Pagine

giovedì 3 novembre 2016

Rocco Ronchi, Come fare. Per una resistenza filosofica. La neolingua è una lingua artificiale progettata dal Partito non solo per "dirigere" il pensiero secondo le sue intenzioni, ma soprattutto per rendere impossibile a priori l'articolazione di una divergente visione del mondo.

L'Occidente nel labirinto - "Parlare in neolingua".
Ad occuparsi del tema, sarà il professor Rocco Ronchi, Ordinario di Filosofia Teoretica all'Università degli studi dell'Aquila e docente di Arti visive presso il Corso di Laurea in Economia dell'Arte della Cultura e della Comunicazione dell'Università "L.Bocconi" di Milano.

La neolingua è una lingua artificiale artistica immaginata e descritta da George Orwell in 1984
Fine specifico della neolingua non è solo quello di fornire, a beneficio degli adepti del Socing (l'ideologia dominante dello stato immaginario di Oceania) un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Una volta che la neolingua fosse stata radicata nella popolazione e la vecchia lingua (archelingua) completamente dimenticata, ogni pensiero eretico (cioè contrario ai princìpi del partito) sarebbe divenuto letteralmente impossibile [...].


Il filosofo Rocco Ronchi si avvarrà, a tal fine, di un confronto con l'analisi che della "neolingua" dei nazisti fece un filologo tedesco, di origine ebrea, Vivtor Klemperer
Il suo libro LTI (Lingua tertii imperi, La lingua del Terzo Reich) è un diario che racconta la velocissima trasformazione del linguaggio quotidiano messa in atto dai nazisti
Anch'esso fu pubblicato nel 1948 come l'omonimo libro di Orwell.


http://www.romagnaoggi.it/cronaca/forli-l_occidente-nel-labirinto-si-cimenta-con-la-neolingua.html

Rocco Ronchi, Come fare. Per una resistenza filosofica. 
1. Come si parla in neolingua,
La materia fascista della comunicazione
Language is a virus.

[...] Victor Klemperer, LTJ.1 (È l'acronimo di Lingua tertii imperii, la lingua del Terzo Reich), 1947.

George Orwell, 1984.
In appendice, questa distopia socialista contiene un saggio sulla "neolingua" del Socing (il "socialismo oceanico").

La neolingua è una lingua artificiale progettata dal Partito non solo per "dirigere" il pensiero secondo le sue intenzioni, ma soprattutto per rendere impossibile a priori l'articolazione di una divergente visione del mondo.

La domanda alla quale Klemperer, con il suo saggio in forma di diario, vuole rispondere è la stessa domanda che si pone Orwell, sebbene il primo abbia di mira il nazismo, il secondo lo stalinismo. 
Essa chiede, semplicemente: com'è potuto accadere? 
Dalle pagine del diario-saggio di Klemperer, come in tante altre testimonianze sull'avvento del nazismo, trasuda la sensazione di una sorpresa, perché appunto di un "avvento" si è trattato. 
È accaduto qualcosa d'incommensurabile con i ritmi del pensiero e con la sua naturale capacità assimilativa. La velocità della trasformazione in incubo di quella stessa Germania nella quale Klemperer, ottenuto l'incarico universitario, contava di adempiere tranquillamente al suo ufficio di filologo e studioso della cultura francese, è stata pazzesca. Sebbene tutti i segnali della degenerazione possibile fossero già presenti (ma è il senno di poi che li sa leggere...), la mutazione, raccontata da Klemperer, della sua giovane e brillante assistente in fanatica hitleriana ricorda più L'invasione degli ultracorpi di Don Siegel che un lento processo di mutazione.5
Delle cause ultime di questo avvento dal carattere perversamente religioso Klemperer e Orwell offrono una lettura di tipo epidemico o infettivo. Il virus, però, è colto da entrambi nel linguaggio. Language is a virus, per citare il titolo di una bella canzone di parecchi anni fa di Laurie Anderson. Ma meglio sarebbe dire che il virus per entrambi è trasmesso dallo speech
Non il linguaggio-sistema, infatti, non il linguaggio-codice, ma la lingua parlata, la lingua della comunicazione quotidiana, la parole che ha luogo tra questi parlanti reali, è l'ambito dell'incubazione, dell'infezione e della propagazione irresistibile del virus.
"Il nazismo - scrive Klemperer - s'insinuava nella carne e nel sangue della folla attraverso le singole parole, le locuzioni, le forme delle frasi ripetute milioni di volte"6.
La propaganda esplicita, per quanto martellante fino all'ossessività, da sola non è in grado di spiegare nulla. Per essere efficace la propaganda presuppone una materia della comunicazione, un eco-sistema linguistico già predisposto ad accoglierla e a trasformarla in prassi quotidiana, in senso comune. La lingua è la nostra seconda natura, è l'aria che respiriamo fin dalla nascita in quanto esseri culturali. Un filologo e linguista tedesco, nutritosi della filosofia idealista del linguaggio (da Hamann a Humboldt), sa bene che la lingua non è veicolo se non derivatamente. La lingua è lo "spirito oggettivo" di Hegel. La lingua è il medio, l'ambito della mediazione fondamentale. È la sorgente della "donazione" originaria, è lei che "ci dà" il mondo, è lei che fornisce l'orizzonte di senso nel quale le cose del mondo si manifestano. I significati, nella loro determinatezza (ad esempio la parola "ebreo" o la parola "psicoreato"), prendono rilievo su uno sfondo dato per scontato, che, indipendentemente dal suo contenuto, ogni atto comunicativo continuamente e silenziosamente ribadisce. Non vi sarà perciò virus più potente di quello che in questo sfondo antepredicativo e sempre operante trova l'habitat più consono alla sua proliferazione.
Il mistero dell'"avvento" è tutto racchiuso nella capacità performativa della lingua vivente. 
Le cause materiali del fenomeno totalitario, le cause economiche, sociali o politiche, sono sicuramente altrove e spetterà allo storico rintracciarle e denunciarle, ma l'efficacia sulle anime del totalitarismo passa attraverso "le singole parole, le locuzioni, le forme delle frasi ripetute milioni di volte". Un anno dopo, Orwell, senza conoscere la tesi di Klemperer, sottoscriverà in toto questa analisi. 
[...] Già Karl Kraus, al tempo della finis Austria, in pagine sinistramente profetiche aveva individuato nella distruzione del linguaggio la premessa di ogni futura distruzione
[...] se vi è degenerazione, ciò accade perché c'è una lingua potenzialmente corruttibile, [...] che il virus, per così dire, attualizza. La lingua vivente, per sua stessa natura, è sempre qualcosa d'altro che un mezzo di scambio. Come la mela offerta a Biancaneve, nella parola che altri mi rivolge e che io rivolgo ad altri circola invisibile, insieme al detto, anche un legame che inquina la libertà mia e quella dell'altro. Il virus totalitario infetta, insomma, un corpo che già nel suo stato normale è predisposto ad accoglierlo, con il quale, cioè, può stabilire un rapporto di mutualistica simbiosi. Nella struttura interna della lingua vivente, insomma, deve essere già da sempre operante, in qualche modo, un legame che può degenerare in legame totalitario. Sorvegliare la lingua perché questo veleno non sia inoculato è il compito di un pensiero che voglia tracciare delle linee di resistenza possibile.


https://books.google.it/books?id=Tjl8A6Qq3GQC&pg=PT13&lpg=PT13&dq=Rocco+Ronchi+%22neolingua%22&source=bl&ots=oOU9et7jbc&sig=REkZKHGjtIrUTzAWkTrr4xfAJTY&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwir1Jms2YzQAhUmjVQKHeq1ACAQ6AEIODAF#v=onepage&q=Rocco%20Ronchi%20%22neolingua%22&f=false

Nessun commento:

Posta un commento