Sei il tarlo che divora la mia ragione
uno spillo acuminato nel cuore
una piuma che solletica il dolore
Saffo
Annego nel torbido di immonde fantasie,
carezzando il contorno delle mie malinconie,
librata in un limbo tra subdole chimere,
ripiego le ali e mi lascio cadere.
Saffo
Saffo: “Il desiderio non è canto.
Il desiderio schianta e brucia, come il serpe, come il vento.”
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò (Schiuma d'onda)
Fiammeggia nel ventre,
nella mente distorta
il fuoco ribelle della fiamma contorta.
Un soffio di fiato,
un bacio gelato,
l’eterno supplizio
di un amore rubato.
Saffo
Chi è bello è bello solo per gli occhi,
Chi è valente parrà subito anche bello.
ὀ μὲν γὰρ κάλος ὄσσον ἴδην πέλεται κάλος,
ὀ δὲ κἅγαθος αὔτικα καὶ κάλος ἔσσεται.
Saffo
[...] nel petto il cuore ha un sussulto,
ti lancio un'occhiata brevissima,
e non so più modulare le parole,
mi s'imbroglia la lingua e tace,
sottile un fuoco corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono,
rimbombano le orecchie,
sudo freddo, un tremito totale mi prende,
pallida, verde più dell'erba.
A tu per tu con qualcosa
che è simile a morire.
Saffo
... perché coloro a cui
io voglio bene, sono proprio quelli
che mi fanno il male peggiore
Saffo
"divina Saffo dalle nere chiome, dal dolce sorriso"
ἰόπλοκ´ ἂγνα μελλιχόμειδε Σάπφοι
Alceo 63D
A me pare uguale agli Dei
chi a te vicino
così dolce suono ascolta
mentre tu parli
Saffo
"Chi sono?"
Sono l'aura che avvolge il tuo cuore
quando hai bisogno di calore.
Sono l'acqua scrosciante e pura
Che delle tue labbra placa l'arsura.
Sono la linfa di zucchero e miele
Che addolcisce l'amaro del fiele.
Sono il ricordo di tutto ciò che è stato
simulacro vivente di un glorioso passato.
Saffo
« C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi, la cosa più bella sulla nera terra, io invece dico che è ciò che si ama »
uno spillo acuminato nel cuore
una piuma che solletica il dolore
Saffo
Annego nel torbido di immonde fantasie,
carezzando il contorno delle mie malinconie,
librata in un limbo tra subdole chimere,
ripiego le ali e mi lascio cadere.
Saffo
Saffo: “Il desiderio non è canto.
Il desiderio schianta e brucia, come il serpe, come il vento.”
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò (Schiuma d'onda)
Fiammeggia nel ventre,
nella mente distorta
il fuoco ribelle della fiamma contorta.
Un soffio di fiato,
un bacio gelato,
l’eterno supplizio
di un amore rubato.
Saffo
Chi è bello è bello solo per gli occhi,
Chi è valente parrà subito anche bello.
ὀ μὲν γὰρ κάλος ὄσσον ἴδην πέλεται κάλος,
ὀ δὲ κἅγαθος αὔτικα καὶ κάλος ἔσσεται.
Saffo
[...] nel petto il cuore ha un sussulto,
ti lancio un'occhiata brevissima,
e non so più modulare le parole,
mi s'imbroglia la lingua e tace,
sottile un fuoco corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono,
rimbombano le orecchie,
sudo freddo, un tremito totale mi prende,
pallida, verde più dell'erba.
A tu per tu con qualcosa
che è simile a morire.
Saffo
... perché coloro a cui
io voglio bene, sono proprio quelli
che mi fanno il male peggiore
Saffo
"divina Saffo dalle nere chiome, dal dolce sorriso"
ἰόπλοκ´ ἂγνα μελλιχόμειδε Σάπφοι
Alceo 63D
A me pare uguale agli Dei
chi a te vicino
così dolce suono ascolta
mentre tu parli
Saffo
"Chi sono?"
Sono l'aura che avvolge il tuo cuore
quando hai bisogno di calore.
Sono l'acqua scrosciante e pura
Che delle tue labbra placa l'arsura.
Sono la linfa di zucchero e miele
Che addolcisce l'amaro del fiele.
Sono il ricordo di tutto ciò che è stato
simulacro vivente di un glorioso passato.
Saffo
« C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi, la cosa più bella sulla nera terra, io invece dico che è ciò che si ama »
Saffo, frammento 16
« Οἱ μὲν ἰππήων στρότον οἰ δὲ πέσδωνοἰ δὲ νάων φαῖσ' ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]ανἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν' ὄτ-τω τις ἔραται. »
Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
altri di fanti, altri di navi,
sia sulla terra nera la cosa più bella:
io dico, ciò che si ama.
Saffo, Frammento 16 - Traduzione italiana di Salvatore Quasimodo da “Lirici greci” del 1940 (Mondadori, 1944)
Rapita
nello specchio dei tuoi occhi
respiro
il tuo respiro.
E vivo.
Saffo
Schiava d’amore di Saffo.
Tremori inebrianti assalgono
membra ossessionate.
Dall’inferno
paradisiaci influssi
ungono insaziabili orgasmi,
varando il talamo.
Taci ora!
Rovesciami, inginocchiati,
Oltraggiami.
Saffo
Eros mi ha scosso la mente come il vento che colpisce gli alberi dal monte.
Ἔρος δ' ἐτὶναξέ μοι φρέναϛ, ὠϛ ἄνεμοϛ κὰτ ὄρος δρύσιν ἐμπέτων.
Saffo (Fram. 47 Voigt)
La passione è espressa da Saffo con una metafora naturale in cui i due unici verbi del frammento, ἐτὶναξέ e ἐμπέτων, sono usati rispettivamente con il significato di scuotere e colpire.
di Said in Italy.
Ermes, io lungamente ti ho invocato.
In me e’ solitudine: tu aiutami,
despota, che’ morte da se’ non viene;
nulla m’allieta tanto che consoli.
Io voglio morire:
voglio vedere la riva d’Acheronte
fiorita di loto fresca di rugiada.
A Ermes – Saffo
trad. S. Quasimodo
« Quale dolce mela che su alto
ramo rosseggia, alta sul più alto;
la dimenticarono i coglitori;
no, non fu dimenticata: invano
tentarono raggiungerla. »
« οἶον τὸ γλυχὺμαλον ἐρεύθεται ἄχρῳ ἐπ’ ὔσδῳ
ἄχρον ἐπ’ ἄχροτάτῳ λελάθοντο δὲ μαλοδρόπηες·
οὐ μὰν ἐχλελάθοντ’, ἀλλ’ οὐχ ἐδύναντ’ ἐπὶχεσθαι. »
Saffo
Alessandro Diletto.
Il frammento (in esametri dattilici) fu composto da Saffo.
Si riferisce con una similitudine garbata e delicata a una sposa che arriva alle nozze ad un'età matura, paragonata ad una mela dolce, che è nata sul ramo più alto e non è stata colta non perché i coglitori la dimenticarono, ma perché non riuscirono a raggiungerla.
Il paragone è chiaro: la sposa è arrivata tardi alle nozze perché non ha trovato prima un compagno degno di lei.
Chi ora fugge, presto inseguirà,
chi non accetta doni, ne offrirà,
e se non ama, presto comunque amerà.
Saffo
Matteo Fornero.
Saffo, antica poetessa greca sulla quale biografia grava il peso di una leggenda riguardo un suicidio. La faccenda fu variamente conosciuta tanto da ispirare Giacomo Leopardi a scriverne una poesia "Ultimo canto di Saffo". Delle varie speculazioni attorno alla sua biografia poco importa, Saffo è riuscita ad esprimere con una fortissima carica emotiva il sentimento amoroso attraverso gli occhi di una donna.A seguire uno dei testi riassuntivi la sua filosofia dell'amore:
Cosa c'è
in fondo ai tuoi occhi
dietro il cristallino
oltre l'apparenza?
Dove il tempo
d'improvviso
si ferma
e
la mia anima
sulle tue labbra
resta
sospesa?
Saffo
"O dolce madre, più
non posso tessere la tela,
vinta dal desiderio di un giovane:
lo vuole la tenera Afrodite".
Saffo (Fr. 114 Diehl)
Con la consueta leggiadria, Saffo tratteggia il ritratto della ragazza innamorata che non riesce più a svolgere il suo lavoro e confessa alla madre tutto il suo turbamento. Parole immortali e sempre attuali.
di Et in Arcadia Ego.
Danzavano così, con i piedi morbidi,
le ragazze di Creta, una volta...
Erano attorno alla venerata ara,
battevano tenero fiore d'erba.
Saffo
Subito a me il cuore si agita nel petto solo che appena ti veda,
e la voce non esce e la lingua si spezza.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e gli occhi più non vedono e rombano le orecchie.
Saffo
"Perché chi è bello, solo per il tempo che lo guardi è bello,
ma chi è anche buono, sarà subito anche bello".
Saffo (Fr. 50 Neri)
Chi è solo bello, resta bello all'occhio.
Ma chi ha valore sarà bello sempre
Saffo
Venisti e hai fatto bene,
e io ti agognavo,
e desti refrigerio al mio cuore
che bruciava di desiderio"
Saffo, Frammenti.
perché appena ti guardo più non mi riesce di parlare,
La lingua s'inceppa, subito un fuoco sottile corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono più, le orecchie rombano,
il sudore mi scorre, un tremore mi afferra tutta,
sono più verde dell'erba, mi vedo a un passo dall'essere morta.
Saffo
Tramontata è la luna, tramontate le Pleiadi.
È a mezzo la notte; trascorre il tempo;
io dormo sola.
Saffo
Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle paure.
Trovami nell'angolo più nero.
Osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò. Ovunque.
Saffo
Ti odio e ti amo. Forse ti chiedi come ciò sia possibile.
Non lo so, ma lo sento accadere e mi torturo.
Catullo. ‘Odi et amo’, carme 85
A me sembra beato come un dio
quell’uomo che seduto a te di fronte
t’ascolta, mentre stando a lui vicino
dolce gli parli
e ridi con amore; si sgomenta
il cuore a me nel petto, non appena
ti guardo un solo istante, e di parole
rimango muta.
La voce sulla lingua si frantuma,
sùbito fuoco corre sottopelle,
agli occhi è cieca tenebra, e agli orecchi
rombo risuona.
Sudore per le membra mi discende
e un brivido mi tiene; ancor più verde
sono dell’erba; prossima alla morte
sembro a me sola.
Saffo (fr. 31 W.)
Catullo, carme 51 e il fr. 31.
Ille mi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit
dulce ridentem, misero quod omnes
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
<vocis in ore;>
lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina teguntur
lumina nocte.
otium, Catulle, tibi molestum est:
otio exsultas nimiumque gestis:
otium et reges prius et beatas
perdidit urbes.
(carme 51, liber I)
Saffo (Ereso, 630 a.C. circa – Leucade, 570 a.C. circa)
è stata la più famosa poetessa dell'antica Grecia.
Nacque ad Ereso, città dell'isola di Lesbo nell'Egeo, da una famiglia aristocratica che, per motivi politici, fu esiliata in Sicilia per una decina d'anni, a causa delle lotte politiche tra i vari tiranni che vi erano allora a Lesbo.
Fu descritta dal poeta contemporaneo Alceo come una donna bella e piena di grazia, dal fascino raffinato, dolce e sublime.
La sua poetica è incentrata sulla passione e sull'amore per vari personaggi, umani e divini, e per tutti i generi.
Il tiaso (scuola religiosa correlata al culto di un Dio) di Lesbo aveva come maestra proprio Saffo e alla luce di una formazione culturale completa in Grecia era contemplata anche l'iniziazione all'amore. Il ruolo di Saffo in proposito, frainteso ed estrapolato dal suo contesto storico-culturale, ha dato origine ai termini "lesbico" e "saffico", che designano l'omosessualità femminile.
La figura di Saffo ha ispirato poeti come Leopardi (Ultimo canto di Saffo) e cantautori come Vecchioni (Il cielo capovolto) e Branduardi (Cogli la prima mela).
«Alcuni dicono che le Muse siano nove; che distratti!
Guarda qua: c'è anche Saffo di Lesbo, la decima. »
Prendi il mio cuore e portalo lontano,
dove nessuno ci conosce,
dove il tempo non esiste,
dove possiamo incontrarci,
senza età e ricordi, senza passato.
Con una luce che nasce all’orizzonte
e un domani sereno e silenzioso.
Prendi il mio sguardo e portalo lontano,
dove possa vederti ogni giorno
e darti mille baci
e quindi cento
e dartene altre mille
e quindi cento
quindi mille continui
e quindi cento.
Perché a me pare uguale agli dei,
chi siede a te vicino e il dolce suono
ascolta mentre parli, e ridi amorosamente.
Subito a me il cuore si agita in petto
sol che appena ti veda, e la voce non esce.
E la lingua si spezza.
Un fuoco sottile sale rapido alla pelle,
e gli occhi piú non vedono,
e rombano le orecchie,
e tutto in sudore e tremante
com’ erba patita scoloro.
E morte non pare lontana a me, rapito di mente.
Saffo, Frammenti
LA LEGGENDA DELLA FINE DI SAFFO
Si dice che Saffo, nota per le sue poesie e i suoi amori femminili, sia morta suicida perché rifiutata da un uomo, il bel Faone. Si gettò dalla rupe di Leucade. Prima di farlo, però, pronunciò queste parole, secondo Ovidio (Heroides 15, vv.177-180):
Sorreggimi, aria:
non pesa molto il mio corpo.
E anche tu, dolce Amore, stendi le ali sotto di me, mentre cado,
perché l'acqua di Leucade non sia colpevole della mia morte.
Saffo
L’ode della gelosia – Saffo
A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
Traduzione di Salvatore Quasimodo
[...] Saffo vive in un periodo particolare della storia greca.
Il medioevo ellenico è da poco finito e la scrittura si diffonde, dopo secoli di racconti orali (quelli degli aedi), tanto a est quanto a ovest del Mediterraneo, in tutte le colonie. La semplicità dell’alfabeto, che fa corrispondere segni e suoni, rende possibile la sua rapida divulgazione sia in ambito economico, per stendere documenti di natura commerciale, sia in ambito culturale, per comporre poesie. Gli artisti come Saffo si appropriano velocemente di questa nuova “tecnologia” e tra i versi fanno risuonare anche il loro nome, un modo per assicurarsi la proprietà intellettuale delle opere (il copyright era ben lontano dal nascere), ma anche per farsi pubblicità (ogni volta che qualcuno cantava testi che contenevano il nome dell’autore contribuiva a renderlo noto presso il pubblico).
L’ISOLA DI LESBO.
Saffo nasce sull’isola di Lesbo (probabilmente nella città di Ereso), dove vive gran parte della sua vita. L’ambiente nel quale opera è un crocevia commerciale, trovandosi di fronte alle coste del ricco regno di Lidia, e un luogo molto attivo politicamente (i frammenti di Alceo e Saffo fanno riferimento a rivalità tra clan aristocratici) e culturalmente (a Lesbo nascono anche Alceo, contemporaneo di Saffo, e Arione, secondo Erodoto l’inventore del ditirambo).
CHE COSA SAPPIAMO DI SAFFO?
La maggior parte delle informazioni sulla vita di Saffo viene dalla Suda, un’enciclopedia di epoca bizantina (X d.C.), che elenca numerosi nomi di padre, ma il solo nome di Cleide per la madre (questo nome fu anche quello della figlia). Ebbe tre fratelli, uno dei quali, Carasso, secondo la testimonianza di Erodoto, commerciava con la città egiziana di Naucrati (e ciò testimonia la vitalità commerciale dell’isola, i cui affari si spingono lontano). [...]
TRA OMOSESSUALITÀ E ETEROSESSUALITÀ.
Nelle poesie di Saffo ci sono amore, desiderio, gelosia, delusione, sentimenti spesso diretti verso altre donne, con le quali la poetessa vive in una sorta di circolo femminile di cui è la guida. Risulta però limitante considerare Saffo come colei che canta solo di amore omosessuale, perché di fatto le sue liriche parlano anche di sentimenti diretti verso uomini e comunicano, in alcuni casi, una profonda ansia verso il matrimonio, che a quei tempi non aveva niente di romantico, ma veniva celebrato molto presto. [...]
AMMIRATORI…
[...] Si sa che Solone, ad un banchetto dove sentì una delle canzoni di Saffo, rimase talmente colpito da chiedere a chi la cantava di insegnargliela così da poter morire, sottolineando che la conoscenza del testo avrebbe completato la sua vita. Platone la elevò a decima musa, assegnandole il rango di una divinità. [...]
LA FRUIZIONE DEI SUOI TESTI
Le poesie di Saffo sono scritte per essere accompagnate dalla musica e così vengono cantate alle feste e durante i banchetti delle famiglie aristocratiche di Lesbo e, più in generale, del mondo greco. Lei stessa si reca dove richiesta per allietare questi raduni. Lo fa spesso accompagnata dalle donne del suo entourage (in alcuni casi il testo fa pensare alla presenza di più voci), ma anche da sola, confidando nel fatto che chiunque suonasse l’avrebbe facilmente accompagnata [...].
RITMO E MUSICALITÀ.
Nella poesia greca manca la rima, però le parole, che sono costituite da sillabe brevi e sillabe lunghe, se sapientemente accostate, conferiscono musicalità a un verso o a un’intera poesia. L’abilità compositiva di Saffo sta proprio nell’aver ben combinato insieme le parole da lei scelte, creando particolari effetti ritmici. Ciò è ben dimostrato dal frammento 31 (andate al minuto 33 per capire), uno dei più famosi, tramandato da Longino come esempio sublime di poesia dei contrasti (l’io poetico suda e trema; la sua voce è bloccata in gola, però riesce ad esprimere magnificamente ciò che sta accadendo; c’è l’aspetto dolce e amaro dell’amore).
QUASI SOLO PICCOLI FRAMMENTI.
La fama di Saffo durò per quasi un millennio, poi, già nell’Alto Medioevo, si spense e contestualmente i suoi libri di poesie andarono persi. Dei nove libri delle poesie di Saffo, che un tempo erano il vanto di biblioteche come quella di Alessandria, non rimangono che pochi frammenti di liriche diverse, alcuni molto piccoli (qualche parola): studiare Saffo per comprenderne il fenomeno, dunque, significa non solo essere esperti di poesia, ma anche fare i detective per cercare di collegare quanto è rimasto. [...]
UNA VOCE FRESCA E GENUINA.
Nonostante sia rimasto davvero poco, quello che abbiamo ci permette di individuare alcune peculiari caratteristiche della produzione di Saffo, quali la sua freschezza e genuinità, che fanno accostare la sua voce a quella di un bambino, capace di articolare le proprie emozioni solo in modo diretto, senza fronzoli, come emerge dai frammenti 52 e 102.
Il primo, di un verso, dice: “Non potrei pensare di toccare il cielo con due braccia”; il secondo ci fa ascoltare la voce di una giovanissima donna, che improvvisamente annuncia alla madre, con cui sta tessendo: “Madre, non posso più tessere, vinta dal desiderio di un ragazzo a causa della dolce Afrodite”. Si tratta della voce di una ragazza colta nel momento della crescita.
SAFFO E LA LUNA.
In alcuni frammenti protagonista è la luna o il cielo stellato, che sembrano catturare l’attenzione di Saffo. La luna ha in sé qualcosa di liberatorio. È probabile che Saffo e le sue amiche si trovassero insieme di notte a cantare queste canzoni, ma, al di là del dato squisitamente autobiografico, il cielo notturno apre la mente, sprigiona la fantasia, concede maggiore libertà. Ecco perché a Saffo appare così invitante.
L’IMPORTANZA DI NUOVI RITROVAMENTI.
[...] Da un papiro scoperto nel 2014, per esempio, dove sono conservati due testi, veniamo a sapere qualcosa di più sulla sua famiglia e in modo particolare sui fratelli Carasso, scapestrato, e Larico, altre volte ammirato da Saffo, ma qui accusato di non voler crescere per contribuire al benessere della famiglia.
ì
https://vociantiche.wordpress.com/2017/07/15/saffo-la-decima-musa/
Venisti e hai fatto bene,
e io ti agognavo,
e desti refrigerio al mio cuore
che bruciava di desiderio"
Saffo, Frammenti.
perché appena ti guardo più non mi riesce di parlare,
La lingua s'inceppa, subito un fuoco sottile corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono più, le orecchie rombano,
il sudore mi scorre, un tremore mi afferra tutta,
sono più verde dell'erba, mi vedo a un passo dall'essere morta.
Saffo
Tramontata è la luna, tramontate le Pleiadi.
È a mezzo la notte; trascorre il tempo;
io dormo sola.
Saffo
Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle paure.
Trovami nell'angolo più nero.
Osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò. Ovunque.
Saffo
Ti odio e ti amo. Forse ti chiedi come ciò sia possibile.
Non lo so, ma lo sento accadere e mi torturo.
Catullo. ‘Odi et amo’, carme 85
A me sembra beato come un dio
quell’uomo che seduto a te di fronte
t’ascolta, mentre stando a lui vicino
dolce gli parli
e ridi con amore; si sgomenta
il cuore a me nel petto, non appena
ti guardo un solo istante, e di parole
rimango muta.
La voce sulla lingua si frantuma,
sùbito fuoco corre sottopelle,
agli occhi è cieca tenebra, e agli orecchi
rombo risuona.
Sudore per le membra mi discende
e un brivido mi tiene; ancor più verde
sono dell’erba; prossima alla morte
sembro a me sola.
Saffo (fr. 31 W.)
Catullo, carme 51 e il fr. 31.
Ille mi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit
dulce ridentem, misero quod omnes
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
<vocis in ore;>
lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina teguntur
lumina nocte.
otium, Catulle, tibi molestum est:
otio exsultas nimiumque gestis:
otium et reges prius et beatas
perdidit urbes.
(carme 51, liber I)
Saffo (Ereso, 630 a.C. circa – Leucade, 570 a.C. circa)
è stata la più famosa poetessa dell'antica Grecia.
Nacque ad Ereso, città dell'isola di Lesbo nell'Egeo, da una famiglia aristocratica che, per motivi politici, fu esiliata in Sicilia per una decina d'anni, a causa delle lotte politiche tra i vari tiranni che vi erano allora a Lesbo.
Fu descritta dal poeta contemporaneo Alceo come una donna bella e piena di grazia, dal fascino raffinato, dolce e sublime.
La sua poetica è incentrata sulla passione e sull'amore per vari personaggi, umani e divini, e per tutti i generi.
Il tiaso (scuola religiosa correlata al culto di un Dio) di Lesbo aveva come maestra proprio Saffo e alla luce di una formazione culturale completa in Grecia era contemplata anche l'iniziazione all'amore. Il ruolo di Saffo in proposito, frainteso ed estrapolato dal suo contesto storico-culturale, ha dato origine ai termini "lesbico" e "saffico", che designano l'omosessualità femminile.
La figura di Saffo ha ispirato poeti come Leopardi (Ultimo canto di Saffo) e cantautori come Vecchioni (Il cielo capovolto) e Branduardi (Cogli la prima mela).
«Alcuni dicono che le Muse siano nove; che distratti!
Guarda qua: c'è anche Saffo di Lesbo, la decima. »
Prendi il mio cuore e portalo lontano,
dove nessuno ci conosce,
dove il tempo non esiste,
dove possiamo incontrarci,
senza età e ricordi, senza passato.
Con una luce che nasce all’orizzonte
e un domani sereno e silenzioso.
Prendi il mio sguardo e portalo lontano,
dove possa vederti ogni giorno
e darti mille baci
e quindi cento
e dartene altre mille
e quindi cento
quindi mille continui
e quindi cento.
Perché a me pare uguale agli dei,
chi siede a te vicino e il dolce suono
ascolta mentre parli, e ridi amorosamente.
Subito a me il cuore si agita in petto
sol che appena ti veda, e la voce non esce.
E la lingua si spezza.
Un fuoco sottile sale rapido alla pelle,
e gli occhi piú non vedono,
e rombano le orecchie,
e tutto in sudore e tremante
com’ erba patita scoloro.
E morte non pare lontana a me, rapito di mente.
Saffo, Frammenti
Si dice che Saffo, nota per le sue poesie e i suoi amori femminili, sia morta suicida perché rifiutata da un uomo, il bel Faone. Si gettò dalla rupe di Leucade. Prima di farlo, però, pronunciò queste parole, secondo Ovidio (Heroides 15, vv.177-180):
Sorreggimi, aria:
non pesa molto il mio corpo.
E anche tu, dolce Amore, stendi le ali sotto di me, mentre cado,
perché l'acqua di Leucade non sia colpevole della mia morte.
Saffo
L’ode della gelosia – Saffo
A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
Traduzione di Salvatore Quasimodo
[...] Saffo vive in un periodo particolare della storia greca.
Il medioevo ellenico è da poco finito e la scrittura si diffonde, dopo secoli di racconti orali (quelli degli aedi), tanto a est quanto a ovest del Mediterraneo, in tutte le colonie. La semplicità dell’alfabeto, che fa corrispondere segni e suoni, rende possibile la sua rapida divulgazione sia in ambito economico, per stendere documenti di natura commerciale, sia in ambito culturale, per comporre poesie. Gli artisti come Saffo si appropriano velocemente di questa nuova “tecnologia” e tra i versi fanno risuonare anche il loro nome, un modo per assicurarsi la proprietà intellettuale delle opere (il copyright era ben lontano dal nascere), ma anche per farsi pubblicità (ogni volta che qualcuno cantava testi che contenevano il nome dell’autore contribuiva a renderlo noto presso il pubblico).
L’ISOLA DI LESBO.
Saffo nasce sull’isola di Lesbo (probabilmente nella città di Ereso), dove vive gran parte della sua vita. L’ambiente nel quale opera è un crocevia commerciale, trovandosi di fronte alle coste del ricco regno di Lidia, e un luogo molto attivo politicamente (i frammenti di Alceo e Saffo fanno riferimento a rivalità tra clan aristocratici) e culturalmente (a Lesbo nascono anche Alceo, contemporaneo di Saffo, e Arione, secondo Erodoto l’inventore del ditirambo).
CHE COSA SAPPIAMO DI SAFFO?
La maggior parte delle informazioni sulla vita di Saffo viene dalla Suda, un’enciclopedia di epoca bizantina (X d.C.), che elenca numerosi nomi di padre, ma il solo nome di Cleide per la madre (questo nome fu anche quello della figlia). Ebbe tre fratelli, uno dei quali, Carasso, secondo la testimonianza di Erodoto, commerciava con la città egiziana di Naucrati (e ciò testimonia la vitalità commerciale dell’isola, i cui affari si spingono lontano). [...]
TRA OMOSESSUALITÀ E ETEROSESSUALITÀ.
Nelle poesie di Saffo ci sono amore, desiderio, gelosia, delusione, sentimenti spesso diretti verso altre donne, con le quali la poetessa vive in una sorta di circolo femminile di cui è la guida. Risulta però limitante considerare Saffo come colei che canta solo di amore omosessuale, perché di fatto le sue liriche parlano anche di sentimenti diretti verso uomini e comunicano, in alcuni casi, una profonda ansia verso il matrimonio, che a quei tempi non aveva niente di romantico, ma veniva celebrato molto presto. [...]
AMMIRATORI…
[...] Si sa che Solone, ad un banchetto dove sentì una delle canzoni di Saffo, rimase talmente colpito da chiedere a chi la cantava di insegnargliela così da poter morire, sottolineando che la conoscenza del testo avrebbe completato la sua vita. Platone la elevò a decima musa, assegnandole il rango di una divinità. [...]
LA FRUIZIONE DEI SUOI TESTI
Le poesie di Saffo sono scritte per essere accompagnate dalla musica e così vengono cantate alle feste e durante i banchetti delle famiglie aristocratiche di Lesbo e, più in generale, del mondo greco. Lei stessa si reca dove richiesta per allietare questi raduni. Lo fa spesso accompagnata dalle donne del suo entourage (in alcuni casi il testo fa pensare alla presenza di più voci), ma anche da sola, confidando nel fatto che chiunque suonasse l’avrebbe facilmente accompagnata [...].
RITMO E MUSICALITÀ.
Nella poesia greca manca la rima, però le parole, che sono costituite da sillabe brevi e sillabe lunghe, se sapientemente accostate, conferiscono musicalità a un verso o a un’intera poesia. L’abilità compositiva di Saffo sta proprio nell’aver ben combinato insieme le parole da lei scelte, creando particolari effetti ritmici. Ciò è ben dimostrato dal frammento 31 (andate al minuto 33 per capire), uno dei più famosi, tramandato da Longino come esempio sublime di poesia dei contrasti (l’io poetico suda e trema; la sua voce è bloccata in gola, però riesce ad esprimere magnificamente ciò che sta accadendo; c’è l’aspetto dolce e amaro dell’amore).
QUASI SOLO PICCOLI FRAMMENTI.
La fama di Saffo durò per quasi un millennio, poi, già nell’Alto Medioevo, si spense e contestualmente i suoi libri di poesie andarono persi. Dei nove libri delle poesie di Saffo, che un tempo erano il vanto di biblioteche come quella di Alessandria, non rimangono che pochi frammenti di liriche diverse, alcuni molto piccoli (qualche parola): studiare Saffo per comprenderne il fenomeno, dunque, significa non solo essere esperti di poesia, ma anche fare i detective per cercare di collegare quanto è rimasto. [...]
UNA VOCE FRESCA E GENUINA.
Nonostante sia rimasto davvero poco, quello che abbiamo ci permette di individuare alcune peculiari caratteristiche della produzione di Saffo, quali la sua freschezza e genuinità, che fanno accostare la sua voce a quella di un bambino, capace di articolare le proprie emozioni solo in modo diretto, senza fronzoli, come emerge dai frammenti 52 e 102.
Il primo, di un verso, dice: “Non potrei pensare di toccare il cielo con due braccia”; il secondo ci fa ascoltare la voce di una giovanissima donna, che improvvisamente annuncia alla madre, con cui sta tessendo: “Madre, non posso più tessere, vinta dal desiderio di un ragazzo a causa della dolce Afrodite”. Si tratta della voce di una ragazza colta nel momento della crescita.
SAFFO E LA LUNA.
In alcuni frammenti protagonista è la luna o il cielo stellato, che sembrano catturare l’attenzione di Saffo. La luna ha in sé qualcosa di liberatorio. È probabile che Saffo e le sue amiche si trovassero insieme di notte a cantare queste canzoni, ma, al di là del dato squisitamente autobiografico, il cielo notturno apre la mente, sprigiona la fantasia, concede maggiore libertà. Ecco perché a Saffo appare così invitante.
L’IMPORTANZA DI NUOVI RITROVAMENTI.
[...] Da un papiro scoperto nel 2014, per esempio, dove sono conservati due testi, veniamo a sapere qualcosa di più sulla sua famiglia e in modo particolare sui fratelli Carasso, scapestrato, e Larico, altre volte ammirato da Saffo, ma qui accusato di non voler crescere per contribuire al benessere della famiglia.
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https://vociantiche.wordpress.com/2017/07/15/saffo-la-decima-musa/
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