l’Onnipotente non ha costruito
Qui per la Sua invidia, non ci caccerà da qui;
Qui noi possiamo regnare sicuri, e la mia scelta
Di regnare vale l’ambizione, sebbene in inferno;
Meglio regnare in inferno che servire in Paradiso.
Ma perché lasciamo allora i nostri fedeli amici,
I soci e i compagni della nostra perdita,
Giacere così attoniti nel mare dell’oblio,
E non chiamarli per condividere con noi la loro parte
In questa infelice casa, o ancora una volta
Con eserciti riorganizzati, cercare ciò che può essere ancora
Riottenuto in Cielo, o ciò che (è) più perduto in Inferno?
Così parlò Satana.

Better to Reign in Hell, Than Serve in Heav’n
John Milton
Traduzione Letterale

Better to Reign in Hell, Than Serve in Heav’n
Meglio regnare in inferno, che servi re in paradiso

“Is this the Region, this the Soil , the Clime”,
E’ questa la Regione, questo il Terreno, il Clima”,

Said then the lost Arch Angel , “this the seat
Disse poi l ’Arcangelo perduto, “questo il luogo

That we mus t change for Heav’n, this mournful gloom
Che noi dobbiamo cambiare per il Paradiso, questa dolente tetraggine

For that celes tial light? Be i t so, s ince he
Per quel la luce celestiale? Così sia, giacché egli

Who now i s Sovran can di spose and bid
Che ora è Sovrano può di sporre e offrire

What shal l be right: farthes t from him i s bes t
Ciò che sarà giusto: il più lontano da lui è meglio

Whom reason had equal led, force had made supreme
A chi la ragione aveva uguagliato, la forza aveva reso supremo

Above hi s equal s . Farewell happy f ields ,
Sopra i suoi uguali . Addio felici campi,

Where joy for ever dwel ls ! hai l horrors ! Hai l
Dove la gioia per sempre abita! Salve orrori! Salve

Infernal world; and thou profoundes thell
Infernale mondo; e tu più profondo inferno

A mind not to be changed by place or t ime.
Una mente da non essere cambiata dal luogo o (dal ) tempo.

The mind i s i t s own place, and in i t self
La mente è la sua propria dimora, e in se stessa

Can make a heaven of hel l , and a hel l of heav’n.
Può fare un paradiso dell’inferno, e un inferno del paradiso.

What mat ter where, if I be st i ll the same,
Che importa dove, se io sono ancora lo stesso,

And what I should be al l but les s than He
E cosa sarei comunque se non inferiore a Lui

Whom thunder had made greater? Here at leas t
A chi il tuono aveva fatto più grande? Qui almeno

We shal l be f ree; the Almighty hath not bui l t
Saremo liberi; l’Onnipotente non ha costruito

Here for Hi s envy, wi l l not drive us hence;
Qui per la Sua invidia (per invidiarcelo ), non ci caccerà da qui;

Here we may reign secure, and in my choice
Qui noi possiamo regnare sicuri , e la mia scelta

To reign i s worth ambi t ion, though in hel l;
Di regnare vale l’ambizione, sebbene in inferno;

Bet ter to reign in hell than to serve in Heav’n.
Meglio regnare in inferno che servire in Paradiso.

But wherefore let we then our fai thful friends ,
Ma perchè lasciamo allora i nostri fedeli amici,

The as sociates and co-partners of our loss ,
I soci e i compagni della nostra perdita,

Lie thus as toni shed on the obl ivious pool , = so
Giacere così attoniti nel mare dell’oblio,

And cal l not to share wi th us their part
E non chiamarli per condividere con noi la loro parte

In thi s unhappy mans ion, or once more
In questa infelice casa, o ancora una volta

Wi th ral lied arms , to try what may be yet
Con eserciti riorganizzati, cercare ciò che può essere ancora

Regained in Heaven, or what more lost in Hell?”
Riottenuto in Cielo, o ciò che (è) più perduto in Inferno?

So Satan spake. = spoke
Così parlò Satana.



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