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sabato 10 marzo 2012

Pier Paolo Pasolini. Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è

Il moralista dice no agli altri, l'uomo morale solo a se stesso.
Pier Paolo Pasolini


Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia 
Pier Paolo Pasolini


Noi intellettuali tendiamo sempre a identificare la "cultura" con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l’ideologia con la nostra ideologia. Questo significa che non usiamo la parola "cultura" nel senso scientifico e che esprimiamo, con questo, un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un’altra cultura.
Pier Paolo Pasolini



"L'Italia – e non solo l'Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro
i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: 
«contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. 
Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l'immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: 
era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti".
Pier Paolo Pasolini,  Lettere Luterane.



Solo ciò che avviene «dentro il Palazzo» pare degno di attenzione e interesse: tutto il resto è minutaglia, brulichio, informità, seconda qualità... E naturalmente, di quanto accade «dentro il Palazzo», ciò che veramente importa è la vita dei più potenti, di coloro che stanno ai vertici. Essere «seri» significa, pare, occuparsi di loro. Dei loro intrighi, delle loro alleanze, delle loro congiure, delle loro fortune...
Pier Paolo Pasolini



L'opinione pubblica, come una belva, ha bisogno di essere tranquillizzata a proposito di fatti che essa non voglia odiare, mentre ha bisogno di essere aizzata a proposito di fatti che essa vuole odiare. I giornali per esempio sono restati visibilmente delusi, quando si è affacciata l'ipotesi che ad ammazzare il bambino di Viareggio non sia stato, come speravano, un bruto; infatti, l'opinione pubblica sperava di poter essere soddisfatta in questo suo odio razzistico, che andava dunque drammatizzato. 
Pasolini


«L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica».
Pier Paolo Pasolini


L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo
Pier Paolo Pasolini


L'Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante.
Vi si coltivano retoriche sempre più insopportabili.
Non c'è del resto conformismo peggiore di quello di sinistra,
soprattutto naturalmente quando viene fatto proprio anche dalla destra.
Pier Paolo Pasolini Bestia da stile


Il Potere ha deciso che siamo tutti uguali.
L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato.
Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli ha incosciamente ricevuto, e a cui "deve" obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una "falsa" uguaglianza ricevuta in regalo. Una delle caratteristiche principali di questa uguaglianza dell'esprimersi vivendo, oltre alla fossilizzazione del linguaggio verbale, è la tristezza: l'allegria è sempre esagerata, ostentata, aggressiva, offensiva. La tristezza fisica di cui parlo è profondamente nevrotica. Essa dipende da una frustrazione sociale. Ora che il modello sociale da realizzare non è più quello della propria classe, ma imposto dal potere, molti non sono appunto in grado di realizzarlo. E ciò li umilia orrendamente...Non è la felicità che conta? Non è per la felicità che si fa la rivoluzione? Oggi , questa felicità - con lo Sviluppo- è andata perduta. Ciò significa che lo Sviluppo non è in nessun modo rivoluzionario, neanche quando è riformista. Esso non dà che angoscia.
Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, 1974



Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori.
Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo.
Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio.
Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo.
Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono.


Nel potere - in qualsiasi potere, legislativo e esecutivo - c'è qualcosa di belluino.
Nel suo codice e nella sua prassi, infatti, altro non si fa che sancire e rendere attualizzabile la più primordiale e cieca violenza dei forti contro i deboli: cioè, diciamolo ancora una volta, degli sfruttatori contro gli sfruttati. [...] I potenti di De Sade non fanno altro che scrivere Regolamenti e regolarmente applicarli"


Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economica, che sfugge alle logiche razionali. Io detesto soprattutto il potere di oggi. 
Pier Paolo Pasolini


Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economico, che sfugge alle logiche razionali. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori. Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento. Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industrialotti, voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano.
Il regime è un regime democratico, però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari.
E questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che noi non ce ne siamo resi conto.
E’ avvenuto tutto in questi ultimi anni.
E stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto attorno a noi l’Italia distruggersi e sparire.
Adesso risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare. L'UOMO È SEMPRE STATO CONFORMISTA. LA CARATTERISTICA PRINCIPALE DELL'UOMO È QUELLA DI CONFORMARSI A QUALSIASI TIPO DI POTERE O DI QUALITÀ DI VITA TROVI NASCENDO. Forse più principalmente l'uomo è narciso, ribelle e ama molto la propria identità ma è la società che lo rende conformista e lui ha chinato la testa una volta per tutte agli obblighi della società. Io mi rendo ben conto che SE LE COSE CONTINUANO COSÌ L'UOMO SI MECCANIZZERÀ TALMENTE TANTO, DIVENTERÀ COSÌ ANTIPATICO E ODIOSO, CHE, QUESTE LIBERTÀ QUI, SE NE ANDRANNO COMPLETAMENTE PERDUTE.
Pier Paolo Pasolini



Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi, proprio per il modo in cui è fatto, dalla possibilità di avere prove e indizi. 
Pier Paolo Pasolini


I potenti (…) che in questi anni hanno detenuto il potere, dovrebbero andarsene, sparire, per non dire di peggio. Invece non solo restano al potere, ma parlano. Ora è la loro lingua che è la pietra dello scandalo. Infatti ogni volta che aprono bocca, essi, per insincerità, per colpevolezza, per paura, per furberia, non fanno altro che mentire. La loro lingua è la lingua della menzogna. (…) Il primo dovere degli intellettuali, oggi, sarebbe quello di insegnare alla gente a non ascoltare le mostruosità linguistiche dei potenti (…) il dovere degli intellettuali sarebbe quello di rintuzzare tutte le
menzogne che attraverso la stampa e soprattutto la televisione inondano e soffocano quel corpo del resto inerte che è l’Italia.
Pasolini, Lettere luterane, Einaudi 1976


Ciò che resta originario nell'operaio è ciò che non è verbale: per esempio la sua fisicità, la sua voce, il suo corpo. Il corpo: ecco una terra non ancora colonizzata dal potere.
Pier Paolo Pasolini

Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane


Il 1° novembre 1975, alle quattro del pomeriggio, a casa sua, Pasolini rilasciò a Furio Colombo quella che sarebbe stata la sua ultima intervista, in cui, rispondendo alle domande del giornalista, riassumeva le sue argomentazioni su una serie di temi che l'avevano coinvolto e appassionato per tutta la vita.


"Prima tragedia: una educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l'arena dell'avere a tutti i costi […] L'educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere."

"Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere il padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano esclusi da tutto, nessuno li aveva colonizzati."

"Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatoriMa attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra in Borsa uso quella. Altrimenti una spranga."

"Non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l'una contro l'altra. E noi, gli intellettuali, prendiamo l'orario ferroviario dell'anno scorso, o di dieci anni prima e poi diciamo: ma strano, ma questi due treni non passano lì, e come mai sono andati a fracassarsi in quel modo? O il macchinista è impazzito o è un criminale isolato o c'è un complotto. Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità."
Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l'azione e l'utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio e invece non fanno altro che rinsaldarlo.
Pier Paolo Pasolini


C’è un’ideologia reale e incosciente che unifica tutti: è l’ideologia del consumo. Uno prende una posizione ideologica fascista, un altro adotta una posizione ideologica antifascista, ma entrambi, davanti alle loro ideologie, hanno un terreno comune, che è l’ideologia del consumismo. [...] Ora che posso fare un paragone, mi sono reso conto di una cosa che scandalizzerà i più, e che avrebbe scandalizzato anche me, appena 10 anni fa. Che la povertà non è il peggiore dei mali, e nemmeno lo sfruttamento. Cioè, il gran male dell’uomo non consiste né nella povertà, né nello sfruttamento, ma nella perdita della singolarità umana sotto l’impero del consumismo.
Pier Paolo Pasolini 



"Che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?"
"Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo."
"Che cosa ne pensa della società italiana?"
"Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa."
"Che cosa ne pensa della morte?"
"Come marxista è un fatto che non prendo in considerazione"
Pier Paolo Pasolini


Basta ai giovani contestatari STACCARSI DALLA CULTURA, ed eccoli OPTARE PER L'AZIONE E L'UTILITARISMO, rassegnarsi alla situazione in cui IL SISTEMA SI INGEGNA AD INTEGRARLI. Questa è la radice nel problema: USANO CONTRO IL NEOCAPITALISMO ARMI CHE IN REALTÀ PORTANO IL SUO MARCHIO DI FABBRICA e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. ESSI CREDONO DI SPEZZARE IL CERCHIO INVECE NON FANNO ALTRO CHE RINSALDARLO.
Pier paolo Pasolini


Oggi c’è un’educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere tutto a tutti i costi. In questa arena siamo spinti come una strana e cupa armata in cui qualcuno ha i cannoni e qualcuno ha le spranghe. Allora una prima divisione, classica, è «stare con i deboli». Ma io dico che, in un certo senso tutti sono i deboli, perché tutti sono vittime. E tutti sono i colpevoli, perché tutti sono pronti al gioco del massacro. Pur di avere. L’educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere.
Pier Paolo Pasolini


Noi intellettuali tendiamo sempre a identificare la 'cultura'con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l'Ideologia con la nostra ideologia. Questo significa che non usiamo la parola 'cultura'nel senso scientifico e che esprimiamo, con questo, un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un'altra cultura.
Pier Paolo Pasolini


"voglio che la società non abbia un atteggiamento razzistico verso gli esclusi. [...] Se c'è qualcuno che è diverso, qualunque diversità sia, ha diritto di esserlo, e la società non deve avere un atteggiamento razzistico contro questa diversità. Deve capirla, discuterla, analizzarla, ma non avere un atteggiamento razzistico di rifiuto e di esclusione."
Dibattito al teatro Gobetti, in Teatro, cit., p. 343.


"...Il lavoro del maestro è come quello della massaia, bisogna ogni mattina ricominciare da capo: la materia, il concreto sfuggono da tutte le parti, sono un continuo miraggio che dà illusioni di perfezione...". 
Pier Paolo Pasolini


Il tipo di persone che amo di gran lunga di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Ma non ci metta della retorica in questa mia affermazione: non lo dico per retorica, lo dico perché la cultura piccolo-borghese è qualcosa che porta sempre della corruzione, delle impurezze, mentre un analfabeta, uno che ha fatto solo i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi la si ritrova ad un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.
Pier Paolo Pasolini, intervista di Enzo Biagi, 1972




"Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…"
Pier Paolo Pasolini. "Dialoghi con Pasolini", settimanale Vie Nuove, n. 42, 28 ottobre 1961

"Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta.
Alla sua gestione. All'umanità che ne scaturisce. A costruire un'identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare.... A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E' un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco".

Rosaria Gasparro



No! Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone.
Pier Paolo Pasolini


Che cos'è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall'ansia economica di esserlo? Che cos'è che ha trasformato le masse dei giovani in masse di criminaloidi? L'ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una seconda rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la prima; il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo reale, trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c'è più scelta possibile tra male e bene. Donde l'ambiguità che caratterizza i criminali e la loro ferocia, prodotta dall'assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c'è stata in loro scelta tra male e bene, ma una scelta tuttavia c'è stata; la scelta dell'impietrimento, della mancanza di ogni pietà
Pier Paolo Pasolini
La vera apocalissi è che la tecnologia, l’era della scienza applicata farà dell’uomo qualcos’altro da quello che era prima. È successo qualcosa che non ha equivalenti nella storia dell’uomo e noi siamo un po’ terrorizzati dall’idea che i nostri discendenti, i nostri figli, non siano più come noi. È un pò la fine del mondo.
Pier Paolo Pasolini

Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando l'industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita.
Pier Paolo Pasolini

«Ma l'idea del possesso e della conservazione, su cui si fonda la condanna della borghesia, non sono una caratteristica del vecchio mondo padronale? Mentre il nuovo mondo non si cura tanto di possedere e di conservare quanto di produrre e di consumare? »
Pasolini, Teorema.


Io sto benissimo nel mondo, lo trovo meraviglioso, mi sento attrezzato alla vita, come un gatto.
È la società borghese che non mi piace. È la degenerazione della vita del mondo.
Hitler è stato il tipico prodotto della piccola borghesia. Anche Stalin è un prodotto piccolo-borghese.
Pier Paolo Pasolini.  Intervista a La Stampa, 12/07/1968


« Ma se ora questa borghesia sta mutando rivoluzionariamente la propria natura, e tende a rendere simile a sé tutta l'umanità, fino alla completa identificazione del borghese con l'uomo – quella vecchia rabbia e quella vecchia indignazione non hanno perduto ogni senso? »
Pasolini, Teorema.


Ora l’industria del libro tende a fare del libro un prodotto come un altro, di puro consumo:
non ha bisogno dunque di buoni scrittori: cosa a cui fa perfetto riscontro la richiesta della nuova borghesia, che parrebbe completamente padrona della situazione, di opere di svago, di evasione e di falsa intelligenza.
Pier Paolo Pasolini


Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui. 
Vedete questi? Uomini severi, in doppiopetto, eleganti, che salgono e scendono dagli aeroplani, che corrono in potenti automobili, che siedono a scrivanie grandissime come troni, che si riuniscono in emicicli solenni, in sedi splendide e severe: questi uomini dai volti di cani o di santi, di jene o di aquile, questi sono i padroni.
E vedete questi? Uomini umili, vestiti di stracci o di abiti fatti in serie, miseri, che vanno e vengono per strade rigurgitanti e squallide, che passono ore e ore a un lavoro senza speranza, che si riuniscono umilmente in stadi o in osterie, in casupole miserabili o in tragici grattacieli: questi uomini dai volti uguali a quelli dei morti, senza connotati e senza luce se non quella della vita, questi sono i servi
È da questa divisione che nasce la tragedia e la morte. La bomba atomica col suo funebre cappuccio che si allarga in cieli apocalittici è il futuro di questa divisione. Sembra non esservi soluzione da questa impasse, in cui si agita il mondo della pace e del benessere. 
Forse solo una svolta imprevista, inimmaginabile... una soluzione che nessun profeta può intuire... una di quelle sorprese che ha la vita quando vuole continuare... forse... Forse il sorriso degli astronauti: quello forse, è il sorriso della vera speranza, della vera pace. Interrotte, o chiuse, o sanguinanti le vie della terra, ecco che si apre, timidamente, la via del cosmo...
P.P. Pasolini, La rabbia, in VIE NUOVE n. 38, Roma, 20 settembre 1963


I beni superflui rendono superflua la vita
Pier Paolo Pasolini


Per il nuovo capitalismo, che si creda in Dio, nella Patria o nella Famiglia, è indifferente. Esso ha infatti creato il suo nuovo mito autonomo: il Benessere. E il suo tipo umano non è l'uomo religioso o il galantuomo, ma il consumatore felice d'esser tale.
n. 1 a. XXXI,4 gennaio 1969



"...io per borghesi non intendo tanto una classe sociale quanto una vera e propria malattia..."
[P.P. Pasolini, rubrica "Il Caos" n. 32, 6 agosto 1968 - ora in I dialoghi, Editori Riuniti 1992].


Da cosa è stata caratterizzata tutta questa mia produzione,
in maniera assolutamente schematica e semplicistica?
È stata caratterizzata prima di tutto da un mio istintivo e profondo odio contro lo stato in cui vivo.
Dico proprio "stato": E intendo dire "stato di cose"
e "Stato" nel senso proprio politico della parola.
Lo stato capitalistico piccolo-borghese
che io ho cominciato a odiare fin dall'infanzia.
Naturalmente con l'odio non si può nulla...
Infatti non son riuscito a scrivere mai una sola parola
che descrivesse, si occupasse o denunciasse
il tipo umano piccolo-borghese italiano.
Il senso di repulsione è così forte che non riesco a scriverne.
Quindi ho scritto nei miei romanzi
soltanto di personaggi appartenenti al popolo.
Io vivo cioè senza rapporti con la piccola borghesia italiana.
Ho rapporti o con il popolo o con gli intellettuali.
La piccola borghesia sì però è riuscita ad avere rapporti con me.
E li ha avuti attraverso i mezzi che ha in mano
ossia la magistratura e la polizia.
E ha intentato una serie di processi alla mia opera.
Pier Paolo Pasolini



"La cultura si secca, appassisce:
l’orto ben coltivato torna selvaggio.
Ciò che era ordine è di nuovo caso.
Una foglia marcia, un cespuglio si interroga senza rispondersi
nella malinconia delle stagioni naturali.
Avere appreso non significa nulla, se non si apprende.
Ma l’uomo, come il sole, si stanca.
Gli interessi, le passioni non sono più novità.
Così, alle volte, a più di quarant’anni
si torna adolescenti: si sa soltanto
ciò che si sapeva allora.
Ma è un sapere freddo come il sole dei giorni
e delle stagioni, quando tutto torna com’era.
Tuttavia, quasi per vendetta contro questo mio fallimento
io voglio tornare ancora più indietro.
Con l’aridità il Non-Amore celebra i suoi trionfi,
ma in compenso (l’Amore è sempre il più forte)
anch’esso mi dà qualcosa."
Pier Paolo Pasolini, «Appendice a 'Bestemmia'»

Tra il 1949 e il 1979 Pasolini subì trentatré processi: a ogni nuova uscita di un suo libro o di un suo film seguiva una denuncia e relativo procedimento giudiziario. In nessuno dei processi affrontati Pasolini ebbe mai alcuna sentenza di condanna (e, pensate, non vi furono né prescrizioni né rinvii, né ricusazioni di giudici eccetera eccetera...). Più odiato che amato in vita - soprattutto a causa della sua critica inesauribile al potere politico costituito (quello dei governi democristiani in carica e quello dell'opposizione comunista) - la sua opera multiforme (comprendente narrativa, poesia, saggistica, giornalismo, cinema, teatro, pittura) iniziò dopo la sua scomparsa ad essere oggetto di studi sistematici. Considerato dagli storici letterari uno dei maggiori scrittori del XX secolo, è oggi uno tra i più letti.


‘Ne La Mortaccia , il mio nuovo libro, userò lo stesso procedimento linguistico: ma con degli ovvi allargamenti. Infatti la prostituta Teresa scende all’inferno, secondo la visione e lo schema dantesco e l’inferno è sempre come visto da lui ’ ci sarà dunque la fusione tra la sua lingua – il romanesco della malavita – e la mia del relatore – l’italiano letterario. Ma poiché all’inferno si incontreranno personaggi di tutti i generi – dai ministri democristiani a Stalin, dai ladri e dai magneccia a Moravia, dai napoletani ai milanesi – è chiaro che nelle storie particolari di questi personaggi dovrò adottare diverse contaminazioni linguistiche. ’ ‘La mia opera sarà comica esatirica: lo schema dell’ Inferno dantesco è un elemento comico: ed è quindi esplicito e dichiarato: né più némeno che come succederebbe in un avanspettacolo.’
( Dialoghi, 69) citati da: Pier Paolo Pasolini M. A.Bazzocchi, p.87



"Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell'esperienza speciale che è la cultura."
Dialoghi con Pasolini su «Vie Nuove» 1965


Quanto al futuro, ascolti:
i suoi figli fascisti
veleggeranno
verso i mondi della Nuova Preistoria.
Io me ne starò là,
come colui che
sulle rive del mare
in cui ricomincia la vita.
Solo, o quasi, sul vecchio litorale
tra ruderi di antiche civiltà,
Ravenna, Ostia, o Bombay - è uguale -
con Dei che si scrostano, problemi vecchi
- quale la lotta di classe -
che si dissolvono...
Come un partigiano
morto prima del maggio del '45,
comincerò piano piano a decompormi,
nella luce straziante di quel mare,
poeta e cittadino dimenticato
Pier Paolo Pasolini







Così non si può più andare avanti.
Perché avete lasciato che i nostri figli fossero educati dai borghesi?
Perché avete permesso che le nostre case fossero costruite dai borghesi?
Perché avete tollerato che le nostre anime fossero tentate dai borghesi? [1].
Perché avete protestato solo a parole mentre pian piano la nostra cultura [2]
si andava trasformando in una cultura borghese?
Perché avete accettato che i nostri corpi vivessero una cultura borghese?
Perché non vi siete ribellati alla nostra ansia, che si giustificava giorno per giorno con lo strappare qualcosa alla miseria, ad avere una vita borghese?
Perché vi siete condotti in modo da trovarvi di fronte a questo fatto compiuto, e, vedendo che ormai non c'era più niente da fare, eravate disposti a salvare il salvabile, partecipando, realisticamente, al potere borghese?
Così non si può più andare avanti.
Bisognerà tornare indietro, e ricominciare daccapo.
Perché i nostri figli non siano educati dai borghesi [3],
perché le nostre case non siano costruite dai borghesi [4],
perché le nostre anime non siano tentate dai borghesi.
Perché se la nostra cultura, non potrà e non dovrà più essere la cultura della povertà [5],
si trasformi in una cultura comunista. [6]
Perché la nostra ansia, se è giusto che non sia più ansia di miseria, sia ansia di beni necessari.
Torniamo indietro, col pugno chiuso, e ricominciamo daccapo.
Non vi troverete più di fronte al fatto compiuto di un potere borghese ormai destinato a essere eterno.
Il vostro problema non sarà più il problema di salvare il salvabile. Nessun compromesso.
Torniamo indietro. Viva la povertà. Viva la lotta comunista per i beni necessari.
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[1] Beni di consumo, televisione ecc.
[2] Sapere, modo di essere.
[3] A scuola e fuori, in modo da ridurli a degradati imitatori.
[4] Con tutto quello che c'è dentro.
[5] «Cultura» contadina, proletaria, paleoindustriale, particolare, dialettale.
[6] Si accenna a una «rivoluzione culturale», in cui l'egemonia marxista sia garanzia di libertà dell'uomo dalla scienza applicata e dalla sua ideologia.
Pier Paolo Pasolini, "Appunto per una poesia in terrone"; da La nuova gioventù, Einaudi, Torino, 1975

Detta così sarebbe una stupidaggine. Ma la cosiddetta scuola dell’obbligo fabbrica per forza gladiatori disperati. La massa si fa più grande, come la disperazione, come la rabbia. Mettiamo che io abbia lanciato una boutade (eppure non credo) Ditemi voi una altra cosa. S’intende che rimpiango la rivoluzione pura e diretta della gente oppressa che ha il solo scopo di fari libera e padrona di se stessa. S’intende che mi immagino che possa ancora venire un momento così nella storia italiana e in quella del mondo. Il meglio di quello che penso potrà anche ispirarmi una delle mie prossime poesie. Ma non quello che so e quello che vedo. Voglio dire fuori dai denti: io scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi. È vero che sogna la sua uniforme e la sua giustificazione (qualche volta). Ma è anche vero che la sua voglia, il suo bisogno di dare la sprangata, di aggredire, di uccidere, è forte ed è generale. Non resterà per tanto tempo l’esperienza privata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato "la vita violenta". Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere. Beati voi che siete tutti contenti quando potete mettere su un delitto la sua bella etichetta. A me questa sembra un’altra, delle tante operazioni della cultura di massa. Non potendo impedire che accadano certe cose, si trova pace fabbricando scaffali.
Pier Paolo Pasolini


"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come."
Pier Paolo Pasolini


"L'italia è nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. l'italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione."
Pier Paolo Pasolini 1975


C'è da chiedersi cos'è più scandaloso: se la provocatoria ostinazione dei potenti a restare al potere o l'apolitica passività del paese ad accettare la loro stessa fisica presenza.
Pier Paolo Pasolini


L'uomo è sempre stato conformista. La caratteristica principale dell'uomo è quella di conformarsi a qualsiasi tipo di potere o di qualità di vita trovi nascendo. Forse biologicamente l'uomo è narciso, ribelle, ama proprio la propria identità, ma è la società che lo rende conformistico e lui ha chinato la testa una volta e per sempre di fronte agli obblighi delle società, lo mi rendo ben conto che, se le cose continuano cosi, l'uomo si meccanizzerà talmente, si allineerà talmente, diventerà cosi antipatico e odioso che questa libertà qui se ne andrà completamente perduta.
Pier Paolo Pasolini



Le società di classe c'è ancora?
"Le classi ci sono ma - è questo il punto originale dell'Italia - la lotta di classe è sul piano economico, non più sul piano culturale. Adesso la differenza è economica tra un borghese e un operaio, ma non c'è più differenza culturale fra i due".
Da intervista a Stoccolma del 30 ottobre 1975


L'Italia – e non solo l'Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l'immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.
Pier Paolo Pasolini - Lettere luterane



Ognuno odia il potere che subisce. Quindi io odio con particolare veemenza il potere di questi giorni, oggi 1975. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile che non ha niente da invidiare alle manipolazioni fatte da Himmler o Hitler, li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori alienanti e falsi. I valori del consumo che compiono quello che Marx chiama il genocidio delle culture viventi, reali.
Pier Paolo Pasolini



Pier Paolo Pasolini, «il Tempo», 17 maggio 1969
Proprio un anno fa ho scritto una poesia sugli studenti, che la massa degli studenti, innocentemente, ha “ricevuto” come si riceve un prodotto di massa: cioè alienandolo dalla sua natura, attraverso la più elementare semplificazione. Infatti quei miei versi, che avevo scritto per una rivista “per pochi”, “Nuovi Argomenti”, erano stati proditoriamente pubblicati da un rotocalco, “L’Espresso” (io avevo dato il mio consenso solo per qualche estratto): il titolo dato dal rotocalco non era il mio, ma era uno slogan inventato dal rotocalco stesso, slogan (“Vi odio, cari studenti”) che si è impresso nella testa vuota della massa consumatrice come se fosse cosa mia. Potrei analizzare a uno a uno quei versi nella loro oggettiva trasformazione da ciò che erano (per “Nuovi Argomenti”) a ciò che sono divenuti attraverso un medium di massa (“L’Espresso”).
Mi limiterò a una nota per quel che riguarda il passo sui poliziotti.
Nella mia poesia dicevo, in due versi, di simpatizzare per i poliziotti, figli di poveri, piuttosto che per i signorini della facoltà di architettura di Roma […]; nessuno dei consumatori si è accorto che questa non era che una boutade, una piccola furberia oratoria paradossale, per richiamare l’attenzione del lettore, e dirigerla su ciò che veniva dopo, in una dozzina di versi, dove i poliziotti erano visti come oggetti di un odio razziale a rovescia, in quanto il potere oltre che additare all’odio razziale i poveri - gli spossessati del mondo - ha la possibilità anche di fare di questi poveri deglì strumenti, creando verso di loro un’altra specie di odio razziale; le caserme dei poliziotti vi erano dunque viste come “ghetti” particolari, in cui Ia “qualità di vita” è ingiusta, più gravemente ingiusta ancora che nelle università”
Pier Paolo Pasolini, «il Tempo», 17 maggio 1969





Pedagogia della sconfitta

Rosaria Gasparro, un nome da tenere bene a mente, una maestra elementare di grande valore, “vittima” di un apocrifo virale diventato un plagio e che attraverso ripetuti e maldestri ruba-e-incolla ha portato ad attribuire a Pasolini un suo scritto di mesi fa (gennaio, nel giorno del mio compleanno!) sul valore della sconfitta.
Ricopio qui il testo originario e un lungo commento che Rosaria ha fatto in un mio rilancio del testo …pasoliniano
Elogio della sconfitta
Questa la citazione di Pasolini che Rosaria aveva inserito nel post originario
Citazione Pasolini
Il commento di Rosaria che rende ancor di più il significato e la portata pedagogica dell’attenzione alle dinamiche della sconfitta e al loro influsso sulla costruzione della personalità:
Una riflessione sulla sconfitta come possibilità da esplorare, per sdoganarla dalla negatività dell’accezione e agirla nella sua doppia dimensione di formazione e di liberazione dall’ossessione del successo e dalla sindrome del migliore. Un carico insopportabile che produce ansie, frustrazioni, presunzioni, individualismi, competizione. Solitudini. 
Come maestra conosco il potere dell’errore, la sua carica creativa e il ridimensionamento di ogni delirio d’onnipotenza. Lavorare sulla dimensione della fallibilità, in un mondo assillato dalla perfezione e dalla vittoria, ci permette d’ imparare l’umanissima arte del perdere e paradossalmente ci rende meno vulnerabili nella nostra ricerca di vita. Perché ogni giorno perdiamo qualcosa, ma sarebbe terribile perdere sé stessi, perdere la relazione con la vita, degradarla nel considerarla una partita dove si vince o si perde
Per chiudere la mia riflessione citavo un pensiero di Pasolini. Ed è stato subito un copia e incolla compulsivo. Un rubi e fuggi in cui sono sparite le virgolette e le persone “nessune”. Sono scomparsa io e il tutto è stato attribuito a Pasolini. Divertente. In genere il plagio è al contrario. È così che è nato un apocrifo che è diventato virale. Ho provato a contattare i siti, le pagine Facebook, i blogger (qualcuno ne ha fatto il suo articolo), i giornalisti e gli studiosi di Pasolini (sic!) per segnalare il falso. Senza successo. Sono grata a Lucia Senesi per il suo contributo di luce. D’altronde basta leggere Pasolini e chiedersi come mai prima del 23 gennaio 2014 in rete non ci fosse questa piccola riflessione. D’altronde di sconfitta parlavo e del valore sotteso di sentirsi nessuno, e questo è quanto è accaduto.
Dopo averlo commentato come fosse un testo di Pasolini (tutto sommato, credibile come pasoliniano) lo  ho letto e riletto sapendolo scritto da una maestra, da una grande maestra, e lo ho trovato di grande e rara potenza educativa.
Lavorare sulla sconfitta, ma anche sulla non ricerca della vittoria, del successo, è un’operazione di grande umanità a cui tutte le persone dovrebbero essere sensibilizzate. Avremo persone migliori, più vere, più vive, più felici.
Ne farei tema di un percorso didattico e inserirei la gestione della sconfitta tra le skill life riservandole un posto d’onore nella nuove competenze chiave di cittadinanza (scusatemi questa chiusura decisamente prosaica e volgare che ci riporta all’arida meccanica dell’apprendimento ministerializzato).
http://www.giannimarconato.it/2015/11/pedagogia-della-sconfitta/





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