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sabato 1 luglio 2017

Tang Taizong. «Un imperatore dipende dal supporto di chi lo assiste. Meglio avere un uomo di talento tra i propri collaboratori che un quintale d’oro nei forzieri.»

Ching Hua Tang
Le regole del potere.
I segreti del successo nelle massime dell'imperatore Tang

Descrizione

Cos'è il potere? Come si conquista, come si amministra, come si mantiene?
Nel solco dell'''Arte della guerra'', dell'''Hagakure'', del ''Libro dei cinque anelli'', arriva per la prima volta in Occidente un grande classico della tradizione orientale. La saggezza dell'imperatore Tang Taizong, il più grande sovrano della storia cinese, distillata in pillole per l'uomo di potere occidentale, insegna l'arte del buon governo attraverso indicazioni dirette ed efficaci, che aiutano a raggiungere una migliore consapevolezza di se stessi, rafforzare la leadership, migliorare l'efficacia di un'organizzazione, valutare i collaboratori, gestire la relazione tra moralità e talento, neutralizzare i nemici, conquistare successi duraturi. Un vademecum unico per chi ha un ruolo di governo, in azienda come in un'associazione, una squadra, una classe, una famiglia. Una guida preziosa per chi ambisce a ottenere il potere e a conservarlo.
https://www.ibs.it/regole-del-potere-segreti-del-libro-chinghua-tang/e/9788809836518


I. Conversazioni tra Tang Taizong e i suoi ministri.

«L'imperatore deve governare in modo disinteressato. Lavoriamo per il popolo. Dobbiamo prendere in considerazione come le persone potranno beneficiare della nostra amministrazione e dobbiamo quindi scegliere persone capaci e virtuose nei posti chiave. Come possiamo concedere una promozione ai nostri subordinati senza considerare se sono capaci e se soddisfano i requisiti?» 


A ventotto anni, Taizong diventò imperatore e iniziò una nuova fase della sua vita, nella quale si applicò con scrupolo per essere all’altezza del ruolo che doveva occupare. Si circondò di un gruppo di consiglieri saggi e con differenti competenze per governare il paese, spinto anche dal desiderio di diventare un leader capace. Tra loro e l’imperatore ci furono numerose e vivaci conversazioni. Taizong era un buon ascoltatore, un attento osservatore e, al tempo stesso, uno studente umile e desideroso di apprendere. Avendo già dimostrato le sue capacità in tempo di guerra, decise di mettersi alla prova anche nell’arte di governo.


Tang Taizong e le parole dei suoi consiglieri.

Mentre l'imperatore Taizong era al potere, alcuni funzionari avevano rubato soldi e accettato tangenti. Lui si era preoccupato e aveva mandato dei finti disonesti per mettere alla prova i funzionari.

Quando un funzionario aveva accettato un rotolo di seta come tangente, Taizong lo aveva condannato a morte. Il Ministro Pei Ju gli consigliò: «Il funzionario che ha accettato tangenti ha commesso un crimine molto grave. Tuttavia il modo in cui Vostra Maestà sta inviando delle persone per corrompere e tentare i funzionari non è conforme con l'antico insegnamento: 
'governare con la forza morale e mantenere l'ordine'».

Taizong, soddisfatto di questa risposta, di fronte a tutti i ministri civili e militari disse: 
«In quanto funzionario, Pei Ju può insistere su questi principi e non deve semplicemente obbedire alla volontà dell'imperatore. Se tutti voi seguirete lo stesso principio, non ci sarà più alcuna preoccupazione nel governare bene il paese».


Delegare il potere – o monopolizzare il potere.
Un giorno l'imperatore Taizong chiese a Fang Xuanling e Xiao Yu:
«Come mi vedete in confronto all'imperatore Wen della dinastia Sui?» 
Fang Xuanling e Xiao Yu risposero: «L'Imperatore Wen governava il paese con diligenza. Discuteva le questioni con i suoi ufficiali. Lavorava così a lungo e duramente che le sue guardie dovevano portargli i pasti. Anche se non aveva le caratteristiche della compassione, era un imperatore diligente».
L'Imperatore Taizong disse: «Si vede solo un aspetto della situazione. L'Imperatore Wen della dinastia Sui prendeva le decisioni personalmente su tutto, invece di dar ascolto ai suoi funzionari».

«Il mondo è così grande e ci sono tante cose da affrontare. Una persona potrebbe lavorare fino allo sfinimento, ma comunque non potrà fare tutto bene se agisce da solo! I suoi funzionari sapevano come governare il suo impero e tutti aspettavano la sua decisione. Non hanno detto quello che pensavano e non hanno avuto il coraggio di parlare. Ecco perché la dinastia Sui è durata solo due generazioni.

«Io non opero in quel modo. Trovo persone di talento provenienti da tutto il paese e li pongo in posizioni di governo. Li ho messi al potere per affrontare i problemi del paese e ho detto loro di riferirmi i loro progressi. Li ricompenso per i buoni risultati e li penalizzo in caso di fallimento. Chi non farebbe del suo meglio in questa situazione? In questo modo non c'è bisogno di preoccuparsi se questo paese è governato bene».

L'imperatore Taizong rispettava le persone di talento. Diede loro la possibilità di utilizzare i loro talenti e li premiava o sanzionava a secondo dei loro risultati. Questo li motivava.


Un giorno l'Imperatore Taizong stava discutendo con i suoi funzionari su come fermare i ladri; uno di loro raccomandò di promulgare leggi severe. Taizong disse: «La gente ruba perché il governo li tassa pesantemente e devono fare un sacco di lavoro per il governo. Inoltre i funzionari sono molto avidi".

«Se le persone vivono in povertà, ruberanno senza considerare se sia o no vergognoso. Dovremmo smettere di fare spese inutili, risparmiare sui costi e ridurre le spese e concedere delle promozioni ai funzionari onesti. In questo modo le persone avranno abbastanza cibo e vestiti, senza bisogno di rubare. Perché abbiamo bisogno di leggi severe?»
Infatti nel giro di pochi anni la dinastia conobbe un periodo di pace e prosperità, durante il quale nessuno raccoglieva i soldi persi per strada. Una persona poteva lasciare le porte di casa aperte tutta la notte senza preoccuparsi.

Accettare i buoni consigli – o sbagliare in modo ignaro.
L'imperatore Taizong diceva spesso alle persone intorno a lui:
«Una persona ha bisogno di guardarsi allo specchio per vedere la sua immagine. Un Imperatore ha bisogno dei suoi ministri onesti per rendersi conto dei propri errori. Se l'Imperatore non permette ai suoi ministri di parlare apertamente e mantiene una posizione di presunzione e supponenza e se i suoi ministri seguono solo la sua volontà e non fanno altro che lusingarlo, l'imperatore finirà per perdere il suo paese e i suoi ministri non saranno in grado di proteggere se stessi!».

«Yu Shiji lusingava l'Imperatore Yang della Dinastia Sui al fine di mantenere la sua posizione. Come risultato, l'Imperatore venne ucciso e così successe anche per Yu Shiji. Questa lezione deve essere di insegnamento. Dovete parlarmi e dirmi se sto facendo la cosa giusta».

L'imperatore Taizong spesso diceva ai suoi ministri: «La gente ritiene che l'imperatore è una persona dignitosa, potente e nobile e che non ha paura di niente. Io non sono così. Temo il giudizio di Dio e temo il modo con cui i miei ministri mi guardano. Anche se sono diligente, ho comunque paura di non essere in grado di conformarmi alla volontà di Dio e alla volontà della gente».
Inoltre disse: «Apprezzo Yao, Shun, Zhou, e i principi di Confucio per governare un paese. Per me essi sono importanti tanto quanto le ali per un uccello o l'acqua per un pesce. Se li perdo, perdo tutto. Non posso abbandonarli nemmeno per un attimo».



Il cuore del governante All’inizio del suo regno, Taizong spiegò ai ministri:
«Un sovrano ha soltanto un cuore, ma molti lo vorrebbero conquistare. Alcuni ci provano con il coraggio, altri con l’eloquenza, altri con l’adulazione, altri ancora con l’astuzia e alcuni soddisfacendo ogni suo desiderio: è assediato da ogni parte. Tutti provano a dirgli qualcosa per ottenere potere e ricchezza. Se abbassa la guardia, anche solo per un attimo, rischia di commettere gravi errori e di ritrovarsi nei guai. È per questo motivo che governare è un compito davvero difficile».
Tang Taizong


L’arco e il legno.
Un giorno, poco tempo dopo l’ascesa al trono, Taizong parlò con il ministro Xiao Yu. 
«Sono appassionato di tiro con l’arco fin da quando ero ragazzo. Pensavo di sapere tutto degli archi. «Alcuni giorni fa, ne ho ricevuti una decina, li ho mostrati a un costruttore di archi, e lui mi ha detto che non erano di buona qualità. Gli ho chiesto perché e lui mi ha fornito la seguente spiegazione: “Perché il cuore del legno non è dritto e le venature sono inclinate. Questi archi sono solidi, ma non saranno mai precisi”. «In quel momento, mi sono reso conto che non possedevo il segreto dell’arco, nonostante lo usassi da molti anni. Sono certo, quindi, di conoscere ancora meno come si governa un paese.» Questa presa di coscienza lo stimolò non soltanto a incontrare ogni giorno i ministri, ma anche a mantenere contatti frequenti con i funzionari di rango inferiore, per avere notizie più dettagliate su ciò che succedeva nel paese.


Tenere la schiena dritta.
Un giorno Taizong affermò:
«Un governante deve comportarsi in maniera appropriata. Se non piega la schiena, anche la sua ombra non si deformerà. Se coloro che stanno in alto danno il buon esempio, quelli che stanno in basso li imiteranno. Secondo me, la vera minaccia per un comandante non arriva dall’esterno, ma da se stesso. I desideri incontrollati danneggiano il corpo e la mente, l’indulgenza verso i propri difetti interferisce con il lavoro. Quindi, se dice qualcosa di sbagliato, il sovrano perderà del tutto l’appoggio del suo popolo». «Proprio così» replicò il ministro Wei Zheng. «I saggi monarchi del passato educavano se stessi per alimentare le proprie virtù e sconfiggere le debolezze. Questa abitudine permetteva loro di comprendere molti aspetti della vita e li aiutava a lavorare meglio

Autocoscienza
«Un governante illuminato conosce i propri difetti, e in questo modo può diventare più saggio. 
Un sovrano sciocco, invece, cerca di mascherare le proprie mancanze e così finisce per mettersi
in cattiva luce.»


La testa e il corpo.
In una nota inviata all’imperatore, il ministro Wei Zheng scrisse:
«Il governante è la testa, mentre i ministri sono le gambe e le braccia. Se lavorano con un’unica mente e un solo cuore, allora diventano un corpo solo. Quest’ultimo, infatti, non è completo se manca anche soltanto una delle sue parti. La testa si trova più in alto, ma ha bisogno delle braccia e delle gambe. Anche il governante più saggio ha bisogno dell’aiuto dei ministri per provvedere al paese».


Prima di parlare.
Du Zhenglun, storico di corte, aveva il compito di trascrivere ogni azione e parola dell’imperatore. Taizong gli confidò: 
«Prima di parlare, penso alla possibile reazione dei miei uditori». 
Lo storico replicò: «Le sue parole, Maestà, avranno un impatto anche sulle future generazioni». L’imperatore riprese: «Se un uomo comune dice qualcosa di sbagliato, danneggia soltanto la propria reputazione, ma se lo fa un governante, le conseguenze possono essere disastrose. Non lo dimenticherò mai».


Una modestia appropriata.
Taizong consultò il celebre esegeta confuciano Kong Yingda.
«Nei Dialoghi* è scritto:
“Chi ha talento deve imparare da chi non ne ha. 
Chi è sapiente deve imparare da chi non lo è. 
Se hai qualche talento, comportati come se non ne avessi. 
Se sei esperto, comportati come se non lo fossi”. 
Sa che cosa significa?» 
gli chiese. «Significa che bisogna essere modesti se si vogliono raggiungere risultati importanti. Anche chi ha un grande talento può sempre migliorare
Chi è molto colto può imparare ancora di più. 
Il governante non deve ostentare le proprie capacità. 
Al contrario, deve nasconderle, ascoltare i consigli degli altri e non provare a celare i propri errori, altrimenti interromperà la comunicazione con i suoi sottoposti e li allontanerà da sé, e questo gli procurerà soltanto problemi.» «È vero!» confermò Taizong.
«Il Libro dei mutamenti dice: “Beato colui che rimane sempre umile”.»


* I Dialoghi è uno dei quattro libri fondamentali del confucianesimo. 
Gli altri tre sono: 
il Grande studio, il Giusto mezzo e il Mencio. 
Assieme ai cinque classici (il Libro dei mutamenti, il Classico dei versi, il Classico dei documenti, il Libro dei riti e gli Annali delle Primavere e Autunni), costituiscono il canone confuciano.



Umiltà 
Shun e Yu furono due leggendari sovrani cinesi, vissuti più di quattromila anni fa e famosi per la loro saggezza. Taizong li considerava i suoi modelli. Così parlò Taizong: 
«Dicono che il “figlio del Cielo” sia pieno di gloria e potenza e quindi non debba temere nulla, ma io non sono d’accordo. Proprio perché sono il figlio del Cielo, devo essere umile e prudente. L’imperatore Shun mise in guardia il suo successore, Yu: “Se riuscirai a non considerarti glorioso, nessuno potrà competere con te. Se riuscirai a non considerarti grande, nessuno potrà sconfiggerti”. Il Cielo apprezza l’umiltà ed è infastidito dall’orgoglio. Per ogni cosa che penso o che faccio, sono consapevole di essere osservato dal Cielo e dai miei sudditi. Il Cielo vede tutto: come faccio a non temerlo? Ciò che mi preoccupa è che le mie azioni e le mie parole possano risultare sgradite alla loro vista». Il ministro Wei Zheng replicò: «Come dice il proverbio, un buon inizio è più facile di un lieto fine. Spero che Sua Maestà si manterrà sempre umile, timorosa e prudente. Solo così la nostra dinastia conserverà la propria buona sorte». Requisiti essenziali per un buon governante Taizong spiegò al principe ereditario che un sovrano saggio deve possedere alcuni requisiti essenziali. «Il governante deve essere guardato con ammirazione, quindi deve incutere timore e rispetto. Deve mettere l’interesse del popolo sopra ogni cosa. Deve essere tollerante e magnanimo, per non creare divisioni. Deve essere imparziale e giusto nelle decisioni, combinando equità e benevolenza. Deve essere umile e diligente. Deve essere un figlio rispettoso con i propri genitori e trattare i ministri con riguardo. Deve seguire la virtù e la rettitudine.»



L’insegnamento di Tang Taizong e dei suoi consiglieri per i nostri giorni
Per diventare un buon governante, Taizong sapeva di dover vincere le proprie debolezze e dominare i desideri. Per riuscirci, aveva bisogno di raggiungere l’autocoscienza. La ottenne analizzando se stesso e osservando gli altri che, nelle sue parole, gli facevano da specchio. Capì che i desideri potevano offuscargli la vista, confondergli la mente e diminuire la sua capacità di giudizio, tanto da indurlo a commettere errori di cui avrebbe patito le conseguenze. Però, se fosse riuscito a vincere le proprie debolezze e a emanciparsi dalle passioni, si sarebbe liberato della loro influenza nefasta. Come affermava Aristotele, conoscere se stessi è l’inizio di ogni forma di saggezza. Un leader consapevole di sé è una persona illuminata, perché tale conoscenza porta al mutamento interiore, che a sua volta favorisce le trasformazioni nel mondo esterno, fondamentali per avere successo. Vi racconto un aneddoto personale. In passato avevo un temperamento impaziente, ma non me ne rendevo conto. Una sera, durante una festa, mi ritrovai seduto vicino a un chiromante che sosteneva di saper riconoscere il carattere di un individuo leggendo le linee della mano. Scettico, gli mostrai il palmo e lui mi disse, senza esitazione, che ero un tipo nervoso. Rimasi molto colpito, e subito mi accadde qualcosa che ancora oggi non riesco a spiegare: ebbi una specie di epifania, e capii, in quel preciso istante, che non sarei più stato irritabile. Il demone era uscito dal mio corpo e, con mia grande sorpresa, di lì a poco iniziai a essere lodato per la mia pazienza!

http://www.giunti.it/media/estratto-regole-del-potere-11RJUKKN.pdf

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