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giovedì 5 gennaio 2012

Milan Kundera. Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è Stato. Ed il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta.

Fino a qualche tempo fa i conservatori
erano quelli che volevano conservare lo status quo.
Ma improvvisamente lo status quo è entrato in movimento
e scorre come un tapis roulant verso la modernità.
Così anche i conservatori si muovono con esso.
E i moderni veri sono costretti a essere antimodernisti.
Milan Kundera
(citato in P. Marconi, Il recupero della bellezza, Skira, Milano 2005).



“Per potersi laureare, bisogna trovare argomenti per la tesi di laurea. Gli argomenti sono una quantità infinita perché è possibile scrivere tesi su ogni cosa al mondo. Risme su risme di fogli scritti si accumulano negli archivi, che sono più tristi dei cimiteri, perché non ci entra nessuno nemmeno il giorno dei morti.”
Milan Kundera


Il mondo kafkiano non assomiglia ad alcuna realtà nota, esso è una possibilità estrema e non realizzata del mondo umano. I romanzi di Kafka ci fanno vedere che cosa siamo, di che cosa siamo capaci.
Milan Kundera, L’arte del romanzo


Io ho un mio personale concetto di dieta: 
evito rigorosamente tutti i cibi che non mi piacciono.
Milan Kundera


Aveva un desiderio terribile di dirgli, come la più banale delle donne: 
non lasciarmi, tienimi con te, dòmami, soggiògami, sii forte! 
Ma erano parole che non poteva né sapeva pronunciare. 
Quando l’ebbe sciolto dall’abbraccio, disse soltanto: - Come sono felice di essere con te. 
Con il suo carattere riservato, era il massimo che potesse dire.
Milan Kundera


Ma ognuno rimpiange di non poter vivere altre vite oltre la propria sola ed unica esistenza; anche voi vorreste vivere tutte le vostre possibilità irrealizzate, tutte le vostre vite impossibili. Il nostro romanzo è come voi. Anch'esso desidera essere altri romanzi, quelli che avrebbe potuto essere e non è stato. Milan Kundera, “La vita è altrove”.



«Com’è possibile? Eppure ha letto dappertutto che la giovinezza è il periodo più pieno della vita!
Da dove viene dunque questo nulla, questa rarefazione della materia vivente?
Da dove viene questo vuoto?».
Milan Kundera, “La vita è altrove”.


Solo il vero poeta sa che cosa sia l’immenso desiderio di non essere poeta, il desiderio di abbandonare la casa degli specchi in cui regna un silenzio assordante.
Milan Kundera, La vita è altrove 


Quando una donna non vive abbastanza del proprio corpo, il corpo finisce per apparirle un nemico.
Milan Kundera, La vita è altrove 



E' vero...la giovinezza dovrebbe essere il periodo più bello e invece, spesso, si trasforma in una fucina di ansie, malinconie, nostalgie e paure!






Che cos'è un individuo? in che cosa consiste la sua identità? Tutti i romanzi cercano di dare una risposta a queste domande. E in effetti, cos'è che definisce un io? Quello che fa, le sue azioni? Ma l'azione sfugge al suo autore, rivoltandosi quasi sempre contro di lui. La sua vita intima, allora, i pensieri, le emozioni segrete? Ma un uomo è in grado di capire se stesso? I suoi pensieri segreti possono davvero fornire la chiave della sua identità? Oppure ciò che definisce l'uomo è la sua visione del mondo, le sue idee, la sua Weltanschauung? E' questa l'estetica di Dostoevskij: ciascuno dei suoi personaggi obbedisce a una originalissima ideologia personale in base alla quale agisce con logica inflessibile (...). Alla ricerca di un tale fondamento - una ricerca interminabile - Thomas Mann ha dato un contributo assai importante: noi crediamo di agire, egli afferma, crediamo di pensare, ma è un altro o sono altri ad agire e a pensare in noi: abitudini ancestrali, archetipi tramandati sotto forma di miti da una generazione all'altra; e sono questi archetipi, dotati di una immensa forza di attrazione, che dal fondo di quello che Mann definisce "il pozzo del passato" continuano a governarci.
Milan Kundera, I testamenti traditi


Che cos'è l'estasi?..... Estasi significa essere "fuori di sé", come dice l'etimologia della parola greca: uscir fuori dalla propria posizione (stàsis). Essere "fuori di sé" non significa essere fuori dal momento presente, come il sognatore che evade verso il passato o verso il futuro. Significa esattamente il contrario: l'estasi è infatti l'identificazione assoluta con l'attimo presente, oblio totale del passato e del futuro. Quando il passato e il futuro vengono cancellati, l'attimo presente si trova in uno spazio vuoto, fuori dalla vita e dalla sua cronologia, fuori dal tempo e da esso indipendente (perciò è paragonabile all'eternità, anch'essa negazione del tempo......L'uomo desidera l'eternità ma può averne soltanto il surrogato: l'attimo dell'estasi.
Milan Kundera, L'Estasi, tratto da I testamenti traditi


«Due esseri che si amano, soli, isolati dal resto del mondo… è molto bello! Ma di che cosa parlerebbero tutto il tempo? Per quanto spregevole sia il mondo, essi ne hanno bisogno per potersi parlare».
Milan Kundera, “L’identità”


Ma il dolore non intende prestare ascolto alla ragione,
perché il dolore ha una sua propria ragione che non è ragionevole.
Milan Kundera


"In greco “ritorno” si dice nòstos. Álgos significa “sofferenza”. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall’impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice homesickness. O in tedesco Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l’islandese, distingue i due termini: söknudur: “nostalgia” in senso lato; e heimfra: “rimpianto della propria terra”. Per questa nozione i cechi, accanto alla parola “nostalgia” presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro; la più commovente frase d’amore ceca: stỳskà se mi po tobě: “ho nostalgia di te”; “non posso sopportare il dolore della tua assenza”. In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar (“provare nostalgia”), che viene dal catalano enyorar, a sua volta derivato dal latino ignorare. Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell’ignoranza. Tu sei lontano, e io non so che ne è di te. Il mio paese è lontano e io non so cosa succede laggiù. Alcune lingue hanno qualche difficoltà con la nostalgia: i francesi non possono esprimerla se non con il sostantivo di origine greca e non hanno il verbo relativo; Je m’ennuie de toi (“sento la tua mancanza”), ma il verbo s’ennuyer è debole, freddo, e comunque troppo lieve per un sentimento cosi grave. I tedeschi utilizzano di rado la parola “nostalgia” nella sua forma greca e preferiscono dire Sehnsucht: “desiderio di ciò che è assente”; ma la Sehnsucht può applicarsi a ciò che è stato come a ciò che non è mai stato (una nuova avventura) e quindi non implica di necessità l’idea di un nòstos; per includere nella Sehnsucht l’ossessione del ritorno occorrerebbe aggiungere un complemento: Sehnsucht nach der Verganghenheit, nach der verlorenen Kindheit, nach der ersten Liebe (“desiderio del passato, dell’infanzia, del primo amore”)".
Milan Kundera, L'ignoranza


Sino a quel momento, il tempo ha avuto per lei le sembianze del presente che avanza e inghiotte il futuro; ne temeva la velocità (se c’era in vista qualcosa di spiacevole) oppure si ribellava di fronte alla sua lentezza (se c’era in vista qualcosa di bello). Adesso il tempo le appare in maniera del tutto diversa; non è più il presente vittorioso che s’impossessa del futuro; è il presente vinto, prigioniero, travolto dal passato. Vede un giovane che si stacca dalla sua vita e se ne va, per sempre inaccessibile. Ipnotizzata, non può che contemplare questo brandello della sua vita che si allontana, non può che contemplarlo e soffrire. Prova una sensazione del tutto nuova che si chiama nostalgia.
Milan Kundera, L’ignoranza


Tutti sbagliano quando si tratta del futuro. L'uomo può essere certo solo dell'attimo presente.
Ma sarà poi vero? Può davvero conoscerlo, il presente? Può davvero giudicarlo? Certo che no.
E come potrebbe capire il senso del presente chi non conosce il futuro? Se non sappiamo verso quale futuro ci sta conducendo il presente, come possiamo dire se questo presente è buono o cattivo, se merita la nostra adesione, la nostra diffidenza, o il nostro odio?
Milan Kundera, L'ignoranza




Una meravigliosa lezione di filologia, che ha l'incanto delle parole di Kundera, che scava, come sempre, nei recessi più profondi dell'anima, esaminando tra nòstos e algos le diverse sfumature semantiche, con cui le varie culture denotano e connotano un loro peculiare modo di sentire determinate emozioni del vivere!




... non poteva sopportare quei sorrisi e gli sembrava di vederli dappertutto, anche per strada sulla faccia degli sconosciuti. Non riusciva a dormire. Ma come? Dà forse tanta importanza a queste persone? No. Di loro non pensa niente di buono e si arrabbia con se stesso perchè si lascia sconvolgere a tal punto dai loro sguardi. Ciò non ha alcuna logica. Com'è possibile che qualcuno che tiene in così poca considerazione la gente dipenda a tal punto dalla sua opinione?
Milan Kundera


Tamina non saprà mai che cosa sono venuti a dirle gli struzzi.
Ma io lo so. Non sono venuti né ad avvertirla, né a metterla in guardia né a minacciarla.
Non si interessano affatto a lei. Sono venuti per parlare ognuno di sè. Ognuno per dirle come ha mangiato, come ha dormito, come è corso fino alla siepe e che cosa ha visto dietro a quella. Che ha passato la sua importante infanzia nell'importante villaggio di Rourou. Che il suo importante orgasmo è durato sei ore. Che ha visto passare dietro la siepe una vecchia con uno scialle sulla testa. Che ha nuotato, si è ammalato e poi è guarito. Che da giovane andava in bicicletta e oggi aveva mangiato un sacco d'erba. Stanno tutti davanti a Tamina e le parlano tutti insieme, con veemenza, con insistenza e con aggressività perché al mondo non c'è nulla di più importante di quello che vogliono dirle loro.
Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio


I bambini sono senza passato 
ed è questo tutto il mistero 
dell'innocenza magica del loro sorriso.
Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio, 1978



"Per liquidare i popoli" diceva Milan Hübl "si comincia col privarli della memoria.
Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E, intorno, il mondo lo dimentica ancora più in fretta."
"E la lingua?"
"Perché dovrebbero togliercela? Non sarà più che folclore, e prima o poi morirà certamente di morte naturale".
Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio.



Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria
Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. 
E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un altra cultura, inventa per loro un'altra storia. 
Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è Stato. 
Ed il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta.
Milan Kundera



Se qualcuno potesse custodire nella memoria tutto ciò che ha vissuto, se potesse rivivere quando lo desidera un certo frammento del passato, non avrebbe nulla a che spartire con gli umani: i suoi amori, le sue amicizie, le sue rabbie, la sua capacità di perdonare o di vendicarsi non assomiglierebbero affatto ai nostri. Non criticheremo mai abbastanza chi deforma il passato, lo riscrive, lo falsifica, chi enfatizza l' importanza di un avvenimento tacendone un altro; sono critiche giuste (non possono non esserlo) ma di scarso rilievo se non le precede una critica più elementare: la critica della memoria umana in quanto tale. Ben misero potere, il suo! Del passato non è in grado di ricordare che una insignificante minuscola particella senza che nessuno sappia perché proprio questa e non un' altra, giacché in ciascuno di noi tale scelta si opera in maniera misteriosa, indipendentemente dalla nostra volontà e dai nostri interessi. Non capiremo nulla della vita umana se continuiamo a eludere la prima di tutte le verità: una realtà così com'era quando era non esiste più; restituirla è impossibile.
Milan Kundera



La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.
Milan Kundera



C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio
Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. 
A un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi invece vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo. 
Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: 
il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; 
il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio. [...]
‎Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all'altro e dormono sotto le stelle? Sono scomparsi insieme ai sentieri fra i campi, ai prati e alle radure - insieme alla natura?
Milan Kundera, La lentezza

La nostra epoca si abbandona al demone della velocità, ed è per questo motivo che dimentica tanto facilmente se stessa. Ma io preferisco rovesciare questa affermazione: la nostra epoca è ossessionata dal desiderio di dimenticare, ed è per realizzare tale desiderio che si abbandona al demone della felicità; se accelera il passo è perché vuole farci capire che ormai non aspira più ad essere ricordata; che è stanca di se stessa, disgustata di se stessa; che vuole spegnere la tremula fiamma della memoria.
Milan Kundera, La Lentezza


«L'amore è per definizione un dono non meritato; anzi, l'essere amati senza merito è la prova del vero amore [...] Quanto è più bello sentirsi dire: sono pazza di te sebbene tu non sia né intelligente né onesto, sebbene tu sia bugiardo, egoista e mascalzone!».
Milan Kundera, La Lentezza


Milan Kundera, La Lentezza



L'origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere.
Milan Kundera, La Lentezza [10]


La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all'uomo.
A differenza del motociclista, l'uomo che corre a piedi è sempre presente al proprio corpo, costretto com'è a pensare continuamente alle vesciche, all'affanno; quando corre avverte il proprio peso e la propria età ed è più che mai consapevole di sé stesso e della propria vita. Ma quando l'uomo delega il potere di produrre velocità ad una macchina, allora tutto cambia: il suo corpo è fuori gioco, e la velocità a cui si abbandona è incorporea, immateriale - velocità pura, velocità in sé e per sé, velocità-estasi.
Strano connubio: la fredda impersonalità della tecnica e il fuoco dell'estasi.
Milan Kundera, La Lentezza [10]


La forma epistolare delle Relazioni pericolose non è un mero procedimento tecnico che possa essere sostituito con un altro. E’ anzi una forma in se stessa eloquente: ci dice che tutto quanto i personaggi hanno vissuto l'hanno vissuto solo per raccontarlo, trasmetterlo, comunicarlo, confessarlo, scriverlo.
In un mondo come questo, dove tutto si racconta, l'arma di più facile uso, e insieme la più letale, è la divulgazione.
Milan Kundera, La Lentezza [17]


E, in effetti, mi chiedo, dov'è finito il bacio che L'Attualità Storica Planetaria Sublime ha posato sulla sua fronte? E’ proprio qui che sbagliano i cortigiani dell'Attualità. Non sanno che le situazioni della Storia rimangono sotto le luci dei riflettori solo per i primi minuti. Non c'è evento che sia attuale per l'intera sua durata, tutti lo sono per un tempo brevissimo, e soltanto all'inizio…
Il modo con cui viene raccontata la storia contemporanea è simile a un grande concerto durante il quale venissero eseguite tutte di seguito le centotrentotto opere di Beethoven suonando però solo le prime otto battute di ciascuna. Se fra dieci anni si desse lo stesso concerto si suonerebbe, di ogni pezzo, solo la prima nota, dunque in tutto centotrentotto note, eseguite come un'unica melodia. E fra vent'anni tutta la musica di Beethoven si riassumerebbe in una sola, lunghissima nota acuta, simile a quella, interminabile e altissima, che il musicista ha udito il giorno in cui è diventato sordo.
Milan Kundera, La Lentezza [96]


.. la nostra epoca si abbandona al demone della velocità ed è per questo motivo che dimentica tanto facilmente se stessa. Ma io preferisco rovesciare questa affermazione: la nostra epoca è ossessionata dal desiderio di dimenticare, ed è per realizzare tale desiderio che si abbandona al demone della velocità; se accelera il passo è perché vuole farci capire che ormai non aspira più ad essere ricordata; che è stanca di se stessa; che vuole spegnere la tremula fiammella della memoria.
Milan Kundera, La Lentezza [137]





«L’insignificanza, amico mio, è l’essenza della vita. È con noi ovunque e sempre.
È presente anche dove nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle peggiori sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in situazioni tanto drammatiche e per chiamarla con il suo nome».
Milan Kundera, La festa dell'insignificanza

…Vincerà chi riuscirà a fare dell'altro un colpevole. Perderà chi ammetterà di aver torto. Sei in strada, immerso nei tuoi pensieri. Una ragagazza che viene come se non ci fosse che lei al mondo, senza guardare né a destra nè a sinistra, cammina dritta per la sua strada. Vi urtate. Ed ecco il momento della verità. Chi strapazzerà l'altro e chi si scuserà? E’ una situazione tipo: in realtà ciascuno dei due è al tempo stesso l'urtato e l'urtatore. Eppure, ci sono quelli che si considerano sempre, immediatamente, come gli urtatori e dunque colpevoli. E ce ne sono altri che si vedono sempre, immediatamente, spontaneamente come gli urtati, quindi dalla parte della ragione, pronti ad accusare gli altri…
Milan Kundera, La festa dell'insignificanza


«Quella strana convinzione che le vicende che mi capitano abbiano un senso ulteriore, significhino qualcosa; che la vita con le sue vicende racconti qualcosa di sé, ci sveli gradatamente qualche suo segreto, stia davanti a noi come un rebus il cui senso è necessario decifrare, e le vicende che viviamo siano la mitologia della nostra vita e in questa mitologia stia la chiave della verità, e del mistero. Si tratta forse di un inganno? È possibile, è addirittura probabile, ma non riesco a sbarazzarmi del bisogno di decifrare continuamente la mia vita».
Milan Kundera, “Lo scherzo”


In questo paese la gente non apprezza il mattino.
Si fanno svegliare di prepotenza da una sveglia che spezza il sonno come un colpo di scure e si abbandonano subito a una fretta funesta. Mi dica lei come può andare una giornata che comincia con un simile atto di violenza! Cosa può esserne di persone che giornalmente ricevono, per mezzo di una sveglia, un piccolo elettroshock? Ogni giorno che passa si abituano alla violenza e disapprendono il piacere. Mi creda, è il mattino che decide del temperamento di un uomo”.
Milan Kundera, Il valzer degli addii

Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta - e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere.
Milan Kundera

Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa dall'altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.
Milan Kundera


Non si può misurare l’affetto che lega due esseri umani dalla quantità di parole che si scambiano
Milan Kundera


Immagina di vivere in un mondo dove non ci sono specchi.
Il tuo viso lo sogneresti e lo immagineresti come un riflesso esterno di quello che hai dentro di te.
E poi, a quarant’anni, qualcuno per la prima volta in vita tua ti presenta uno specchio.
Immagina lo sgomento! Vedresti un viso del tutto estraneo.
E sapresti con chiarezza quello che ora non riesci a comprendere:
tu non sei il tuo viso…..
Milan Kundera

Lei cercava di vedere se stessa attraverso il proprio corpo. Per questo stava così spesso davanti allo specchio. Quello che l'attirava non era vanità bensì la meraviglia di vedere il proprio io. Dimenticava che stava guardando il quadro di comando del proprio corpo. Credeva di vedere la sua anima che le si rivelava nei tratti del suo viso. Dimenticava che il naso non è che l'estremità di un tubo che porta aria ai polmoni. In esso vedeva l'espressione fedele del proprio carattere. Nelle gambe e nelle braccia, l'audacia del proprio cuore: l'anima saliva allora sulla superficie del corpo, come quando un equipaggio irrompe dal ventre della nave, riempie tutto il ponte di coperta, agita le mani verso il cielo e canta.
Milan Kundera


Sono ormai così corrotto dalla diffidenza che, se qualcuno mi confessa che cosa gli piace o non gli piace,non lo prendo affatto sul serio, o per meglio dire considero ogni cosa semplicemente come testimonianza dell’immagine che egli vuole dare di sé.
Milan Kundera


Il fondamento della vergogna non è un nostro sbaglio personale ma l'oltraggio, l'umiliazione che proviamo per essere costretti ad essere ciò che siamo senza averlo scelto, e l'insopportabile sensazione che questa umiliazione sia visibile da ogni parte.
Milan Kundera, L'immortalità


Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi.
A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere,
potremmo essere suddivisi in quattro categorie.
La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi
... La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti ... C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata ... E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.
Milan Kundera, L'immortalità

L'uomo non è che la propria immagine. 
I filosofi possono dirci che è indifferente ciò che il mondo pensa di noi, che solo ciò che siamo ha valore. Ma i filosofi non capiscono niente. Finchè viviamo con la gente siamo soltanto ciò che la gente ci considera. Pensare a come ci vedono gli altri e fare di tutto per rendere la nostra immagine più simpatica possibile viene considerato una specie di finzione o di comportamento sleale. Ma fra il mio io e quello degli altri esiste forse un qualche contatto diretto senza la mediazione degli occhi? E’ mai pensabile l'amore senza l'angoscioso inseguimento della propria immagine nella mente della persona amata? Nell'attimo in cui non ci interessa più come ci vede la persona che amiamo, abbiamo cessato di amarla.
Milan Kundera, L'immortalità


La pazza con la violetta.
Agnes, protagonista de L’immortalità, pensa:
“Si disse: quando un giorno l’assalto della bruttezza fosse diventato del tutto insostenibile, si sarebbe comprata dal fioraio una violetta, una sola violetta, quello stelo delicato col suo minuscolo fiorellino, sarebbe uscita per strada e tenendolo davanti al viso l’avrebbe fissato spasmodicamente, per vedere solo quello, per vederlo come fosse l’ultima cosa che voleva conservare, per se stessa e per i suoi occhi, di un mondo che oramai aveva smesso di amare.
Sarebbe andata così per le strade di Parigi, la gente presto avrebbe cominciato a conoscerla, i bambini l’avrebbero rincorsa, derisa, le avrebbero tirato oggetti addosso e tutta Parigi l’avrebbe chiamata: la pazza con la violetta.”
Milan Kundera, L'immortalità, p. 33



Chi tende continuamente "verso l'alto" deve aspettarsi prima o poi d'essere colto dalla vertigine.
Che cos'è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perché ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera? La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.
Milan Kundera


La preoccupazione per la propria immagine, è questa la fatale immaturità dell’uomo
É così difficile essere indifferenti alla propria immagine. 
Una tale indifferenza è al di sopra delle forze umane. 
L’uomo ci arriva solo dopo la morte.
Milan Kundera


«Ma vanno così le cose della vita: uno pensa di recitare la sua parte in uno spettacolo e nemmeno si immagina che sul palcoscenico nel frattempo, di soppiatto, hanno cambiato lo scenario e senza saperlo si ritrova nel bel mezzo di uno spettacolo completamente diverso».
Milan Kundera, Amori ridicoli


Ma che cosa sono la bellezza o la bruttezza di fronte all'amore?
Cos'è la bruttezza di un viso di fronte al sentimento
nella cui grandezza si rispecchia l'assoluto stesso?
Milan Kundera, Amori ridicoli

L'uomo attraversa il presente con gli occhi bendati.
Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo.
Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhie lui,
gettato uno sguardo al passato, si accorge di che cosa ha realmente vissuto e ne capisce il senso.
Milan Kundera, Amori ridicoli







La bontà umana, in tutta la sua purezza e libertà, può venir fuori solo quando è rivolta verso chi non ha nessun potere. La vera prova morale dell’umanità, quella fondamentale, è rappresentata dall'atteggiamento verso chi è sottoposto al suo dominio: gli animali. E sul rispetto nei confronti degli animali, l’umanità ha combinato una catastrofe, un disastro così grave che tutti gli altri ne scaturiscono.
Milan Kundera











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