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domenica 19 giugno 2011

PAURE in LIBERTA'

PAURE IN LIBERTA'
Introduzione al convegno
Prof.ssa Del Zompo
18 06 2011

Cagliari, nel tempo è sempre stata molto MODERNA nell'avvicinare le neuroscienze, quanto di più BIOLOGICO c'è, dal punto di vista dello studio del cervello, all'approccio FILOSOFICO, grazie all'incontro di Vanna (Gessa?) col Prof. Gessa e con tanti altri di noi che facevano sopratutto l'ASPETTO NEUROSCIENTIFICO e la voglia, il coraggio, la testardagine e la genialità di Vanna nel voler comunque PORTAR AVANTI GLI INCONTRI TRA FIGURE CHE PARLAVANO E PARLANO LINGUAGGI DIVERSI, con l'idea di trovare sempre di più la POSSIBILITA' DI CONNETTERSI. Per cui questo convegno oggi (18 giugno 2011) è ancora più apprezzabile perchè mette insieme chi parte dalla BIOLOGIA più stretta, e lo studio sull'animale attraverso la CLINICA e l'analisi con metodi di NEUROIMMAGING, alla FILOSOFIA, perciò allo STUDIO DEL PENSIERO.


Remo Bodei. PAURE in LIBERTA'.
Il dottor Spada (relatore precedente, psichiatra) ha citato e ha fatto vedere l'immagine di un Leone, e volendo cominciare questo intervento in maniera un po leggera, vorrei ricordare come cento anni fa mio nonno partecipò alla guerra di Libia assieme a un contingente di cagliaritani, anche lui lo era, e tra questi c'era uno spaccone che raccontava storie mirabolanti e che lui probabilmente rendeva ancora più assurde, il quale diceva -lo racconto prima in sardo, poi lo traduco per gli astanti- che un giorno si era trovato nel deserto e aveva trovato un Leone, e si era arrampicato sulla Palma; dopo un po, dice, sono venuti Leoni, Leoni, a “perditas de ogu”, cioè, a perdita d'occhio. E qualcuno gli ha detto: “ma tui ti ses ispantau?”, cioè hai avuto paura? “no, no deo mi n'de seo calau, appo nau: "permesso, permesso, e mi n'de seo bessiu”..... diciamo senza SEROTONINA.
Io vorrei iniziare partendo da questi discorsi che avete fatto, della presenza o meno negli animali che hanno cervello, spina dorsale, midollo spinale, come diceva il professor Gessa, da un raccontio di KAFKA, l'ultimo che ha scritto, del 1924, intitolato “LA TANA”. In cui c'è un animale non specificato, ma ragionante, che si trova sempre INDECISO TRA RESTARE NELLA TANA, DOVE HA PROTEZIONE, E DOVE SI SENTE SICURO DA OGNI PERICOLO, pur rinunciando alle possibilità che uscire dalla tana gli da e, appunto, uscire e provare una vita più piena e probabilmente più soddisfacente. Quindi questa posizione lo lascia da un lato pieno di incertezza e quando è fuori vorrebbe tornare dentro, quando è dentro vorrebbe tornare fuori. Quindi ha soltanto delle USCITE DI INSICUREZZA. Ora, questo racconto di Kafka ASSOMIGLIA ALLA GABBIA IN CUI I VOSTRI PAZIENTI SI RINCHIUDONO, pur sentendo che la vita al di fuori gli aspetta e che il loro spazio ristretto, simbolicamente e un po realmente, non solo è fattore di angoscia, di claustrofobia, di panico, ma anche IMPEDISCE LORO DI LIBERARE DELLE ENERGIE LATENTI.
Perchè questa situazione assomiglia al protagonista del racconto di Kafka?
Perchè NON SI DECIDONO AD ABBANDONARE CIÒ CHE LI FA SOFFRIRE PERCHÈ COMBATTONO CONTRO LORO STESSI, LA LORO VOLONTA' E' DIVISA e, QUANDO LA VOLONTA' E' DIVISA, NON E' POSSIBILE AGIRE IN UNA DIREZIONE O NELL'ALTRA.
Non si può dire: sii libero!
Come non si può dire: sii spontaneo!
Come non si può dire, quando uno soffre di insonnia: dormi!

E, allora, il problema è se esistono, oltre a METODI CLINICI, farmacologici, psicologici, psicanalitici, dei SISTEMI CHE POSSONO in qualche modo, sopratutto per i terapeuti, indicare delle possibilità, delle strade diverse. Ecco, io non intendo fare -l'ignoranza non da nessun diritto a credere o non credere- nessuna invasione di campo e nessuna interferenza su quello che avete detto. Ho imparato moltissimo, ve ne sono grato, perchè LE IDEE SI CONTAMINANO e in qualche modo generano dei figli o dei figliocci che ci aiutano, ciascuno nel suo campo, a procedere avanti.

Però, quello che vorrei fare, memore dei ricordi scolastici, in cui si raccontava come i romani alla prima guerra punica, non avendo esperienza marinara e dovendo combattere con i provetti cartaginesi, avessero inventato dei ponti mobili, chiamati corvi, per agganciare le navi cartaginesi e permettere ai romani di combattere con le tecniche di fanteria cui erano molto bravi; e, quindi, io lancio una specie di corvo sulle vostre competenze; è bilaterale, cioè ciascuno di noi, senza combattere se non con le idee, può agire.
Permettettemi un'altra cosa, sempre di alleggerimento, vista l'ora: a Pisa, Guazzetti forse lo sa, c'è una forte resistenza nei confronti di questi poveri topi che vengono visti come vittime e quindi ogni tanto si fanno degli incontri appunto con gli scienziati che li usano e qualche volta è capitato anche a me. C'era un drappello di persone all'ingresso: “lei è un torturatore!” e io ho detto: “si, del cervello”. “mi hanno picchiato!” ho detto: “ma no, io soltanto con le idee!”; ecco, quindi, “IO SOLTANTO CON LE IDEE, senza farmi picchiare da voi, vorrei trovare delle strade in cui si può in qualche modo inquadrare le stesse tematiche che voi trattate, ma DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA.

Allora, una delle possibilità è questa:
PERCHÈ NON SI PUÒ USCIRE FACILMENTE?

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