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domenica 18 dicembre 2011

Bukowski. Confessioni di un codardo

"In alcuni bar diventavo violento, ci furono risse di strada dalla maggior parte delle quali uscii pesto e sconfitto. Ma non lottavo contro nessuno in particolare, non ero inferocito, soltanto che non riuscivo a capire le persone, il loro modo di essere, di agire, di presentarsi. Entravo e uscivo di galera, venivo sfrattato dalle stanze. Dormivo sulle panchine dei parchi, nei cimiteri. Ero confuso, ma non ero infelice. Non ero cattivo. Solo che non riuscivo a ricavare niente da quello che avevo intorno. La mia violenza si contrapponeva all'evidenza del tranello, io gridavo e loro non capivano. E anche nelle risse più furibonde, guardavo il mio avversario e pensavo: perché è arrabbiato? Vuole uccidermi. Allora dovevo tirare i pugni per liberarmi della bestia che avevo dentro.
La gente non ha senso dell'umorismo, si prendono tutti così cazzutamente sul serio."
Charles Bukowski, da LA MIA PAZZIA in Confessioni di un codardo


“In tutte le città setacciavo le biblioteche. Un libro dopo l’altro. Pochi mi dicevano qualcosa. Per lo più erano come polvere nella mia bocca sabbia nella mia mente. nessuno aveva niente a che vedere con me o con quel che provavo: dove mi trovavo – in nessun posto – che cosa facevo – niente – e che cosa volevo – sempre niente. I libri del passato servivano soltanto a ingigantire il mistero di avere un nome e un corpo, di camminare, parlare, fare le cose. Nessuno sembrava corrispondere alla mia particolare pazzia.”
Charles Bukowski, Confessioni di un codardo


Scrivo ancora. Nei primi quattro mesi di quest’anno ho scritto duecentocinquanta poesie. Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le ho dato battaglia. E se fra voi c’è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va’ avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all’azzardo, e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti.
Charles Bukowski da “La mia pazzia” in Confessioni di un codardo
















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