Pagine

venerdì 27 aprile 2018

età antonina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La cosiddetta età antonina rappresentò, nell'ambito dell'intera storia romana, uno dei momenti migliori, forse l'ultimo, dei due “secoli d'oro” dell'Impero romano. Ecco come la descrive il grande storico Edward Gibbon:

« [Dal 98. al 180.] tutta la potenza esecutiva del Governo. 
Nel felice corso di più d'ottant'anni, la pubblica amministrazione fu regolata dalla virtù e dalla abilità di Nerva, di Traiano, di Adriano, e dei due Antonini. In questo e nei due seguenti capitoli, descriveremo il prospero stato del loro Impero, ed esporremo le più importanti circostanze della sua decadenza e rovina, dopo la morte di Marco Antonino; rivoluzione che sarà rammentata mai sempre, e della quale le nazioni della terra tuttor si risentono. »

(Edward Gibbon, Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano, cap. 1; traduzione di Nicolò Bettoni (1820 - 1824))


[...] il venir meno ai patti da parte dei barbari (molti dei quali erano stati "clienti" fin dall'epoca di Tiberio), portò una massa mai vista prima d'allora, a riversarsi in modo devastante nell'Italia settentrionale fin sotto le mura di Aquileia, il cuore della Venetia. Enorme fu l'impressione provocata: era dai tempi di Mario che una popolazione barbarica non assediava dei centri del nord Italia. [...] 

La Historia Augusta racconta che Marco Aurelio avrebbe desiderato fare dei territori degli ex-popoli "clienti" di Quadi e Marcomanni la provincia di Marcomannia e degli Iazigi, quella di Sarmatia, e ci sarebbe riuscito se Avidio Cassio non si fosse ribellato. [...]

Questi avvenimenti costrinsero lo stesso imperatore a risiedere per numerosi anni lungo il fronte pannonico, senza mai far ritorno a Roma. La tregua apparentemente sottoscritta con queste popolazioni, in particolare Marcomanni, Quadi e Iazigi, durò però solo un paio d'anni

Alla fine del 178 l'imperatore Marco Aurelio fu costretto a fare ritorno nel castrum di Brigetio da dove, nella successiva primavera del 179, fu condotta l'ultima campagna. La morte dell'imperatore romano nel 180 pose presto fine ai piani espansionistici romani e determinò l'abbandono dei territori occupati della Marcomannia e la stipula di nuovi trattati con le popolazioni "clienti" a nord-est del medio Danubio.



http://www.wikiwand.com/it/Et%C3%A0_antonina


Alto Impero romano - Localizzazione


domenica 15 aprile 2018

La Dacia fu l'ultima provincia annessa all'Impero romano e la prima ad essere evacuata.

Conquista della Dacia.

Mi ritrovai faccia a faccia con il nemico, quel nemico che per anni ci tenne testa, roso da un’ambizione illimitata, combattendo valorosamente e con grande astuzia. I miei uomini lo avevano completamente accerchiato. Li avevamo seguiti, attraversando le montagne,fino a Ranistroum. 
Lo guardavo dritto negli occhi, mentre l’altro con occhi espressivi, mi lasciò intendere che il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di consegnarsi a noi Romani. I suoi compagni, rimasti fedeli a lui, gli erano a fianco. Prese la lama e con rapido movimento, senza battere ciglio, si taglio la gola prima che venisse catturato. Gli altri seguirono la dura sorte del primo. Siamo rimasti tutti in silenzio, dopo aver assistito ad una dimostrazione di grande onore, una morte nobile, una morte da veri soldati. Mi avvicinai al corpo sanguinante e finii il lavoro tagliandoli la testa e il braccio destro. Questo evento segnò la fine di cinque lunghi anni di guerra, cinque anni di guerra contro i Daci. Io, Tiberio Claudio Massimo, portai la testa del re Decebalo a Traiano. I confini di Roma erano di nuovo sicuri, e io ritornai finalmente a casa, circondato dal mio popolo che cantava vittoria



La conquista della Dacia da parte dell'Impero romano si realizzò negli anni compresi tra il 101 ed il 106, attraverso lo scontro tra l'esercito romano, guidato dall'imperatore Traiano, e i Daci di re Decebalo. L'esito finale della guerra fu la sottomissione della Dacia, l'annessione all'Impero romano e la sua trasformazione in provincia. [...]

Questa annessione, però, generò negli anni un problema strategico di non facile soluzione.
L'essere stata costretta, Roma, a costituire un "saliente" oltre il Danubio, difficilmente difendibile in quell'enorme e mutevole "mare di barbari" (tra Germani e Sarmati), rese necessario il dispiegamento nell'area di mezzi militari crescenti (fino a 50.000 armati) con il conseguente lievitare degli esborsi finanziari.  [...]

L'occupazione delle montagne della Dacia, come dimostrarono gli eventi al termine della difficile conquista, avrebbe tenuto a bada le popolazioni di tutto il bacino carpatico, consentendo un tranquillo sviluppo del retroterra della Tracia e della Mesia [...].

Si narra che la conquista della Dacia fruttò a Traiano un enorme bottino, stimato in cinque milioni di libbre d'oro (pari a 163,6 t) e nel doppio d'argento,ed una straordinaria quantità di altro bottino, oltre a mezzo milione di prigionieri di guerra con le loro armi. Si trattava del favoloso tesoro di Decebalo, che lo stesso re avrebbe nascosto nell'alveo di un piccolo fiume (il Sargetia) nei pressi della sua capitale, Sarmizegetusa Regia. [...]

La colonizzazione in massa della Dacia con cittadini romani, fatti giungere da gran parte delle province danubiane, permise all'impero di creare un saliente strategico all'interno del "mare barbarico" che si stendeva tra la piana ungherese del Tibisco ed i territori di Valacchia e Moldavia. Traiano era riuscito ad occupare questi ultimi territori ad est della Dacia che, però, alla sua morte furono abbandonati dal suo successore Adriano, un errore strategico a cui non fu mai posto rimedio. Ciò avrebbe permesso di ridurre i confini imperiali, avanzando le unità militari sul basso Danubio fino al fiume Siret, con grande risparmio sulle economie militari dell'area.

La permanenza romana in Dacia, sebbene storicamente limitata a meno di due secoli (la provincia sarebbe stata infatti completamente abbandonata nel 271), lasciò un'impronta duratura sull'area, tanto che la lingua romena, che si sarebbe sviluppata nei secoli successivi, è rimasta una lingua romanza, nonostante l'isolamento entro una regione europea successivamente slavizzata. E, non da ultimo, il moderno Stato che occupa il territorio dell'antica provincia, si chiama, non a caso, Romania.


https://it.wikipedia.org/wiki/Conquista_della_Dacia







post-39026-0-27353700-1393517142_thumb.j
La Dacia fu l'ultima provincia annessa all'Impero romano e la prima ad essere evacuata

Tralasciando la storia della Dacia prima dei contatti con i Romani, che ci porterebbe troppo lontano nel tempo e allungando troppo di pari passo il tema del post, ci limitiamo a rievocare brevemente i primi contatti avvenuti tra i due popoli. 

Nell'anno 48 a.C. avvenne il primo contatto tra Romani e Daci, fu un contatto di alleanza e di non belligeranza tra Burebista con Pompeo e Cesare, in seguito a questa alleanza, il Daco Burebista stava iniziando la conquista di tutta la Dacia, ma nel 44, lo stesso anno in cui fu ucciso Cesare, anche Burebista fu assassinato e la conquista si arresto'. 

Nell' arco di tempo tra il 43 e il 30 a.C. capi Daci presero parte, come alleati dell' uno o dell'altro, alla guerra civile tra Ottaviano ed Antonio; quando Ottaviano Augusto divento' unico Cesare concluse con i Daci trattati politici vantaggiosi per Roma. Questa situazione rimase abbastanza stabile, tranne brevi intervalli di scaramucce piu' o meno gravi avvenute sotto Nerone, fino all'epoca di Vespasiano quando si decise di fortificare la linea del Danubio antistante la Dacia per evitare sconfinamenti militari dei Daci in Mesia. 

Comunque la Dacia era ormai diventata uno stato unitario con capitale Sarmizegetusa, un grosso oppidum arroccato nelle montagne della Transilvania. Quando a Roma sali' al potere Domiziano della dinastia Flavia, la Dacia era diventata ormai un potente stato unitario e una minaccia per gli interessi romani nel basso Danubio e nei Balcani. Con Domiziano ebbero inizio vere e proprie guerre, sfavorevoli ai Romani, prima l'esercito provinciale comandato da Oppio Sabino fu sconfitto e Sabino perse la vita, successivamente quando il Prefetto del Pretorio, Cornelio Fusco entro' con il suo esercito in Dacia per vendicare la precedente sconfitta subita da Oppio Sabino, venne anch'esso sconfitto dal famoso Decebalo, che combattera' poi contro Traiano, perdendo Fusco due legioni, la V Alaudae e la XXI Rapax, che scompaiono dall'elenco delle Legioni; solo l'anno dopo i Romani con Tettio Giuliano ottengono una prima, ma sanguinosa, vittoria a Tapae, localita' poco dopo nell'entroterra passate le Porte di Ferro sul Danubio, ma una difficile guerra scoppiata contro i Marcomanni, forse sobillata da Decebalo, costrinse Domiziano, ingiustamente accusato dalla storia, a concludere con Decebalo una pace sconveniente per gli interessi romani, cosi' la Dacia rimase fino a Traiano una spina nel fianco nei Balcani dei Romani. 

Con Traiano inizia la conquista definitiva della Dacia a provincia romana a seguito due lunghe e difficili guerre, durate dal 101 al 102 e la seconda conclusiva dal 105 al 106; cosa spinse Traiano a risolvere definitivamente il problema daco? 
sicuramente il primo motivo fu strategico, occorreva risolvere il problema delle continue incursioni dei Daci all'interno del confine del Danubio, secondo, Roma aveva bisogno delle ricchezze dei Daci, in particolare delle miniere di oro e argento che erano famose in Dacia per ricchezza e numero, terzo , Traiano era un Imperatore che amava la gloria e la guerra di conquista, conquiste territoriali ormai ferme dall'epoca di Augusto.

Concludendo questo prologo, dal 106 la Dacia divenne una provincia romana e fu presidiata inizialmente da due Legioni, la XIII Gemina con sede ad Apulum e la IV Flavia con sede a Berzobis, successivamente vi giunse una terza legione, la I Adiutrix , seguite poi da civili Italici che vi portarono usi, costumi e soprattutto la lingua latina in questo estremo confine nord orientale dell'Impero romano; responsabile della provincia, era un Governatore consolare. 

Dall'epoca di Traiano la Dacia ebbe un grande incremento economico, demografico, culturale, vi fiori' la civiltà latina e gli antichi Daci ormai romanizzati per cultura e per matrimoni misti, furono poi orgogliosi dell' appartenenza all'Impero romano, tanto che quando Roma abbandono' la Dacia, questa rimase sempre un'isola di romanita' dentro un mondo barbaro

Saltiamo ora all'epoca di Aureliano; specifichiamo che la Dacia romana non era tutta la odierna Romania, il territorio occupato da Roma ne era circa la meta', circoscritto tra i Monti della Transilvania e i Monti Carpazi nord orientali, lasciando fuori le grandi pianure europee; perché Roma o forse fu una decisione di Aureliano , ad un certo punto decise di abbandonare la Dacia? fu un errore strategico? sembra da brevi allusioni delle fonti storiche che la decisione o l'effettivo abbandono avvenne gia' all'epoca di Gallieno, comunque fino al 260 la Dacia era in mano all'Impero, Claudio II e lo stesso Aureliano tentarono in tutti modi di tenere la provincia ma per motivi storici poco noti Aureliano ritiro' tutte le truppe esistenti in Dacia, si data approssimativamente questa data di abbandono militare al 271; sicuramente molta della popolazione di Italici e dacoitalici , ormai li residenti da oltre 160 anni, non segui' le truppe in ritirata, ma rimase e tramite loro si mantenne in territorio ormai barbarizzato quell'isola di latinita' che sussiste ancora oggi nella lingua rumena

Non sapremo mai probabilmente il motivo o i motivi che indussero Aureliano ad abbandonare la Dacia , si puo' ipotizzare che le due legioni li residenti al suo tempo, la antica XIII Gemina e la V Macedonica, servissero per la guerra contro Zenobia regina di Palmira o contro gli Alemanni che nella loro invasione dell' Impero giunsero in Italia fino a Fano, oppure per la guerra contro Tetrico che reggeva la parte occidentale dell' Impero, probabilmente capi' che una volta ritirate le Legioni dalla Dacia, non era piu' possibile ricondurle in zona; certamente fu una decisione sofferta ma che porto' due gravi conseguenze per l' impero, una militare e strategica, era sparita per sempre una spina nei fianchi delle popolazioni barbariche europee, nord orientali e nord occidentali, che tenevano in soggezione eventuali sconfinamenti dei barbari, ed inoltre avrebbero potuto difendere meglio i confini del basso ed alto Danubio, rimandando forse di molto o addirittura impedendo il futuro sfondamento del confine romano danubiano; l'altro fu un motivo economico, Roma perse per sempre un forte reddito economico dovuto al mancato sfruttamento delle ricche miniere d'oro e di argento della Dacia, che provoco' una crisi economica dovuta alla penuria dei due metalli

E' facile per noi moderni analizzare e criticare particolari eventi storici della storia romana, certamente in queste analisi non conosciamo i particolari che indussero a certe decisioni, forse non poterono prevederne le conseguenze, e se le previdero, non poterono per fatti o situazioni che non conosciamo completamente, evitarle.

https://www.lamoneta.it/topic/119931-l-abbandono-della-dacia-un-errore-strategico/

martedì 10 aprile 2018

Ken Follet. Le gazze ladre. La guerra permette alla gente di essere veramente se stessa: i sadici diventano torturatori, gli psicopatici sono ottimi soldati da mandare in prima linea; sia i prepotenti che le vittime hanno la possibilità di giocare il proprio ruolo fino in fondo, e le puttane sono sempre occupate.

La guerra permette alla gente di essere veramente se stessa: i sadici diventano torturatori, gli psicopatici sono ottimi soldati da mandare in prima linea; sia i prepotenti che le vittime hanno la possibilità di giocare il proprio ruolo fino in fondo, e le puttane sono sempre occupate.
Ken Follet - "Le gazze ladre"