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lunedì 16 gennaio 2012

Mao Tse Tung. Un organizzazione idiota tende a 'produrre' e premiare individui idioti i quali a loro volta, cercheranno di riprodurre l'organizzazione idiota che li ha generati e premiati

La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra.
Mao Tse-Tung, A proposito di un'inchiesta sul movimento contadino nello Human, 1927


Non dispiacerti di ciò che non hai potuto fare, 
rammaricati solo di quando potevi e non hai voluto. 
Mao Tse Tung


Un organizzazione idiota tende a 'produrre' e premiare individui idioti i quali a loro volta, cercheranno di riprodurre l'organizzazione idiota che li ha generati e premiati
Mao Tse Tung


"All'inizio la verità non è nelle mani della maggioranza, ma tra quelle di una minoranza. Marx e Engels erano dalla parte della verità ma all'inizio essi erano in minoranza. Anche Lenin è stato a lungo in minoranza. Abbiamo avuto questo tipo di esperienza nel nostro Partito. Nella storia, le dottrine degli specialisti di scienze naturali come Copernico, Galileo, e Darwin non furono riconosciute per molto tempo dalla maggioranza della gente, ma, anzi, considerate errate. Al loro tempo, erano nella minoranza. Quando fu fondato nel 1921, il nostro partito aveva solo poche decine di membri; erano quindi una minoranza, ma queste poche decine di persone incarnavano la verità e il destino della Cina."
Mao Tse-Tung


QUALE RAPPORTO TENERE CON LE MASSE EVITANDO AVVENTURISMI E IPOCRISIE (MAO)

"Se cercassimo di passare all'offensiva quando le masse non hanno ancora preso coscienza, sarebbe avventurismo.
Se insistessimo nel guidare le masse a far qualcosa contro la loro volontà, falliremmo senza dubbio.
Se non avanzassimo quando le masse chiedono di avanzare, sarebbe opportunismo di destra."
Mao Tse-Tung, dal Quotidiano dello Shansi-Suiyuan del 2 aprile 1948

"I Comunisti non debbono mai tagliarsi fuori dalla maggioranza del popolo e, dimenticandosi di essa, andare alla ventura capeggiando qualche minoranza avanzata; ma staranno attenti a stabilire stretti legami tra gli elementi più avanzati e la grande massa del popolo. Ecco cosa vuol dire pensare alla maggioranza."
Mao Tse-Tung, "Il ruolo del Partito comunista cinese nella guerra nazionale", ottobre 1938


I REVISIONISTI E GLI OPPORTUNISTI FANNO IL GIOCO DELLA BORGHESIA CAPITALISTA (MAO) 
"Il revisionismo o opportunismo di destra è una corrente ideologica borghese; esso è ancora più pericoloso del dogmatismo. I revisionisti o opportunisti di destra approvano il marxismo a parole e attaccano a loro volta il "dogmatismo". Ma di fatto, i loro attacchi mirano alla sostanza stessa del marxismo. Essi combattono e snaturano il materialismo e la dialettica, combattono o tentano di indebolire la dittatura democratica popolare e il ruolo dirigente del Partito comunista, oltre che le trasformazioni e le edificazioni socialiste. Nel preciso momento in cui la rivoluzione socialista ha praticamente conseguito la vittoria nel nostro paese, esiste ancora un certo numero di persone che sognano di restaurare il regime capitalista; esse conducono una lotta contro la classe operaia su tutti i fronti, compreso il fronte dell'ideologia. In questa lotta, i revisionisti sono i loro migliori gregari." 
Mao Tse-Tung, da "Della giusta soluzione delle contraddizioni nel popolo", 27 febbraio 1957



e allora stando a questa logica ( che non fa una piega) Deng ha fatto il gioco della borghesia e così tutta la dirigenza attuale del PCC, visto che adesso la Cina è il peggiore dei sistemi capitalisti



"Per quel che ci riguarda, si tratti di un individuo, di un partito, di un esercito o di una scuola, io credo che la mancanza di attacchi da parte del nemico contro di noi sia una cattiva cosa, poiché significa che noi facciamo causa comune col nemico. Se siamo attaccati dal nemico, è una buona cosa, poiché ciò dimostra che abbiamo tracciato una linea di demarcazione nettissima tra noi e il nemico. Se esso ci attacca violentemente, dipingendoci con i colori più cupi e denigrando tutto quello che facciamo, si tratta di una cosa ancora migliore, poiché ciò dimostra non solo che abbiamo stabilito una linea di demarcazione netta tra il nemico e noi, ma anche che abbiamo conseguito notevoli successi nel nostro lavoro."
Mao Tse-tung


IL RUOLO FONDAMENTALE DELLA PROPAGANDA (MAO)

Per rovesciare un potere politico è sempre necessario, anzitutto, preparare l’opinione pubblica e lavorare in campo ideologico. Ciò è vero sia per le classi rivoluzionarie che per quelle controrivoluzionarie”

“Il compito dei nostri compagni che svolgono il lavoro di propaganda è diffondere il marxismo. È un lavoro che va fatto a gradi e in modo efficace perché la gente lo possa accettare volentieri. Non si può far accettare il marxismo con la forza, ma solo con la persuasione

“I comunisti che vogliono veramente fare la propaganda devono tener conto del pubblico, pensare a chi leggerà i loro articoli... e a chi ascolterà i loro discorsi e le loro parole; altrimenti, vuol dire che hanno deciso di non essere letti e ascoltati da chicchessia. [...] I nostri propagandisti non approderanno a nulla se penseranno a chiacchierare invece di compiere un’indagine, invece di studiare e analizzare il pubblico a cui ci rivolgiamo

“Il lessico della lingua popolare è molto ricco e vivo, riflette la vita reale. Molti di noi non hanno imparato bene la lingua, per cui i nostri articoli e i nostri discorsi contengono poche frasi vive, precise, vigorose”

Se gli articoli sono interminabili e privi di contenuti, le masse al primo sguardo scrolleranno il capo; come potrebbero aver voglia di leggerli? Ma se gli articoli lunghi e vuoti non vanno bene, gli articoli corti e vuoti son forse migliori? Naturalmente, no. Se è vero che in tempo di guerra abbiamo bisogno di articoli corti, è anche vero che abbiamo bisogno soprattutto di sostanza. Gli articoli privi di contenuto sono assolutamente inammissibili e meritano la più recisa condanna. Questo è valido anche per i discorsi: bisogna farla finita con gli sproloqui

Ricercare la verità nei fatti. I ‘fatti’ sono tutte le cose che esistono obiettivamente, la ‘verità’ consiste nei loro rapporti interni, ossia nelle leggi che le regolano, e ‘ricercare’ significa studiare. Dobbiamo partire dalle condizioni reali esistenti all’interno e fuori del paese, della provincia, del distretto e del circondario, e trarne come guida per l’azione le leggi ad esse inerenti, e non leggi immaginarie, ossia dobbiamo trovare i rapporti interni degli avvenimenti che si svolgono intorno a noi. Per far questo, non dobbiamo affidarci all’immaginazione soggettiva, al momentaneo entusiasmo o alla conoscenza libresca, ma ai fatti obiettivamente esistenti; dobbiamo raccogliere minuziosamente il materiale e, guidati dai principi generali del marxismo-leninismo, trarne giuste conclusioni. Un simile atteggiamento è basato sul desiderio di cercare la verità nei fatti e non sul desiderio di piacere al pubblico recitando belle frasi. Un tale atteggiamento è l’espressione dello spirito di partito, dello stile di lavoro marxista-leninista che unisce la teoria alla pratica. È il minimo che si possa chiedere ad un comunista”

Quando le masse agiscono come un sol uomo, tutto diventa facile. Uno dei principi base del marxismo-leninismo è di far sì che le masse conoscano i loro interessi e di unirsi nella lotta per i loro interessi. La funzione di un giornale, ed in questo consiste anche la sua forza, sta nella sua capacità di far conoscere alle masse, nella maniera più rapida e più estesa, il programma e la linea del Partito, i principi e le misure politiche del Partito, i suoi compiti e i suoi metodi di lavoro. [...] Fare bene il giornale, renderlo interessante e attraente, fare attraverso il giornale una giusta propaganda dei principi e delle misure politiche del Partito e rafforzare attraverso il giornale i legami del Partito con le masse - ecco un’importante questione di principio connessa al nostro lavoro di Partito, una questione che non va presa alla leggera. Voi compagni vi occupate di giornalismo. Il vostro compito è di educare le masse, di renderle coscienti dei loro interessi e dei loro compiti, di far conoscere loro i principi e le misure politiche del Partito. Dirigere un giornale è un lavoro come un altro: perché il giornale sia ben fatto, perché sia vivace, deve essere fatto coscienziosamente. E anche nel caso dei nostri giornali, dobbiamo fare affidamento su tutti, sulle masse popolari, su tutto il Partito e non su alcuni individui soltanto che lavorano dietro le porte chiuse. [...] Noi dobbiamo con fermezza sostenere la verità, e la verità richiede una presa di posizione netta. Noi comunisti abbiamo sempre disdegnato di mascherare le nostre opinioni. I giornali diretti dal nostro Partito e tutto il lavoro di propaganda del nostro Partito devono essere vivaci, chiari e incisivi, non dobbiamo mai rimanere nel vago. Questo è lo stile militante che ci è proprio, che è proprio del proletariato rivoluzionario. Dato che vogliamo insegnare al popolo a conoscere la verità e incitarlo alla lotta per la sua emancipazione, abbiamo bisogno di questo spirito militante”
Mao Tse-Tung




MAO TSE-TUNG
MAO TSE-TUNG











LA VITA
Rivoluzionario, pensatore e uomo politico cinese, Mao Tse_Tung (o Mao Ze-Dong) nacque a Shaoshan, Hunan, nel 1893, figlio di contadini relativamente benestanti; fu allevato secondo i metodi tradizionali della piccola borghesia rurale cinese, alternando lo studio al lavoro della terra del padre e sposandosi non ancora adolescente. Per sfuggire all'OPPRIMENTE AMBIENTE FAMILIARE, poco più che quattordicenne SI ARRUOLÒ VOLONTARIO NELL'ESERCITO REPUBBLICANO di Sun Yat-sen, che lasciò dopo un anno per dedicarsi agli studi di istitutore. Dopo essersi diplomato alla scuola normale di Changsha (Hunan) [1918], trascorse un breve soggiorno a Pechino per seguire alcuni corsi universitari e qui ebbe i suoi primi contatti con il nascente MOVIMENTO MARXISTA CINESE e in particolare con l'economista Li Ta-chao e il futuro segretario del partito comunista Ch'en Tu-hsiu. Ritornato nel 1919 a Changsha partecipò attivamente all'ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO dello Hunan e nel 1920 fondò i primi circoli marxisti locali, dai quali fu poi delegato al congresso costitutivo del partito comunista cinese (conferenza di Sciangai, 1921). Dopo le repressioni anticomuniste condotte da Chiang Kai-shek (1927), che eliminò numerosi quadri del partito comunista imputato di eccessi contro i civili nelle città che venivano occupate dall'esercito nazionalista, Mao intraprese l'ORGANIZZAZIONE DELLA LOTTA PARTIGIANA nella zona montagnosa di Ching-kang shan, al confine tra lo Hunan e il Jianxi. Qui, dopo aver gettato le basi dell'esercito rosso e aver introdotto MISURE DI RIFORMA AGRARIA, fondò una Repubblica sovietica di cui divenne presidente (1931), sottraendosi al controllo del comitato del PCC e del Comintern. Nel biennio 1934-1935 COMANDÒ LA 'LUNGA MARCIA' durante la quale riuscì a imporre la propria linea di condotta al partito, che lo elesse presidente dell'ufficio politico (gennaio 1935). Alla vigilia dell'aggressione giapponese, in seguito a un incontro con Chiang Kai-shek, che era prigioniero a Xi'an, Mao riuscì a indurre il capo effettivo del Kuo-min tang a una tregua, come prezzo della sua liberazione, per opporre un FRONTE COMUNE CONTRO I GIAPPONESI.  Falliti i tentativi di mediazione, la guerra civile riprese con violenza (1946), e mentre Chiang Kai-shek, con i resti del suo esercito, si ritirava a Formosa (Taiwan), Mao proclamò il 1º ottobre 1949 a Pechino la REPUBBLICA POPOLARE CINESE della quale venne eletto primo presidente. Da quel momento Mao, riservatasi la presidenza del partito, promosse UNA CAMPAGNA DI DENUNCIA DEI GRUPPI DI 'OPPORTUNISTI DI DESTRA' DENTRO E FUORI DEL PARTITO CHE 'SABOTAVANO' LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO IN CINA. Avvenuta la ROTTURA CON MOSCA che ritirò gli esperti sovietici dalla Cina (luglio 1960), Mao, (settembre 1962), propose di intensificare la lotta contro il revisionismo di Krusciov a livello mondiale e la LOTTA CONTRO 'I DIRIGENTI DEGENERATI' in Cina attraverso un 'movimento d'educazione socialista', che durò sino al 1966. Nel corso di quell'anno, Mao approvò la PUBBLICAZIONE DEL PRIMO GIORNALE MURALE (DAZIBAO), REDATTO ALL'UNIVERSITÀ, CHE ATTACCAVA VIOLENTEMENTE IL SINDACO DI PECHINO PENG CHENG E, INDIRETTAMENTE, LO STESSO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA LIU SHAO-CHI. Gli eventi successivi, come la misteriosa scomparsa di Lin Piao, in seguito accusato di tradimento, e il nuovo indirizzo della politica estera cinese, ridimensionarono il successo di Mao, che cedette sempre più la direzione politica del paese al 'numero due', il primo ministro Chou En lai, leader dei moderati. Il CULTO DELLA SUA PERSONALITÀ proseguì anche dopo la sua morte e venne inizialmente SOSTENUTO DAL NUOVO GRUPPO DIRIGENTE, PROPRIO CONTRO I VERI CONTINUATORI DELLA POLITICA DEL PRESIDENTE, i radicali che furono successivamente arrestati e bollati come gruppo antimaoista, dopo essere stati definiti la “BANDA DEI QUATTRO”. Nel 1977 venne costruito al centro della piazza Tien an' men, a Pechino, un grande mausoleo per la sua SALMA IMBALSAMATA.

IL PENSIERO
Con la figura di Mao Tse-Tung ci troviamo di fronte, non meno che con Lenin, ad una concretizzazione (molti preferiscono parlare di “TRASFIGURAZIONE”) della prassi rivoluzionaria teorizzata da Marx e da Engels, ai quali Mao direttamente si richiama. L’esperienza del comunismo cinese ha avuto un ruolo decisivo anche in forza dell’influenza esercitata sull’Occidente, nella misura in cui (soprattutto nel periodo di rottura tra URSS e Cina, nel 1959-61) molte frange studentesche e molti dissidenti dei partiti comunisti hanno assunto il maoismo come modello. Mao partecipa attivamente alla fondazione del Partito Comunista Cinese (1921), e PER QUALCHE ANNO, ATTENENDOSI RIGOROSAMENTE ALLA PRECETTISTICA MARXIANA, È CONVINTO CHE IL PROTAGONISTA DELLA RIVOLUZIONE DEBBA ESSERE IL PROLETARIATO URBANO. Ma se Marx, soprattutto nel Capitale, puntava sulla classe operaia urbana, è perché si riferiva ad una realtà avanzata quale quella inglese: ora, NELLA CINA IN CUI MAO SI TROVA A OPERARE, NON MENO CHE NELLA RUSSIA IN CUI OPERAVA LENIN, IL PROLETARIATO URBANO È UNA REALTÀ PRESSOCHÉ INESISTENTE, data l’arretratezza del Paese (in Cina il settore trainante era, com’è noto, quello agricolo). Si tratta cioè di TRAPIANTARE MARX IN UN MONDO DI CONTADINI. Sicché, soprattutto dopo la dissoluzione del Partito (1927) e la sanguinaria repressione organizzata da Chiang Kai-Shek (leader del Kuomintang, ossia del Partito nazionalista cinese con cui, fino ad allora, i comunisti erano stati alleati), MAO MATURA LA CONVINZIONE CHE IN CINA LA RIVOLUZIONE DEBBA CARATTERIZZARSI ESSENZIALMENTE COME “RIVOLUZIONE CONTADINA” ED ESSERE CONDOTTA PER “ACCERCHIAMENTO” DELLE CITTÀ DA PARTE DELLE CAMPAGNE; QUESTE ULTIME DEVONO ESSERE TRASFORMATE IN VERI E PROPRI EPICENTRI DELLA PRASSI RIVOLUZIONARIA. Seguendo questa sua innovativa lettura del marxismo, Mao, a partire dal 1929, promuove la creazione in campagna di “basi rosse”, dotate di proprie milizie, di vere e proprie cellule di uno Stato comunista in statu nascendi dal basso. Spetterà alla “lunga marcia” del 1934 a fare di Mao il leader indiscusso del Partito comunista cinese: con tale marcia, com’è noto, Mao condusse l’esercito rosso dalla Cina centrale alle regioni nord-occidentali del continente, in maniera da sfuggire alle truppe di Chiang. Quando il Giappone aggredirà la Cina (1937), le “due Cine” – quella di Chiang e quella di Mao – stringeranno un’alleanza (la versione cinese della politica dei “fronti popolari”) contro l’invasore, alleanza che si conserverà per l’intero periodo della guerra mondiale. Quando terminerà il conflitto bellico, riprenderà, con toni inaspriti, la guerra civile in Cina, che si concluderà soltanto nel 1949 col trionfo di Mao e con l’unificazione dell’intera Cina sotto il regime comunista. A seguito del consolidamento del potere, Mao avviò una FASE DI COLLETTIVIZZAZIONE RAPIDA E FORZATA, che durò all'incirca fino al 1958. Il PCC introdusse un CONTROLLO DEI PREZZI che riuscì con ampio successo a spezzare la spirale inflattiva della precedente Repubblica di Cina, ed una semplificazione della scrittura cinese che mirava ad aumentare l'alfabetizzazione. LA TERRA VENNE RIDISTRIBUITE DAI PROPRIETARI TERRIERI AI CONTADINI POVERI e vennero intrapresi progetti di industrializzazione su larga scala, che contribuirono alla costruzione di una moderna infrastruttura nazionale. Durante questo periodo la Cina sostenne incrementi annui del PIL del 4-9%, oltra a un drastico miglioramento degli indicatori della qualità della vita, quali aspettativa di vita e alfabetizzazione. Il PCC adottò inoltre delle politiche intese a PROMUOVERE LA SCIENZA, I DIRITTI DELLE DONNE E DELLE MINORANZE, COMBATTENDO AL TEMPO STESSO L'USO DI DROGHE E LA PROSTITUZIONE. Il pensiero marxista di Mao trova espressione soprattutto in tre scritti: SULLA PRATICA, SULLA CONTRADDIZIONE (1937) E SULLE CONTRADDIZIONI IN SENO AL POPOLO (1957). Senza apportare grandi novità al “materialismo dialettico” di Marx, Engels e Lenin, QUESTI SCRITTI RISULTANO CURIOSAMENTE INNERVATI DELLO SPIRITUALISMO CONFUCIANO DELLA TRADIZIONE CINESE e rappresentano una riflessione autonoma rispetto a quella staliniana. CONTRARIO A OGNI IRRIGIDIMENTO DOGMATICOMAO SI RICHIAMA SENZA SOSTA AGLI INSEGNAMENTI DELLA PRAXIS E SOSTIENE ESPLICITAMENTE CHE, PER QUALSIASI PROBLEMA (PERFINO QUELLI TEORICI), È NECESSARIO ASSUMERE LA PRASSI COME PUNTO DI PARTENZA: ciò in base all’ASSUNTO (FORMULATO IN SULLA PRATICA) SECONDO CUI “LA CONOSCENZA COMINCIA CON LA PRATICA, RAGGIUNGE ATTRAVERSO LA PRATICA IL PIANO TEORICO E DEVE POI RITORNARE ALLA PRATICA”. IL RITORNO ALLA PRATICA È FINALIZZATO A RINVENIRE IN ESSA LE CONFERME DELLA TEORIA, ma anche e soprattutto, in un’ottica schiettamente marxiana, a DAR VITA AD UN’AZIONE TRASFORMATRICE DELLA REALTÀ ESISTENTE. COME AVEVA INSEGNATO HEGEL ANCOR PRIMA DI MARXLA REALTÀ È INTESSUTA DI CONTRADDIZIONI: MA ESSA NON DEVE ASSOLUTAMENTE ESSERE IMPRIGIONATA IN SCHEMI ASTRATTI E MERAMENTE CONCETTUALI; SI TRATTA PIUTTOSTO DI RESTARE ANCORATI ALLA REALTÀ, SOTTOLINEANDONE LA DETERMINATEZZA E L’INCESSANTE DIVERSITÀ CHE LA CARATTERIZZA LUNGO IL VOLGERE DELL’ESPERIENZAMao fa notare come, NON APPENA LA CONTRADDIZIONE PRESENTE SIA STATA RISOLTA CON LA SOPPRESSIONE DI UNO DEI DUE OPPOSTI, ESSA RISORGA E SI RIPRESENTI NELLA NUOVA SITUAZIONE RAGGIUNTA: IN CIÒ DEV’ESSERE INDIVIDUATA L’EREDITÀ TAOISTA DEL DIVENIRE UNIVERSALE, OLTRE CHE L’IDEA DI TROCKIJ SECONDO CUI LA RIVOLUZIONE, PER POTERSI AFFERMARE, DEVE ASSUMERE LA FORMA DI UNA “RIVOLUZIONE PERMANENTE”. Soprattutto con il saggio del ’57, Sulle CONTRADDIZIONI IN SENO AL POPOLO, Mao matura quest’IDEA DELLA CONTRADDIZIONE, spingendola in direzione antistaliniana (siamo negli anni del XX Congresso del PCUS), ancorché egli non attacchi mai esplicitamente Stalin né aderisca al processo di destalinizzazione avviato in quegli anni nei Paesi dell’Est. MAO DISTINGUE ATTENTAMENTE TRA “CONTRADDIZIONI PRINCIPALI E ANTAGONISTICHE” (quelle dello SCONTRO DI CLASSE) e “CONTRADDIZIONI SECONDARIE E NON ANTAGONISTICHE” (quelle che NASCONO IN SENO AD UNO STESSO PARTITO, TRA LE DIVERSE LINEE EMERGENTI): nel caso in cui le “contraddizioni secondarie e non antagonistiche” si cristallizzino e si radicalizzino, esse diventano a loro volta contraddizioni antagonistiche; ma IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, SECONDO MAO, NON DEVE IN ALCUN CASO SOFFOCARE GLI ANTAGONISMI, PENA IL RICADERE IN UN ORGANISMO BUROCRATICO E AUTORITARIO. IL PARTITO DEVE ANZI FAVORIRE LE CONTRADDIZIONI A SÉ INTERNE: ed è sulla scia di questa convinzione che MAO, NEL 1956, LANCIA LA COSIDDETTA “POLITICA DEI CENTO FIORI”, che però già nel 1957 assume una piega decisamente meno liberale. LA POLITICA DEI CENTO FIORI CONSISTE NELL’INCORAGGIAMENTO DELLA FIORITURA DI LIBERE DISCUSSIONI NELL’AMBITO DELL’ARTE E DELLA SCIENZA. Ancor più che dai suoi scritti, le novità che Mao apporta al marxismo affiorano dalla sua prassi: in particolare, nell’opera che svolse nei decenni postrivoluzionari, allorché sorse il PROBLEMA DI COSTRUIRE IL SOCIALISMO IN QUELLO STATO ARRETRATO E AGRICOLO CHE ERA LA CINA (ipotesi notoriamente non previste da Marx). Soprattutto AVVIANDO LA COSIDDETTA “RIVOLUZIONE CULTURALE”, nel 1965, destinata a durare per un quinquennio, Mao elaborò quella ricca serie di accorgimenti, di strategie e di precetti che vanno sotto il nome di “maoismo”: l’obiettivo era anche quello di contrapporsi all’URSS, con la quale la Cina aveva ormai rotto (soprattutto con la scelta delle “COMUNI AGRICOLE” e del cosiddetto “BALZO IN AVANTI” del 1958). Mao si propose anche di dare una SOLUZIONE ALL’ANNOSO PROBLEMA DEL RAPPORTO TRA STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA, lasciato in eredità da Marx stesso. RIGETTANDO L’IDEA CHE SOCIALISMO EQUIVALGA TOUT COURT A NEGAZIONE DELLA PROPRIETÀ PRIVATA E DEI MEZZI DI PRODUZIONE, MAO RESTA FEDELE A MARX E SOSTIENE CHE LA STRUTTURA COINCIDE CON L’INSIEME DEI RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE; LA CONSEGUENZA È CHE LA STRUTTURA NON INCLUDE ESCLUSIVAMENTE LA FORMA GIURIDICA DELLA PROPRIETÀ, MA ANCHE LO SVILUPPO DELLE FORZE PRODUTTIVE, LA DIVISIONE DEL LAVORO, IL RAPPORTO TRA UOMO E NATURA, TRA UOMO E MACCHINA, TRA UOMO E UOMO. Ne segue allora che IL RAPPORTO TRA STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA NON È IL RAPPORTO TRA DUE COMPONENTI SEPARATE E AUTONOME, MA PIUTTOSTO UN RAPPORTO IN CUI LA SOVRASTRUTTURA È INTRINSECA ALLA STRUTTURA MATERIALE DELLA SOCIETÀ, ED È DUNQUE INSEPARABILE DA ESSA. Da ciò scaturisce una CONCEZIONE DEL PROCESSO RIVOLUZIONARIO ALTERNATIVA A QUELLA SOVIETICALA RIVOLUZIONE È UNA TRASFORMAZIONE RADICALE E INDIVISIBILE, NEL RAPPORTO DI PRODUZIONE, DEI RAPPORTI SOCIALI NELLA LORO INTERA COMPLESSITÀ. In forza di questa prospettiva, MAO RIGETTA IL MODELLO SOVIETICO DI ACCUMULAZIONE E SVILUPPO ECONOMICO, INCENTRATO SULL’IDEA CHE UN PROCESSO DI RAPIDA INDUSTRIALIZZAZIONE PORTEREBBE AUTOMATICAMENTE A UNA SOCIETÀ SOCIALISTA, SECONDO IL MOTTO DI LENIN: “ELETTRIFICAZIONE + SOVIET = SOCIALISMO”. Questo schema sovietico si rivela agli occhi di Mao catastrofico sotto due diversi aspetti: da un lato, CREA UNA VORAGINE TRA INDUSTRIA E AGRICOLTURA, TRA CITTÀ E CAMPAGNA, GENERANDO NUOVE DISUGUAGLIANZE SOCIALI ED ECONOMICHE, DANDO VITA AD UN GRUPPO ELITARIO DI TECNICI E SCIENZIATI, RIPROPONENDO, IN FORMA ENFATIZZATA, LA DICOTOMIA TRA LAVORO INTELLETTUALE E LAVORO MANUALE. Dall’altro lato, IL MODELLO SOVIETICO GENERA UNA CLASSE DI BUROCRATI SEPARATI DAL POPOLO E PRIVILEGIATI, E COMMETTE L’ERRORE DI ASSUMERE LA SCIENZA E LA TECNICA COME PARADIGMI DEL TUTTO NEUTRI E SOCIALMENTE VALIDI. Riducendo il concetto all’estremo, IL MODELLO SOVIETICO RIPROPONE IN TUTTO E PER TUTTO LO STESSO MODELLO CAPITALISTICO IN FORMA ANCORA PIÙ PERVERSA. Mao è profondamente convinto che LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO DA UNA PARTE IMPLICHI “BALZI” QUALITATIVI, RADICALI ROTTURE COL PASSATO, UNA RIVOLUZIONE SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ; e dall’altra, l’AFFERMAZIONE ANTIECONOMICISTICA DELL’EGEMONIA DELLA POLITICA ANCHE NELLA TRASFORMAZIONE DEL DATO STRUTTURALELA TRASFORMAZIONE SOCIALISTA DELLA SOVRASTRUTTURA NON È L’INAGGIRABILE PORTATO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, MA ANZI È IL PRESUPPOSTO DI ESSO. Da tutto ciò segue un DIVERSO MODO D’INTENDERE IL RAPPORTO TRA PARTITO E MASSE CONTADINE E OPERAIE RISPETTO ALLA PROSPETTIVA LENINIANA: IL PARTITO È SÌ LA GUIDA A CUI DEVONO SOTTOSTARE LE MASSE, MA NON È UN QUALCOSA DI ESTERNO AD ESSE; ESSO ESISTE SOLTANTO IN FUNZIONE DI TALI MASSE, A CUI MAO RICONSEGNA DUNQUE – ANTISTALINIANAMENTE – IL RUOLO DI PROTAGONISTE DELLA PROPRIA EMANCIPAZIONE. IL PARTITO DEVE ESSERE AL SERVIZIO DELLE MASSE, E I MEMBRI DEL PARTITO, DICEVA MAO, QUANDO PARLANO IN PUBBLICO, DEVONO IMPIEGARE IL MODELLO DELLE “OTTO GAMBE DEL TAVOLO”: DEVONO CIOÈ ESPORRE IN OTTO MANIERE DIVERSE LO STESSO DISCORSO, IN MODO DA SPIEGARSI TANTO AI CONTADINI ANALFABETI QUANTO AI DOTTISSIMI MANDARININEL CASO IN CUI IL PARTITO TENDESSE A SEPARARSI DALLE MASSE E A COMANDARLE CONTRO LA LORO VOLONTÀ, QUESTE DEVONO RIBELLARSI E FAR PROPRIO IL MOTTO: “BOMBARDARE IL QUARTIER GENERALE. Nel 1964, uscì il Libretto rosso, una raccolta di pensieri di Mao. “Un sole rosso al centro dei nostri cuori”, urleranno nelle piazze i manifestanti comunisti riferendosi a Mao.       

 http://www.filosofico.net/mao.htm





 

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