GESU' NON SI E' MAI SOGNATO DI PROCLAMARSI IL MESSIA, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse «Cristo» (traduzione greca dell’ebraico meshiah e dell’aramaico mashiha, «unto») lo ha fulminato di anatema. All’idea di essere considerato addirittura «Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre» – secondo il «Credo» del Concilio di Nicea tuttora in vigore nella Chiesa cattolica – SAREBBE STATO PRESO DA INDICIBILE ORRORE.
JOSHUA BAR JOSEPH - GESU' FIGLIO DI GIUSEPPE, era un PROFETA EBREO ITINERANTE, ESORCISTA E GUARITORE, un missionario apocalittico che annunciava l’Euaggelion (buona novella) dell’arrivo imminente, anzi incombente, del Regno per opera di Dio. Dopo essere stato discepolo di Giovanni «il battezzatore» ed essersene staccato con altri adepti, ha predicato quasi esclusivamente in Galilea, in piccoli centri di contadini e pescatori spesso analfabeti, per pochi mesi se stiamo ai tre vangeli sinottici (per tre anni secondo il quarto), al culmine dei quali, recatosi a Gerusalemme, avendo provocato qualche disordine, viene condannato alla crocifissione insieme ad altri due lestoi, «ladroni» nella traduzione per secoli corrente, «briganti» o «banditi» nella sprezzante terminologia del potere romano, che così bollava chiunque infastidisse l’ordine imperiale.
[...] Come ha scritto il maggior biblista cattolico italiano del dopoguerra, «LA VICENDA DI GESU', al di fuori di quanti a lui si richiamano, E 'STATA, IN REALTA', DI POCA O NESSUNA RILEVANZA POLITICA E RELIGIOSA: UNA DELLE NON POCHE PRESENZE SCOMODE IN UNA REGIONE PERIFERICA DELL'IMPERO ROMANO, messe prontamente a tacere in modo violento dall’autorità romana del posto con la collaborazione, più o meno decisiva, di capi giudaici». [Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, Edizioni Dehoniane, Bologna 2002, p. 39.]
IL GESU' DI CUI PARLA Joseph Ratzinger, invece, NON C'ENTRA NULLA CON IL Joshua bar Joseph che guarisce e predica in Galilea ai tempi di Tiberio. Nel suo libro appena uscito (Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, che segue il primo volume pubblicato nel 2007) NON C'E' GESU', BENSI' IL CRISTO DOGMATIZZATO DAI CONCILI di Nicea (325) e Calcedonia (451), DOMINATI E DECISI DAGLI IMPERATORI DI ROMA, CHE CON IL GESU' DELLA STORIA NULLA HA A CHE FARE E CHE ANZI CONTRADDICE E NEGA SOTTO OGNI ASPETTO ESSENZIALE.
Niente di scandaloso, sia chiaro, se un papa di Santa Romana Chiesa si mette a fare opera di teologia o di omiletica devozione intorno alla figura del Cristo. In fondo è il suo mestiere. Ma JOSEPH RATZINGER PRETENDE DI FARE ANCHE OPERA DI STORICO, e addirittura di «giungere alla certezza della figura veramente storica di Gesù» (p. 9), perché «non possiamo dispensarci dall’affrontare la questione della reale storicità degli avvenimenti essenziali. Il messaggio neotestamentario non è soltanto un’idea; per esso è determinante proprio l’essere accaduto nella storia reale di questo mondo» (p. 119). Insomma, IL «CREDO» DOGMATIZZATO A NICEA PER VOLONTA' DELL'IMPERATORE COSTANTINO avrebbe a fondamento la verità storica di Gesù in carne e ossa, vita, morte, miracoli e risurrezione.
Per tener fede a questa SPERICOLATA PRETESA, però, il professor Joseph Ratzinger è costretto a esibirsi in un sabba di vere e proprie falsità, talvolta incredibilmente smaccate.
Paolo Flores d'Arcais
Nessun commento:
Posta un commento