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martedì 30 giugno 2015

Roger Waters. The Wall - dei Pink Floyd.

Il motore di The wall fu il ricordo di mio padre morto in guerra, ma ci sono ancora tanti papà impegnati nei conflitti, molte famiglie, soprattutto negli Usa, che hanno perso parenti in Medio Oriente e anche tante famiglie che piangono vittime civili. Oggi chi ha alle spalle una storia come la mia non scrive The wall, va a raccontarla nei reality show, in cerca di quindici minuti di celebrità. Si diventa famosi senza saper far nulla, non c'è più bisogno di saper recitare, cantare o che so io. Al contrario, è la totale mancanza d'immaginazione a creare il personaggio. La tv... il vero oppio dei popoli. Foraggia consumismo e propaganda. Crea dipendenza.
Roger Waters


«Il mondo è ancora pieno di muri. C'è un muro che separa i ricchi dai poveri, un muro tra il primo, il secondo e il terzo mondo, ci sono muri che dividono la gente a causa del loro credo e della loro ideologia. Il motore di The wall fu il ricordo di mio padre morto in guerra, ma ci sono ancora tanti papà impegnati nei conflitti, molte famiglie, soprattutto negli Usa, che hanno perso parenti in Medio Oriente e anche tante famiglie che piangono vittime civili. Oggi chi ha alle spalle una storia come la mia non scrive The wall, va a raccontarla nei reality show, in cerca di quindici minuti di celebrità. Si diventa famosi senza saper far nulla, non c'è più bisogno di saper recitare, cantare o che so io. Al contrario, è la totale mancanza d'immaginazione a creare il personaggio. La tv... il vero oppio dei popoli. Foraggia consumismo e propaganda. Crea dipendenza». 
Roger Waters



Ricordi quando eri giovane, splendevi come il sole.
splendi su di te, diamante pazzo
ora c’è un’espressione nei tuoi occhi,
simile ad i buchi neri nel cielo
splendi su di te, diamante pazzo
sei stato catturato nel fuoco incrociato
di infanzia e notorietà
soffiato via dalla brezza d'acciaio
vieni, oggetto di risate lontane,
vieni sconosciuto, leggenda, martire, e splendi!
Pink Floyd, Shine On You Crazy Diamond.




Lo splendido settantaduenne è a Londra per presentare il suo film. Con Repubblica parla di ingiustizie, di musica, di Obama, del suo rapporto con l'Italia e di un film che si intitola "The Wall". E sulla mancanza di nuove grandi rock band dice: "Per fortuna ai tempi dei Pink Floyd non c'era X Factor"

LONDRA - Un muro divide ancora il mondo in nord e sud, in ricchi e poveri, da una parte chi perseguita e dall'altra chi soffre", mi dice Roger Waters. E lui continua a cercare di tirarlo giù, un mattone alla volta. Prima con le canzoni, ora anche con il cinema. L'appuntamento con il leggendario leader dei Pink Floyd è a Londra, in una sala d'albergo quasi di fronte ai grandi magazzini Harrods. È qui che ha temporaneamente stabilito il quartier generale per il lancio promozionale del suo film, The Wall, appunto. Capelli grigi ma lunghi come ai vecchi tempi, jeans, maglietta nera, giacca blu, alto e dinoccolato, a settantadue anni Roger Waters ne dimostra almeno dieci di meno e ha ancora l'aria della rockstar  -  appena un po' più rilassata. È come se il tempo, per la generazione sua, di Mick Jagger, di Paul Mc Cartney, di questi splendidi, incorreggibili settantenni, non dovesse passare mai.

L'appuntamento, esclusivamente per gli spettatori italiani, sarà per tre giorni al cinema: il 29 e 30 settembre e il primo ottobre. Il resto del mondo, potrà vederlo solo il 29 settembre. Stiamo parlando di "Roger Waters. The Wall", il film ispirato al disco più conosciuto dei Pink Floyd e pietra miliare della storia della musica con oltre 30 milioni di copie vendute nel mondo, "The Wall", uscito nel novembre del 1979. Il film è stato girato in 4K e mixato in Dolby Atmos durante il tour tutto esaurito di Waters, "The Wall Live", che ha raccolto oltre un milione e mezzo di fan in America del Nord, un milione di fan in America Latina e America Centrale e un milione di fan in Europa. Il film, già considerato un vero e proprio "evento", arriverà a 36 anni da quel disco, sviluppandosi su più livelli: è l'esperienza di un concerto dell'album classico dei Pink Floyd, un road movie di Waters che fa i conti col passato e un lungometraggio contro la guerra. L'opera sarà preceduta in via eccezionale da una conversazione tra Roger Waters e Nick Mason che, per la prima volta dopo lo scioglimento della band, risponderanno insieme alle domande dei fan che potranno inviarle già ora attraverso il sito ufficiale http://rogerwatersthewall.com/question.php. Il film è opera di Roger Waters e Sean Evans, presentato da Rue 21 Productions con le musiche di Roger Waters, la produzione musicale di Nigel Godrich, il montaggio di Katharine McQuerrey e la fotografia di Brett Turnbull. I diritti del film in l'Italia sono di Nexo Digital che lo distribuisce in collaborazione con Radio Deejay.

The Wall, dunque, film-concerto sullo strepitoso tour omonimo portato in giro per il mondo tra il 2010 e il 2013, road-movie sul suo passato di stella del rock e documentario pacifista, sarà in contemporanea sui grandi schermi di tutto il pianeta il prossimo 29 settembre, e in Italia, caso unico, per tre giorni anziché uno solo. Un grande avvenimento che includerà anche una conversazione fra Waters e Nick Mason, in cui il duo della band di The Dark Side of the Moon si riunisce per rispondere alle domande inviate loro dai fan.

Mister Waters, che tipo di messaggio vuole lanciare con questo film?
"Prima mi lasci dire l'unica cosa che so dire in italiano: Sono molto felice di essere qui. Ah, no, aspetti, ne so anche un'altra: Signore, guidi piano per favore, mia moglie aspetta un bambino. Molto utile quando un'autista ti porta da Fiesole a Firenze, con tutte quelle curve. Dunque, dove eravamo?".

Al suo The Wall che esce nei cinema di mezzo mondo.
"Ah sì. Penso che la gente sarà colpita e sorpresa, anche quelli che hanno visto dal vivo il concerto, perché il film offre molto di più. Per me è stato il modo di riflettere sull'apparente indifferenza della nostra civiltà verso coloro che soffrono, verso i diseredati, le vittime delle guerre, le persone private della libertà, censurate, sfruttate, verso tutti coloro che sono tenuti ai margini della società".
Video

Il leader dei Pink Floyd a 72 anni presenta il suo film e a Repubblica dice: 
"Voglio andare contro l'indifferenza. E sono un teorico del complotto"
(intervista di Enrico Franceschini)

È un caso che soltanto in Italia il film sarà proiettato per tre giorni, o invece riflette i suoi sentimenti per il nostro Paese, per la terra in cui ha perso la vita suo padre?
"La verità? Non lo sapevo, ma ora che me lo dice mi fa piacere, come mi fa sempre piacere parlare dell'Italia. Ho pranzato di recente con un nuovo amico, Harry Shindler, un veterano inglese della Seconda guerra mondiale che vive da tanti anni nelle Marche, e che mi ha aiutato a scoprire il luogo in cui fu ucciso mio padre (un soldato britannico che perse la vita combattendo in Italia nel 1944, quando Waters aveva pochi mesi di vita: una storia raccontata in anteprima proprio da Repubblica nel 2013, ndr). Prima ancora avevo partecipato alla cerimonia di inaugurazione di un monumento alla memoria di mio padre ad Aprilia, la cittadina in cui perse la vita durante la battaglia per la liberazione di Roma. È stato un momento profondamente commovente per me. Da non molto ho letto Napoli '44, il libro di memorie di un ufficiale inglese durante l'avanzata da Salerno fino alla capitale. Quel libro descrive benissimo l'umanità degli italiani, i sentimenti del vostro popolo. Quando sono a casa mia e ho un po' di ospiti attorno al tavolo, alzo sempre un bicchiere e dico, in italiano: La famiglia! E poi aggiungo rivolto ai familiari e agli amici: questo è quello che deve voler dire essere italiani. Io vi ringrazio per il dono che avete fatto al mondo".

È caduto il muro di Berlino, da quando lei ha scritto The Wall. Ma quanti muri ancora dividono il mondo?
"Tanti. Il muro tra il nord e il sud del pianeta. Tra i ricchi e i poveri. Tra chi perseguita e chi soffre. E anche tra chi ha le chiavi del progresso, dell'informazione, e chi è condannato a vivere nell'ignoranza, nel buio. Non so come o quando li abbatteremo, ma almeno proviamoci, anche solo con una canzone se necessario".

La musica ha provato a lungo ad abbattere il muro della fame in Africa, nel Terzo Mondo, dal Live Aid al Live 8: ci è riuscita? Servono a qualcosa questi concerti di beneficenza, ad alcuni dei quali ha partecipato lei stesso?
"Una volta ho detto che, come minimo, male non fanno. Oggi dico di più: se anche servissero solo a dare a Bob Geldof un palcoscenico da cui denunciare le ingiustizie commesse dall'Occidente, la dittatura del Mercato, la diseguaglianza fra chi ha tutto e chi niente, varrebbe la pena averli fatti. L'ho cantato anch'io in una canzone: ci sono montagne di burro, e troppi bambini che non hanno niente da mangiare".

Qualche giorno fa un famoso promoter inglese ha detto che per i grandi concerti rock è iniziato il declino, per il semplice fatto che non ci sono più grandi rock band. È d'accordo?
"Io ho avuto la fortuna di essere giovane negli anni Sessanta-Settanta, quando quattro ragazzi potevano formare una band e avere il tempo e le opportunità per crescere, sviluppare un proprio pubblico, migliorare la qualità musicale. Adesso è tutto come quei reality show tipo X Factor o America's Got Talent. Non c'è più alcuna sostanza. Prendono un ragazzino e lo scaraventano nel circuito senza dargli né il tempo né le occasioni per maturare. In questo modo è naturale non nascano più grandi rock band".

E lei? C'è ancora qualche grande concerto nel suo futuro?
"Sono a metà di un nuovo album. Quando sarà pronto, fra un anno, un anno e mezzo, sì, mi piacerebbe portarlo in tour. Ai miei concerti mi diverto ancora".

Lei è stato a lungo un sostenitore del partito laburista, un militante della sinistra. Ci crede ancora, nella sinistra britannica e europea?
"Dopo la Thatcher e Reagan, la sinistra ha rinunciato a essere una vera sinistra. Personalmente trovavo Tony Blair insopportabile. Come se il socialismo, per vincere, dovesse diventare timido e moderato. E però le dirò una cosa: con tutti i suoi limiti, oggi preferisco il liberalismo occidentale alle sue presunte alternative. Almeno difende ancora i valori della Magna Charta, lo stato di diritto, i diritti umani. E comunque mi sento più garantito dalla democrazia europea che da quella americana".

Obama non le piace?
"Obama mi piace. È sicuramente un uomo molto intelligente e si è sinceramente battuto per migliorare le cose. Ma cozza contro un muro, anche lì, un altro, e si è reso conto di non poter far molto".

Le ha dato più soddisfazioni, per passare a un argomento più leggero, la vittoria dell'Arsenal nella Coppa d'Inghilterra?
"Naturalmente sì, sono ancora un grande tifoso dell'Arsenal, anche se da quando abito a New York vedo le partite in tivù e non più allo stadio".

Perché preferisce New York a Londra?
"Perché New York ha quattro stagioni. Suona assurdo detto da un inglese, vero? Non sopportavo più il clima londinese".

Posso chiederle, per concludere, da dove le è venuta l'ispirazione per scrivere canzoni che sono diventate la colonna sonora della nostra generazione? Penso a Wish You Were Here, a The Dark Side of the Moon? Lei è uno dei più grandi autori di rock del nostro tempo: da dove le arrivano la musica e le parole?
"Potrei darle la risposta convenzionale, che è parzialmente vera: mi siedo al pianoforte, oppure prendo la chitarra, inizio a giocare con le note, tengo un taccuino a portata di mano, e poi quando trovo il verso giusto mi chiudo nel mio studio e ci lavoro sopra. Ma la risposta più vera è questa: quando una donna resta incinta, ma non ha ancora i sintomi, lo sa già? C'è qualcosa che le dice che dentro di lei c'è un bambino? Parole e musica arrivano nello stesso modo, misterioso, indecifrabile, magico. Davvero non saprei dire né come, né perché".

E un'ultima cosa, semplice curiosità: se dovesse capitarle di passare davanti alla centrale di Battersea, quella che appariva sulla copertina del vostro album Animals e che adesso stanno trasformando in un grande complesso di appartamenti e shopping-center, cosa pensa che potrebbe provare? Quel luogo ha ancora un valore per lei?
"Ce l'ha. Però le confesso che ci sono passato davanti proprio da poco, ero in treno, e non mi sono neanche ricordato di guardarla. Perché? Perché stavo leggendo un libro e il libro mi prendeva così tanto da farmi dimenticare tutto il resto. È un'altra fortuna che abbiamo ereditato dagli anni Sessanta-Settanta, l'epoca in cui si amavano i libri e non solo quello che passa internet".


http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/06/07/news/roger_waters_ho_ancora_un_muro_da_abbattere_-116271093/



Pink Floyd - Coming Back to Life - The Division Bell 


Dove eri tu quando ero bruciato e spezzato?
Quando stavo alla finestra a guardare i giorni scorrere?
Dove eri tu quando ero ferito e indifeso?
perchè mi sento oppresso da ciò che dici e che fai.
Mentre stavi appesa alle parole di qualcun altro,
morendo per credere in quello che sentivi
io osservavo il sole splendente.

Perso nei pensieri e perso nel tempo,
mentre venivano piantati i semi della vita e del cambiamento,
fuori la pioggia cadeva scura e lenta.
Mentre ragionavo su questo pericoloso ma irresistibile passatempo
ho fatto un viaggio profondo attraverso i nostri silenzi
e ho capito come fosse arrivato il momento
di uccidere il passato e tornare alla vita

Ho fatto un viaggio profondo attraverso i nostri silenzi
e ho capito come fosse iniziata l'attesa
e mi sono diretto sicuro...verso il sole splendente

------------------------
Where were you when I was burned and broken
While the days slipped by from my window watching
Where were you when I was hurt and helpless
Because the things you say and the things you do surround me
While you were hanging yourself on someone else's words
Dying to believe in what you heard
I was staring straight into the shining sun

Lost in thought and lost in time
While the seeds of life and the seeds of change were planted
Outside the rain fell dark and slow
While I pondered on this dangerous but irresistible pastime
I took a heavenly ride through our silence
I knew the moment had arrived
For killing the past and coming back to life

I took a heavenly ride through our silence
I knew the waiting had begun
And headed straight..into the shining sun



http://youtu.be/ceJ3v8-S2Ic



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lunedì 29 giugno 2015

sabato 27 giugno 2015

Mignon McLaughlin. Taccuino del nevrotico. Ogni società onora i suoi conformisti vivi e i suoi agitatori morti.



Ogni società onora i suoi conformisti vivi e i suoi agitatori morti.
Mignon McLaughlin, Taccuino del nevrotico, 1963

Golem. Il colosso d'argilla è sfuggito al controllo e semina in giro la distruzione. Nessuno riesce a fermarlo.. nessuno tranne una bambina! Il Golem fa appena in tempo a conoscere la tenerezza che la sua breve parabola terrena si conclude...

"... risvegliandoli scrivendo sulla loro fronte la parola "verità" (in ebraico אמת [emet])... " 


"... il mago decideva di tanto in tanto di disfarsi dei golem più grandi, trasformando la parola sulla loro fronte in "morte" (in ebraico מת [met])..." 


Si narra che nel XVI secolo un sapiente europeo, il rabbino Jehuda Löw ben Bezalel di Praga, cominciò a creare golem per sfruttarli come suoi servi, plasmandoli nell'argilla e risvegliandoli scrivendo sulla loro fronte la parola "verità" (in ebraico אמת [emet]). C'era però un inconveniente: i golem così creati diventavano sempre più grandi, finché era impossibile servirsene: il mago decideva di tanto in tanto di disfarsi dei golem più grandi, trasformando la parola sulla loro fronte in "morte" (in ebraico מת [met]); ma un giorno perse il controllo di un gigante, che cominciò a distruggere tutto ciò che incontrava. Il Golem, non come deità ma come una sorta di angelo, la cui natura nella Qabbalah è segreta, però creato dal maestro in grado di unirne il potere spirituale alla Volontà di Dio, si racconta operasse anche per la difesa di alcune comunità ebraiche dell'Europa orientale. Ripreso il controllo della situazione, il mago decise di smettere di servirsi dei golem che nascose nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova, nel cuore del vecchio quartiere ebraico, dove, secondo la leggenda, si troverebbero ancora oggi. 
http://it.wikipedia.org/wiki/Golem




Dal film "Il Golem - Der Golem" di Paul Wegener (1920). Il colosso d'argilla è sfuggito al controllo e semina in giro la distruzione. Nessuno riesce a fermarlo... nessuno tranne una bambina! 
Il Golem fa appena in tempo a conoscere la tenerezza che la sua breve parabola terrena si conclude... 
Una curiosità: il ruolo del colosso è interpretato dallo stesso regista.
 Dal film "Il Golem - Der Golem" di Paul Wegener (1920).


 

Paolo Giordano. La solitudine dei numeri primi. Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi

Sentirsi speciali è la peggiore della gabbiie che uno possa costruirsi.
Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi


La solitudine sono i mille compromessi a cui cedi tra te e te quando giustifichi le mancanze altrui, e ti trovi a battere i piedi come una bambina perché vuoi amore, cazzo, amore e attenzioni e nessuno che capisca quanto, porca puttana quanto, e già mentre fai capricci ti sgridi per niente bonariamente in nome della donna che vuoi essere e non sei. 
La solitudine è non esistere, come oggi, e sapere con certezza che non se ne accorge nessuno.
Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi


venerdì 26 giugno 2015

Rosanoff studiò sia i fattori fisiologici sia i fattori genetici che conducono alle varie psicosi, ed è conosciuto per la sua Teoria della Personalità, che suddivide la personalità umana in sette gradi: normale, isteroide, maniacale, depressiva, autistica, paranoide e epilettoide.




26 Giugno 1878 - Nasce Aaron Joshua Rosanoff.
Psichiatra russo naturalizzato statunitense, Rosanoff studiò sia i fattori fisiologici sia i fattori genetici che conducono alle varie psicosi, ed è conosciuto per la sua Teoria della Personalità, che suddivide la personalità umana in sette gradi: 
normale, isteroide, maniacale, depressiva, autistica, paranoide e epilettoide.





Luigi XIV - Il Re Sole. Settantadue anni, tre mesi e diciotto giorni: tale la durata del regno di Luigi Diodato XIV di Borbone, meglio noto come il re Sole. Il suo fu – per quei tempi – un record straordinario di longevità nella gestione del potere, portato avanti con una enorme forza di volontà sostenuta dalla convinzione totale della grandezza propria e della nazione che governava. Il programma di assolutismo del sovrano consistette nel dedicare ogni attimo della giornata a consolidare la sua egemonia e presentare sé stesso come il padre di tutti i suoi sudditi e monarca di potenza sovrumana paragonabile a Zeus e ad Apollo, divinità il cui splendore amava richiamare indossando abiti dorati e tempestati di gemme. Chi lo circondava ne amava la vitalità instancabile, l’enorme capacità di lavoro, i modi cortesi e controllati, mentre ne decantava con molta piaggeria il viso regolare, i lunghi capelli biondi, la bellezza fuori dall’ordinario. Il re volle inoltre rispecchiare la centralità della sua figura facendo costruire a Versailles un’enorme palazzo per il quale dilapidò una fortuna, circondandosi di un esercito di cortigiani – se ne contarono anche cinquemila – e di un numero doppio di addetti ai servizi.


La pessima salute dello splendido re Sole.
Settantadue anni, tre mesi e diciotto giorni: tale la durata del regno di Luigi Diodato XIV di Borbone, meglio noto come il re Sole. Il suo fu – per quei tempi – un record straordinario di longevità nella gestione del potere, portato avanti con una enorme forza di volontà sostenuta dalla convinzione totale della grandezza propria e della nazione che governava. Il programma di assolutismo del sovrano consistette nel dedicare ogni attimo della giornata a consolidare la sua egemonia e presentare sé stesso come il padre di tutti i suoi sudditi e monarca di potenza sovrumana paragonabile a Zeus e ad Apollo, divinità il cui splendore amava richiamare indossando abiti dorati e tempestati di gemme. Chi lo circondava ne amava la vitalità instancabile, l’enorme capacità di lavoro, i modi cortesi e controllati, mentre ne decantava con molta piaggeria il viso regolare, i lunghi capelli biondi, la bellezza fuori dall’ordinario. Il re volle inoltre rispecchiare la centralità della sua figura facendo costruire a Versailles un’enorme palazzo per il quale dilapidò una fortuna, circondandosi di un esercito di cortigiani – se ne contarono anche cinquemila – e di un numero doppio di addetti ai servizi.

Le funzioni di questa piccola città erano scandite da un’etichetta rigorosissima e complessa – voluta dal re stesso – che era finalizzata a trasformare qualsiasi suo atto in un cerimoniale quasi sacro in cui lui si mostrava come su un perenne palcoscenico ai familiari, alle amanti in carica e a tutta la nobiltà adorante e plaudente. Basterebbe pensare ad esempio, al solenne risveglio mattutino del re quando nella camera da letto del sovrano – ai cui piedi dormiva sempre un valletto – entravano a turno e in parata per dare il buongiorno figli legittimi e illegittimi, nipoti, principi e principesse di sangue, medici, titolari del guardaroba reale, intendenti di vario genere, ministri, consiglieri e ufficiali, tutti rigidamente suddivisi per carica e genere d’importanza. Nella realtà Luigi era molto diverso dall’immagine pubblica che ostentava: basso di statura e pelato, cercava di mascherare i difetti rialzandosi di una ventina di centimetri grazie ai tacchi alti e a una parrucca monumentale. Ma più che nell’aspetto fisico il suo punto dolente stava nella salute estremamente precaria: ce lo dimostra un opuscolo redatto puntigliosamente per cinquantotto anni dai medici di corte e intitolato “Le Journal de la santé du roi Louis XIV”, in cui risulta che l’illustre paziente soffrì fin da bambino di ogni genere di patologie, superate non tanto grazie agli improbabili trattamenti che riceveva, quanto alla sua incredibile costituzione, e forse anche alla tenace volontà di vivere, che gli permisero di resistere sia alle malattie sia – è il caso di dirlo – alle cure a cui veniva sottoposto. La robustezza della salute di Luigi fu messa alla prova già all’età di nove anni, quando fu colpito dal vaiolo; a trentacinque, durante l’assedio di Calais, una febbre tifoide gli causò la totale perdita dei capelli e per poco non lo mandò all’altro mondo; a 47 anni fu sottoposto a una dolorosissima operazione chirurgica a causa di una fistola anale originata da un ascesso; a 48 fu colto dalla malaria, e nella vecchiaia dagli inevitabili acciacchi dell’età: reumatismi, gotta, coliche renali.

Queste malattie principali erano collegate con una serie di disturbi minori che ci sono stati trasmessi in modo dettagliato: morbillo, blenorragia (che l’archiatra chiamava pudicamente “strano male” per salvare le apparenze) indigestione, tenia, dissenteria e costipazione, cisti al seno, malattie della pelle, mal di testa, febbre, vertigini, per i quali il re subì stoicamente ogni genere di pozioni, cataplasmi, purghe, salassi e molti clisteri.  Il clistere era considerato il rimedio principe del Seicento, dal momento che, secondo la credenza popolare, per un buono stato di salute occorrevano numerosi lavaggi interni; sembra che il re ne ricevesse più di duemila, usando anche accogliere visitatori e funzionari di corte mentre i medici glieli praticavano e facendoli diventare di moda in tutta la corte. Lo scarsissimo stato di avanzamento della medicina del tempo – ancora nelle mani di ciarlatani o dottori a dir poco impreparati – non soccorreva certo il benessere del re Sole, mentre i suoi molti problemi erano causati anche dalla vita sregolata e sopra le righe che conduceva: per fare un esempio un aneddoto racconta che Luigi – forse per esporsi alla vista dalla gente e dimostrare di non temere raffreddori e bronchiti – viaggiava in carrozza col finestrino aperto con qualunque tempo o stagione. I suoi gravi disturbi digestivi erano causati dal formidabile appetito: all’ora di pranzo divorava quattro piatti di minestra, fagiano o pernice, prosciutto, castrato in umido, verdura, legumi, pasticcini, frutta e uova sode. La cena era altrettanto ricca e – come se non bastasse – in camera da letto aveva a disposizione altra carne fredda e dolci, nel caso si fosse svegliato con un languorino allo stomaco. L’eccesso di proteine animali – che gli avrebbe causato la gotta – aveva una motivazione culturale: si pensava infatti che la selvaggina fosse l’unico piatto veramente degno di un palato nobiliare, laddove pane, legumi, e più raramente il maiale, erano alla base della dieta popolare.

Ulteriori complicazioni venivano dalla totale mancanza di igiene: è noto che a Versailles si viveva in uno stato di sporcizia assoluta e il “Journal” farebbe intendere che il re, dal 1647 alla sua morte, avesse fatto solo un paio di bagni, uno da bambino e l’altro da adulto, e solo perché soffriva di bromidrosi acuta, malattia dovuta ad un’eccessiva sudorazione accompagnata da un odore particolarmente acre, dovuto alla fermentazione dei batteri. L’incapacità dei medici faceva il resto: quando i regali denti, corrosi dalle carie, furono estirpati senza anestesia, l’operazione fu talmente energica che venne via anche un pezzo di palato; la terribile ferita fu curata con ben quattordici cauterizzazioni e ci sarebbero voluti mesi perché il paziente potesse ricominciare a mangiare con lo stesso ritmo di prima.

Le malattie di Luigi non erano una faccenda privata, ma una questione di stato. Non solo tutta la corte ne era al corrente, ma la nazione intera, resa edotta da opuscoli, giornali e poesie fatti circolare tra la gente: la gestione delle informazioni faceva parte – diremmo oggi – di una strategia di comunicazione che mirava a mobilitare la pietà popolare e a gridare al miracolo quando finalmente il re, evidentemente protetto dal Cielo, metteva in scena il suo corpo risanato. Preghiere, sacrifici e cerimonie di ringraziamento pubbliche completavano il culto attribuito alla monarchia e al sovrano.

Nell’agosto del 1715 sua maestà cominciò a lamentarsi di un dolore alla gamba, scambiato all’inizio per sciatica e curato con vino e tisane, ma poi rivelatosi come una cancrena che lo portò alla morte pochi mesi dopo. Lasciava il suo regno in una disastrosa situazione economica e finanziaria, portatrice di una terribile crisi sociale, che circa settant’anni dopo avrebbe innescato la rivolta della nazione contro la monarchia. La sera del funerale– avvenuto quasi alla chetichella -tutto il popolo parigino, dimenticati gli anni dell’adulazione, festeggiò la fine della tirannia dissacrando le immagini di Luigi XIV e chiudendone il regno con un finale grottesco tra canti, lazzi e balli.

Come voleva la tradizione dell’epoca il corpo fu smembrato e gli organi separati. Ciò che ne restò fu sepolto nella basilica parigina di Saint Denis, il sacrario dei re di Francia, ma le tombe furono profanate durante la Rivoluzione e la salma dell’augusto sovrano fu gettata in una fossa comune e in seguito divisa e dispersa.


giovedì 25 giugno 2015

Arthur Miller, in "Morte di un commesso viaggiatore" (1949), ha saputo dare voce e significato alle sofferenze di individui schiacciati da un sistema che li sottoponeva a severe pressioni estreme, fino al punto da rendere difficilmente sopportabili i normali legami all'interno di un nucleo familiare.



Arthur Miller, in "Morte di un commesso viaggiatore" (1949), ha saputo dare voce e significato alle sofferenze di individui schiacciati da un sistema che li sottoponeva a severe pressioni estreme, fino al punto da rendere difficilmente sopportabili i normali legami all'interno di un nucleo familiare.

lunedì 22 giugno 2015

PDP per allievi con BES


MODELLO PER LA PROGRAMMAZIONE DEL PEI

DI COSA SI TRATTA

Il PEI, Piano Educativo Individualizzato, è il documento nel quale vengono descritti gli interventi programmati ai  ni della realizzazione del diritto all ́educazione e all ́istruzione (art. 12, L. 104/92). Identi ca gli obiettivi di sviluppo, le attività, le metodologie, le facilitazioni, le risorse umane e materiali di supporto, i tempi e gli strumenti di veri ca, le modalità del lavoro di rete. Essendo parte integrante della programmazione educativo-didattica di classe, deve contenere nello specifico (http://www.istruzione.it/urp/alunni_disabili):

1)  finalità e obiettivi didattici e in particolare gli obiettivi educativi, di socializzazione e gli obiettivi di apprendimento riferiti alle diverse aree, perseguibili nell’anno anche in relazione alla programmazione di classe;

2) gli itinerari di lavoro (le attività specifiche);

3) i metodi, i materiali, i sussidi e le tecnologie con cui organizzare la proposta didattica, compresa l’organizzazione delle risorse (orari e organizzazione delle attività);

4) i criteri e i metodi di valutazione;

5) le forme di integrazione tra scuola ed extrascuola.

Il PEI è redatto annualmente, con revisioni durante l’anno scolastico (di norma a inizio e fine anno e, nei casi più complessi o severi, anche con una valutazione intermedia a metà anno scolastico), congiuntamente dagli operatori sanitari e dal personale insegnante curriculare e di sostegno della scuola, in collaborazione con i genitori.

© 2013 Giunti Scuola S.r.l. - Firenze

https://drive.google.com/file/d/0B3IDhUBnoux8OUFYUE5VR3NHaEE/view






Molto interessante: PDP per allievi con BES
L’USR Piemonte ha messo a disposizione degli utenti un modello di piano didattico personalizzato per gli allievi con bisogni educativi speciali,  con strategie di personalizzazione/individualizzazione

http://dida.orizzontescuola.it/sites/default/files/Modello%20PDP.pdf



Inclusività e bisogni educativi speciali 
E' un blog dedicato al mondo della disabilità e dei bisogni educativi speciali.
https://sostegnobes.wordpress.com/relazione-finale-h/


Alla fine dell’anno scolastico il docente di sostegno e i docenti del team formalizzano una relazione finale dalla quale si devono evincere i progressi fatti dall’alunno e le difficoltà incontrate, nonché gli obiettivi e le metodologie per grandi linee utilizzate.
Tale relazione diventerà bussola d’orientamento educativo-didattico per il nuovo anno scolastico.
Ecco un possibile schema:
https://sostegnobes.wordpress.com/relazione-finale-h/


Relazione finale H
LA RELAZIONE FINALE IN FAVORE DELL’ALUNNO/A DISABILE Alla fine dell'anno scolastico il docente di sostegno e i docenti del team formalizzano una relazione finale dalla quale si devono evincere i pr...





Relazione H non è un termine corretto. Sarà anche corto, ma non si può più usare. È la verifica finale della programmazione educativa individualizzata. Per alcuni è il quadro numero X del P.E.I. ...




Non è relazione finale ma reporter delle conmpetenze acquisite di quelle in emergenza da consolidare e potenziare e di quelli latenti da cercare di tirare fuori in un ottica di un percorso verticale da concludersi con il progetto di vita legato in modo trasversale alle attività riabilitative



Io la chiamerei relazione finale delle competenze, poi si sa che in ogni una si mettono le iniziali dello/a studente/studentessa e tutto ciò che si vuole evidenziare. Da insegnante di inglese, vi prego usate parole italiane.




Non mi sembra nulla di speciale o di nuovo, una tabella con le aree che conosciamo e che trattiamo in tutti i Pei ... Secondo me la relazione finale deve puntare soprattutto sui punti di debolezza non superati perché spesso conseguenti alla disabilità e sugli aspetti evolutivi... Ripetere tutti gli ambiti mi sembra un lavoro inutile, basta riguardarsi il Pei




Personalmente la redigo dal 1993, anno in cui ho iniziato a lavorare nel sostegno. La chiamiamo verifica del PEI. Quale novità?




Veramente questo modello lo usiamo per redigere pdf (profilo dinamico funzionale)!!! La relazione finale è più discorsiva!


RELAZIONE FINALE
in favore dell'alunno disabile

                                                                                                               Al Dirigente Scolastico
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OGGETTO: relazione finale sul percorso educativo-didattico annuale dell'alunno/a con handicap


DATI RELATIVI ALL'ALUNNO
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DIAGNOSI FUNZIONALE
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Con la presente l'Equipe Pedagogica, alla fine del'Anno Scolastico, intende rendere nota l'evoluzione dell'alunno/a con bisogni speciali in ogni area d'intervento.

Pertanto dopo aver esposto, come segue, l'analisi della situazione di partenza, si riportano gli
obiettivi formativi prefissati e i risultai raggiunti, nonché alcuni suggerimenti per il prossimo anno
scolastico.

Analisi della situazione di partenza
Nel primo periodo dell'anno scolastico (settembre/ottobre), i docenti del team hanno dedicato particolare attenzione all'osservazione e alla rilevazione delle capacità dell'allievo, rilevando quanto segue:

ASSE 1: COGNITIVO
1/A- Livello di sviluppo cognitivo
1/B - Strategie cognitive (funzionamento metacognitivo)

ASSE 2: AFFETTIVO-RELAZIONALE
2/A - Area del sé
2/B - Rapporto con gli altri
2/C - Motivazione al rapporto

ASSE 3: COMUNICAZIONALE
3/A- Mezzi privilegiati
3/B- Contenuti prevalenti
3/C- Modalità d'intervento

ASSE 4: LINGUISTICO
4/A - Comprensione (decodificazione)
4/B - Produzione
4/C - Funzionalità comunicative

ASSE 5: SENSORIALE E PERCETTIVO
5/A  -  Funzionalità   visiva   e   parametri percettivi
5/B - Funzionalità uditiva e parametri percettivi

ASSE 6: MOTORIO-PRASSICO
6/A-Motricita globale
6/B - Motricita fine
6/C - Prassie semplici e complesse

ASSE 7: NEURO-PSICOLOGICO
7/A- Capacità mnestiche
7/B - Capacità attentive
7/C - Organizzazione spazio-temporale


ASSE 8: dell'AUTONOMIA
8/A - Autonomia personale
8/B - Autonomia sociale

ASSE 9: dell'APPRENDIMENTO 
Competenze possedute dall'alunno/che cosa sa fare.

9/A - Lettura
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9/B - Scrittura
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9/C Comprensione
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9/D Geografia
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9/E Storia
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9/F Scienze
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9/C - Calcolo
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https://sostegnobes.wordpress.com/relazione-finale-h/
Lo schema è stato prodotto dalla prof .ssa Ada Vantaggiato 
(Docente specialista per il sostegno didattico).
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sabato 20 giugno 2015

Zorba il greco. Sirtaki. "La più famosa delle danze greche è il Sirtaki, conosciuto in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante quello che si crede, il Sirtaki non è una danza tradizionale greca. Fu infatti creata solo nel 1964 per il film interpretato da Anthony Quinn, Zorba il Greco. La musica del film rimase nell'immaginario della gente, ben oltre il temporaneo successo della pellicola". Sirtaki: "Caratteristica principale è il fatto che il ritmo va aumentando. Il nome deriva dalla danza tradizionale greca syrtos, con azioni di mescolamento dei partecipanti, in opposizione a pidiktos, stile di danza saltellante. Il sirtaki contiene sia il syrtos, nelle parti più lente, che il pidiktos, negli elementi più rapidi. Anche se recente, oggi il sirtaki è una delle attrazioni culturali della Grecia".

Ogni uomo ha una sua idea di paradiso. Per me è un posto pieno di libri e damigiane d'inchiostro.
Nikos Kazantzakis, Zorba il greco


Ho detto al mandorlo: parlami di Dio. Ed il mandorlo è fiorito.
Nikos Kazantzakis



«Accade a te quello che accadde una volta a un corvo.»
«Sarebbe a dire?»
«Beh, era abituato a camminare dignitosamente, in modo degno di rispetto, come si conveniva ad un buon corvo. Ma un giorno si mise in capo di imitare l’incedere dei colombi… E da allora in poi il poveretto non riuscì più a riprendere il suo abituale modo e a camminare. Si era confuso, capisci? Saltellava e zoppicava: era incapace di recuperare il perduto decoro».
[...]
Ancora una volta compresi quale semplice e modesta cosa fosse la felicità, un bicchiere di vino, qualche castagna arrostita, un braciere incrinato pieno di carboni ardenti, il suono del mare. Null’altro. Tutto quello che occorre per gustare la felicità nel luogo e nel momento adatto, è un cuore semplice e modesto.
[...]
«La mia gioia è grande, perché è semplice e perché trova origine negli eterni elementi: l’aria pura, il sole, il mare e il pane di grano».

Da Zorba il greco


"La più famosa delle danze greche è il Sirtaki, conosciuto in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante quello che si crede, il Sirtaki non è una danza tradizionale greca. Fu infatti creata solo nel 1964 per il film interpretato da Anthony Quinn, Zorba il Greco. La musica del film rimase nell'immaginario della gente, ben oltre il temporaneo successo della pellicola".

Sirtaki: "Caratteristica principale è il fatto che il ritmo va aumentando. Il nome deriva dalla danza tradizionale greca syrtos, con azioni di mescolamento dei partecipanti, in opposizione a pidiktos, stile di danza saltellante. Il sirtaki contiene sia il syrtos, nelle parti più lente, che il pidiktos, negli elementi più rapidi. Anche se recente, oggi il sirtaki è una delle attrazioni culturali della Grecia".



https://youtu.be/R0VuhAPr7PA





https://youtu.be/QskFT7AaKH0





Degli Angeli  si trasferiscono per un po a piazza Aristotele a Salonicco e ci offrono uno spettacolo molto bello, con protagonisti giovani talentuosi ballerini e ballerine:
https://www.facebook.com/MouAreseiNaXorevo/videos/910531042327270/


Net-casting spiders - ragni che gettano la rete. I Ragni appartenenti alla Famiglia Deinopidae hanno corpo e zampe molto allungati e la costruzione della ragnatela avviene proprio fra le estremità delle zampe, in modo da poterla contrarre ed estendere a piacere, dirigendola verso la preda. In inglese sono appunto noti come net-casting spiders, cioè ragni che gettano la rete, in quanto allargando le zampe, possono avvolgere la preda nelle spire della tela. La loro eccellente visione notturna ha fatto sì che si sviluppassero particolarmente gli occhi mediani e posteriori in modo da poter afferrare le prede con precisione.

Scienze Naturali
Deinopis sp. ("Ragno getta rete"), Sud America
"I Ragni appartenenti alla Famiglia Deinopidae hanno corpo e zampe molto allungati e la costruzione della ragnatela avviene proprio fra le estremità delle zampe, in modo da poterla contrarre ed estendere a piacere, dirigendola verso la preda. In inglese sono appunto noti come net-casting spiders, cioè ragni che gettano la rete, in quanto allargando le zampe, possono avvolgere la preda nelle spire della tela. La loro eccellente visione notturna ha fatto sì che si sviluppassero particolarmente gli occhi mediani e posteriori in modo da poter afferrare le prede con precisione."

(© Geoff Gallice from Gainesville, FL, USA)