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venerdì 30 marzo 2012

John Fitzgerald Kennedy. Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana

Senza voler togliere nulla a quel genere di coraggio che porta alcuni uomini a morire, non dobbiamo dimenticare quegli atti di coraggio grazie ai quali gli uomini vivono; il coraggio della vita quotidiana è spesso uno spettacolo meno grandioso del coraggio di un atto definitivo, ma resta pur sempre una miscela magnifica di trionfo e di tragedia…
Un uomo fa il suo dovere, a dispetto delle conseguenze personali, nonostante gli ostacoli, i pericoli e le pressioni, e questo è il fondamento della moralità umana; in qualsiasi sfera dell’esistenza un uomo può essere costretto al coraggio, quali che siano i sacrifici che affronta seguendo la proprio coscienza: la perdita dei suoi amici, della sua posizione, delle sue fortune e persino la perdita della stima delle persone che gli sono care. Ogni uomo deve decidere da sé stesso qual è la via giusta da seguire; le storie che si raccontano sul coraggio degli altri ci insegnano molte cose, possono offrirci una speranza, possono farci da modello, ma non possono sostituire il nostro coraggio… per quello ogni uomo deve guardare nella propria anima.
John Fitzgerald Kennedy. Il coraggio di vivere


Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana
John Fitzgerald Kennedy


Se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, 
non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi
John Fitzgerald Kennedy


Dobbiamo usare il tempo come uno strumento non come una poltrona
John Fitzgerald Kennedy




Ogni volta che una persona si batte per un’idea, agisce nell’intento di migliorare la situazione degli altri, o si scaglia contro un’ingiustizia, mette in moto sottili rivoli di speranza che vanno a formare una corrente in grado di travolgere il più poderoso muro di oppressione e di resistenza. 
Robert Kennedy 


Ma questi tempi sono troppo difficili e le nostre necessità sono troppo grandi per tali visioni ristrette.
Non vi è niente di liberal nell'espansione continua del governo federale che priva il cittadino del proprio potere pubblico, dal diritto di prendere parte alle questioni del governo.
Non vi è niente di conservatore nel restare inattivi mentre milioni di concittadini perdono le loro vite e le loro speranze, mentre la loro frustrazione si trasforma in una furia che distrugge l'edificio sociale e la libertà.
Robert Kennedy, 21 maggio 1968


Pochi sono grandi abbastanza da poter cambiare il corso della storia. 
Ma ciascuno di noi può cambiare una piccola parte delle cose, 
e con la somma di tutte quelle azioni verrà scritta la storia di questa generazione!
Robert Kennedy 

4 aprile 1968 - discorso improvvisato “a braccio” – appena aver appreso dell'assassinio di Martin Luther King, durante un discorso elettorale a Indianapolis



“Non sono venuto qui a proporre una lista di rimedi specifici, né esiste una simile lista. A grandi linee però sappiamo che cosa si debba fare. Quando insegni a un uomo a odiare e a temere il proprio fratello, quando gli spieghi che è un uomo inferiore a causa del suo colore, delle sue credenze o delle politiche che persegue, quando insegni che chi è diverso da te è una minaccia per la tua libertà o per il tuo lavoro o per la tua famiglia, allora anche tu impari a trattare gli altri non come concittadini ma come nemici, da affrontare non con spirito di cooperazione bensì come spirito di conquista, da soggiogare e da dominare. Impariamo, alla fine, a considerare i nostri fratelli come degli estranei, gente con cui condividiamo una città, ma non una comunità; gente a cui ci lega l’essere vicini di casa, ma nessuna cooperazione. Impariamo a condividere solo una paura comune, solo un comune desiderio di allontanarci gli uni dagli altri, solo un comune impulso a reagire al disaccordo con la forza. Per tutte queste cose non ci sono risposte risolutive. […]. Le nostre vite su questo pianeta sono troppo brevi e il lavoro da compiere è troppo grande per consentire a questo spirito di prosperare ancora sulla nostra terra. Ovviamente non possiamo sconfiggerlo per mezzo di un programma o di una risoluzione. Forse però possiamo ricordare, almeno per una volta, che coloro che vivono insieme a noi sono nostri fratelli, che condividono con noi lo stesso breve periodo dell’esistenza, che non cercano, proprio come noi, niente altro se non la possibilità di vivere la propria vita dandole un senso e un po’ di serenità, cercando la soddisfazione e l’appagamento che potranno ottenere. Certamente questo vincolo di una fede comune, questo vincolo di un fine comune, può cominciare a insegnarci qualcosa. Di sicuro possiamo almeno imparare a guardare a coloro che ci sono intorno come ad altri uomini, e di sicuro possiamo cominciare a sforzarci un po’ di più per curarci reciprocamente le ferite e tornare ad essere nei nostri cuori fratelli e compatrioti."
Robert Kennedy, che morì oggi, 46 anni fa












 

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