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mercoledì 30 settembre 2015

Specnaz. Sono macchine da guerra addestrate a vincere o morire nel tentativo di portare a termine la missione. Le munizioni da guerra, durante l’intero addestramento, sono utilizzate fin da subito e gli incidenti, anche quelli mortali, sono considerati accettabili. Soltanto tra gli ufficiali è usata la parola “Specnaz”: questi ricevono un addestramento suppletivo di altri quattro anni. Tutti gli Specnaz ricevono il simbolo non ufficiale del lupo: i lupi cacciano in branchi e sconfiggono prede più grandi di loro, causando il massimo danno. Certo, l’Occidente è ben consapevole di ciò che sono in grado di fare i Seal americani o gli elementi della SAS inglese. Ma per gli Specnaz, il discorso è diverso.

SIRIA, ISIS: "CHE DIO POSSA AVERE PIETÀ DI VOI, GLI SPECNAZ NON NE AVRANNO"
Mosca ha schierato in Siria un gruppo d’assalto Specnaz (a noi piace usare la traslitterazione dal cirillico) già entrato in azione. Il rischieramento (da noi anticipato in tempi non sospetti) è stato ormai confermato. I media russi, proprio in queste ore, non fanno altro che esaltare le cinque armi più potenti che l’Isis dovrebbe temere: tra queste ci sono proprio gli Specnaz. [...]

Sarebbe opportuno raccontare un aneddoto sugli specnaz
Sono macchine da guerra addestrate a vincere o morire nel tentativo di portare a termine la missione. Le munizioni da guerra, durante l’intero addestramento, sono utilizzate fin da subito e gli incidenti, anche quelli mortali, sono considerati accettabili. Soltanto tra gli ufficiali è usata la parola “Specnaz”: questi ricevono un addestramento suppletivo di altri quattro anni. Tutti gli Specnaz ricevono il simbolo non ufficiale del lupo: i lupi cacciano in branchi e sconfiggono prede più grandi di loro, causando il massimo danno. Certo, l’Occidente è ben consapevole di ciò che sono in grado di fare i Seal americani o gli elementi della SAS inglese. Ma per gli Specnaz, il discorso è diverso.

“Il terrore dei terroristi” titolano in Russia. 
E forse è proprio così perché nell’élite dei militari russi, portare a termine l’obiettivo è più importante degli effetti collaterali. I terroristi dell’Isis, tra questi molti ceceni che ben conoscono di cosa sono capaci i russi, stanno per affrontare qualcosa di mai visto in battaglia. Stiamo parlando di ferocia associata ad asimmetria purissima, forse nel suo punto più alto e per certi versi più terrificante. E, spiace dirlo, contro i mostri dell’Isis, non potevano essere schierati che elementi del genere
Lo sa Putin, lo sanno i russi e lo sanno gli americani. [...] 
(di Franco Iacch) 


(foto: MoD Fed. russa / slider-Sputnik)


http://www.difesaonline.it/evidenza/editoriale/siria-isis-che-dio-possa-avere-piet%C3%A0-di-voi-gli-specnaz-non-ne-avranno

Thomas Merton. Liberami Signore, dalla pigrizia che si agita, sotto la maschera del fare e dalla mollezza che compie ciò che non è stato richiesto per riuscire a eludere un sacrificio! Ma donami l’umiltà, nella quale soltanto è il riposo, e liberami dall’orgoglio che è il fardello più pesante. Penetra tutto il mio cuore, tutta la mia anima, con la semplicità dell’amore.


Liberami
Signore, dalla pigrizia che si agita, sotto la maschera del fare
e dalla mollezza che compie
ciò che non è stato richiesto
per riuscire a eludere un sacrificio!
Ma donami l’umiltà, nella quale soltanto è il riposo,
e liberami dall’orgoglio che è il fardello più pesante.
Penetra tutto il mio cuore, tutta la mia anima,
con la semplicità dell’amore.
Thomas Merton



Carl Bertrand. Le traduzioni sono come le donne. Quando sono belle non sono fedeli, e quando sono fedeli non sono belle

Le traduzioni sono come le donne.
Quando sono belle non sono fedeli,
e quando sono fedeli non sono belle.
Carl Bertrand


San Girolamo primo traduttore della Bibbia dal greco e dall’ebraico al latino scriveva:
« Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l'Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l'uno contro l'altro [...]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell'Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: "Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele" »




Leggere, scrivere, tradurre. 
Un’intervista in 11 domande a Giovanni Agnoloni

Di Valentina Di Cesare 

Scrittore, traduttore, saggista e blogger, 
il fiorentino Giovanni Agnoloni si racconta alle pagine de “L’Undici” , parlandoci di internet, di letteratura fantasy, del mestiere di scrivere e di molto altro ancora.

1. Sei un esponente del Connettivismo: spiegaci di cosa si tratta
Il Connettivismo è un movimento letterario – salvo smentite finora mai pervenutemi, l’unico oggi in Italia – fondato nel 2004 da Sandro Battisti, Giovanni De Matteo e Marco Milani, che ormai conta una trentina di affiliati e ha nella conciliazione di cultura umanistica e scienza e tecnologia il proprio asse portante. Imperniato non su un decalogo di “regole” rigide, ma su una sequenza di spunti poetici, che sono quelli che formano il suo Manifesto (http://www.next-station.org/nxt-ex-1.shtml), fonde in sé una matrice fantascientifica di stampo Cyberpunk e stilemi di provenienza italiana o comunque europea, quali quelli del Futurismo, del Crepuscolarismo e della poesia ermetica e surrealista. A questo unisce una propensione allo scavo nei territori del Profondo, tanto individuale quanto cosmico, usando gli strumenti dell’arte (letteraria, musicale, grafica e architettonica) come grimaldelli per penetrare in territori impregnati di risonanze mistico-filosofiche. Il tutto, coniugato con una ricerca linguistica che è la cifra della sua sperimentazione avanguardistica, ma anche con la capacità di creare storie godibili e coinvolgenti, che spaziano tra i generi e – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – affondano le proprie radici nella realtà.

2. Come utilizza i social, l’autore della saga cosiddetta “della fine di internet?”
Li uso soprattutto per promuovere il mio lavoro, con riferimenti ai miei libri e alle relative presentazioni e recensioni, ma anche con gli articoli e le interviste che io stesso scrivo, o che scrivono i collaboratori dei due blog culturali su cui pubblico, https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/ e http://www.postpopuli.it/. In qualche circostanza, si sono pure rivelati strumenti utili per contatti di lavoro, sia come scrittore, sia come traduttore, e certamente anche nella sfera delle amicizie e degli affetti. Tuttavia, posto giusto l’essenziale e cerco di non perderci troppo tempo.

3. Internet fa male alla letteratura?
Fa bene e fa male. Fa bene quando crea (come in effetti fa) spazi per far conoscere scrittori e scrittrici di talento ma pubblicati da piccoli editori, che faticano a trovare spazio sui media, ovvero inediti, che così possono arrivare a essere notati. E inoltre fa bene anche quando permette ai lettori di interessarsi a molteplici argomenti, molto più che sui giornali o in TV. Fa male quando riduce la capacità di lettura attenta, anche per il fastidio che lo schermo dà agli occhi, e più in genere quando induce la falsa illusione che una manciata di pagine di una pur utilissima enciclopedia online possa sostituire lo studio, la lettura approfondita e il decantare di suggestioni artistiche che essa veicola. E, per finire, fa male quando disabitua alla scrittura letteraria in nome di un linguaggio anche troppo rapido ed essenziale, che, ben lungi dall’essere “ermetico”, è solo ammiccante e insipido.

4. La lingua dalla quale ti piace più tradurre e perché
L’inglese, la prima che ho studiato e quella che sento più profondamente, oltre che quella del mio più grande maestro, J.R.R. Tolkien, nonché degli scrittori irlandesi che, dal primo Novecento al presente, sono stati forse il principale nutrimento del mio approccio alla narrativa. Ma certo anche lo spagnolo, lingua carica di risonanze che sanno essere al tempo stesso sensuali e mistiche; e – aggiungo – la lingua del mio secondo grande riferimento letterario, Roberto Bolaño. Non è un caso se traduco anche verso l’inglese e lo spagnolo, tanto che ho tradotto personalmente il mio primo romanzo Sentieri di notte (Galaad Edizioni), pubblicato in Spagna da El Barco Ebrio come Senderos de noche (con la revisione dello scrittore cubano Amir Valle), e sto ultimando la revisione della versione inglese dello stesso romanzo – a ottobre sarò, proprio per questo, ospite della “Casa del Traductor” di Tarazona, in Spagna: http://casadeltraductor.com. Amo molto, comunque, anche il francese e il portoghese, da cui traduco verso l’italiano, e il polacco, che parlo discretamente, anche se spero di tornar presto in Polonia per perfezionarne la conoscenza e poter, in futuro, tradurlo verso l’italiano.

5. Credi che crescerà il numero degli italiani appassionati di fantasy?           
Francamente non mi interessa, perché non credo nella divisione dei generi. Penso che la letteratura, come d’arte, utilizzi varianti stilistiche in funzione dell’espressione di contenuti intellettuali ed emotivi, e dunque ritengo che l’ibridazione dei generi sia una strada estremamente interessante. Da tempo la percorro, e infatti non mi considero uno scrittore né di fantasy né di fantascienza, ma ancorato alla realtà anche quando la descrivo usando stilemi “fantastici”. Quello che perseguo è un realismo impregnato di molteplici risonanze, riconducibili a generi diversi. Per il resto, mi auguro che la gente legga sempre più Tolkien, ma non come “autore fantasy”, bensì come maestro assoluto della letteratura universale. Esattamente come mi auguro che legga Omero o Dante Alighieri (che in quanto a “fantasia” non erano secondi a nessuno).


6. Perché in Italia si legge poco secondo te?
C’è molta pigrizia e molta attenzione per le cose facili e scontate, come appunto, spesso, sono i social network nell’uso che ne viene fatto. La cultura e l’interesse non sono certo scomparsi, ma vengono portati avanti da gruppi troppo risicati. Ho letto statistiche per cui il 60% circa degli italiani non leggerebbe neanche un libro l’anno, e i lettori “forti”, quelli che leggono almeno un libro al mese, sarebbero intorno al 6%. Un po’ troppo poco. Certo, per stimolare una rinascita dell’interesse per la lettura serve, e lo dico da tempo, una letteratura che unisca la qualità letteraria alla capacità di coinvolgere attraverso storie interessanti, e finché si continuerà a dire – come di recente ho letto in un articolo – che dedicarsi allo storytelling equivale, per un autore, a “darsi all’ippica”, non si riuscirà certo ad uscire dalla forbice perversa “letteratura alta ma pesante VS letteratura scorrevole ma banale”. Infine, la crisi ha inciso sui consumi, ma questo è un falso motivo del calo del numero dei lettori: esistono le biblioteche pubbliche dove prendere i libri in prestito gratuito, e comunque la gente i soldi per gli smartphone e i tatuaggi li trova sempre. Per i romanzi (e i saggi) no. La differenza sta nella curiosità e in un’umile disposizione della volontà all’attenzione e alla riflessione. Si tratta anche di vincere il cosiddetto “analfabetismo funzionale”, che a quanto pare sta crescendo (forse anche grazie all’abuso di TV e internet e “derivati”).

7. Consigli di lettura, Tolkien escluso
Tra gli italiani, apprezzo autori come Franz Krauspenhaar, Marino Magliani, Valerio Varesi, Giovanni De Matteo, Sandro Battisti, Francesco Verso e Davide Sapienza, e parlo dei contemporanei. Recentemente ho letto e recensito Enrico Macioci, bella penna, e apprezzo Antonio Moresco, scrittore “difficile” ma raffinatissimo. Se vogliamo volgerci al passato, un nome su tutti: Vasco Pratolini, maestro di stile e di capacità di rappresentazione pittorica del mondo e delle emozioni umane. A livello internazionale, prima ho fatto cenno agli autori irlandesi: in particolare, Joseph O’Connor, Colm Tóibín, Roddy Doyle, Catherine Dunne e William Trevor. Nell’area ispanofona, Amir Valle, che ho anche tradotto in italiano, è un ottimo romanziere.

8. Le traduzioni sono come le donne, disse Carl Bertrand. 
Quando sono belle non sono fedeli, e quando sono fedeli non sono belle
Cosa ne pensi?

È una massima accattivante, e come tale lascia il tempo che trova. Una traduzione, certo, è “donna” nella misura in cui, per chi la fa, comporta un notevole lavoro intuitivo, simile a quello che l’interprete musicale deve svolgere sulla partitura di un brano, per arrivare a trasmettere i contenuti emotivi e di concetto espressi dal compositore. Ma una traduzione può essere fedele e bella, perché no? L’importante è che veicoli nella lingua di approdo un insieme articolato di pensieri e suggestioni estetico-emotive coerente con quello della lingua di partenza.

9. Scrivere pubblicare e promuovere un libro in Italia: difficoltà e consigli per i futuri scrittori

Primo: 
scrivere sempre, usando il combustibile della passione per alimentare un progetto artistico personale. 

Secondo: 
non scoraggiarsi mai, e crederci sempre, nonostante le tante e innegabili difficoltà. 

Terzo: 
evitare di cercare soluzioni espressive di moda, che “piacciono”, ma essere profondamente se stessi. 

Quarto: 
non pagare mai per pubblicare, ma semmai investire qualcosa in qualche viaggio promozionale, specialmente agli inizi, ché può essere utile per farsi conoscere. 

Quinto, 
umiltà e consapevolezza: non pensare mai di essere “arrivati”, ma d’altro canto schivare come la peste i “cattivi maestri”, quelli che, pro domo sua, ti buttano giù per emergere o restare i primi nel loro cortile. Viaggiare e lavorare su se stessi, per tirar fuori, artisticamente, dal groviglio dell’Ego (che va dipanato), il meglio di quello che possiamo dare (il Sé).


10. Tolkien o Bolaño?
Se mi metti la pistola alla tempia, ti dico Tolkien. 
Però, a pensarci bene, corro il rischio di beccarmi la tua pallottola e ti disarmo, perché li voglio tutti e due!


11. Metti in ordine di preferenza queste tre azioni: leggere, scrivere, tradurre
Amo tutte e tre le cose, ovviamente, ma la prima resta la scrittura. Poi direi la lettura, e infine la traduzione, che però se la gioca sul filo di lana per la medaglia d’argento. Fuori dal podio, ma importantissime perché lo sostengono: la musica e i viaggi. E, alla radice, la conoscenza di sé, senza la quale, come ci insegna Socrate, non solo la scrittura, ma la vita stessa, non va da nessuna parte.

http://www.lundici.it/2015/09/leggere-scrivere-tradurre-unintervista-in-11-domande-a-giovanni-agnoloni/

martedì 29 settembre 2015

Michelangelo Antonioni. Io non so com'è la realtà... ci sfugge, mente di continuo. Io diffido sempre di ciò che vedo, di ciò che un'immagine ci mostra, perché immagino ciò che c'è al di là: e ciò che c'è dietro un'immagine non si sa." Qualcosa che tutti i registi hanno in comune, credo, quest'abitudine a tenere un occhio aperto al di dentro e uno al di fuori di loro. A un certo momento le due visioni si avvicinano e come due immagini che si mettono a fuoco si sovrappongono. È da questo accordo fra occhio e cervello, tra occhio e istinto, tra occhio e coscienza che viene la spinta a parlare, a far vedere.

"Qualcosa che tutti i registi hanno in comune, credo, quest'abitudine a tenere un occhio aperto al di dentro e uno al di fuori di loro. A un certo momento le due visioni si avvicinano e come due immagini che si mettono a fuoco si sovrappongono. È da questo accordo fra occhio e cervello, tra occhio e istinto, tra occhio e coscienza che viene la spinta a parlare, a far vedere".
Michelangelo Antonioni

Ferrara, 29 settembre 1912 – Roma, 30 luglio 2007




Io non so com'è la realtà... ci sfugge, mente di continuo. Io diffido sempre di ciò che vedo, di ciò che un'immagine ci mostra, perché immagino ciò che c'è al di là: e ciò che c'è dietro un'immagine non si sa."


lunedì 28 settembre 2015

Lenore Thomson, Il libro dei tipi psicologici. L'Estroversione ci spinge ad adattarci alla realtà esterna, mentre l'Introverso, in genere, è contento se la situazione esterna si adatta al suo mondo interno



Introverso non è associale o malato.
"In genere, gli Introversi si sentono più a loro agio quando l'ambiente è in perfetta sintonia con ciò che sentono di essere; in quei casi potranno sembrare dei perfetti Estroversi. Per esempio quando la situazione esterna è delimitata chiaramente e congeniale alle loro esigenze (una cena tra amici, un'ora di lezione in classe, una predica dal pulpito), saranno espansivi ed aperti, e non la finiranno più di parlare. Questo a rigor di termini corrisponderebbe a un comportamento Estroverso, ma in realtà non lo è. L'Estroversione ci spinge ad adattarci alla realtà esterna, mentre l'Introverso, in genere, è contento se la situazione esterna si adatta al suo mondo interno."
Lenore Thomson, Il libro dei tipi psicologici.



Genius Loci. può accadere di sentirlo più vicino e più intenso in qualche singolo monumento o in qualche tratto del paesaggio



"...sebbene ciò che chiamo Genius Loci non possa essere personificato, può accadere di sentirlo più vicino e più intenso in qualche singolo monumento o in qualche tratto del paesaggio. Molto spesso ha una sua inattesa presenza e prende pieno possesso dei nostri cuori ad una svolta della strada, o in un sentiero tracciato sulle terrazze di una collina con la vista di maestose montagne lontane, o di nuovo in una chiesa come Classe, vicino a Ravenna, e soprattutto forse, nel punto d'incontro di ruscelli, o alla foce di fiumi, e sia l'uno che l'altro attirano i nostri passi e i pensieri poco alla volta, senza sapere il perchè e il percome. E' là che il genio dei luoghi si nasconde; o più precisamente, vi s'identifica."
Vernon Lee, "Genius Loci"



Piccolo è bello!!? LA CASA PIU' STRETTA DEL MONDO SI TROVA A PETRALIA ED HA UNO SPESSORE DI SOLO UN METRO. VIENE CHIAMATA "A CASA DU CURRIVU" PERCHE' COSTRUITA PER RIPICCA PER OSCURARE LA VISUALE DEL COGNATO


"LA CASA PIU' STRETTA DEL MONDO SI TROVA A PETRALIA ED HA UNO SPESSORE DI SOLO UN METRO. VIENE CHIAMATA "A CASA DU CURRIVU" PERCHE' COSTRUITA PER RIPICCA PER OSCURARE LA VISUALE DEL COGNATO"
(Luigi Sghembri)

Ecco, c'è gente al mondo che vive per ripicca.
Che agisce per ripicca. Che parla per ripicca. 
Non ti curar di lor, ma guarda e passa.



L'altra faccia della bellezza. 
Però è un vero capolavoro, per chi l'ha voluta e per chi ha l'autorizzata. Qualcuno l'ha autorizzata?




Sì, è larga un solo metro proprio perché per legge (che il cognato ha voluto far applicare alla lettera), il proprietario non ha potuto farla più larga. E lui l'ha fatta ugualmente. Per currivu.



Atteggiamento pre-mafioso .... Non è la casa più piccola del mondo perché non è una casa (unità abitativa...) , è solo un muro con le finestre ... giusto architetta?



Quei soldi li avrei utilizzati più per abbellire la mia che per oscurare quella di mio cognato. Brutte bestie l'invidia degli arroganti e il menefreghismo civico dei nostri politici.



Costosetta, come ripicca.



Per le ripicche non si bada a spese. [...]
Ma la cosa sorprendente, al di là dei motivi, è che qualcuno abbia potuto realizzare una simile bizzarria. Che c'è ed esiste. Già la ripicca ci starebbe, se invece è solo senza motivo, il costruire una casa larga un metro beh, è che qualcuno, amministrazione e uffici tecnici l'abbiano permesso, con licenza, abitabilità,etc..a meno che non sia abusiva; allora la storia si fa ancora più incomprensibile. Perché il succo della vicenda non è tanto il motivo, ma il fatto in se. E il fatto c'è.




La casa del currivo



non è una bufala esiste davvero a Petralia. Il racconto è più articolato: io ricordo che il tipo avrebbe voluto costruire una casa quasi normale appoggiandosi al muro esterno del parente. Al suo diniego ha costruito lo stesso alla distanza minima consentita dalla legge, per non dargliela vinta ...







a torino c'è la fetta di polenta


Casa Scaccabarozzi, comunemente nota ai torinesi come Fetta di polenta 
(Fëtta 'd pölenta in piemontese), è un edificio storico di Torino situato nel quartiere Vanchiglia, all'angolo tra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo; in passato fu nota anche come casa Luna.

Progettata da Alessandro Antonelli, il nome ufficiale deriva dal cognome della moglie dell'architetto, Francesca Scaccabarozzi, nobildonna originaria di Cremona[1]. La coppia visse nell'edificio per alcuni anni.

La sua particolarità e l'origine del suo soprannome risiedono nella singolare pianta trapezoidale dell'edificio, che fa sì che uno dei prospetti laterali misuri appena cinquantaquattro centimetri.[2] [...]

Progettata da Antonelli stesso nel 1840 come "casa da reddito", pare che l'edificio sia stato costruito più per sfida che per una vera esigenza. Il terreno trapezoidale su cui sorge corrispondeva all'area residua occupata da un precedente edificio ubicato lungo l'asse dell'attuale corso San Maurizio e demolito per fare spazio al tracciato dell'attuale via Giulia di Barolo. A seguito delle fallite trattative per acquistare il terreno confinante, Antonelli, noto per la sua caparbietà e stravaganza, con questo progetto volle dimostrare la capacità di realizzare un edificio abitabile con un appartamento per ciascun piano malgrado l'esiguo spazio a disposizione, recuperando in altezza ciò che non poteva sfruttare in larghezza.[3]

L'edificio venne costruito in più fasi: 
nel 1840 vennero realizzati i primi quattro piani e in un secondo tempo ne vennero aggiunti altri due; nel 1881, come ulteriore dimostrazione di destrezza tecnica, venne aggiunto l'attuale ultimo piano.[4]

Ormai divenuto il simbolo del quartiere, l'edificio, che per l'epoca si opponeva alle regole classiche in fatto di costruzioni, si guadagnò presto il soprannome "Fetta di polenta" in virtù dell'inconsueta planimetria trapezoidale e per il prevalente colore giallo. Inoltre divenne noto anche per ospitare al pian terreno il caffè del Progresso, storico ritrovo torinese di carbonari e rivoluzionari.[5]

Per fugare i dubbi sulla sua stabilità e per sfidare chi sosteneva che l'edificio sarebbe crollato, Antonelli vi si trasferì ad abitarci con la moglie per qualche anno. Ad ulteriore conferma di questa comune diceria contribuì anche la capacità di resistere indenne all'esplosione della regia polveriera di Borgo Dora, avvenuta il 24 aprile 1852, che lesionò gravemente molti edifici della zona. Inoltre, successivamente, resistette anche al sisma del 23 febbraio 1887, che danneggiò parte del quartiere; infine fu risparmiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale che colpirono duramente gli isolati circostanti.

Nel 1974, in occasione del centenario della morte di Niccolò Tommaseo, il Comune di Torino pose una lapide in memoria del suo presunto soggiorno nell'edificio nel 1859. Tra il 1979 e il 1982, l'edificio fu oggetto di un primo importante restauro e di una particolare decorazione dei suoi interni ad opera dell'architetto e scenografo Renzo Mongiardino, che operò su tutti i nove piani dell'edificio trasformandolo in un'unica unità abitativa.[6]

Annoverato tra gli edifici tutelati dalla Soprintendenza per i Beni architettonici del Piemonte, nel marzo del 2005 l'edificio fu oggetto di un'asta giudiziale disposta dal Tribunale di Torino[7] e venne definitivamente aggiudicata alla terza tornata d'asta nel gennaio del 2006. Tra l'estate del 2007 e la primavera del 2008, lo stabile è stato interessato da un globale intervento di ristrutturazione interna e da un attento restauro conservativo commissionato dalla nuova proprietà. Dal marzo 2008 al maggio 2013 ha cambiato destinazione d'uso diventando il contenitore dei progetti della galleria Franco Noero, ritornando quindi allo stato di abitazione privata nell'estate del 2013, pur mantenendo al suo interno installazioni di arte contemporanea visitabili privatamente.



Sezione e pianta dell'edificio.
Per comprendere ancor meglio la sfida che Antonelli si prefissò di vincere, basta osservare le dimensioni dei lati di questo curioso edificio a pianta trapezoidale: circa 16 metri su via Giulia di Barolo, 4,35 metri su corso San Maurizio e appena 54 centimetri di parete dalla parte opposta a quella del corso.[2][8]

L'edificio, costruito interamente in pietra e mattoni, è composto complessivamente da 9 piani di altezze differenti, tutti collegati da una stretta scala a forbice in pietra, per un'altezza complessiva di 24 metri. Sette piani sono fuori terra, mentre due sono sotterranei ed è proprio la profondità delle fondamenta che conferisce all'edificio la sua proverbiale stabilità. Nel lato di 54 centimetri, per ottimizzare al massimo lo spazio, Antonelli ha ricavato un cavedio per collocarvi il condotto della canna fumaria, parte delle condutture idriche e, originariamente, locali per i servizi igienici a tutti i piani, per ciascun appartamento;[3] il prospetto retrostante, opposto a via Giulia di Barolo, è invece completamente privo di finestre mentre, osservandolo dal corso, l'edificio presenta una lieve pendenza verso la via attigua.

Antonelli dedicò particolare cura ai dettagli e dotò l'edificio di ampie finestre e numerosi balconi; essi sono aggettanti come i cornicioni e le finestre stesse appaiono come estroflesse. L'utilizzo di quest'espediente è una soluzione progettuale che Antonelli attuò per guadagnare il maggior spazio possibile all'interno dell'edificio. A causa delle strette rampe della scala, è impossibile condurre carichi ingombranti ai vari piani. A tal proposito, originariamente, per effettuare traslochi ed eventuali spostamenti venne installata una carrucola all'ultimo piano, ancora visibile da via Giulia di Barolo.[9]

I prospetti principali sono caratterizzati da uno stile eclettico, con decorazioni neoclassiche e lesene con rilievi geometrici ripetuti a tutt'altezza. La vistosa cornice in corrispondenza del quarto piano svela la propria precedente funzione di cornicione sottotetto nella prima fase di elevazione dell'edificio; complessivamente sono presenti otto balconi[10] e all'ultimo piano il ballatoio, che corre ininterrottamente lungo i prospetti delle facciate principali, è stato realizzato sulla base del cornicione del precedente tetto risalente alla seconda fase di elevazione.

Fino all'importante intervento di decorazione degli interni operato dall'architetto Renzo Mongiardino nel 1979, l'edificio era suddiviso in singole unità immobiliari per ciascun piano. Fu proprio ad opera dell'architetto, amico dell'allora proprietario, che gli interni e gli arredi assunsero un aspetto omogeneo, donando all'abitazione una linearità e organicità di per sé improbabili proprio in virtù delle sue caratteristiche fisiche. Lo stesso Mongiardino ammise che la sensazione finale fu quella di «abitare in una torre formata dalla sovrapposizione di molti vagoni ferroviari»[11], autonomi ma sapientemente connessi.

Tra il 2007 e il 2008 gli interni sono stati radicalmente ristrutturati, esaltando e valorizzando tutti gli elementi architettonici originali del progetto antonelliano e mantenendo alcuni degli elementi decorativi di pregio realizzati da Mongiardino, tra cui la nicchia dell'ultimo piano, che ospita una singolare vasca da bagno in muratura rivestita a mosaico collocata in cima all'ultima rampa di scale, il bagno turco del secondo piano interrato,[12] la bellissima cucina, la decorazione delle scale e altri accessori.

Contestualmente a questi ultimi lavori di ristrutturazione è stato eseguito anche un restauro conservativo conclusosi nel marzo 2008; nell'ottica di riconfigurare il disegno del prospetto originario affacciato su corso San Maurizio e di restituire l'accesso diretto al locale commerciale del piano stradale, è stato ripristinato il portone d'accesso che venne chiuso durante la ristrutturazione della fine degli anni settanta per ospitare una finestra.


https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_Scaccabarozzi

domenica 27 settembre 2015

Teresa Buongiorno. L’adolescenza, dicono gli specialisti, va dagli 11 ai 18 anni, e più. Anche se i ragazzi di oggi sono più precoci di quelli di ieri, teniamo queste indicazioni per buone. E puntiamo a letture “leggere” proprio perché di letture “impegnate” ne faranno a scuola, tutti i giorni, e hanno bisogno di respiro. Non abbiamo paura di distrarli, abbiamo come rivali i tablet. Ma vogliamo che accanto a tablet e cellulari ci siano i libri. Siamo incoraggiati dal fatto che Aldo Manuzio, il primo grande editore della storia (di cui quest’anno si celebrano i cinquecento anni dalla morte), insegnante di latino e greco, creò i libri di intrattenimento accanto a quelli scolastici per darli agli studenti, facendoli pagare poco, perché scoprissero che lettura non è solo un dovere, è anche un piacere. Magari il suo intrattenimento era fatto di Dante e di Petrarca (di quest’ultimo 100.000 copie vendute, ed è per lui che su questi autori si è modellata la nostra lingua), ma ci ha dato una grande lezione. “Se si producessero più libri che armi” diceva, “non ci sarebbero tante inutili stragi”. Abbiamo scelto 20 titoli di narrativa più 1 di poesia, di produzione recente, tenendo conto dei gusti e delle curiosità dei ragazzi di scuola media inferiore. Avventura, suspense, amore. Tutti legati ai problemi adolescenziali dell’oggi. Abbiamo fatto fatica a lasciarne fuori molti, perché i libri per ragazzi sono spesso bellissimi, ma non abbiamo voluto esagerare. Per i ragazzi di scuola media superiore consigliamo soltanto alcune serie di polizieschi, non di più, perché loro ormai possono spaziare tra i libri per adulti. Abbiamo aggiunto, per tutti, alcuni titoli di art therapy: colorare è una grande medicina, non solo un gioco per bambini.


[...] ecco tanti romanzi (e non solo) per adolescenti (letture "leggere", proprio perché di letture "impegnate" ne faranno in classe) consigliati da Teresa Buongiorno, protagonista della letteratura per ragazzi


L’adolescenza, dicono gli specialisti, va dagli 11 ai 18 anni, e più
Anche se i ragazzi di oggi sono più precoci di quelli di ieri, teniamo queste indicazioni per buone. 
E puntiamo a letture “leggere” proprio perché di letture “impegnate” ne faranno a scuola, tutti i giorni, e hanno bisogno di respiro. Non abbiamo paura di distrarli, abbiamo come rivali i tablet. Ma vogliamo che accanto a tablet e cellulari ci siano i libri. Siamo incoraggiati dal fatto che Aldo Manuzio, il primo grande editore della storia (di cui quest’anno si celebrano i cinquecento anni dalla morte), insegnante di latino e greco, creò i libri di intrattenimento accanto a quelli scolastici per darli agli studenti, facendoli pagare poco, perché scoprissero che lettura non è solo un dovere, è anche un piacere. Magari il suo intrattenimento era fatto di Dante e di Petrarca (di quest’ultimo 100.000 copie vendute, ed è per lui che su questi autori si è modellata la nostra lingua), ma ci ha dato una grande lezione. “Se si producessero più libri che armi” diceva, “non ci sarebbero tante inutili stragi”.

Abbiamo scelto 20 titoli di narrativa più 1 di poesia, di produzione recente, tenendo conto dei gusti e delle curiosità dei ragazzi di scuola media inferiore. Avventura, suspense, amore. Tutti legati ai problemi adolescenziali dell’oggi. Abbiamo fatto fatica a lasciarne fuori molti, perché i libri per ragazzi sono spesso bellissimi, ma non abbiamo voluto esagerare. 

Per i ragazzi di scuola media superiore consigliamo soltanto alcune serie di polizieschi, non di più, perché loro ormai possono spaziare tra i libri per adulti. Abbiamo aggiunto, per tutti, alcuni titoli di art therapy: colorare è una grande medicina, non solo un gioco per bambini.

di Teresa Buongiorno*



Per la scuola media
– Bruno Tognolini, Lunamoonda, Salani: Sardegna del futuro. Città supertecnologiche e tra gli scogli un gruppo di adolescenti emarginati si inventa una vita diversa.
– Ulysses Moore, La porta del tempo, Piemme: una saga che ha reso celebre Pierdomenico Baccalario nel mondo (qui sotto pseudonimo). Tre ragazzi inglesi scoprono la possibilità di viaggiare nel tempo.
– David Almond, Skelling, Salani: un barbone rifugiato nel garage, lo aiuti, tieni il segreto, e non ti immagini neppure chi sia …
– Robert Westall, La grande avventura, Piemme: Seconda guerra mondiale. Durante un bombardamento, un ragazzo si ritrova solo. Per non finire in orfanotrofio cresce come un vagabondo…
– Jamie McGuireUno splendido disastroGarzanti: amore tra adolescenti, tra alti e bassi, per imparare che la convivenza ha i suoi problemi, e decidere se vale la pena di affrontarli…
– Jacqueline KellyL’evoluzione di Calpurnia, Salani: una ragazzina, un nonno, una biblioteca, e la scoperta dei segreti della natura, sulle orme di Darwin.
– John Green, Città di carta, Rizzoli: un ragazzo innamorato, una ragazza imprevedibile e in disaccordo con la famiglia. E quando lei scompare, lui con gli amici si mette sulle sue tracce…
– Giuseppe Festa, Il passaggio dell’orso, Salani: un’esperienza di volontariato in un parco nazionale, complicata dalla presenza nascosta di un orso. Raccontata da chi ci vive abitualmente.
– James Patterson, Maximum Ride, Nord: un esperimento genetico, nascono ragazzi con le ali, possono volare. Ma loro vogliono decidere da soli cosa fare della propria vita…
– Daniela Morelli, Yusdra e la città della sapienza, Mondadori: una ragazzina immigrata curiosa delle sue origini si imbarca da clandestina con un amico, facendo un viaggio all’inverso…
– Jean Claude Mourlevant, Terrestre, Rizzoli: quando la sorella più grande si sposa, la piccola non è tranquilla, lo sposo non le piace. E difatti spariscono…
 Frauke Scheunemann, Winston. un gatto in missione segreta, Feltrinelli: una divertente detective story con un protagonista felino, che si ritrova nei panni di una ragazza, vittima di bullismo…
– Sharon Cameron, La fabbrica delle meraviglie, Mondadori: un’orfana dell’Ottocento,  un inventore folle che nascostamente dà lavoro a molti derelitti, sperperando il patrimonio. Starà dalla sua parte o lo denuncerà?
– Matteo Corradini, Annalilla, Rizzoli: una dodicenne esuberante, i genitori in vacanza, la nonna con l’Alzheimer. La badante si ammala e lei decide di cavarsela da sola…
 Sophie Kinsella, Dov’è finita Audrey?, Mondadori: una quattordicenne vittima di bullismo, un fratello incollato ai videogiochi, una madre fuori di testa, l’amore che fa capolino…
– Marie-Aude Murail, Oh, boyGiunti: un orfano vuole vivere con uno zio molto amato, ma lo zio è gay e per l’assistente sociale questo costituisce un problema….
– Anna Lavatelli, Anna Vivarelli, Chiediamo chi sono, San Paolo: Torino, nel Seicento. Un ragazzo della nobiltà si reca in Sicilia per conoscere la promessa  sposa, accompagnato dal suo valletto, ma incappa nei briganti…
– Massimo Birattari, Leggere è un’avventura, Feltrinelli: l’isola dei famosi, a misura ragazzo. Ma questa volta chi ha letto molti romanzi sa come trovare le soluzioni per sopravvivere…
 Marie-Aude Murail, Crack! Un anno in crisi, Giunti: la famiglia di un camionista alle prese non solo con i problemi economici, ma anche con lo stress che guasta i rapporti…
 Anne-Laure Bondoux, La vita come viene, San Paolo: i genitori muoiono in un incidente, una ragazzina viene affidata alla sorella diciottenne. Quando questa resta incinta, nascondono la cosa…
Per le superiori:
 Alexander McCall SmithIl club dei filosofi dilettanti, Guanda: Isabel Dalhausie, giovane direttrice della Rivista di etica applicata, diventa investigatrice per caso. Una serie ambientata a Edimburgo, di uno scrittore che insegna diritto in questa città…
 Alexander McCall Smith, L’accademia dei detective, Guanda: Mma Precious Ramotswe è considerata la Miss Marple africana. Vive nel Botswana, e si lascia guidare dal buon senso… L’autore ha insegnato anche all’università del Botswana e sa di cosa parla. E’ la sua serie più famosa.
 Janet Evanovich, Bastardo numero uno, Salani: una commessa perde il lavoro e finisce per fare recupero crediti, cacciandosi nei guai, alle prese con un poliziotto nemico-amico… Una serie moderna,  dalla scrittura veloce, di un’americana di successo.
Per tutti:
– Donatella Bisutti, L’albero delle parole, Feltrinelli: grandi poeti di tutto il mondo, da Brecht a Garcia Lorca, da Raymond Queneau a Jacques Prévert, da Emily Dickinson a Majakovskij…
Art therapy:
 Nikalas Catlow, Sai scarabocchiare?, Magazzini Salani: cimentarsi con gli scarabocchi è un gioco per tutti, non solo per i bambini. Un esperimento rilassante, tanto per cominciare…
 Creative therapyIppocampo: un libro da colorare, un’attività che rilassa e mette in contatto con il nostro io più profondo. Un ottima cura contro lo stress…
 Johanna Basford, Il giardino segreto, Gallucci: un viaggio tra le piante, alla scoperta di segreti e insetti nascosti, un libro da colorare che ti fa sentire Alice nel paese delle meraviglie.
 Maria Pia Alignani, Conoscere e usare i Mandala del Mondo, Sonda: i mandala sono creazioni circolari, di tradizione indiana. Li ricamano le donne, come una preghiera, li disegnano i monaci per le strade con le polveri colorate. Li usava Jung per curare i suoi pazienti. Un mondo da scoprire.
 Marion Deuchars, Riempi questo libro d’arte, Magazzini Salani: giocare con matite e colori, sulla scia di Picasso, Mondrian, Klee e altri grandi senza aver paura di sbagliare, per avere una corda in più.
*L’AUTRICE: Teresa Buongiorno, giornalista con cinquant’anni anni di carriera alle spalle, si è sempre occupata di cultura e in particolare di cultura dell’infanzia. Attualmente collabora con Andersen e con LiBeR. Ha firmato un Dizionario della fiaba (Lapis, 2014) e un Dizionario di letteratura per ragazzi (Fabbri, 2002), ma ha scritto anche romanzi. Tra questi, Olympos, diario di una dea adolescente, Camelot, l’invenzione della Tavola Rotonda,  Il mio cuore e una piuma di struzzo (Salani), La stella di tramontana, sulla Cina di Marco Polo, Il Ragazzo che fu Carlo Magno, Il vento soffia nella foresta, su Carlomagno imperatore, e Giovanna d’Arco, la ragazza dal vestito rosso (tutti Salani). Con Piemme, Il sentiero dei ricordi, sulla Prima Guerra Mondiale, Io e SaraRoma 1944, sulla sua infanzia nella Roma del fascismo e dell’occupazione tedesca, Ragazzo etrusco, su un popolo che dava parità alle donne, e costruiva grandi opere di ingegneria.