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venerdì 13 gennaio 2012

Paul Watzlawick. L'illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un'unica realtà.


Un efficace fattore di disturbo nelle relazioni consiste nel concedere al partner solo due possibilità di scelta e, non appena ne scelga una, nell'accusarlo di non aver scelto l’altra.
Paul Watzlawick, psicologo austriaco



"Chi vuol fare del bene, lo faccia nelle piccole cose;
il bene comune é la scusa dei patrioti, degli uomini politici e dei furfanti"
(Samuel Butler)
Citato da Paul Watzlawick in "Di bene in peggio"


“Ci logoriamo di lavoro per far sì che gli uomini siano convinti che esiste una unica visione della realtà, cioè la propria; li suggestioniamo fino a persuaderli di sapere con assoluta certezza cosa c’è nella testa degli altri, in modo che ogni verifica appaia inutile è eppure c’è sempre qualcuno che esce dai ranghi e rovina tutto
Paul Watzlawick, Di bene in peggio-Istruzioni per un successo catastrofico


"La parola magica su cui poggia la speranza di una comprensione globale del mondo che sia matematica, e cioè definitiva e indipendente dalla volontà umana, è digitalizzazione. Per rendere digeribile al compagno computer una certa informazione, è infatti necessario tradurla in un linguaggio matematico chiamato digitale (dall'inglese digit, cifra). L'idea di una siffatta comprensione scientifica della realtà vera dovrebbe risalire a Lord Kelvin, al quale dobbiamo la significativa affermazione: Everything that exists, exists in a quantity and can therefore be measured. (Tutto ciò che esiste, esiste quantitativamente e può quindi essere misurato.)
Senza approfondire l'argomento, accenneremo al fatto che esiste anche un altro "linguaggio" di questo tipo, quello dell'analogia. È noto che un'analogia non è un'unità di misura, che non è dunque quantitativamente identica a quanto attraverso di essa viene rappresentato, ma ne esprime invece la qualità. (Anche in ambito scientifico, sia detto fra parentesi, si vanno moltiplicando gli avvisi secondo i quali la quantità non sarebbe che una proprietà della qualità.) Nel secondo capitolo abbiamo già definito questa differenza come la differenza esistente tra "più dello stesso" e "diverso". E questo è il nocciolo della questione: taluni fenomeni del nostro mondo si oppongono (almeno per ora) caparbiamente alla propria digitalizzazione e quindi a essere compresi razionalmente: pensiamo alle già citate percezioni, ai sentimenti, ai simboli; al mondo disordinato, orfico, illusorio, enigmatico, irragionevole, indefinibile dei colori e dei profumi, di tutta la gamma dell'inesprimibile, di ciò che in molti modi comunicano artisti e poeti, alla visione di un tramonto, agli occhi di un gatto, ai suoni di una sinfonia. Tutto questo e ben altro ancora deve essere digitalizzato prima che sorga finalmente il Mondo nuovo fatto di "zero e uno" , prima che scocchi la famosa 25a ora.
D'altra parte, è molto più semplice stabilire un solido rapporto con un computer piuttosto che con altri esseri umani. Il computer non ha sbalzi d'umore, è assolutamente onesto, non sbaglia mai, con lui non si deve litigare. Come contropartita chiede solo un intelletto trasparente; in compenso ripaga in moneta sonante: basta osservare la situazione kafkiana degli studenti d'informatica che, seduti in lunghe file davanti ai loro schermi, imprecano disperati quando non viene loro fornita una certa risposta, e si riempiono di soddisfazione quando - avendo premuto i tasti giusti - la sfinge onnisciente da loro l'assoluzione. Chi può aversene a male se aspettano con tanta ansia il giorno in cui l'analogo sarà stato definitivamente estirpato e tutte le umane cose ubbidiranno finalmente alle leggi digitali?
Finché non sarà scoccata la 25a ora di Gheorghiu, si potrà sempre cercare appoggio e consolazione nel cugino del computer, l'altra meraviglia della digitalizzazione, il televisore. Sorprendentemente già Cicerone sembrava conoscerlo ed essere al corrente dei suoi effetti, quando nell'80 a.C. scriveva:
Se a ogni ora siamo costretti ad assistere ad avvenimenti raccapriccianti, alla fine noi tutti, anche coloro che per natura sono più sensibili, a causa del costante susseguirsi di dolorose impressioni, perdiamo ogni sentimento per l'umanità.
Certo, questo effetto si cela dietro la facciata di una sogghignante demenza. Su questo argomento, ossia su come gli esseri umani possano divertirsi a morte, ha detto tutto Neil Postman . Rimando quindi a quella fonte. Oltre a Postman, vale la pena citare il sociologo francese Jean Baudrillard, il quale - con minor gaiezza e soffermandosi su temi certamente meno divertenti -nelle sue conferenze analizza Voscenità della televisione, tematica affine a quella già affrontata da Cicerone. Il termine non fa riferimento all'abituale significato di osceno, bensì all'effetto abbrutente che esercitano la violenza, le pozze di sangue, le vittime di incidenti stradali, mostrate sera dopo sera dai notiziari televisivi, e soprattutto all'ignobile e irrispettoso soffermarsi delle telecamere su esseri umani colti in particolari situazioni di disperazione e di dolore: la madre al cospetto del cadavere del figlio, il volto di un morente, le domande cretine rivolte a chi, essendo appena scampato a un pericolo mortale, ha bisogno solo di tranquillità e raccoglimento. Questo atteggiamento voyeuristico, la totale assenza di rispetto di fronte al dolore umano, meritano sicuramente la definizione di osceno (soprattutto se nell'istante successivo a essi si sovrappone l'allegra canzoncina che pubblicizza una marca di sigarette). Naturalmente noi tutti sappiamo che i media, così facendo, adempiono disinteressatamente al loro sacro dovere sociale, e soprattutto democratico, di informare i cittadini, un dovere che noi tutti rispettiamo...
Questo è il retroterra culturale nel quale le proposte di ipersoluzioni diventano credibili per milioni e milioni di esseri umani."
Paul Watzlawick. Di bene in peggio Istruzioni per un successo catastrofico


Se il piede di un uomo colpisce un sasso, l'energia viene trasferita dal piede al sasso.
Il sasso verrà messo in movimento e spostato finché non si fermerà in una posizione che è determinata esclusivamente da fattori come la quantità di energia trasmessa, la forma e il peso del sasso, la natura della superficie su cui è rotolato.
Se l'uomo da un calcio ad un cane anziché a un sasso il cane può saltare su a morderlo.
In questo caso il rapporto tra calcio e morso è assai diverso. Non si ha dunque trasmissione di energia ma di informazione. In altre parole, il calcio è un comportamento che comunica qualcosa al cane e a questa comunicazione il cane reagisce con un'altra comunicazione comportamento.
Paul Watzlawick

"Il comportamento è l'intreccio tra quanto si crede di essere, quello che si vorrebbe essere e ciò che non si sa di essere".
Paul Watzlawick


"Il numero di coloro che, con competenza e consapevolezza, si costruiscono la propria infelicità può sembrare relativamente grande. Infinitamente più elevato è però il numero di quelli che, anche in questo campo, hanno bisogno di consiglio e aiuto"
Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici


"Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità salgano solo bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al punto che non gli rimanga altro da fare che dormire, divorare dolci e pensare alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo per insultare. Egli metterà in gioco persino i dolci e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità…”
Queste parole uscirono dalla penna dell’uomo che Friedrich Nietzsche considerava il più grande psicologo di tutti i tempi: Fëdor Mikhailovič Dostoevskij. E tuttavia esse esprimono, anche se in forma piacevole e convincente, ciò che la saggezza popolare conosce da sempre: nulla è più difficile da sopportare di una serie di giorni felici."
Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici





 
tutto è intrecciato ..i pensieri poi ..
la parola Pensiero è correlata etimologicamente alla parola latina pènsum, che significò la quantità di lana pesata, dacché le cosiddette “ancelle pensili”, giovani “operaie-intellettuali”, avevano il compito di stimare il peso della lana, meditando, vale a dire esercitando la funzione “mentale” del pe-n-sare, appunto!
massimo corbucci


"Per rendersi conto che una strada è errata bisogna prima percorrerla. Questa considerazione lapalissiana corrisponde a uno dei principi del cosiddetto costruttivismo - lo studio del modo in cui noi umani creiamo le nostre realtà -, secondo il quale della realtà "vera" (ammesso che esista) noi sappiamo sempre solo ciò che essa non è. Uno dei maggiori esponenti del costruttivismo radicale, lo psicologo Ernst von Glasersfeld, scrive:
"Il sapere viene edificato dall'organismo vivente al fine di organizzare quanto più possibile il flusso di per sé informe del vissuto in esperienze ripetibili fra le quali intercorrano rapporti relativamente fidati. Le possibilità di costituire in questo modo un ordine vengono sempre determinate dai precedenti passi nella costruzione. Ciò significa che il mondo "reale" si evidenzia solo laddove le nostre costruzioni falliscono. Tuttavia, dato che possiamo descrivere e spiegare il fallimento sempre e solo in base ai concetti che abbiamo utilizzato per edificare la struttura fallita, esso non può mai fornirci l'immagine del mondo che potremmo ritenere responsabile del fallimento."
Questa prospettiva ha il vantaggio di introdurre -almeno spero - un comune denominatore nel pasticcio di soluzioni giuste ed errate di cui si compone questo libro. E a questo punto vorrei citare, forse con un pizzico di megalomania, quel passo dal Tractatus di Wittgenstein (sezione 6.54) in cui anche il filosofo fa riferimento per così dire alle "vie errate":
Le mie proposizioni si spiegano così: colui che mi comprende infine le riconosce insensate, se è salito per esse - su esse - oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettar via la scala dopo che v'è salito.) "
Paul Watzalawick, Di bene in peggio, Istruzioni per un successo catastrofico


Mi auguro che questa opera possa contribuire, sia pure in modo limitato, a far comprendere la portata di queste forme di violenza psicologica, rendendo più difficile ai moderni fanatici dello stupro mentale e del lavaggio del cervello, nonchè ai sedicenti salvatori del mondo, l'esercizio del loro malvagio potere.
Paul Watzlawick, La realtà della realtà


L'illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un'unica realtà
Paul Watzlawick


La credenza che la realtà che ognuno vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni
Paul Watzlawick


Non esiste qualcosa che sia un "non comportamento".
L'attività o l'inattività le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio; il fatto che non si parli o che non ci si presti attenzione reciproca non costituisce eccezione.
Paul Watzlawick


Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare.
L'attività o l'inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.
Paul Watzlawick, psicologo austriaco



Nulla è più difficile da superare di una serie di giorni felici. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente ci abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca alla felicità. Cosa e dove saremmo senza la nostra infelicità? Essa ci é, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.
Paul Watzlawick, "Istruzioni per rendersi infelici"


La Talking Cure, cioé la cura attraverso la parola, ha un precedente illustre in Antifonte di Atene, sofista vissuto nella seconda metà del V sec. inventore di un arte consolotoria. Ecco cosa dice Watzlawick che lo definisce "il precursore della nostra moderna pragmatica nella misura in cui sembra aver volto la sua ricerca principalmente alla comprensione concettuale e all'applicazione, come metodo di cura, delle regole dell'interazione linguistica. A questo scopo egli in primo luogo faceva parlare il malato della sua sofferenza e lo aiutava poi con un tipo di retorica che utilizzava appunto, sia nella forma sia nel contenuto, le asserzioni dello stesso malato, e che dunque, in senso del tutto moderno, si poneva al servizio di una ristrutturazione di ciò che il malato riteneva `reale' o `vero' - e dunque del cambiamento dell'immagine del mondo per la quale egli soffriva"
Paul Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica


"Per quanto le correnti classiche della psicoterapia differiscano e siano spesso tra loro in contraddizione, esse hanno una ipotesi in comune: che i problemi si possano risolvere soltanto scoprendone le cause. Questo dogma è fondato sulla credenza in una causalità lineare e unidirezionale, che scorre dal passato al presente, e che a sua volta genera l’apparentemente ovvia necessità di raggiungere un insight sulle cause prima che possa avvenire un cambiamento. Permettetemi di fare un’osservazione per certi versi eretica: né nella mia vita personale (a dispetto di tre anni e mezzo di analisi in formazione) né nella mia successiva attività di analista junghiano, né nelle vite dei miei pazienti mi sono mai imbattuto in questo magico effetto dell’insight".
Paul Watzlawick, Guardarsi dentro rende ciechi


Il relazionale ci abita al di là di ogni ragionevole dubbio ed é a volte talmente inestricabile, che il parlare di causalità declina verso una pericolosa paralogia. In quel bellissimo testo che é "La prospettiva relazionale" ..."Una vecchia storia europea racconta di un detective che abita come inquilino in una pensione dove sono accaduti alcuni suicidi misteriosi. Egli nota dalla sua finestra una vecchia che tesse nel cortile. Ipnotizzato dai suoi elaborati movimenti comincia ad imitarli. Allora con lento orrore si accorge che è lei che segue i suoi movimenti, non lui che segue quelli di lei. Essendosi causa ed effetto inestricabilmente aggrovigliati, si getta dalla finestra sul telaio"
Paul Watzlawick, John H. Weakland, La prospettiva relazionale


Se un individuo viene punito per la corretta percezione del mondo esterno o di se stesso da un "altro" significativo (ad es. un bambino dal genitore), imparerà a diffidare dei dati dei propri sensi. Di conseguenza gli verrà detto probabilmente, da altri individui significativi, di sforzarsi maggiormente per percepire correttamente; in ciò sta implicito: "Devi essere matto, altrimenti non vedresti le cose in questo modo.
Paul Watzlawick. La realtà della realtà


Un comportamento "folle" non è necessariamente la manifestazione di una mente malata, ma può essere l'unica reazione possibile ad un contesto/ambiente in cui si comunica in maniera assurda e insostenibile.
Paul Watzlawick




Preferisco essere matto per conto mio che sano per compiacere gli altri...diceva con una forma sicuramente più elegante e precisa Nietzsche.


Loro mi ritengono pazzo perché non sono disposto a vendere i miei giorni in cambio di oro
e io ritengo loro pazzi perché pensano che i miei giorni possano avere un prezzo
Khalil Gibran


IL MONDO DEI PAZZI.
Fu nel parco di un manicomio che incontrai un giovane con il volto pallido e bello, colmo di stupore.
E sedetti accanto a lui sulla panca, e dissi:
“Perché sei qui?”.
E lui mi rivolse uno sguardo attonito e disse:
“È una domanda poco opportuna, comunque risponderò.
Mio padre voleva fare di me una copia di se stesso,e così mio zio.
Mia madre vedeva in me l’immagina del suo illustre genitore.
Mia sorella mi esibiva il marito marinaio come il perfetto esempio da seguire.
Mio fratello riteneva che dovessi essere identico a lui: un bravissimo atleta.
Ed anche i miei insegnanti, il dottore in filosofia,e il maestro di musica,e il logico,erano ben decisi:
ognuno di loro,voleva che io fossi il riflesso del suo volto in uno specchio.
Per questo sono venuto qui.
Trovo l’ambiente più sano.
Qui almeno posso essere me stesso.”
E di scatto si volse verso me e chiese:
“Anche tu sei qui a causa dell’educazione e dei buoni consigli?”
Ed io risposi:” No, sono qui in visita”.
E lui disse:
” Ah, ho capito. Vieni dal manicomio dall’altra parte del muro”.
Khalil Gibran


La profezia "che si realizza da sé", sulla quale spesso non si riflette, ma che di fatto accade. Eccone un esempio narrato da Watzlawich, Weakland e Fisch, fondato appunto sul fatto che quando qualcuno fa una predizione, cioè ritiene che un evento accadrà veramente, quell'evento finirà per accadere sul serio. Ecco l'esempio: "Una vecchia zitella che abita in fondo al fiume chiama la polizia per avvertirla che, davanti casa sua, alcuni ragazzi fanno il bagno nudi. L'ispettore, manda sul posto uno dei suoi uomini, che ordina ai ragazzacci di andare a nuotare più in là, dove non ci sono più case. Il giorno seguente la donna telefona di nuovo: i ragazzi si vedono ancora. Il poliziotto torna e li fa allontanare ancora di più. Dopo un pò l'ispettore è nuovamente chiamato dall'indignata signora, che si lamenta: "Dalla finestra della mia soffitta li posso vedere ancora col cannocchiale!" Il commento di Watzlawich é il seguente: "A questo punto ci si potrebbe chiedere: cosa farebbe la signora se i ragazzi scomparissero dalla sua visuale? Forse comincerebbe a fare lunghe passeggiate lungo il fiume, forse le basterebbe sapere che da qualche parte qualcuno fa il bagno nudo. Una cosa sembra certa: l'idea la preoccuperà ancora. E' la cosa più importante, in un'idea così scrupolosamente coltivata, é che essa può determinare la propria realtà"
Watzlawich, Weakland e Fisch, Change



"La scoperta più inaspettata e, quindi, più sconcertante che un terapeuta possa fare all'inizio della sua carriera é l'atteggiamento ambivalente dei propri clienti nei confronti del cambiamento. Da una parte essi chiedono il nostro sostegno per intervenire su un problema doloroso e che forse mette perfino in pericolo la loro vita , dall'altra -quasi come se la mano destra non sapesse cosa sta facendo la sinistra- resistono strenuamente al cambiamento o, se, e quando quello avviene, si lamentano che la cura é peggiore della malattia. Ben noto dai tempi della terapia individuale come un'apparente perversione della mente umana, questo fenomeno é particolarmente evidente nella terapia di coppia e in quella familiare. Le famiglie che intraprendono una psicoterapia arrivano invariabilmente a dire, in un modo o nell'altro "Riportateci a quando il problema non si era ancora presentato, quando tutti eravamo felici" Di fronte a questo obiettivo impossibile, é destinata al fallimento e alla frustrazione. Dallo studio dell'interazione, sappiamo che i sistemi naturali hanno una propria "individualità", le cui caratteristiche non sono riducibili a quelle degli organismi individuali che compongono il sistema stesso. Ma proprio come ogni sottosistema cui si riferisce abitualmente come a un individuo, i sistemi lottano per la propria sopravvivenza in quanto sistemi;ossia resistono attivamente a qualunque cambiamento della loro strutturaDa qui la richiesta paradossale "Cambiateci, senza cambiarci", anche quando un tale ostinato mantenimento della struttura può essere ottenuto solo al prezzo di sofferenze acute e di disfunzioni in uno o più sottosistemi"
Paul Watzlawick, 1921- 2007, Guardarsi dentro rende ciechi



L'“incipit del capitolo 11 tratto dal saggio
Guardarsi dentro rende ciechi “di Paul Watzlawick, porta in esergo questo titolo molto significativo:
La terapia é ciò che volete che sia”.
Mi piace riportarne un brano di seguito, per i tanti interrogativi che pone, a cui non é facile dare risposte, ma se non altro forse generativo se non altro di altre domande. [...]
Detto capitolo riporta un curioso episodio, che poi non é tanto curioso, a mio avviso, se lo si legge, riuscendo a liberarsi da un errore epistemologico che é quello di operare letture di fatti e situazioni in chiave lineare, decontestualizzata dai luoghi e dal complesso di eventi, in cui essi si declinano. L'episodio in questione riporta un curioso incidente accaduto alla fine di aprile del 1988, riportato dal quotidiano La Nazione. I fatti in breve: una donna, diagnosticata psicotica, ricoverata temporaneamente al Policlinico della città di Grosseto, stava per essere trasferita in una clinica psichiatrica di Napoli, città in cui la medesima era nata. Però non appena i volontari della Croce Rossa si erano accostati a lei per farla salire in ambulanza, la donna aveva cominciato a scompensarsi, esibendo comportamenti estremamente aggressivi, che poi, rapidamente finirono per culminare in segni di chiara spersonalizzazione al punto che la stessa sosteneva di essere un' altra persona. Ai volontari non restò che ricorrere a metodi di costrizione fisica, per poterla caricare di forza in ambulanza. Però, mentre l'ambulanza si dirigeva sull'autostrada, nei pressi di Roma la polizia la bloccò costringendo i volontari a ritornare a Grosseto. Perché, cos'era accaduto? Era accaduto che si era scoperto che la poveretta in questione non era la “vera “paziente , bensì una visitatrice occasionale, andata in ospedale a trovare un amico ricoverato per un intervento chirurgico. I fatti in questione cosa dimostrano? Dice il Nostro Watzlawick, che l'incidente spiacevole non fa altro che testimoniare quanto già aveva dimostrato nel 1973 David Rosehan psicologo presso la Stanford University, recentemente scomparso, che vedeva la diagnosi di malattia mentale condizionata in molti casi, più dai luoghi, in particolare l'istituto psichiatrico o lo stesso ambulatorio specialistico, che dalle reali caratteristiche dei pazienti. In altri termini che “essere sano in un ambiente folle, come nella fattispecie”, può creare una situazione nella quale ogni manifestazione di sanità diventa un'ulteriore prova di follia”. Si chiede Watzlawick se questo errore epistemologico, come lo avrebbe chiamato Gregory Bateson, può rappresentare la premessa della nostra definizione di patologia e se esso può anche verificarsi nel regno che noi chiamiamo terapia? In altri termini, può essere che la denotazione ma sopratutto la connotazione del significante linguistico “terapia”, sia un nome che diamo a qualcosa che, una volta gli venga dato quel nome, crea da sé una propria realtà?Le parole sono pietre anzi come dice Umberto Eco nel suo saggio “ Segno e inferenza “: “Siamo come soggetti, ciò che la forma del mondo prodotta dai segni ci fa essere......Solo la mappa della semiosi, come si definisce a un dato stadio della vicenda storica (con la bava e i detriti della semiosi precedente che si trascina dietro) ci dice chi siamo e cosa (o come) pensiamo. La scienza dei segni è la scienza di come si costituisce storicamente il soggetto” E allora? Sempre U.Eco, nello stesso saggio, ci rammenta che “Di fatto, dunque, gli uomini e le parole si educano reciprocamente: ogni accrescimento di informazione in un uomo comporta ed è comportato da un corrispondente accrescimento di informazione di una parola. La parola o segno che l'uomo usa è l'uomo stesso”. Ci dobbiamo interrogare sull'uso del linguaggio ma anche sui contesti attraverso cui esso prende significato e forma all'interno di un sistema purtroppo gerarchizzato, in cui prevale “L'ordine del discorso” che stabilisce chi ha diritto alla parola che conta e chi non ce l'ha? Allora aveva ragione Lewis Carroll che nel suo capolavoro, così riteneva che andassero le cose?” Quando io uso una parola» disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante, «questa significa esattamente quello che decido io… né più né meno.»«Bisogna vedere» disse Alice «se lei può dare tanti significati diversi alle parole.»«Bisogna vedere» disse Humpty Dumpty «chi è che comanda… è tutto qua.»
(Lewis Carroll,Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò)
In questo caso comanda chi gestisce posizioni di potere, in un contesto patologizzante in cui può anche succedere che a farne le spese sia solo un occasionale malcapitato, inopinatamente connotato come folle, suo malgrado.




Assiomi della comunicazione
1° assioma - È impossibile non comunicare anche in assenza di comunicazione verbale, comunichiamo comunque qualcosa attraverso il comportamento quindi con una comunicazione non verbale: con un silenzio, con uno sguardo, con un atteggiamento di indifferenza o un sorriso, sempre comunichiamo qualcosa. Insomma ogni nostro atteggiamento comunica e molto spesso comunica più di quanto noi
stessi immaginiamo.
Paul Watzlawick




in qualsiasi relazione, la comunicazione si presenta su diversi aspetti, verbali non verbali, di contenuto e di forma, diverse modalità di interpretazione o diversi punti di vista su un medesimo argomento; ancora il tipo di comunicazione cambia se i soggetti in relazione si pongono allo stesso livello, o su livelli diversi. So' che la cosa può sembrare scontata, ma spesso accade che ci dimentichiamo di tenere conto di questi aspetti .





http://www.psicologo-milano.it
Video storico estremamente interessante in cui Watzlawick presenta alcune idee che poi si rivelarono rivoluzionarie per la psicologia.


http://youtu.be/0CTVhJ2sLXY




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