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domenica 23 aprile 2017

Protestanti e cattolici: il confronto dottrinale

 Protestanti e cattolici: il confronto dottrinale

Introduzione.
Il rifiuto opposto da Martin Lutero all’autorità della chiesa romana fu certo motivato da quelli che in seguito gli stessi cattolici considerarono “abusi”, a cominciare dal vero e proprio traffico che avveniva attorno alle “indulgenze. Il reale contrasto fra luterani e cattolici, però, riguardava non pratiche discutibili che potevano essere represse o corrette, ma punti fondamentali e irrinunciabili della fede. Ciò si vede bene se leggiamo le pagine scritte da Lutero a proposito del matrimonio

Moltiplicando gli impedimenti, la chiesa si era anche data il potere, attraverso le competenze esclusive dei suoi tribunali, di concedere dispense e di intervenire con una sentenza di annullamento su qualunque matrimonio già celebrato. Ma la questione veramente essenziale era un’altra: per Lutero il matrimonio non era un sacramento.

Il carattere insanabile delle divergenze dottrinali si vede ancora meglio se consideriamo l’opera di Giovanni Calvino, l’Institutio christianae religionis, scritta nel 1536. Lutero si affidava spesso all’invettiva e all’ironia feroce; Calvino, pur non rinunciando ai toni della polemica contro le “false dottrine” degli avversari, preferisce invece procedere in maniera logica e lineare. Così, dovendo trattare dell’eucarestia e della “presenza reale” di Cristo nel pane e nel vino (questione che lo trovava diviso sia dai cattolici che dai luterani), Calvino comincia dando una definizione di sacramento, l’unione di un segno o simbolo visibile con una realtà spirituale, e mostra poi come sia potuto sorgere l’errore di attribuire alla realtà materiale ciò che spetta solo a quella spirituale.

A differenza di quanto faranno i più rigidi calvinisti, i luterani si dimostrarono per qualche tempo disposti a cercare con i cattolici quell’accordo che era fortemente sollecitato dall’imperatore Carlo V. Il massimo di ciò che essi potevano concedere è costituito dai ventotto articoli della Confessione di fede, redatta nel 1530 dal teologo Filippo Melantone. La Confessione insisteva nel mostrare come la fede protestante si tenesse lontana da tutte le eresie del passato e chiariva che le innovazioni attribuite ai luterani erano solo la correzione di pochi ed evidenti abusi. 
E tuttavia, quando si arrivava ai punti decisivi, essa si esprimeva con nettezza e senza equivoci. 
Allo stesso modo, il concilio di Trento ritenne essenziale occuparsi prima di tutto della definizione della retta fede e solo in un secondo momento pensò alla moralizzazione della chiesa e alla soppressione dei motivi di scandalo.


Gli elementi fondamentali della fede protestante furono definiti dalla Confessione di fede, presentata il 25 giugno 1530 a Carlo V durante la dieta imperiale tenuta nella città di Augusta. 
La Confessione si impegnò a differenziare i luterani dagli anabattisti, che negavano la validità del battesimo ai neonati, e dai seguaci di Zwingli, sostenitori del principio della predestinazione

L’articolo V negava che chiunque, pretendendo di essere illuminato dallo Spirito Santo, potesse insegnare il Vangelo e amministrare i sacramenti e il IX affermava che il battesimo doveva essere impartito ai fanciulli. L’articolo X disapprovava chi negava la presenza reale del corpo e del sangue di Gesù nelle “sacre specie”. Ma su molti punti essenziali le posizioni luterane restavano inaccettabili per i cattolici e il tentativo di mediazione si concluse con un fallimento. 

Riportiamo alcuni degli articoli più contestati della Confessione.

IV. La giustificazione
[Le chiese presso di noi] insegnano che gli uomini non possono essere giustificati al cospetto di Dio in virtù delle proprie forze, dei propri meriti, delle proprie opere, ma sono giustificati gratuitamente, per opera di Cristo, mediante la fede, in quanto credano di essere accolti nella grazia e che i loro peccati siano rimessi per opera di Cristo, il quale con la sua morte diede soddisfazione per i nostri peccati.

XVIII. Il libero arbitrio
Sul libero arbitrio le nostre chiese insegnano che la volontà umana ha una certa libertà nell’attuare la giustizia civile e nello scegliere le cose che dipendono dalla ragione. Ma non ha il potere, senza lo Spirito Santo, di attuare la giustizia di Dio o giustizia spirituale, poiché l’uomo naturale non può percepire le realtà proprie dello Spirito di Dio; è questo invece che si verifica nei cuori, quando, mediante la Parola, lo Spirito Santo vi prende dimora. 

XX. La fede e le buone opere
[…] Le nostre opere non possono riconciliare Dio con noi, o farci meritare la remissione dei peccati e la grazia, ma otteniamo questa soltanto per fede, vale a dire se crediamo che è per i meriti di Cristo che noi siamo ricevuti in grazia […]. Pertanto, chi confida di potersi meritare la grazia con le sue opere, non solo disprezza il merito e la grazia di Cristo, ma cerca, senza Cristo, con le sue sole forze umane, la via verso Dio, mentre invece Cristo disse di se stesso: «Io sono la via, la verità e la vita» (Giovanni, XIV, 6). 
La confessione augustana del 1530, a c. di G. Tourn, Claudiana, Torino 1980, pp. 118-119 e 129-130.
Che valore attribuisce la Confessione di fede alle cosiddette opere di pietà e di misericordia, ossia alle buone azioni compiute dal credente per guadagnarsi la grazia di Dio? 
(max 5 righe)


I canoni sui sacramenti
Fra le questioni al centro della rottura fra cattolici e protestanti vi era la definizione della natura e del numero dei sacramenti e in particolare la definizione del sacramento dell’eucarestia. Lutero e Calvino respingevano entrambi la dottrina della transustanziazione, ma i canoni sull’eucarestia sono diretti soprattutto contro i calvinisti, che erano più radicali nell’affermare il carattere puramente simbolico e spirituale di questo sacramento.

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Le inconciliabili differenze tra Lutero e Zwingli
Le differenze fra Lutero e Zwingli erano più gravi, perché riguardavano la stessa “presenza reale”. Nel luglio 1529 Filippo d’Assia, uno dei primi principi tedeschi ad aderire alla Riforma, tentò di creare un fronte comune fra le diverse confessioni riformate; a questo scopo, convocò a Marburgo i maggiori teologi protestanti.
I colloqui avvennero in ottobre e, sui quindici articoli che esponevano i temi in discussione, giunsero a un ampio accordo su quattordici e su cinque dei sei punti in cui era diviso il quindicesimo. Il sesto punto aveva come oggetto proprio la presenza reale. Il 2 e il 3 ottobre 1529 si svolsero fra Lutero e Zwingli i colloqui decisivi sulla questione.
I due riformatori concordavano nel negare che l’eucarestia comportasse la ripetizione del sacrificio di Cristo, come invece volevano i cattolici, e vi vedevano invece una commemorazione. Ma secondo Lutero le parole di Cristo «Hoc est corpus meus» (Questo è il mio corpo) andavano prese alla lettera; subito all’inizio della discussione egli chiarì che questa espressione lo teneva come «prigioniero». Zwingli, al contrario, sosteneva che la parola «est» (è) del versetto evangelico andava interpretata in senso figurato e simbolico (nel senso cioè di “significa” o “rappresenta”). Il pane e il vino erano soltanto un segno commemorativo indirizzato a rafforzare i legami fra i membri della comunità ecclesiale durante la sacra cena. Lo spirito di Cristo discende fra di loro, ma gli elementi materiali restano quello che sono: «L’anima è spirito, l’anima non mangia carne, lo spirito mangia lo spirito». A questa rigida distinzione fra carne e spirito, Lutero rispose: «Io non sono a conoscenza di alcun altro Dio se non di quello che si è fatto uomo». Spinti dalla polemica i due teologi stavano per toccare temi sempre più scottanti. I colloqui dovettero pertanto essere interrotti.

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Barocco e Controriforma nell’architettura sacra
Il nesso tra Barocco e Controriforma è generalmente accettato dagli storici. È vero che l’architettura propriamente barocca nacque a Roma al principio del Seicento, con una certa sfasatura rispetto agli inizi della Controriforma. Molti studiosi ritengono, tuttavia, che già nelle prime chiese fatte costruire dai gesuiti a Roma si possano scorgere i segni di un allontanamento dai canoni rinascimentali.
La linearità geometrica delle chiese rinascimentali cominciò allora a essere sostituita dalla ricerca di un’intensa suggestione; l’attenzione alle volute e alle linee curve sostituì le colonne classiche e gli effetti di simmetria e prospettiva; negli interni si verificò un’esplosione di stucchi, ori, decorazioni, mentre si venivano moltiplicando gli altari laterali. Su questi altari comparve l’iconografia sacra che illustrava i nuovi modelli di santità, con i cieli di nuvole rosa che si aprono per mostrare trionfi divini e verso i quali si alzano gli sguardi pii e i cuori travolti da mistici rapimenti. Altari, pareti e colonne si riempivano a loro volta di calici e ostensori che irraggiavano fiamme d’oro e ricordavano la presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, di reliquiari ed ex-voto lussuosi, mentre l’intensa devozione per la Madonna si manifestava con cuori trafitti e figure piangenti. Altri vistosi elementi decorativi erano i pulpiti monumentali e gli altrettanto imponenti confessionali tripartiti e muniti di grate interne, alla cui comprensiva penombra i fedeli si affidavano per assolvere l’obbligo della confessione auricolare, individuale, privata e segreta.



Le chiese protestanti
Ben diverso era il luogo nel quale il protestante si recava per pregare e per ascoltare la lettura della parola di Dio e il sermone tenuto dal pastore. Nella sua forma più pura si trattava di un semplice auditorio, comprendente il tavolo sul quale si celebrava la cena del Signore.
Esistevano tuttavia importanti differenze fra la chiesa luterana e quella calvinista. Dopo il suo ritorno a Wittenberg, nel 1522, Lutero si era preoccupato di ridare decoro alle cose sacre, restaurando in parte alcune forme, a cominciare dagli altari. Nelle chiese luterane furono conservati arredi come i crocifissi e gli inginocchiatoi e furono a volte ammessi quadri, se rappresentavano esclusivamente scene della vita di Cristo.
Nelle chiese calviniste era, invece, totalmente bandito, in quanto pagano e superstizioso, tutto ciò che poteva distogliere la mente del fedele dal contatto con Dio. Nei primi e più battaglieri tempi della loro esistenza esse furono persino molto restìe anche ad ammettere i canti e la musica sacra.

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