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martedì 15 maggio 2012

Celine. Rigodon. È QUELLO CHE NON SI VEDE CHE CONTA NELLA VITA, quello che si vede, si sente non è che mascherata, urlante, teatro!... è quello che avviene in fondo alla tua prostata che è interessante, sto milionesimo di gamete che decide che ne ha abbastanza, che NON OBBEDISCE PIÙ AGLI ORDINI, CHE SI METTE A LAVORARE PER CONTO SUO, affanculo alle marchese e all'amichetto! che si mette a proliferare e hop! rapido, per sé, per sé solo! Te alla fossa! Hop! Lo vedrai mai sto milionesimo d'anarchico gamete lurido canceroso!.. saprai neppure che è esistito!


D: Ma Céline, l’uomo che si è dato tanti volti, che ha voluto nascondersi dietro una falsa leggenda, chi era veramente?
A: Un uomo immensamente buono. Tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto per il bene; amava la Francia, il suo paese, amava la gente in generale… era molto più tenero di quanto ci si immagini, ma non ne faceva mostra, ed è questa la vera tenerezza… ne è morto, d’altronde… E se a volte era un pò duro con le persone, era perché si correggessero, non per altroNon amava distruggere, e se rompeva qualcosa, era perché quella cosa gli sembrava inutile. Voleva creare… era un artigiano, senza alcuna vanitàEra pronto ad ammirare un altro, se costui dimostrava di saper lavorare tanto quanto lui. Quello che voleva, era del lavoro; pensava che non si “scavasse” mai abbastanza in profondità per trovare ciò che si cerca. “Restano alla superficie”, diceva parlando degli altri. Un solo pensiero… il lavoro… questo lato Medio Evo… era un osservatore… non un esibizionista… amava guardare, esaminare…
Intervista a Lucette Almansor di Philippe Djian, 1969


"Mi procurai il 'Viaggio' di Céline e lo lessi d'un fiato sdraiato sul letto a mangiare crackers, andai avanti mangiando crackers e leggendo, leggendo, ridendo ad alta voce, pensando: finalmente ho incontrato uno che scrive meglio di me. finii il libro e mi scolai litri d'acqua. Dentro la pancia i crackers mi si gonfiarono e mi venne il peggiore mal di stomaco del cazzo di tutta la mia vita. Vivevo con la mia prima moglie, lei lavorava nell'ufficio dello sceriffo di Los Angeles e rientrando a casa mi ritrovò piegato in due che gemevo:- ehi, che ti è successo? -Ho appena letto il più grande scrittore del mondo! -ma non dicevi di essere tu il più grande? -Sono il secondo, baby..."
Charles Bukowski, La parola


«Chi era il suo autore preferito?».
«Fante».
«Chi?».
«John F-a-n-t-e. Ask the Dust. Wait Until Spring, Bandini».
«Dove si trovano i suoi libri?».
«Io li ho trovati alla biblioteca comunale, in centro. Quinta e Olive, no?».
«Perché le piaceva?».
«Emozioni totali. Un uomo molto coraggioso».
«E poi?».
«Céline».
«Perché?».
«Gli hanno tirato fuori le budella e lui ha riso e ha costretto loro a ridere. Un uomo molto coraggioso».
«Lei crede al coraggio?».
«Mi piace vederlo dappertutto, negli animali, negli uccelli, nei rettili, negli esseri umani».
«Perché?».
«Perché? Mi fa star bene. E' una questione di stile, che è l'unica cosa che ci resta».
«Hemingway?».
«No».
«Perché?».
«Troppo cupo, troppo serio. Un bravo scrittore, belle frasi. Ma per lui la vita era sempre guerra totale. Non si lasciava mai andare, non ballava mai».
CHARLES BUKOWSKI da DONNE






Louis Ferdinand Celine, il grande "maledetto" della letteratura e della poesia. 
Ancora oggi molto sottovalutato per via delle due idee politiche di estrema destra.. 
Un grande peccato, perché gli artisti non dovrebbero essere giudicati per le loro idee politiche. Perché non sono uomini politici.
Un altro grande scrittore che subì un certo ostracismo per ragioni politiche fu il grande Jorge Luis Borges, accusato di essere di destra, mentre lui si dichiarò sempre "anticomunista" che è ben altra cosa. Sta di fatto che il Premio Nobel, che nessuno più di lui meritava, se lo sognò!!!


“Non ho niente di speciale contro gli ebrei in quanto tali, voglio dire semplicemente malviventi come tutti noi, bipedi alla ricerca della loro zuppa […]. Ma è contro il razzismo ebraico che mi rivolto, che sono cattivo, che bollo fino in fondo ai precordi... Io impreco! Io tuono!” .
Louis Ferdinand Céline



Ora, se si pensa che il gatto Bébert fu adottato da Céline nel 1942, che da più di un anno viveva da randagio rubando nelle case, dove si introduceva dai tetti, che Céline frequentava questi bistrot, e che “Monte-en-l’air” in argot significa appunto “Ladro che ruba dai tetti” e che Céline spesso chiamava il suo gatto con termini della mala... ecco trovato il nome, che non è dunque quello del bambino del Voyage... Inoltre questa scelta si adatta di più al carattere di Céline che quella patetica del bimbo morto di tifo.


Io non ho idee! neanche mezza! per me non c’è niente di più volgare, di più ordinario, di più disgustoso delle idee! nelle biblioteche ne trova a iosa! e nei caffè!... tutti gli impotenti traboccano di idee!... e i filosofi!... le idee sono la loro industria!... si ruffianano i giovani con quelle! se li smagnacciano! [...] conta solo che goda il loro caro “io”!... che supplichi!... implori! rigoda!... si prodighi!... si riprenda! sbrodoli!... s’imbrodoli!... sussurri... parli a Dio!…non gli parli più!... ritroseggi!... che questo mondo gli stia tutto appresso ansimando…. 
L. F. CÉLINE, Colloqui con il Professor Y



Oh, ma io posso abbaiare dieci volte peggio! Mica solo coi guardiani mica solo coi muri che io ce l'ho! coi Classici, coi Pensatori innanzitutto! magnifico, sbalorditivo, lo hanno avuto: Petrarca, Dantus! Omero! Prusto Prusto! lusco brusco! iniquità dal fondo delle età! Immaginano degli Inferni, noi è qua! e mica pieno di demoni appena un poco! a orde, folle, miriadi! a cucciar pieno lo zolfo! che i topi crepano! piccole bestie! ... ecco quel che accade nella fogna, io me La Spasso e mille altri, e mille altri ancora più disgraziati, che se ne parla più, che nessuno ci ha il coraggio, che crepano nelle carceri, che hanno pagato mille volte in dolore tutti crimini che hanno no commesso! Esco dalla mia vena di pensare! Bisbocce a cosa! A culo! Findove che errate? Palloni gonfiati! La maschera sfila, niente arriva! se la spassano i demoni! Il Cielo folgora più!
Louis Ferdinand Céline, Pantomima per un'altra volta



“E’ un panorama la vita! Ti visioni dentro... che scenari!...”
Louis Ferdinand Céline, Pantomima per un'altra volta



I giorni e gli anni squadernano alla nostra coscienza il nostro animo.
Le circostanze non vengono da lontano, sono l'estrinsecazione del nostro intimo.
Ogni tanto qualche muro interiore viene giù, e nuovi mondi ci chiedono di essere abitati.



Come dice La Rochefoucauld:
"Non si sentono nascere, soffrono per morire e aspettano di vivere, ma non vivono mai veramente... Si sentono morire e soffrono la maggior parte del tempo (99%).
Aspettano la pensione, aspettano la promozione, aspettano di passare l'esame di maturità, aspettano sempre qualcosa. Aspettano l'essere amato, poi hanno qualche mese di delirio, qualche crisi di coito, e poi tornano nella vita dei tanti obblighi. Trovo che siano terribilmente infelici, più infelici ancora quando si occupano degli altri, pur essendo in sé molto egoisti. Non è piacevole la loro sorte!.
Le interviste di Louis-Ferdinand Céline su POESIA


Il grande ispiratore è la morte! Se non mettete la vostra pelle sul tavolo, è pura tiritera... Bisogna rischiare qualcosa... Non raccontare quello che ha fatto un altro... Bisogna pagare di tasca propria... Bisogna cacciarsi dentro delle storie. Bisogna rischiare... Allora sì che si è ispirati, per forza, perché è l'istinto di conservazione ad ispirarci... Mentre la storia raccontata, sapete... Sapere se il nonno se la prende per il nipotino, se Joséphine adora Jézabel, se se la spassano, se si sono sbronzati, se hanno speso dieci miliardi in una notte, è una rottura di coglioni...
Le interviste di Louis-Ferdinand Céline su POESIA


"Siamo partiti nella vita con i consigli dei genitori. Non hanno retto dinnanzi all’esistenza. Siamo piombati in pasticci uno più tremendo dell’altro. Siamo venuti fuori alla bell’e meglio da conflagrazioni funeste, più o meno di traverso, come granchi bavosi, a dietro culo, qualche zampa in meno: Delle volte ci siamo divertiti, bisogna essere giusti, anche con la merda, ma sempre in preda al’inquietudine che le porcate ricomincino… E sono ricominciate sempre… Ricordiamoci un pò! Si parla delle illusioni, che perdono la gioventù: Noi l’abbiamo perduta senza illusioni la gioventù !... E ancora storie”.
Louis-Ferdinand Céline, Guignol’s Band.


Ci sono (nella mia biblioteca) libri di tutti i generi; ma se andate ad aprirli rimarrete molto stupiti. Sono tutti incompleti; certi non contengono più, dentro la rilegatura, che due o tre fogli. Sono dell'idea che bisogna fare comodamente le cose che si fanno tutti i giorni; così leggo con le forbici, chiedo scusa, e taglio via tutto quello che mi dà fastidio. In questo modo le mie letture non mi offendono mai. Dei Loups ho tenuto dieci pagine; un pò meno del Voyage au bout de la nuit. Di Corneille ho tenuto tutto Polyeucte e una parte del Cid. Del mio Racine non ho soppresso quasi niente. Di Baudelaire ho tenuto duecento versi e di Hugo un pò meno... (...) Di Proust il pranzo della duchessa di Guermantes, la Mattina di Parigi nella Prisonnière.
Le interviste di Louis-Ferdinand Céline su POESIA


“Quindi lascerò che le cose scorrano, le circostanze si aggravino, si avvelenino mano a mano… 
Non fiaterò una cediglia, aspetterò gli esiti fatali in tranquilla dignità, me ne starò rannicchiato, in qualche luogo, qualche angolo di cantina, per morire all’ultimo, per vedere prima morire tutti gli altri, goderne un po’, dirmi quanto avessi ragione…”
Louis-Ferdinand Céline. La scuola dei cadaveri, 1939


La coscienza di classe è una fantasia, una demagogica convenzione. Ogni operaio chiede solo di uscire dalla propria classe operaia, di diventare borghese, il più individualmente possibile, il più in fretta possibile, senza clamori di sorta se possibile, borghese con tutti i privilegi, i più esecrabili, pure negli stessi implacabili egoismi, pregiudizi, rinforzati, le stesse crudeltà, scimmiottature, stesse tare, identiche avidità e poi allora uno di quegli odi per la classe operaia! Il proletario, il militante più ardente, ha voglia di dividere con il suo fratello di classe un pò come colui che vince alla lotteria e che vuole dividere con tutti coloro che non hanno vinto. Questo proletario vuole si dividere la merda ma non la torta. Darebbe volentieri tutta la merda ai suoi fratelli di classe e di certo si terrebbe tutta per sè la torta.
Louis Ferdinand Celinè, La scuola dei cadaveri



Destino o no, rompe le scatole invecchiare, veder cambiare le case, i numeri, i tram e i cappelli della gente, intorno alla propria esistenza. Abito corto o berretto con lo spacco, pane di pasta dura, battello a ruote, tutto per l’aviazione, è sempre la stessa solfa. E’ uno sciupo di simpatie. Io non voglio cambiar più. Ne avrei cose da piangermi addosso, ma son loro sposo, sono una piaga, e del resto m’adoro quant’è marcia la Senna. Chi cambierà il lampione agganciato all’angolo del numero 12 mi darà un grosso dispiacere. Siam provvisori, questo è vero, ma io ho già provvisorieggiato abbastanza per la mia dignità. Ecco i barconi… Essi hanno tutti un cuore, oggi. Batte grosso grosso e burbanzoso nella buia eco delle arcate. E’ quanto basta. Io mi disintegro. Non mi lamento più. Ma il gioco non deve continuare. A lasciarsi trascinare via dalle cose, per mal combinate che le troviamo, ci sarebbe da morir di poesia.”
 Louis-Ferdinand Céline, Morte a credito



«Bibbia il libro più letto del mondo…più porco, più razzista, più sadico che venti secoli di arene, Bisanzio e Petiot mescolati!…di quei razzismi, fricassee, genocidi, macellerie dei vinti che le nostre più peggio granguignolate vengono pallide e rosa sporco in confronto».
Louis Ferdinand Céline in Rigodon



È quello che non si vede che conta nella vita, quello che si vede si sente non è che mascherata, urlante, teatro!.. è quello che avviene in fondo alla tua prostata che è interessante, sto milionesimo di gamete che decide che ne ha abbastanza, che obbedisce più agli ordini, che si mette a lavorare per conto suo, affanculo alle marchese e all’amichetto! che si mette a proliferare e hop! rapido, per sé, per sé solo! te alla fossa! hop! lo vedrai mai sto milionesimo d’anarchico gamete lurido canceroso!.. saprai neppure che è esistito!”
Louis-Ferdinand Céline. Trilogia del nord (Rigodon)


«... ci fosse stato qui per esempio l'Hitler a vincere, c'è mancato un pelo, vedreste ve lo dico io l'ora attuale, che sarebbero tutti per lui... a chi che avrebbe impiccato il più ebrei, chi che sarebbe stato il più nazi... tirato fuori l'entragna a Churchill, portato in giro il cuore strappato di Roosevelt, fatto il più di tutti l'amore con Gœring... qua gira tutto da una parte, da un'altra, si precipitano, se ne fottono sul quale membro cascano, l'essenziale che siano ben piantati duri dentro... oh che prendano la sniffata di Adolf, vi dico, c'è mancato un pelo!...»
Louis-Ferdinand Céline, Rigodon


Hanrez: A proposito della donna nella sua opera, essa occupa un posto relativamente importante, ma l’amore e soprattutto l’amore sentimentale, non vi trova pressoché spazio. Questo accade perché lei lo nega, o perché pensa che è sottinteso, che non deve comparire in primo piano nel racconto?
Céline: Non nego spazio all’amore, al contrario. Il fatto che due esseri si associno è una cosa molto rispettabile, direi molto normale, perché aiuta a resistere agli urti della vita, che sono innumerevoli. E’ gentile, è piacevole, ma io non credo che questo argomento meriti troppa letteratura. Anzi le dirò che questa faccenda la considero perfino pesante e volgare. “Io ti amo” sono parole abominevoli, che, per quanto mi riguarda, non ho mai adoperato, perché una cosa così non si può esprimere, la si sente e basta. Un pò di pudore non guasta. Queste cose esistono, ma si dicono una volta al secolo, all’anno… non tutti i giorni come nelle canzonette.
Tratto dall’ultima, straordinaria intervista di Celine al giovane universitario belga Marc Hanrez . (Frigidaire n.8-9 luglio-agosto 1981)


«Alé! Faccia l’insolente!...ebbene, stia a sentire professor Y, adesso lei la metto a posto una volta per tutte: le opinioni degli uomini non contano un fico! Dissertazioni! Bolle di sapone! Troiate!...puaah! Conta solo la cosa in sé! L’oggetto! Capito? L’oggetto! È riuscito? Non è riuscito?...per la madonna! E il resto? Accademismo!...mondanità!»
Céline Louis-Ferdinand, Colloqui con il Professor Y.


La vita è un immenso bazar dove i borghesi penetrano, circolano, si servono...ed escono senza pagare...solo i poveri pagano...la canzoncina del registratore di cassa...è la loro emozione...I borghesi, i bambini borghesi, non hanno mai avuto bisogno di pagare alla cassa... Non ne hanno mai avute di emozioni, loro...Di emozione diretta, di angoscia diretta, di poesia diretta, inflitte fin dai primi anni dalla condizione di povero sulla terra...Loro non hanno mai provato che delle emozioni scolastiche, da liceali, delle emozioni libresche o famigliari e poi in seguito delle emozioni raffinate...vedi “artistiche”...e tutto quello che elaborano in seguito, nel corso delle loro “opere” non può essere che un raffazzonamento di impronte, di cose viste come attraverso un parabrezza.. "
Louis Ferdinand Celine, Bagatelle per un massacro"



Lentamente, diventeranno tutti fantasmi... tutti... Yubelblat... e la Nonna... e Natalia, come Elisabetta, l’altra imperatrice... come Nicola Nicolaievic che faticava tanto a scegliere... come Borodin... come Jacob Schiff... che era così ricco e potente... come tutto l’ “Intelligence Service”... e l’ “Istituto del Cervello”... come le mie scarpe al Mont-Boron... tutto diventerà fantasma... luuu!... luuu!... lì si vedrà sulle lande... E sarà meglio per loro... saranno più felici, molto più felici, nel vento... nelle pieghe dell’ombra... vluuu!...vluuu!... Non voglio più andare in nessun posto... Le mani sono piene di fantasmi... verso l’Irlanda... o verso la Russia... diffido dei fantasmi... ce ne sono dappertutto... non voglio più viaggiare... è troppo pericoloso... Voglio rimanere qui per vedere... per vedere tutto... farò a tutti: huuu!... huuu!... Creperanno di paura!... M’hanno scocciato abbastanza quand’ero vivo... sarà il mio turno....
Louis-Férdinand Céline, Bagattelle per un massacro


Il guaio in tutto questo è che non esiste il popolo nel senso preciso in cui l'intendete, non ci sono che degli sfruttatori e degli sfruttati, ed ogni sfruttato non chiede che di diventare sfruttatore. Non capisce altro. Il proletariato eroico egualitario non esiste. E' un sogno vuoto. […] Il proletario è un borghese fallito.
Louis Ferdinand Céline, Bagatelle per un massacro

“Stalin non è che un boia, di enorme ampiezza certo, tutto gocciolante di trippe di congiurati, un barbablu per sottufficiali, un formidabile spaventapasseri, indispensabile al folklore russo... Ma dopotutto nient'altro che un boia imbecille, un dinosauro umano per masse russe che non reagiscono che a quel prezzo”.
Louis Ferdinand Céline, Bagatelle per un massacro.


Ciò che si chiama comunismo negli ambienti molto avanzati, è la grande assicurazione-babà, il parassitismo più perfezionato di tutti i tempi… insuperabilmente garantito dall’asservimento assoluto del proletariato mondiale… L’Universale degli Schiavi.. dal sistema bolscevico, farcito superfascista, bullonaggio internazionale, la più grande cassaforte blindata che sia mai stata concepita, inchiodata, costruita, saldata sul braciere delle nostre trippe […]… Col cazzo! … A che pro?… Ma se si tratta del vero comunismo, della divisione di tutti i beni e pene del mondo nella più stretta eguaglianza, allora sì che ci sto… più di tutti… Non ho più bisogno che qualcuno mi sproni, mi rompa le balle,.. mi catechizzi, Pronto, sull’attenti… Sarò il più grande spartitore che si sia mai visto,., e ve lo metto scritto che non mi ci vuole molto per vivere.
Louis-Férdinand Céline, Bagattelle per un massacro


Come si fabbricano, vi domando io, gli idoli che popolano tutti i sogni delle generazioni di oggi? Come il più infimo cretino, il giornalucolo più ributtante, la più scoraggiante donzella, possono trasformarsi in dei?.. dee?.. raccogliere più anime in un giorno che Gesù Cristo in duemila anni?.. Pubblicità!.. Che cosa domanda tutta questa folla moderna? Domanda di mettersi in ginocchio dinanzi all’oro e allo sterco!.. Ha il gusto del falso, dell’artificioso, della fesseria farcita, come nessuna folla ha mai avuto in tutte le più arretrate antichità… Di colpo, la si rimpinza e ne scoppia… E tanto più nullo, tanto più insignificante è l’idolo scelto, tanto ha più probabilità di riuscire sul cuore delle folle… tanto più la pubblicità si attacca alla sua nullità, la penetra, ne produce l’idolatria!.Sono le superfici più lisce quelle che prendono meglio la pittura.
Louis Ferdinand Céline, Bagattelle per un massacro



La "profezia" di Céline sulla società contemporanea
"La TV è pericolosa per gli uomini. L'alcolismo, la chiacchiera e la politica ne fanno già dei bruti. Era proprio necessario aggiungerci qualcos'altro? Ma bisogna pur ammetterlo. Non si reagisce contro il progresso. Vi verrebbe mai in mente di cercare di risalire le cascate del Niagara a nuoto? No. Nessuno potrà impedire la marcia in avanti della TV. Presto cambierà tutti i modo di ragionare. É uno strumento ideale per la massa. Sostituisce tutto, elimina lo sforzo, assicura una gran tranquillità ai genitori. I bambini si appassionano a questo fenomeno. C'è un dramma oggi: si pensa senza sforzo. Il latino lo si sapeva molto meglio quando non c'erano grammatiche latine. Se semplificate lo sforzo, il cervello lavora meno. É un muscolo il cervello: si inflaccidisce.
Voltaire diceva: "Chi legge senza la matita in mano, dorme". Alla TV è ben peggio.
La TV, tutta quella roba, sono dei mezzi talmente inferiori per abbruttire...Il quotidiano, il mensile, tutto quanto...Talmente massiccio che neanche le teste più solide ce la faranno a resistere...Saranno abbruttiti fin dall'infanzia...E via di peggio in peggio, l'alcol, l'automobile, la televisione, il quotidiano, il settimanale... "
A LEZIONE DA CÉLINE, Le interviste di Louis-Ferdinand Céline su POESIA



Sedetevi in un caffè, guardate la gente: sin dalla prima occhiata vedrete tutte le specie di distrofie, di volgari invalidità. Sono orribili, fanno pena! Del resto, sono brutti in tutti i paesi (perché ne ho frequentati, io, di paesi: sono stato in missione per la sezione igiene della Società delle Nazioni in tutto il mondo). Li vedo, ecco, tremendamente assorbiti dalle funzioni bassamente digestive. É l'istinto di conservazione (ce ne sono due di istinti nell'uomo: la conservazione e la riproduzione...). Mangiano dieci volte tanto, bevono dieci volte di più di quanto occorrerebbe: non sono più che degli apparati digestivi. Farete una gran fatica a ritrovare un essere in fondo a quella bouillabaisse alcolica e fumosa...per niente interessante. Si ha a che fare con dei mostri.
Louis Ferdinand Céline


Caro Amico. Sono anarchico da sempre, non ho mai votato, non voterò mai per niente né per nessuno.
Non credo agli uomini.
Louis-Ferdinand Céline


Ero come arrivato al momento, all'età forse, in cui sai bene cosa perdi ogni ora che passa. Ma non hai ancora acquistato la forza della saggezza che ci vorrebbe per fermarsi di botto sulla strada del tempo e poi comunque a fermarsi non si saprebbe nemmeno cosa fare senza questa follia d'andare avanti che ti prende e che fai tua sin dalla giovinezza. Già sei meno contento di lei, della tua giovinezza, ancora non osi confessare pubblicamente che forse non è che quello la tua giovinezza, lo zelo di invecchiare."
Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte


Ogni possibile viltà diventa una meravigliosa speranza se uno sa riconoscerla. Ecco quel che penso. Non bisogna mai fare i difficili sul modo di evitarsi uno sbudellamento, né perder tempo a cercare le ragioni della persecuzione di cui sei oggetto. Sfuggirvi è quel che basta al saggio.
Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte



“Senza vantarmene, devo proprio ammettere che non ho mai avuto un testa solidissima”, il che non toglie – anzi - che “un cervello sia un tiranno come non ne esistono altri”
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte


La testa è una specie di officina che funziona mica così bene come uno vuole... pensare! duemila miliardi di neuroni completamente in pieno mistero... stai fresco! neuroni abbandonati a se stessi! il minimo accesso, il tuo cranio se ne va in campagna, acchiappi più un’idea!... hai vergogna...
Louis-Ferdinand Céline, Da un castello all’altro


Ma quando sei debole quello che ti dà forza è lo spogliare gli uomini che temi di più di tutto il prestigio che sei ancora portato ad attribuirgli. Bisogna imparare a considerarli per quel che sono, peggio di quel che sono voglio dire, da tutti i punti di vista. Questo ti sgombera, ti libera e ti protegge ben oltre quello che si può immaginare. Ti dà un altro te stesso. Sei in due. Le loro azioni, da quel momento, non producono più quella sporca attrazione mistica che ti indebolisce e ti fa perdere tempo e la loro commedia non è più assolutamente gradevole, né più utile al tuo progresso interiore di quella dell'ultimo dei maiali.
Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte


«È da tanti di quei secoli che possiamo guardare i nostri animali che nascono, faticano e muoiono davanti a noi senza che a loro gli sia mai capitato nient'altro di speciale che non fosse ricominciare lo stesso insulso fallimento là dove tanti altri animali l'avevano lasciato. Avremmo dunque dovuto capire quello che capitava. Ondate incessanti di esseri inutili vengono dal fondo dei tempi a morire in continuazione davanti a noi, e tuttavia restiamo lì, a sperare qualcosa... Nemmeno capaci di pensare la morte che siamo
Louis Ferdinand Celine, da Viaggio al termine della notte


In qualche mese, come cambia una camera, anche quando non si tocca niente.
Per quanto vecchie, per quanto degradate siano, le cose, trovano ancora, non si sa dove, la forza d’invecchiare. Tutto era già cambiato intorno a noiNon gli oggetti al loro posto, certo, ma le cose stesse, in profondità. Sono diverse quando le ritrovi le cose, loro possiedono, si direbbe, più forza per andare dentro di noi più tristemente, più profondamente ancora, più dolcemente di prima, per fondersi in quella specie di morte che cresce lentamente in noi, quietamente, giorno dopo giorno, vilmente, davanti alla quale ci si prepara ogni giorno a difendersi un po’ meno del giorno prima. Da una volta all’altra, la si vede frollare, raggrinzirsi in noi la vita, gli esseri e le cose insieme, che avevamo lasciato banali, preziosi, temibili qualche volta. La paura della fine ha marcato tutto con le sue rughe mentre trottavamo per la città dietro il piacere o il pane.
Louis-Férdinand Céline, Viaggio al termine della notte


«I malati non mancavano, ma non c’erano molti che potessero o volessero pagare. La medicina è una cosa ingrata. Quando ci si fa pagare dai ricchi s’ha l’aria d’essere un domestico, e dai poveri ci si diventa un ladro. ‘Onorari’! Quella è una parola! Non ne hanno già abbastanza per mangiare o per andare al cine, i malati, e volete ancora cavarci dei baiocchi per pagare gli ‘onorari’? Soprattutto proprio nel momento che tiran le cuoia. Non è comodo. Si lascia perdere. Si diventa cortesi. E s’è fottuti.»
Louis-Férdinand Céline, Viaggio al termine della notte


Quando i fedeli entrano nella loro Banca, non bisogna credere che possano servirsi così a capriccio. Proprio per niente. Parlano a Dollaro mormorandogli delle cose attraverso una piccola grata, si confessano insomma. Poco rumore, lampade morbide, un minuscolo sportello fra alte arcate, è tutto. Non inghiottono l'Ostia. Se la mettono sul cuore.
Louis-Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte


E' assolutamente provato. E' da tanti di quei secoli che possiamo guardare i nostri animali che nascono, faticano e muoiono davanti a noi senza che a loro gli sia mai capitato nient'altro di speciale che non fosse ricominciare lo stesso insulso fallimento là dove tanti altri animali l'avevano lasciato. Avremmo dunque dovuto capire quello che ci capitava. Ondate incessanti di esseri inutili vengono dal fondo dei tempi a morire in continuazione davanti a noi, e tuttavia restiamo lì, a sperare qualcosa…
Louis-Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte


«Quel che ci trovavano di buono da Ford, m’ha spiegato un vecchio russo in via di confidenze, è che si accettava qualunque persona e qualunque cosa ‘Solo, stai attento – m’ha aggiunto perché mi sapessi regolare - non bisogna far grane da lui, ché se pianti grane ti scaraventano alla porta in quattr’e quattr’otto, e sarai in quattr’e quattr’otto sostituito da una delle macchine meccaniche che hanno sempre a portata di mano e allora non ci hai più mezzo di rientrarci!’»
Louis-Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte


L’egoismo degli esseri che si sono mescolati alla nostra vita, quando si pensa a loro, da vecchi, si dimostra innegabile, cioè come se fosse d'acciaio, di platino, e persino più durevole del tempo stesso.
Quando si è giovani, l'indifferenza più arida, le porcate più ciniche, si arriva a trovargli la scusa del capriccio passionale e chissà quale segno di un romanticismo inesperto. Ma più tardi, quando la vita vi ha mostrato per bene tutto quello che può esigere in cautela, crudeltà, malizia soltanto per essere mantenuta bene o male a 37°, ti rendi conto, sei informato, hai le carte in regola per capire tutte le stronzate che contiene un passato. Basta in tutto e per tutto contemplare scrupolosamente se stessi e quel che si è diventati in fatto di schifezza. Niente più mistero, niente più ingenuità, ti sei mangiato tutta la poesia visto che hai vissuto fino a quel momento.
Louis-Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte


- Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci sono solo i pazzi e i vigliacchi che rifiutano la guerra quando la loro Patria è in pericolo...
Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvivano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent'Anni?... Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?... No, vero?... Hai mai cercato? Ti sono altrettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l'ultimo atomo di questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua cacca mattutina... Vedi allora che sono morti per niente, Lola! Per assolutamente niente di niente,'sti cretini! Te lo dico io! Abbiam fatto la prova! Non c'è che la vita che conta. Fra diecimila anni, ci scommetto che questa guerra, per quanto sublime ci sembri adesso, sarà completamente dimenticata... Sarà tanto se una dozzina di eruditi s'accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle principali ecatombi che la resero famosa... E' tutto quel che gli uomini son riusciti fin qui a trovare di memorabile su questo e quello a distanza di qualche secolo, qualche anno e perfino qualche ora... Io non credo nell'avvenire,  Lola..."
Luis Ferdinand Celine,  "Viaggio al termine della notte"


Ci si può perdere andando a tentoni tra le forme trascorse. E’ spaventoso quante ce ne sono di cose e persone che non si muovono più nel tuo passato. I vivi che si smarriscono nelle cripte del tempo dormono così bene con i morti che perfino un’ombra già li confonde.
Luis Ferdinand Celine,  "Viaggio al termine della notte"


Non ti serviranno a niente qui i tuoi studi, ragazzo! Mica sei venuto qui per pensare, ma per fare gesti che ti ordineranno di eseguire… Non abbiamo bisogno di creativi nella nostra fabbrica. E’ di scimpanzé che abbiamo bisogno… Ancora un consiglio. Non parlare mai della tua intelligenza! Penseremo noi per te amico! Tientelo per detto”
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio Al Termine Della Notte


Ce n’ha di pietà la gente… e si può dire che ha dell’amore di riserva.
L’avevo proprio sentito, molte volte, l’amore di riserva. Ce n’è moltissimo.
Non si può dire il contrario. Solo è una disgrazia che resti così carogna con tanto amore di riserva, la gente. Non viene fuori, ecco tutto. E’ preso dentro, resta dentro, gli serve a niente. Ci crepano dentro, d’amore.”
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte


“L’hai detto, smargiasso, che sono anarchico! E la prova migliore, è che ho composto una specie di preghiera vendicatrice e sociale che adesso tu mi dici subito l’effetto che fa: ALI DORATE! E’ il titolo!…” E allora gli recito: Un Dio che conta i minuti e i soldi, un Dio disperato, sensuale e brontolone come un porco. Un porco con le ali dorate che casca dappertutto, pancia all’aria, pronto alle carezze, è lui , nostro padrone. Baciamoci!
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte


Questo nostro corpo, travestito con molecole agitate e banali, si rivolta continuamente contro questo scherzo atroce del durare. Vogliono andarsi a perdere le nostre molecole, al più presto, nell'universo quelle vezzose! Soffrono d'essere solamente "noi", cornuti dell'infinito. Si scoppierebbe se s'avesse del coraggio, invece ci si disgrega solo da un giorno all'altro, La nostra tortura prediletta è rinchiusa lì, atomica, nella nostra pelle stessa, col nostro orgoglio.
Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte.


Con le parole uno non sta mai abbastanza in guardia, hanno un’aria di niente le parole, non un’aria pericolosa di sicuro, piuttosto dei venticelli, piccoli suoni buccali, né caldi né freddi, e facilmente assorbiti quando arrivano attraverso le orecchie all’enorme noia grigio molle del cervello.
Uno non fa attenzione, alle parole, e la disgrazia arriva.
Di parole, ce ne sono che si nascondono in mezzo alle altre, come dei sassi.
Non si riconoscono a prima vista e poi eccole lì che però ti fanno tremare tutta la vita che hai, tutta intera, e nel suo debole e nel suo forte… Allora è il panico… Resti lì come un impiccato, sopra le emozioni… È una tempesta che è arrivata, che è passata, troppo forte per te, così violenta che non l’avresti mai creduta possibile solo con dei sentimenti… Dunque, non si diffida mai abbastanza delle parole, è quel concludo.
Louis-Ferdinand Céline, "Viaggio al termine della notte"


Quel che è peggio è che uno si chiede come l'indomani troverà quel po di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tanto tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, quei tentativi per uscire dalla necessità opprimente, tentativi che abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l'angoscia dell'indomani, sempre più precario, più sordido. Forse è anche l'età che sopraggiunge, traditora, e ci annuncia il peggio. Non si ha più molta musica in sé per far ballare la vita, ecco. Tutta la gioventù è già andata a morire in capo al mondo nel silenzio della verità. E dove andar fuori, ve lo chiedo, quando uno non ha più dentro una quantità sufficiente di delirio? La verità, è un'agonia che non finisce mai.La verità di questo mondo è la morte. Bisogna scegliere, morire o mentire. Non ho mai potuto uccidermi io.
Louis Ferdinand Céline. Viaggio al termine della notte


"Ah! Se l'avessi incontrata prima, Molly, quando c'era ancora il tempo per prendere una strada invece che un'altra! Prima di perdere il mio entusiasmo su quella troia di Musine e su quella stronzetta di Lola! Ma era troppo tardi per rifarmi una giovinezza. Si diventa rapidamente vecchi e in modo irrimediabile per giunta. Te ne accorgi dal modo che hai preso di amare le tue disgrazie tuo malgrado. La natura è più forte di te, ecco tutto. Ci prende le misure in un certo genere e non puoi più uscirne da quel genere lì. Avevo preso la strada dell'inquietudineSi prende pian piano sul serio il proprio ruolo e il proprio destino senza rendersene ben conto e poi quando ci si volta indietro è troppo tardi per cambiare. Si diventa tutti agitati e rimane tutto così per sempre".
Louis Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte



Arrivò il momento della partenza. Andammo una sera verso la stazione un pò prima dell’ora in cui tornava nella casa. In giornata ero andato a salutare Robinson. Non era contento nemmeno lui che lo lasciassi. Non la smettevo di lasciare tutti.
Sulla banchina della stazione, aspettando il treno con Molly, passarono degli uomini che fecero finta di non conoscerla, ma bisbigliarono delle cose.
[…] Il treno è entrato in stazione. Non ero più molto sicuro della mia avventura quando ho visto la macchina. L’ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli uomini.
È forse questo che si cerca nella vita, nient’altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire.
Sono passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni… Ho scritto spesso a Detroit e poi altrove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo e dove potevano conoscerla, seguirla Molly. Non ho mai ricevuto risposta. Il casotto è chiuso adesso. E' tutto quello che ho potuto sapere. Buona, ammirevole Molly, vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l’amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo. Se lei non è più bella, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo! Ho conservato tanto della sua bellezza in me, così viva, così calda che ne ho ancora per tutti e due e per almeno vent'anni ancora, il tempo di arrivare alla fine.
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte


Crépino i padroni! E subito! Questi putridi rifiuti! Insieme o da soli! (...) Al carnaio, sciacalli! Alla fogna! Che aspettiamo? Hanno mai loro, villosi, rifiutato un solo misero ostaggio al re Quattrino? Nullità! Nullità! Vermi! (...) Io non andrò mai, lo giuro, a dare un’occhiata alla sporca carogna dei privilegiati! (...) la vita è un immenso bazar dove i borghesi entrano, circolano, si servono... e escono senza pagare... solo i poveri pagano... il drin della cassa ... è la loro emozione… .
Louis-Ferdinand Céline, Mea Culpa


Ecco il prezioso adagio tutto da meditare. Voi dite:
«Il popolo non ha nessun gusto! Gli piace solo il falso, la spazzatura… ».
E dove avrebbe preso il proprio gusto? Non a scuola, non lo si impara. Ci si disinteressa del gusto, dell’entusiasmo, della passione, delle sole cose utili nella vita… A scuola si imparano solo sciocchezze raziocinanti, anemizzanti, mediocrizzanti, il modo di diventare ripetitore idiota. Guardate i bambini, nei primi anni… son tutta grazia, tutta poesia, tutta birichina vivacità… A partire dai dieci, dodici anni finita la magia dello spontaneo! mudati sospettosi sornioni cocciuti pelandroni, piccoli bricconi inavvicinabili, asfissianti, smorfiosetti perversi, ragazzi e ragazze, spettegoloni, irritati, stupidi, come mamma papà. Un fallimento! Quasi già vecchi perfetti all’età di dodici anni! Un capitombolo dalle stelle tra le nostre macerie e le nostre melme!
Céline Louis-Ferdinand, Mea culpa


Louis-Ferdinand Céline, La bella rogna.
Ci vuole un lungo e terribile sforzo da parte dei maestri 
armati del Programma per uccidere l’artista nel bambino. 
E’ una cosa che non si fa da sola. 
Le scuole funzionano per questo, 
sono i luoghi di tortura per la perfetta innocenza, 
la gioia spontanea, lo strangolamento degli uccelli, 
la fabbricazione di un lutto che trasuda già da tutti i muri, 
la iella sociale primitiva, la vernice che penetra dappertutto, 
soffoca, fa fuori per sempre ogni gioia di vivere.
Il Buon Dio a scuola [è invaghirsi] di una graziosa Bella Arte, 
portarsela ben calda nella vita. 
Il vero crocifisso è imparare la magia del segreto gentile, 
il sortilegio che ci dà la chiave della bellezza delle cose, 
delle piccole, delle brutte, delle misere, delle grandi, 
delle splendide, delle mal riuscite, e l’oblio di tutte le porcherie.
Il fervore per il gratuito [è] quel che manca di più oggigiorno, 
terribilmente. Il gratuito soltanto è divino.
Louis-Ferdinand Céline, La bella rogna 1941


Tutti gli animali sono artisti, hanno le loro ore di svago, le loro illusioni, i loro periodi di rigodon, di sollazzo, le peggiori strane bestiole, le meno attraenti del regno, gli avvoltoi più volgari, le tarantole così ripugnanti, tutto danza! Si agita! Scherza! Al momento giusto! Le lucertole cieche, le piattole, i crotali furiosi di veleno, hanno i loro momenti di libertà, improvvisazione, incanto. 
Louis-Ferdinand Céline,  La bella rogna



Quale la ragione? La pubertà? Ha le spalle ben larghe! No! Perché tirati su subito nella violenza, picchiati di primo acchito fin dalla scuola, la grande mutilatrice di giovinezza, la scuola avrà tagliato loro le ali al posto di aprirgliele belle grandi e più grandi ancora! La scuola non innalza nessuno alle nuvole, mutila, castra. Non crea uomini alati, anime che danzano, fabbrica sottouomini striscianti, che si interessano solo più a quattro zampe, di intrugli in scarichi segreti, di bidoni per le immondizie in acque di risciacquatura.
Céline Louis-Ferdinand, Mea culpa,  La bella rogna


“Di soppiatto han preparato nuove scene… Neo-capoccia, neo-Cremlino, neo sgualdrine, neo-lenin, neo-gesù! All’inizio eran sinceri!... Adesso, hanno capito tutti quanti! (Quelli che non capiscono: al muro.) Non sono mica colpevoli, ma sottomessi… Non fossero loro, sarebbero degli altri… L’esperienza gli è servita… Stanno sulle difensive come non mai… L’anima, adesso, è la ‘tessera’
Céline Louis-Ferdinand, Mea culpa


“Perché il bell’ingegnere guadagna 7000 rubli al mese? Parlo di laggiù in Russia, e la donna delle pulizie solo 50? Magia! Magia! È che siamo tutti letame! Là come qui! … Tutta la Russia vive al dieci per cento del bilancio normale, tranne la Polizia, la Propaganda, l’Esercito…”.
Céline Louis-Ferdinand, Mea culpa


Quanti ne sono finiti sul rogo, di piccoli ostinati credenti, durante le epoche oscure? ...E in pasto ai leoni? …E nelle galere? …E inquisiti fino al midollo? Per la concezione di Maria? Per tre versetti del Testamento? Si posson più contare! I motivi? Facoltativi!... Non vale neanche la pena che ci siano!... I tempi son mica tanto cambiati per questo aspetto! Non è che siamo diventati più difficili! Possiamo tranquillamente crepare tutti per qualche accidente che non esiste! Un Comunismo in mutria!... Non ha importanza, davvero al punto in cui siamo! … Ma morire per un’idea di cui non capisco niente!... Si è puri anche senza saperlo, comunque!... A pensarci bene, che sia questa la Speranza ?”.
Céline Louis-Ferdinand, Mea culpa


"L’Uomo è umano pressappoco quanto la gallina vola. Lei, se si prende un colpo duro nel didietro, se un’auto la fa piroettare, va su fino al tetto, è vero, ma ripiomba subito nella melma, a ribeccare lo sterco. E la sua natura, la sua ambizione. Per noi, nella società, è esattamente lo stesso. Non si smette d’essere totalmente letame che sotto il colpo d’una catastrofe. Quando tutto più o meno s’aggiusta, la natura si rimette al galoppo. Anche per questo, una Rivoluzione bisogna giudicarla vent’anni dopo."
Louis-Ferdinand Céline, Mea Culpa, 1936


“La superiorità pratica delle grandi religioni cristiane è che non indoravano la pillola, loro. […] Tiravano su l’uomo dalla culla e gli dicevano d’autorità come stavano le cose. Gliele cantavano nude e crude: «Tu, informe putricola, non sarai mai che fango… Merda e basta fin dalla nascita… Hai capito? È l’evidenza in sé, il principio di ogni cosa! Eppure, forse… forse… guardando proprio da vicino… hai ancora una piccola possibilità di farti un po’ perdonare di essere così incredibilmente immondo, così escremento… Bisogna fare buon viso a tutte le pene, prove, miserie e torture della tua breve o lunga esistenza. In perfetta umiltà… la vita, maledizione, non è che un’aspra prova. Non sprecare fiato! Non complicarti le cose! Salvati l’anima, è già un bel fatto! Può darsi che alla fine del calvario, se sarai stato estremamente regolare, un eroe dello ‘zitto e mosca’, schiatterai secondo i principi!… Ma non è sicuro… un pelo meno putrido al momento di crepare che a quello di nascere… e quando giacerai nella notte più respirabile che all’alba… Ma non montarti la capa! È tutto qui!… Sta in guardia! Non speculare su cose grandi! Per uno stronzo è il massimo!…»”
Louis-Ferdinand Céline, Mea Culpa


Tutto quanto aiuta a fuorviare la massa abbrutita è benvenuto.
Quando i trucchi non bastano più, quando il sistema salta in aria, allora mano al manganello! alla mitragliatrice! a tutta la confetteria!… Si tira fuori tutto l’arsenale, al momento giusto! con il bell’ottimismo delle Risoluzioni estreme! Massacri a miriadi, non c’è guerra dal Diluvio in poi che non abbia avuto per musica l’Ottimismo…
Tutti gli assassini vedono rosa nel futuro, fa parte del mestiere. Così sia.
Louis Ferdinand Céline, Mea Culpa, 1936


Son d’accordo che c’è una forza maggiore, ci son dei mali necessari, delle meccaniche in certi casi, dei filobus, delle Ciclopompe, delle calcolatrici a motore, capisco le scienze esatte, le nozioni aride per il bene dell’Umanità, il Progresso in marcia… Ma vedo l’uomo tanto più inquieto perché ha perso il gusto delle fiabe, del favoloso, delle Leggende, inquieto al punto di urlare, perché adula, venera il preciso, il prosaico, il cronometro, il ponderabile. Ciò non è nella sua natura. Diventa pazzo, rimane altrettanto idiota. Si fabbrica perfino un’anima chimica con l’alcol a grandi dosi, per reagire contro l’angoscia, riscaldarsi gli acciai, drogarsi contro il monotono, si rovina, farfuglia, intristisce, rutta, lo portan via, lo incarcerano, lo rattoppano, lo raggiustano alla veloce, ritorna, è tutto da ricominciare
Louis-Ferdinand Céline, MEA CULPA – LA BELLA ROGNA


Il Borghese, lui, se ne frega, quel che vuole è conservare la sua grana, i suoi « Royal Dutch », i suoi privilegi, la sua situazione e la Loggia dove si procura relazioni così belle, quelle che vi collegano al Ministero. In definitiva è ebreo perché è l’ebreo che ha gli ori, che ha il Vitello più bello nel suo Tempio. Son cose che non si discutono nemmeno!… che van da sé una volta per tutte!… E putti putti… Il solo vero rimpianto del borghese è di non essere nato ebreo, ebreo fino in fondo, da sempre, mamma e papà. La vera nobiltà della nostra epoca. L’imita in tutto e per tutto, stesse opinioni, stesse fissazioni, stessi divi, stesse ripulse, stesse baldracche, stessi zibellini. Segue il corso giudaico come può.[...]
Louis-Ferdinand Céline, MEA CULPA – LA BELLA ROGNA




Il popolo non ha ideali, solo bisogni. Cosa sono i bisogni?
Sono che i loro prigionieri ritornino, che non ci sia più disoccupazione, trovare lavori per benino, aver la sicurezza, essere assicurati contro tutto, il freddo, la fame, l'incendio, avere le vacanze pagate, la pensione, la stima, la belate e il cicchetto, più il cinema e il "bois de rose", un temperamento carognosamente smoking e la motoretta d'occasione per le passeggiatine in famiglia. È un programma tutto in tema, da buona spanciata e minimo sforzo. È borghesia in embrione che non ha ancora trovato la sua sinecura. I più terribili sconvolgimenti non cambieranno il suo programma. È un sogno da insicuro, da contadino che non ha più la sua vacca, non ha più terra, più castagne, che si aggrappa a tutto quel che trova, che ha paura che il mondo gli manchi, che tutto gli frani tra le dita. Tutto questo dice tra sé è fantastico! cresce da solo, non durerà...Sarò pacifico solo da funzionario...Ah! brutta troia devo averla! La pensione o morire! la Previdenza o la morte! Il panico è sempre brutto, bisogna prender le cose come sono. Non sarebbe poi così abominevole, si potrebbe benissimo sistemare, se gli infami non approfittassero per fornicarci con le loro porcherie, gli occulti coltivatori di odi, che non demordono mai, avvelenano, dispongono le trappole, accoppano, torturano a piacere. È l'Abisso, è l'Apocalisse, con tutti i suoi mostri scatenati, avidi, squartatori fino in fondo all'anima, che si schiude sotto gli uomini della strada.
Louis Ferdinand Céline, "Mea Culpa - La bella rogna"


"Gli uomini sembrano provare un grande spavento, assolutamente insopportabile di ritrovarsi un bel mattino, tutti soli, assolutamente soli, davanti al vuoto. I più audaci, i più temerari si aggrappano, nonostante tutto, a qualche trama abituale, opportuna, classica, sperimentata, che li rassicura e li tien legati alle cose ragionevoli, accettate, alla folla delle persone dignitose. Si direbbe che sian colte dal freddo. Così Drummont e Gobineau si aggrappano alla loro Madre la Chiesa, al loro cristianesimo scarsissimo, perdutamente. Brandiscono la croce di fronte all'ebreo, patentato tizzone d'inferno, l'esorcizzano a gran colpi d'aspersorio. Quel che soprattutto rimproverano al giudeo prima di tutto, più di tutto è di essere l'assassino di Gesù, l'imbrattatore d'ostia, il gran guastarosario...Come son campati in aria questi lamenti! Un antidoto la croce? che farsa! Come tutto ciò è mal concepito, di traverso e falsamente, com'è pasticciato, piagnucoloso, timido. L'ariano in realtà soccombe per grulleria. Ha abboccato alla religione, alla Leggenda tramata dagli ebrei espressamente per la sua perdita, la sua castrazione, la sua servitù. Diffusa alle razze virili, alle razze ariane detestate, la religione di "Pietro e Paolo" compì ammirevolmente la sua opera, degradò in accattoni, in sotto-uomini dalla culla, i popoli sottomessi, le orde ubriacate di letteratura cristiania, lanciate imbecilli perse, alla conquista del Santo Sudario, delle ostie magiche, abbandonando per sempre i loro Dei, le loro religioni esaltanti, i loro Dei di sangue, i loro Dei di razza. E non è tutto. Crimine dei crimini, la religione cattolica è stata attraverso tutta la nostra storia, la grande ruffiana, la grande imbastardatrice delle razze nobili, la grande procacciatrice dei rognosi (con tutti i santi sacramenti), la rabbiosa contaminatrice. La religione cattolica fondata da dodici ebrei avrà giocato fino in fondo tutto il suo ruolo quando saremo scomparsi, sotto i flutti della turba enorme, del gigantesco lupanare asiatico che si prepara all'orizzonte. Questa la triste verità, l'ariano non ha mai saputo amare, adulare che il dio degli altri, mai ha avuto religione propria, religione bianca. Quel che adora, il suo cuore, la sua fede, gli son stati forniti in tutti i loro elementi dai suoi peggiori nemici. È assolutamente normale che ne crepi, il contrario sarebbe un miracolo." 
Louis Ferdinand Céline, La bella rogna





Un pugno nello stomaco, ma che sublime scrittura, che impatto emotivo...Celine, uno che lascia il segno






Caricato il 19 mar 2011
Céline risponde alle domande di Louis Pauwels
nel 1959 per la trasmissione "En francais dans le texte"
poi mai andata in onda.

Traduzione: Andrea Lombardi
Sottotitoli: Thomas Gianardi

per
www.louisferdinandceline.com

http://youtu.be/ItmFq67kSgw


Antisemita viscerale, antidemocratico, filonazista, guerrafondaio? Céline fu davvero tutto ciò? Può l’autore di capolavori assoluti come Viaggio al termine della notte o Morte a credito avere messo al servizio di utopie malsane il proprio straordinario acume, la propria intelligenza e la propria sensibilità?  

[...]  le scelte politiche apparentemente folli di Céline non avevano nulla di strano. Esse traevano origine da istanze molto diffuse tra la popolazione francese, i cui strati sociali medio-bassi e proletari (ma anche parte delle élite borghesi e culturali) manifestavano già da tempo una forte contrarietà nei confronti del capitalismo e del giudaismo. L’affaire Dreyfuss aveva contribuito ad alimentare sia l’astio nei confronti degli ebrei che a fare sorgere una forma di xenofobia legata a psicosi da complotto internazionale. 

[...] oggi sappiamo, sulla base di documenti, che Céline collaborò effettivamente, anche se indirettamente (non fu mai un intellettuale veramente organico al Potere), con il governo di Vichy e con i nazisti, rivendicando a più riprese di avere compreso prima di altri il disastro che si preparava per il suo Paese corrotto dagli ebrei (vedi il pamphlet antisemita del 1938 L’école des cadavres) e dai capitalisti; invocando l’urgenza di una nuova alleanza franco-tedesca e auspicando uno scontro all’ultimo sangue contro le democrazie occidentali e il bolscevismo. Céline si augurava in buona sostanza la rigenerazione di una Francia depurata sotto il profilo razziale, saldamente agganciata alla tradizione nordica, e distaccata dal Sud meticcio e mediterraneo. Nonostante la gravità di questi proclami, dopo la fine della guerra Céline ebbe sempre la forza di sostenere che i suoi furono soltanto reati di opinione, dai quali egli non volle mai trarre alcun beneficio economico o sociale. 

[...] nel 1919 porta sull’altare un’altra donna, Edith Follet, il cui padre medico instrada il giovane verso lo studio della medicina. Louis si appassiona alla materia, si applica con profitto a Rennes e nel 1924 si laurea all’Università di Parigi. Due anni più tardi si conclude rovinosamente il matrimonio con la Follet e Céline, che ora ricopre un incarico presso la Società delle Nazioni, accetta di girare il mondo, visitando la Svizzera, nuovamente il Camerun, gli Stati Uniti, Cuba e il Canada. 
Nel 1931 è di nuovo in Francia dove inizia a praticare la professione di chirurgo presso l’ospedale municipale di Clichy. 

[...] “Dietro il suo cliché del ‘dottore dei poveri’” - ragiona Solinas, a proposito dell’interesse di Céline per i disgraziati - fatica a scomparire il bell’uomo alto più di un metro e ottanta, che indossa abiti di buon taglio e stoffa inglese, biondo e con gli occhi azzurri, che conosce il mondo e il bel mondo, uno che a Ginevra come a Vienna, a New York come a Londra sa dove andare, come muoversi, cosa vedere, a proprio agio con pianiste come Lucienne Delforge, con scultrici come Louise Nevelson, con figlie della buona borghesia di provincia come Edith Follet, la sua prima moglie".

[...] Dopo la resa della Francia, nel giugno del ‘40, egli rifiuta inizialmente di schierarsi con il governo collaborazionista di Vichy e si rifugia nella clinica municipale di Satrouville dove continua a praticare la professione medica. Dopo essersi sposato per la terza volta (nel 1936 aveva conosciuto la giovane ballerina Lucette Almanzor) Céline decide però di compromettersi e inizia a dare voce alla sua campagna filo-tedesca e antiebraica. Verso la fine della guerra, con il ritiro delle truppe tedesche dalla Francia, egli è costretto a rifugiarsi in Germania, a Sigmaringen, con la famiglia e il gatto Bébert. Nel 1945, il nome di Céline spicca già nella lunga lista dei collaborazionisti stilata dai gollisti e dal movimento di resistenza francese, i cui capi pregustano un bel bagno di sangue purificatore in nome della patria e della democrazia. Céline viene accusato di tradimento e con questo rischia la pena capitale. Dalla Germania fugge quindi in Danimarca, dove vivrà da esule fino al 1950, quando il governo di Parigi lo grazierà e gli consentirà di rientrare in patria. Ma l’accoglienza che il mondo intellettuale francese del dopoguerra riserva allo scomodo scrittore non è ovviamente delle migliori. Dati i suoi trascorsi politici, anche la sua opera viene obliterata. I suoi libri non vengono bruciati ma, peggio, dimenticati. Nei circoli culturali tutti fanno a gara per distanziarsi da quella che viene chiamata la “scheggia impazzita” della letteratura contemporanea francese. Céline viene di fatto emarginato e anche i suoi vecchi editori (che si sono arricchiti con i suoi libri) e compagni di avventura, alcuni dei quali si sono reintegrati nella nuova società francese, lo rinnegano. Meglio non compromettersi con chi ha visitato l’inferno, ha fornicato con il diavolo e, nonostante tutto, è stato graziato dai nuovi dei in virtù del suo solo, indiscutibile, talento. Tenersi lontano dal dannato miracolato diventa la parola d’ordine, e poi, ragazzi, si parla di un balordo come Céline che nei panni dell’illustre appestato non fatica certo ad entrare, divertendosi (ma fino a che punto?) a mostrarsi nauseato dall’ingratitudine dei suoi compatrioti e a lanciare frecce avvelenate ai molti mediocri prudenti che, nella Francia del dopoguerra, sono succeduti ai folli e ai violenti passati per le armi. Non di rado - allorquando riceve la visita di qualche giornalista in cerca di reduci maledetti - egli non perde occasione di azzannare i suoi persecutori per i danni, morali ma anche economici, causatigli dall’esilio forzato e dall’epurazione. Di torti, egli sostiene, gliene sono stati fatti tanti. Certo, in Danimarca egli ha sicuramente sofferto, è finito anche in galera (ci è restato sei mesi), si è ammalato, ma alla fine è potuto rientrare a Parigi dove in fin dei conti nessun giudice lo ha spedito al patibolo, come invece è toccato ad altri celebri uomini di cultura che hanno collaborato con il maresciallo Pétain, vedi il povero Brasillach. Detto questo non si può fare a meno di constatare che il Céline del 1950 - come osserva Solinas - “è di fatto un sopravvissuto, un uomo economicamente rovinato, rispetto alle possibilità economiche di prima della guerra. I suoi libri non si ristampano, e quando iniziano a essere ristampati non si vendono”. Féerie pour une autre fois I-II (1952-54) e D’un château a l’autre (1957) ottengono pessime critiche. Rigodon viene addirittura censurato. 
E veniamo all’ultimo capitolo della parabola Céline. Dopo essere riuscito ad incassare alcuni emolumenti derivanti dalle sue precedenti pubblicazioni e avere messo da parte una certa rendita, l’autore si apparta, anzi si barrica. Trova rifugio insieme a Lucette in una vecchia casa piena zeppa di libri e cianfrusaglie, circondato da cani e gatti, con accanto il pappagallo Toto spesso ritratto sulla sua scrivania ingombra di fogli, pile di manoscritti, matite, penne e avanzi della cena. Lo si vede aggirare nel suo studio, più simile ad un garage, con il foulard al collo, un paio di vecchi pantaloni tenuti su da una corda, maglioni consunti ed infilati l’uno sull’altro, come i barboni. La sua fronte è solcata dalle rughe, la barba lunga, lo sguardo perso nel vuoto. Borbotta e scrive, con la sua solita rabbia, con la sua solita genialità. Lavora tutto il giorno, ignorato dai più, e nelle rare soste gioca con i suoi gatti o chiacchiera con Toto. E alla fine muore, apparentemente come chiunque altro, il 1° luglio 1961. Ma in realtà egli se ne va come un artista autentico - cioè praticamente solo - inseguito dai primi echi di una riabilitazione critica troppo tardiva e forse indotta da inconfessabili sensi di colpa.
http://www.kore.it/CAFFE/rosselli/celine.htm







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