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mercoledì 18 ottobre 2017

La Prussia visse almeno tre vite. Nella prima fu parte di uno Stato teocratico dominato dal rigore e dall’orgoglio germanico dei monaci-cavalieri dell’Ordine Teutonico, mentre la seconda fu il regno che, partendo da semplice vassallo dei sovrani di Polonia-Lituania, giunse alla gloria con Federico II e infine unificò la Germania in un possente impero mitteleuropeo.

Stati perduti - Lo Stato Libero di Prussia.
La Prussia visse almeno tre vite.
Nella prima fu parte di uno Stato teocratico dominato dal rigore e dall’orgoglio germanico dei monaci-cavalieri dell’Ordine Teutonico, mentre la seconda fu il regno che, partendo da semplice vassallo dei sovrani di Polonia-Lituania, giunse alla gloria con Federico II e infine unificò la Germania in un possente impero mitteleuropeo.

La terza fase, però, è quasi del tutto sconosciuta, in quanto viene vista come semplice appendice delle vicende tedesche a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale.

Nel 1918, infatti, con la caduta della monarchia e la nascita della repubblica, l’entità prussiana fu tra le più penalizzate dell’intero paese, in quanto subì le maggiori perdite territoriali che andarono a Belgio, Danimarca, Francia, Polonia e Lituania, riducendo le sue dimensioni di 60.000 km², un area pari ad un paese grande quanto la Croazia.

Questa nuova entità statuale, facente parte della Repubblica di Weimar, rimase comunque il principale Land – suddivisione territoriale – del paese, con il 62,5% della superficie totale nazionale e 38 milioni di abitanti.

Abolita la storica aristocrazia degli junker, che aveva detenuto il potere insieme ai ricchi industriali più conservatori fino alla catastrofe bellica, il cuore industriale della nuova Germania divenne il centro della cultura politica socialdemocratica, che gettò le basi non solo del Freistaat Preußen – lo Stato Libero di Prussia – ma dell’intera Nazione tedesca.

La sua vita fu breve, dinamica e turbolenta tanto quanto quella del resto del paese, scossa violentemente dalla crisi economica, ideologica e istituzionale che flagellava le coalizioni composte da socialdemocratici, cattolici del Zentrum e liberali, a cui occasionalmente si associarono per brevi alleanze in funzione anticomunista i conservatori e i nazionalisti.

Dopo la crisi del 1929, che mandò l’intera Germania allo sfascio, i nazisti guadagnarono rapidamente consensi al suo interno, diventando il primo partito nel 1932.
La fine effettiva dello Stato Libero avvenne tra il 1932 e il 1935. Il primo colpo fu assestato dal Reichkanzler Franz von Papen, che il 20 luglio promosse un colpo di Stato in Prussia dichiarando lo stato di emergenza, scacciando i socialdemocratici nella speranza di rinstaurare un sistema aristocratico fedele al modello imperiale prebellico.
Quest’atto rivoluzionario, che minò la credibilità democratica di un paese sempre più debole e spaesato, aprì le porte ai cambiamenti imposti dai nazisti una volta che salirono, con regolari elezioni, alla guida del paese.

Dopo l’incendio del Reichstag il ministro degli interni di Prussia Hermann Göring sospese le libertà civili dei cittadini tedeschi e nell’aprile 1933 venne nominato primo ministro, mettendo a disposizione dei nazionalsocialisti l’intero apparato governativo e di pubblica sicurezza del Land più grande e potente della Germania.

Da quel momento si puntò a cancellare il sistema federale tedesco per sostituirlo con uno accentrato. Con la “Gesetz über den Neuaufbau des Reiches” o "Legge sulla Ricostruzione del Reich" e la "Reichsstatthaltergesetz" o "Legge dei Governatori del Reich" i Ländern diventarono strutture amministrative chiamate Gau, ponendo fine alla loro autonomia.
Lo Stato Libero di Prussia scomparve, sostituito dai Gau di Brandeburgo, Prussia Orientale, Prussia Occidentale e molti altri, che spezzettarono il grande territorio fondato da Bismarck tra il 1866 e il 1870.

Questo stato di cose venne recepito dagli alleati alla fine del secondo conflitto mondiale, quando tutte le terre “storiche” dell’antica Prussia passarono in mano russa o polacca, compresa l’antica capitale di Königsberg, patria del filosofo Immanuel Kant, ribattezzata Kaliningrad.

Circa dieci milioni di tedeschi fuggirono o furono espulsi da queste zone, conformemente al piano di esodo dei tedeschi dall'Europa orientale, messo in pratica per prevenire future rivendicazioni germaniche su quelle terre.

La scomparsa definitiva della Prussia dalla storia avvenne de jure solo nel 1947, quando, con la legge n. 46, gli Alleati proclamarono formalmente la dissoluzione di ciò che era rimasto dello Stato prussiano.

di Alberto Massaiu.

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