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mercoledì 30 novembre 2011

Carlo Dossi. I pazzi aprono le vie che poi percorrono i savi.



L'arte non imita, interpreta.
Carlo Dossi


I pazzi aprono le vie che poi percorrono i savi.
Carlo Dossi


Filosofia, dammi se non il sorriso, l'indifferenza almeno del saggio. Menti, ma consolami. 
Carlo Dossi, da Gocce d'inchiostro

Grassa cucina, malanno e medicina.
Carlo Dossi

Uniche gioje del matrimonio, ch'egli conosca, son quelle che gli vendette, salate, l'orefice.
Carlo Dossi, La desinenza in A. Atto primo, scena ottava. Ed. Garzanti (1996), pg. 82




Vi ha gente che è sempre del parere dell'ultimo libro che legge. (n. 501)
Carlo Dossi, Note azzurre


L'uomo che sa leggere parla cogli assenti, e si mantiene in vita gli estinti. Egli è in comunicazione con l'universo – non conosce la noia – viaggia – s'illude. Ma chi legge e non sa scrivere è un muto. (n. 520)
Carlo Dossi, Note azzurre

Il falso amico è come l'ombra che ci segue finché dura il sole. (n. 691)
Carlo Dossi, Note azzurre

Dante, come ogni altro grand'uomo, era pieno di sé – chè senza intima fiducia a nulla di sommo si arriva – e non solo tradisce questo in molte frasi della sua Divina Comedia, ma lo confessa francamente nel C. XIII del Purgatorio (dal v. 133 al 138) dove dice che non ha tanto paura di passare un po' di tempo nel luogo degli invidiosi, quanto in quello de' superbi. (n. 1085)
Carlo Dossi, Note azzurre


Dicono che la filosofia è la medicina dell'anima. Ammettiamolo. Ma insieme, ammettendone anche le sue conseguenze, diremo che la filosofia come la medicina è pei malati e non per i sani. Come la medicina poi è un veleno – e ogni veleno, se in breve quantità, giova, in grande uccide. (n. 1194)
Carlo Dossi, Note azzurre


I bibliofili possessori di biblioteche di cui non volgono una pagina, si possono paragonare agli «eunuchi in un harem». (n. 1860)
Carlo Dossi, Note azzurre


Giordano Bruno, dedicò la sua satira contro la fede e il papa (l'asino ideale) dal titolo Cabala del cavallo Pegaseo ad un vescovo – con queste parole "prendetelo, se volete, per uccello; perché è alato e dei più gentili e gai che si possano tenere in gabbia" – Il motto di Bruno era, "in tristitia hilaris, in hilaritate tristis" che potrebbe essere il motto dell'Umorismo – Per la lingua da lui usata diceva "chi m'insegnò a parlare fu la balia". (n, 2416)
Carlo Dossi, Note azzurre


Nessuno mai provò compassione schiacciando una formica: pochissimi senton ribrezzo vedendo uccidere un pollo; pochi, vedendo un bue. Eppure s'inorridisce all'uccisione di un uomo. Perché?... Non è forse l'anima una, non val la formica l'uomo? – Nobile arte la caccia, che è l'uccisione delle fiere; nobilissima la guerra, che è l'uccisione degli uomini. Or perché ignobile la beccheria che è quella degli animali domestici? (n. 2730)
Carlo Dossi, Note azzurre


Anticamente migliaja di Dei parevano pochi; oggidì uno è di troppo. (n. 2913)
Carlo Dossi, Note azzurre


Il diavolo ha reso tali servizi alla Chiesa, che io mi meraviglio com'esso non sia ancor stato canonizzato per santo. (n. 318)
Carlo Dossi, Note azzurre

Fu un'epoca in cui ogni più piccolo villaggio avea la sua chiesa e la sua forca. Ora la forca è sparita – sparirà presto la chiesa. – Non lo disse De-Maistre? Il boja è un necessario sostegno dell'altare e del trono.
Carlo Dossi, Note azzurre


Il libro di preghiera suppone un'assai scarsa religiosità in chi ne fa uso. Indica che il suo lettore non trova bastante calore nel suo cuore verso la divinità, per formare da sé la frase sincera della gratitudine, che le bellezze della circostante natura non bastano ad elevarne l'anima, che egli ripete non suoi sentimenti. Così, in un campo più vasto, si dica di chi ha bisogno di chiesa per adempiere il cosidetto dovere religioso e non gli par sufficiente la volta del cielo. (n. 4858)
Carlo Dossi, Note azzurre


I Missionari Cattolici, a differenza dei protestanti, invece di tentare la conversione dei selvaggi coll'insegnar loro le umane universali regole del Vangelo, s'intende, col contrafforto della pagnotta, ancor prima di parlar loro di Dio, parlano dell'Immacolata e del Purgatorio. E credono poi di averne convertite migliaja quando possono arrivarli con una secchiata di aqua benedetta. (n. 3595)
Carlo Dossi, Note azzurre


Molti hanno il talento di farsi odiare per poco. (n. 3796)
Carlo Dossi, Note azzurre


Dabo tibi dorsum et non faciem! – dicono le monache parlando al diavolo e al frate confessore. (n. 3827)
Carlo Dossi, Note azzurre


Mi contava un sojatore che a Napoli, in certi alberghi, usava il servitore entrare nella camera del forastiero, la bella mattina del suo arrivo, con una guantiera sparsa di piccoli e grossi stronzi, ciascuno dei quali avea appeso un cartellino e scritto su un prezzo. I grossi costavano molto più dei piccini, ed alcuni tenevano in capo un cappellino di prete. Erano questi i prodotti degli abatini. E il forastiero sceglieva. E detto fatto si apriva la porta, e compariva ai comodi del forastiero la parte corrispondente – autrice dell'esemplare. (n. 3831)
Carlo Dossi, Note azzurre





Scopo della burocrazia è di condurre gli affari dello Stato nella peggior possibile maniera e nel più lungo tempo possibile. (n. 4720)
Carlo Dossi, Note azzurre




I pazzi aprono le vie che poi percorrono i savi. (n. 4971)
Carlo Dossi, Note azzurre







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