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sabato 31 gennaio 2015

Pietro il Grande. con l’editto del 1702 dette ad un semplice fabbro in possedimento di un nuova fabbrica negli Urali! Con lui lo zar stabilì però due condizioni: di rifornirei metalli lo stato e di pagare la fabbrica entro 5 anni. Il fabbro eseguì entrambe le condizioni. Entro tre anni egli ritornò il debito e avviò la sua produzione


Cultura e lingua russa: club online
La Storia della cultura russa. I Demidov e l'epoca di Pietro il Grande.
История культуры России. Демидовы и Петровское время.
Testo: Anna Kievskaya-Donskaya

Non per niente Pietro Primo viene chiamato “il Grande”: ad essere straordinarie sono state le sue idee e le sue azioni. Ad esempio, con l’editto del 1702 dette ad un semplice fabbro in possedimento di un nuova fabbrica negli Urali
Con lui lo zar stabilì però due condizioni: di rifornirei metalli lo stato e di pagare la fabbrica entro 5 anni. Il fabbro eseguì entrambe le condizioni. Entro tre anni egli ritornò il debito e avviò la sua produzione, tale che non vi era mai stata in tutta la Russia. Il suo metallo era di qualità eccellente e il più economico degli altri stabilimenti. Pietro Primo lo nominò subito fornitore unico di metallo per le importanti esigenze statali, compresi l'esercito e la marina. Dal 1716 questo metallo era già venduto in Europa e in America, e la Russia divenne così, alla fine del XVIII secolo, leader mondiale nella produzione del ferro
Il fabbro si chiamava Nikita e di patronimico era Demidovich. In due decenni egli era diventato il più ricco industriale russo, e nonostante ciò continuava a vivere molto modestamente. Era analfabeta, eppure aveva creato un sistema di controllo che verrà utilizzato negli stabilimenti per molti anni. Non sapeva leggere, ma aveva una memoria fenomenale. Di lui i contemporanei apprezzavano lo spirito acuto e l’allegra disposizione d’animo, con lui amavano parlare le persone più intelligenti del tempo. E, soprattutto ha sempre lavorato con la massima tenacia, senza rimpianti per sé e per gli altri. Disse di lui Pietro Primo: "... Se avessi al fianco 5 o 6 persone così - sarei felice ...". Nel 1720 l'imperatore gli conferì al merito il titolo di cavaliere e il nome nobilitato di Nikita Demidov. 
Questo è stato Nikita Demidov: egli ha fondato una ricchissima dinastia e ha dato un prezioso contributo allo sviluppo dello stato russo, alla sua storia e alla sua cultura.

Traduzione: Corrado Facchinetti



Петра Первого не зря называют Великим, неординарными были его замыслы и его поступки. Например, приказом 1702 года он передал новый уральский завод в собственность простому кузнецу!
Царь поставил перед новым хозяином два условия: обеспечить государство металлом и рассчитаться за завод в течение 5 лет. Кузнец выполнил оба условия. В течение 3 лет он вернул долг и создал производство, равного которому не было в России. Его металл был отличного качества и дешевле, чем на других заводах. Вскоре Петр Первый назначает его единственным поставщиком металла для важных государственных нужд, в том числе - для армии и флота. С 1716 года этот металл уже продавался в Европу и Америку, а Россия стала мировым лидером по производству железа до конца XVIII века .

Звали кузнеца Никита, по отцу - Демидович. За два десятилетия он стал богатейшим русским заводчиком, но по-прежнему жил очень скромно. Он не знал грамоты, но созданную им систему управления использовали на заводах в течение многих лет. Он не умел читать, но обладал феноменальной памятью. Современники отмечали его острый ум и веселый нрав, с ним любили общаться умнейшие люди того времени. А главное - он фанатично работал, не жалея себя и других. Петр Первый говорил о нем: «...Было бы рядом таких человек 5-6 - я был бы счастлив...». За заслуги перед Отечеством в 1720 году император пожаловал Никите дворянское звание и фамилию Демидов. 
Это он - Никита Демидов - основал богатейшую династию, которая внесла неоценимый вклад в развитие российского государства, его историю и культуру.
Nikita Demidov. 1656 - 1725. Demidov Museum, Nizhny Tagil



Vincent Kenny: "Una psicologia scientifica é un illusione". Psicoterapia: scienza o congettura? In Italia è affidata a scuole private autorizzate dallo Stato. Ma con quali criteri?



"Dal 1990, da quando la psicoterapia è stata regolamentata da legge dello stato e tenta di costruirsi un identità ed uno status riconoscibile tra le altre discipline istituzionali, l'interrogativo cruciale ed irrisolto sulla collocazione della psicoterapia tra le scienze umane o tra le scienze naturali sembra essere stato deliberatamente accantonato. 
Ci riferiamo alla questione della "scientificità" della psicoterapia, sulla quale l'evidenza a favore o contraria è tanto scarsa quanto è vasto il ventaglio di opinioni e credenze circolanti in Italia nel variegato mondo di quelli che contano, il think thank italiano della psicoterapia, composto dalle università, dalle 300 scuole di psicoterapia riconosciute, dalla commissione ministeriale di valutazione, dalla ormai potentissima associazione delle scuole riconosciute, dagli ordini regionali degli psicologi e dagli ordini dei medici
Questa questione della scientificità non è la solita querelle accademica poiché in essa si gioca la formazione dei quadri della psicoterapia che sono l'interfaccia tra il disagio ed il bisogno di crescita del soggetto da un lato e la società civile dall'altro, intesa come portatrice di cure e soluzioni umanitarie finalizzate al benessere ed alla crescita personale, familiare e sociale. 

Inoltre lo Stato, da quando ha iniziato ad autorizzare le scuole di formazione, è divenuto di fatto responsabile e garante del servizio che le scuole erogano o che eventualmente mancano di erogare. Se si riscontrasse inoltre che non si riesce a svolgere questo servizio essenziale autorizzato e delegato dallo Stato, l'effetto potrebbe equivalere ad un omissione o a un danno, di cui lo Stato sarebbe corresponsabile. 

Quali sono gli orientamenti ed i parametri di valutazione della commissione? 
Agli inizi circolavano voci che il criterio di valutazione risiedesse nel giudizio sulla scientificità del modello di psicoterapia delle scuole candidate. Ma si trattava solo di voci non sostenute da dichiarazioni o documentazioni esplicite da parte del ministero, che evitava di impegolarsi nella questione. 
Quale ministero o quale università della repubblica si rivestirebbero infatti dell'autorità e dell'autorevolezza per prendere atto delle perplessità di Wittgenstein sulla scientificità delle scienze umane o per deliberare una volta per tutte sulla verificabilità scientifica della psicoterapia? 

Nel dubbio, come è costume nostrano, si è navigato a vista, tanto poi in qualche modo ci si arrangia. Tantè che i criteri con cui la commissione ha messo in circolazione i formatori degli psicoterapeuti italiani sono probabilmente altrettanto nebulosi quanto i modelli "scientifici" delle scuole che ha autorizzato
Quello della formazione è un business in cui si arrangiano tutti, sia i titolari, di solito in numero di tre per scuola, che si dividono il grosso della formazione e le rette di un ottantina di studenti all'anno (dai 4000 agli 8000 euro all'anno a studente, a seconda delle scuole, più l'indotto), sia i vari docenti universitari e gli esaminatori, "ci avete fatto caso che sono sempre gli stessi?", che turnano da una scuola all'altra. 
Si arrangiano tanto bene che si è creato un sistema chiuso. Ciò non tanto perché si sono esaurite la domanda e la necessità di formazione ed è stata già espressa l'intera varietà dello scibile umano, ma perché si sono sistemati tutti quelli che fanno parte della rete. 

Ma il corpus conoscitivo della psicoterapia ahinoi non è un codice da applicare o una merce che una volta accumulata viene riversata immutata nelle molteplici fattispecie della pratica. E' conoscenza e pratica in continua crescita ed evoluzione, in uno scambio continuo e circolare tra tecnica, teoria della tecnica ed esperienza clinica. Scambio che si allarga alle aree esperienziali e disciplinari, scientifiche e culturali confinanti da cui la psicoterapia trae riferimenti ed alle quali ne fornisce, in osmosi continua
La commissione ministeriale inoltre, dopo avere autorizzate le scuole, ha innanzitutto il compito di vigilare sul loro operato. Ma come? Come verificherà che le scuole non stiano formando degli incapaci o dei deliranti? Poi deve svolgere in permanenza il compito di divulgare il suo operato, rendere pubblica la problematicità del suo lavoro e dei suoi interrogativi. Non facendolo mancherebbe di esercitare il suo ruolo irrinunciabile di risorsa nei confronti del dibattito sociale oltre che scientifico e culturale. Ed infine la commissione deve confrontarsi con tutto ciò che è nuovo ed emergente nel campo della psicoterapia, verso cui le scuole già riconosciute, per interessi costituiti, nutrono una decisa e viscerale diffidenza. 
Un contesto di tal genere, lasciato alla sua deriva, rischia continuamente di trasformarsi in una struttura autoreferenziale di tipo paranoide, caratterizzata da proliferazione e cristallizzazione dei codici interni, nonché da isolamento ed ostilità verso il mondo esterno. Una tale crescita zero della psicoterapia se si determinasse, sarebbe una iattura per l'Italia, oggi in pieno choc da futuro in un mondo in cui gli ambienti scientifici e culturali produttivi si relazionano liberamente con il nuovo e con l'innovazione, apportati dalle intelligenze e dai flussi informativi, e ne beneficiano integrandoli e restituendoli alla società civile in una continua crescita. 
Allo scopo di traghettare la faccenda della psicoterapia insegnata nelle scuole riconosciute dallo Stato, dall'oscurità delle conventicole e delle lobbies professionali, alla luce del sole della discussione pubblica e della controversia scientifica e culturale lanciamo tre interrogativi vincolanti:
A quali criteri di validità e di qualità ed a quali vincoli un metodo deve rispondere? 
Ogni metodo deve essere sottoposto ai vincoli della prova scientifica? 
Se si, a quali e da parte di quale altra scienza? Neuroscienza o biochimica molecolare? 
Se lo stato invece afferma che la psicoterapia per sua natura non è verificabile o falsificabile secondo i criteri della prova scientifica, quali criteri di valutazione para o extra scientifici la commissione deve applicare alla valutazione di ciascun metodo e di ciascuna scuola candidata?"

Psicoterapia: scienza o congettura? In Italia è affidata a scuole private autorizzate dallo Stato. Ma con quali criteri? 
Vincent Kenny: "Una psicologia scientifica é un illusione" .
A cura di Raffaele Cascone


Maturana. Il potere è azione mossa dall’obbedienza. Noi facciamo sempre concessioni al potere per conservare qualcosa, imprese, beni, prestigio, apparenza, vita….

Noi tendiamo a vivere in un mondo di certezze,
di percezioni radicate, non sfiorate da dubbi;
siamo convinti che le cose sono così come le vediamo,
e che non c’è alternativa a ciò che sosteniamo come verità.
Questa è la nostra situazione quotidiana,
la nostra condizione culturale,
il modo abituale in cui esprimiamo il nostro essere umani.
Ora… questa è una sorta di invito a trattenersi
dall’abitudine di cedere alla tentazione della certezza."
H. Maturana e F. Varela, L’albero della conoscenza


Il potere è azione mossa dall’obbedienza. 
Noi facciamo sempre concessioni al potere 
per conservare qualcosa, imprese, beni, prestigio, apparenza, vita…. 
L’obbedienza fa sempre sorgere emozioni di autosvalutazione nelle persone che obbediscono… Essere obbedito fa sorgere emozioni di orgoglio e illusione di possesso del diritto trascendentale di essere obbedito, emozioni che inevitabilmente conducono alla cecità del rispetto degli altri e all’abuso…. Le relazioni di potere non sono relazioni sociali perché, sempre, portano alla negazione mutuale della natura umana del padrone e del sottoposto. …. 
Le relazioni di potere sono stabilite dall’obbedienza e, come ho già detto, l’obbedienza non porta all’accettazione reciproca. Al contrario, l’obbedienza porta reciproca negazione ed è pertinente a un sistema di potere in quanto sistema parasociale, non ad un sistema sociale.
Humberto Maturana biologo e filosofo cileno,1928, vivente



Brancati. L'orologio di Verga. La vita, possiamo intensificarla in due modi: o cambiandone continuamente l'aspetto con viaggi, avventure, peripezie, novità, o dando alle abitudini una precisione da orologio, agli stessi incontri, agli stessi saluti, alle stesse parole un significato sempre più intimo. C'è il piacere di svegliarsi all'alba con un paesaggio del tutto sconosciuto davanti all'occhio della cabina, e c'è il piacere di andarsi a sedere davanti alla porta del circolo sempre nella stessa sedia e alla stessa ora del pomeriggio.

La vita, possiamo intensificarla in due modi: o cambiandone continuamente l'aspetto con viaggi, avventure, peripezie, novità, o dando alle abitudini una precisione da orologio, agli stessi incontri, agli stessi saluti, alle stesse parole un significato sempre più intimo. C'è il piacere di svegliarsi all'alba con un paesaggio del tutto sconosciuto davanti all'occhio della cabina, e c'è il piacere di andarsi a sedere davanti alla porta del circolo sempre nella stessa sedia e alla stessa ora del pomeriggio.
Vitaliano Brancati, L'orologio di Verga

Marziale. Fenio ha consacrato questo boschetto e questo splendido campo di uno iugero ben coltivato ad onorare in eterno le ceneri (dei morti). Questo sepolcro nasconde Antulla, troppo presto rapita ai suoi (familiari), (e) qui, insieme ad Antulla, giaceranno entrambi i genitori. Se qualcuno brama questo campicello, io l’avverto, non lo speri: questo (luogo) servirà per sempre (solo) ai suoi padroni.

“Chi è questo riccioluto che sta sempre appiccicato a tua moglie, Mariano? Chi è questo riccioluto che bisbiglia non so cosa al delicato orecchio della padrona e si appoggia col gomito destro alla sua sedia? > è uno, < mi rispondi> che sbriga gli affari di mia moglie! <. Certo è un uomo affidabile e dall’aspetto rude; ha scritto in faccia che è un amministratore. Lui sbriga gli affari di tua moglie? Affari, questo riccioluto? Lui non sbriga gli affari di tua moglie, sbriga gli affari tuoi!”
Marziale, Epigrammi


Hai trecento anni, Vetustilla, tre capelli e quattro denti, il petto di una cicala, le gambe e il colorito di una formica; la tua fronte ha più pieghe di una stola e le tue tette sono come ragnatele; a confronto con le tue fauci spalancate, la bocca di un coccodrillo del Nilo sembra una fessura; le rane di Ravenna gracidano meglio; ci vedi quanto le civette di mattina e puzzi come i caproni…per te l’inverno dura fino ad Agosto e nemmeno con la febbre malarica riuscirebbe a scongelarti: osi ancora andare a caccia di un marito dopo duecento vedovanze?…
Marziale, Epigrammi



Fenio ha consacrato questo boschetto e questo splendido campo
di uno iugero ben coltivato ad onorare in eterno le ceneri (dei morti).
Questo sepolcro nasconde Antulla, troppo presto rapita ai suoi (familiari), (e) qui, insieme ad Antulla, giaceranno entrambi i genitori.
Se qualcuno brama questo campicello, io l’avverto, non lo speri:
questo (luogo) servirà per sempre (solo) ai suoi padroni.

"Hoc nemus aeterno cinerum sacravit honori
Faenius et culti iugera pulchra soli.
Hoc tegitur cito rapta suis Antulla sepulchro,
Hoc erit Antullae mixtus uterque parens.
Si cupit hunc aliquis, moneo, ne speret agellum:
Perpetuo dominis serviet iste suis."
Marco Valerio Marziale, "Epigrammi"



Ora Roma è di nuovo Roma” parola di Marziale
S’inganna chi crede che quello dei venditori ambulanti lungo le strade di Roma, sia un problema solo dei nostri tempi.
Anticamente le strade erano talmente invase dai commercianti che esponevano la propria merce in strada, da rendere difficoltoso il transito e caotiche le strade.
A tal punto che Domiziano, imperatore dall’81 al 96 d.C., dovette promulgare un editto con cui si proibiva il commercio per strada.
Marziale (40-104) noto poeta romano festeggiò con queste parole la “liberazione” delle strade
Tutta la città era ormai preda dello sfrontato merciaio
e dove c’era un sentiero è tornata ad essere strada
ora Roma è di nuovo Roma
mentre prima era una unica, grande bottega





venerdì 30 gennaio 2015

Bambola. "pupa", una bambola d'avorio con il suo corredo. La bambola è alta circa 20 centimetri ed ha le articolazioni snodate alla spalla, all'anca e persino al gomito ed al ginocchio, snodi che nemmeno oggi possiede la più famosa delle bambole. Le mani hanno le unghie, i piedi sono perfettamente delineati ed il volto, decisamente bello, è sovrastato da capelli disposti in un'acconciatura di sei trecce raccolte sul capo a corona, la pettinatura tradizionale delle spose romane. Nella vetrina sono esposti la scatola che doveva contenere gli abiti della bambola ed un piccolo pettine. Vi sono inoltre anelli ed altri gioielli di Crepereia, non particolarmente preziosi, ma di discreta fattura.

LA BAMBOLA DI CREPEREIA
Alle pendici del colle Celio, nel luogo ove furono le scale del tempio dell'imperatore Claudio, divinizzato da Nerone, sorge un palazzotto realizzato dall'architetto Nicola Salvi -l'autore della Fontana di Trevi- sede di un museo denominato Antiquarium Comunale . Nel giardino sono esposti elementi architettonici di tutti gli stili adottati dai Romani, varie fogge di mosaico pavimentale, diverse stele funerarie ed altri elementi ornamentali, un campionario completo dei marmi pregiati provenienti da ogni parte dell'Impero romano. All'interno si conservano importanti affreschi antichi, staccati dai muri delle case scavate dagli archeologi nell'Ottocento e nel Novecento. Vi sono poi reperti relativi agli impianti idraulici: tubi di piombo, pompe e quant'altro attinente agli acquedotti ed alla distribuzione dell'acqua pubblica. Ma l'oggetto più prezioso dell'Antiquarium è il corredo funerario della giovane romana Crepereia Tryphaen, il cui sarcofago fu ritrovato nel 1889 durante gli scavi per la costruzione del palazzo di Giustizia sul Lungotevere.

Questa ragazza vissuta nel II secolo dopo Cristo, morì intorno ai vent'anni, forse di parto, dopo un breve matrimonio. Quando novella sposa si trasferì nella sua nuova casa, recò con se un giocattolo al quale -evidentemente- era molto legata: una "pupa", una bambola d'avorio con il suo corredo. La bambola è alta circa 20 centimetri ed ha le articolazioni snodate alla spalla, all'anca e persino al gomito ed al ginocchio, snodi che nemmeno oggi possiede la più famosa delle bambole. Le mani hanno le unghie, i piedi sono perfettamente delineati ed il volto, decisamente bello, è sovrastato da capelli disposti in un'acconciatura di sei trecce raccolte sul capo a corona, la pettinatura tradizionale delle spose romane. Nella vetrina sono esposti la scatola che doveva contenere gli abiti della bambola ed un piccolo pettine. Vi sono inoltre anelli ed altri gioielli di Crepereia, non particolarmente preziosi, ma di discreta fattura.

E' commovente osservare quest'oggetto così raffinato che è giunto sino a noi dopo quasi duemila anni, una testimonianza dell'amore di chi lo donò e dell'attaccamento di una fanciulla ad un giocattolo a lei talmente caro da chiedere di portarlo nell'ultimo viaggio ed averlo con se per sempre.


THE DOLL Crepereia
On the slopes of the Caelian Hill , the place where they were the stairs of the temple of the Emperor Claudius , deified by Nero , is a palace built by the architect Nicola Salvi - l'autore of the Trevi Fountain - home to a museum called the Antiquarium Comunale. In the garden are exposed architectural elements of all the styles adopted by the Romans , various styles of mosaic floor , several tombstones and other ornamental elements , a complete sample of the finest marble from all over the Roman Empire. Inside there are important ancient frescoes , removed from the walls of the houses excavated by archaeologists in the nineteenth and twentieth centuries. There are also exhibits relating to plumbing : lead pipes , pumps and anything else related to the aqueducts and the distribution of public water. But the most precious object Antiquarium is the funeral of the young Roman Crepereia Tryphaen , whose sarcophagus was found in 1889 during excavations for the construction of the courthouse along the river.

This girl lived in the second century after Christ , he died in his early twenties , perhaps in childbirth, after a brief marriage. When new bride moved into his new house, went with him a toy to which - obviously - was closely linked : a " pupa " , an ivory doll with her trousseau . The doll is about 20 centimeters high and has articulated joints at the shoulder, hip and even the elbow and knee joints which even today has the most popular dolls . The hands have fingernails , feet and face are well delineated , definitely beautiful, is dominated by hair arranged in braids hairstyle of six collections on the head crown , combing traditional Roman brides . In the window are displayed the box that was to contain the clothes of the doll and a small comb. There are also rings and other jewelry Crepereia , not particularly valuable, but a discreet invoice.

And ' moving to observe this object so refined that has come down to us after almost two thousand years, a testimony of the love of those who donated and attachment of a girl with a toy in her so dear to ask to take the last travel and have it with you forever. 
LA MUÑECA Crepereia
En las laderas del monte Celio , el lugar donde estaban las escaleras del templo del emperador Claudio , deificado por Nerón , es un palacio construido por el arquitecto Nicola Salvi - l'autore de la Fontana de Trevi , el hogar de un museo llamado el Antiquarium Comunale . En el jardín se exponen elementos arquitectónicos de todos los estilos adoptados por los romanos, varios estilos de suelo de mosaico , varias lápidas y otros elementos ornamentales, una muestra completa de mármol más fino de todo el Imperio Romano. En el interior hay importantes antiguos frescos , alejados de las paredes de las casas excavadas por los arqueólogos en los siglos XIX y XX. También hay objetos relacionados con la fontanería : tuberías de plomo , bombas y cualquier otra cosa relacionada con los acueductos y la distribución del agua pública. Pero el más preciado Antiquarium objeto es el funeral del joven romano Crepereia Tryphaen , cuyo sarcófago fue encontrado en 1889 durante las excavaciones para la construcción del Palacio de Justicia a lo largo del río.

Esta chica vivió en el siglo II después de Cristo , que murió en sus primeros años veinte , tal vez en el parto, después de un breve matrimonio . Cuando recién casada se mudó a su nueva casa, se fue con él un juguete al que - obviamente - estrechamente vinculada : una " pupa " , una muñeca de marfil con su ajuar . La muñeca es de unos 20 centímetros de alto y ha articulado las articulaciones en el hombro, la cadera y hasta las articulaciones del codo y de la rodilla que aún hoy tiene las muñecas más populares. Las manos tienen uñas , pies y cara están bien delineados, sin duda hermosa , está dominada por el pelo arreglado en trenzas peinado de seis colecciones en la corona cabeza , peinando novias romanas tradicionales. En la ventana se muestran la caja que debía contener la ropa de la muñeca y un pequeño peine. También hay anillos y otras Crepereia joyería , no particularmente valioso , pero una factura discreta .

Y ' en movimiento para observar este objeto tan refinado que ha llegado hasta nosotros después de casi dos mil años, un testimonio del amor de los que donaron y el apego de una niña con un juguete en su tan querido preguntar a tomar la última viajar y tener con usted siempre.




Luciano di Samosata. Possiedo una piccola area fabbricabile, o Ateniesi, e lì è cresciuto un fico, al quale già parecchi cittadini si sono impiccati. Poiché sto per fabbricare in quel luogo, volevo avvertivi pubblicamente, che, se qualcuno lo desidera, s'impicchi prima che il fico venga tagliato


"Possiedo una piccola area fabbricabile, o Ateniesi, e lì è cresciuto un fico, al quale già parecchi cittadini si sono impiccati. Poiché sto per fabbricare in quel luogo, volevo avvertivi pubblicamente, che, se qualcuno lo desidera, s'impicchi prima che il fico venga tagliato."
Timone il misantropo, Luciano di Samosata


Un ingegnere fu chiamato a riparare un computer molto grande ed estremamente complesso, un computer del valore di 12 milioni di dollari.
Sedutosi di fronte allo schermo, premuti alcuni tasti, annuì, mormorò qualcosa tra sé e lo spense.

Prese un piccolo cacciavite dalla tasca e girò a metà a una piccola vite. Poi accese di nuovo il computer e scoprì che funzionava perfettamente.

Il presidente della società fu felice e si offrì di pagare il conto sul posto.
- Quanto le devo? chiese.
- Viene mille di dollari, se non vi dispiace.
- Mille dollari? Mille dollari per un paio di minuti di lavoro? Mille dollari, semplicemente girando una piccola vite? Io so che il mio computer costa 12 milioni di dollari, ma mille dollari è un importo pazzesco!

Pagherò solo se mi invia una fattura dettagliata a giustificare perfettamente questa cifra.
Il tecnico annuì e se ne andò.
La mattina dopo, il Presidente ricevette la fattura, lesse attentamente, scosse la testa e procedette a pagare, senza indugio..
La fattura diceva:
Servizi offerti:
-Serrare una vite ............................Dollari 1
-Sapere quale vite serrare .............Dollari 999

Per i professionisti che ogni giorno affrontano il disprezzo di coloro che per la loro stessa ignoranza non riescono a capire.

RICORDA --- " Si vince per quel che si sa, non per quel che si fa"



Questo apologo nell'Italia di oggi si applica ancora perfettamente all'idraulico, all'elettricista o al tecnico della lavatrice, ma non più al traduttore freelance, al giovane di studio o al praticante medico, dai quali si pretende che lavorino "per passione".



Una volta suonai al matrimonio di una ragazza del paese di cui conosco molto bene il padre, dopo più di un anno li chiamai per regolare la faccenda chiedendo anche meno di quanto sapevo fosse usuale, mi disse la mamma "per aver fatto due suonate?" 
Naturalmente non vidi una lira....



Se provate ad aprire un computer, soprattutto uno da 12 milioni di euro, credo che difficilmente troverete viti da girare che riparino alcun danno, semmai si riesce ad aprire il case che lo contiene...i migliori tecnici sanno che il 99% delle cause di malfunzionamenti nei computer siano posizionati tra lo schermo e la sedia che gli sta di fronte...



L'ingegnere ha riparato un pc da 12 milioni di dollari avvitando una vite sul case? É harry potter.



per non sbagliare prima di qualsiasi lavoro o consulenza ho imparato a fare un preventivo, solo dopo aver ricevuto l'ok e l'acconto muovo un dito..


Questa storia esiste in tante versioni.... ma evidenzia sempre un concetto: "qualcosa che per te risulta estremamente facile grazie alla tua preparazione o al tuo estro creativo... spesso non è capita ma addirittura criticata se non condannata!!!"



Una volta passato il momento del bisogno è facile sminuire il lavoro fatto. Il valore di un intervento dipende da tanti fattori a cui è difficile dare un peso e che spesso e volentieri non vengono tenuti in conto. L'ignorante poi tende spesso e volutamente sottovalutare (a proprio favore) quello che magari è un vero e proprio colpo di genio.



Seguendo questo ragionamento quanto dovrebbe farsi pagare un medico a ogni visita?



Richiesta servizio/preventivo/ok/accordo pagamento/acconto/ ora ci si mette all'opera!





giovedì 29 gennaio 2015

Achille e Pentesilea, regina delle amazzoni.

Pentesilea, regina delle amazzoni, eroina e bellissima.
Fu chiamata da Priamo nel decimo anno del conflitto troiano, a seguito della morte di Ettore, per respingere le file achee. Portò scompiglio tra le orde nemiche, risollevando momentaneamente le sorti dei Troiani, ma fu colpita a morte da Achille. L'elmo cadde in terra e apparve, in tutta la sua bellezza, il volto di Pentesilea, a questa vista l'eroe greco se ne innamorò perdutamente.


Morte di Pentesilea per mano di Achille.
Tondo da una kylix attica a figure rosse.
Da Vulci, 470-460 a.C.
Monaco di Baviera, Antikensammlung


mercoledì 28 gennaio 2015

John Muir. L'universo sarebbe incompleto senza l'uomo; ma sarebbe incompleto anche privo della più microscopica creatura che vive al di là della nostra vista e conoscenza presuntuosa.


L'universo sarebbe incompleto senza l'uomo; ma sarebbe incompleto anche privo della più microscopica creatura che vive al di là della nostra vista e conoscenza presuntuosa.
John Muir



lunedì 26 gennaio 2015

Sardegna. Quando la tradizione diventa cura



Quando la tradizione diventa cura

Secondo recenti studi,i guaritori tradizionali ancora in attività in Sardegna sono oltre un migliaio
Sebbene attualmente non sia ben chiaro a tutti, la direzione che l’uomo moderno va prendendo nel tempo presuppone la costruzione di un mondo sempre più artificiale: il mondo delle città, delle grandi vie di comunicazione, degli allevamenti simili a catene di montaggio, delle reti telematiche, delle realtà virtuali. L’uomo moderno ha la presunzione di essere padrone e centro dell’Universo, è suo, è qualcosa che deve essere condizionato, razionalizzato, sfruttato.
Da tale atteggiamento si potrebbe dedurre che la civiltà odierna con le sue caratteristiche politiche, economiche, sociali, culturali e religiose,  sia priva di quel contatto che le antiche tradizioni pensavano fosse di “ispirazione divina” e che forse permise alle civiltà del passato di evitare di degradare se stesse ed il proprio mondo.
UN PASSATO ANCORA PRESENTE
C’è stato un tempo in cui anche i sardi del passato vivevano in sintonia con delle realtà superiori da cui attingevano saperi e pratiche di notevole importanza al punto da influenzare ogni aspetto del quotidiano, sia sul piano materiale che strettamente emotivo. Un tempo in cui l’atteggiamento preponderante era di rispetto nei confronti della tradizione e dei fenomeni della natura; un approccio esteso fino ad alcune forme di cura attualmente soppiantate dalla scienza moderna poiché ritenute inadeguate e di conseguenza completamente escluse e non più considerate nella loro interezza. In Sardegna però sappiamo che il tempo scorre lentamente e parecchie pratiche curative tradizionali si conservano per trasmissione orale ed attraverso l’insegnamento all’interno delle stesse famiglie. Solamente dopo la seconda guerra mondiale i mutamenti sociali, economici e culturali dell’epoca hanno avuto un’estensione tale in tutta l’Europa da riuscire a penetrare nella nostra società agropastorale, influenzando in qualche modo le usanze locali, ma recenti studi mostrano che i guaritori tradizionali ancora in attività sono oltre un migliaio.
Tali figure molto spesso fanno uso di erbe e amuleti, praticano il culto dell’acqua o attraverso riti antichi e suggerimenti che arrivano da “mondi sottili” sono in grado di risolvere problemi che non vengono riconosciuti dalla medicina ufficiale, come la terapia per lo spavento, per le ustioni, per i porri e la diffusissima medicina dell’occhio.
Sarebbe piuttosto riduttivo comprimere queste tradizioni mediche ad un nucleo di fatti autenticati dalla scienza ripuliti da errori e superstizioni in quanto ritenute irrilevanti o addirittura negative; al contempo non sarebbe corretto pensare che l’uso di una tradizione medica sia più importante di altri metodi che la scienza odierna ha sperimentato su vasta scala; ma l’efficacia e la validità di ciascun approccio possono emergere solo quando essi vengono considerati in senso olistico(cioè come unità-totalità) e le diverse forme per quanto apparentemente in contraddizione,  possono agire in  sinergia con un obiettivo comune: il benessere dell’individuo. 
LA MEDICINA DELL’OCCHIO 
La medicina dell’occhio è una di quelle pratiche risalenti ad un passato imprecisato molto lontano e come dice il termine stesso andrebbe a curare dei malesseri la cui modalità di trasmissione si effettuerebbe attraverso gli occhi.  Questo potere per lo più attribuito alla donna porterebbe col solo sguardo a degli effetti negativi ed immediati su un’altra persona; sono in molti a sostenere che si tratti di un fenomeno dovuto al sangue, quindi derivante dall’appartenenza ad un determinato ceppo familiare che predisporrebbe alcuni soggetti più di altri.
 Il malocchio (ocru malu ogru malueogu malu) causerebbe a livello fisico mal di testa improvvisi e frequenti senza un collegamento fisiologico specifico, malumore e sindrome depressiva; si potrebbero verificare eventi spiacevoli di diverso tipo all’interno della famiglia di appartenenza. Solo la medicina dell’occhio sarebbe in grado di riportare il soggetto in un normale stato psico-fisico e ristabilire l’equilibrio familiare. Sono stati registrati circa 24 metodi diversi di esecuzione del rito terapeutico variabili nei modi e tramandati soltanto alle persone considerate adatte, le uniche depositarie del segreto della formula e le uniche ad esercitare il rito. Tutti i metodi riscontrati vedono una ricombinazione dei seguenti elementi: ibrebus, le preghiere, spesso associate all’uso di grano, acqua, sale, olio, pietra, riso, corna (cervo, muflone, bue), occhi di Santa Lucia, carta, carbone. Il rito viene eseguito dalle tre alle nove volte e a seconda dei casi con la collaborazione di più guaritori. Solamente nella zona dell’Ogliastra è stata riscontrata la presenza di un particolare rito che si diversifica dagli altri, noto come “s’abba faulada”, secondo cui la medicina dell’occhio assumerebbe la forma di un vero e proprioplacebo. 
PREVENZIONE
La tradizione vuole che si faccia uso di una serie di amuleti o che si effettuino gesti apotropaici volti ad annullare qualunque possibile influsso negativo derivante dal malocchio.
Tra gli scongiuri utilizzati è abbastanza comune l’usanza di sputare, come a significare la volontà di tenere lontano il male, oppure toccare ferro, corno, genitali o tirar fuori velocemente la lingua tre volte. Era nota anche a Cagliari l’usanza di fare sas ficas a fura.
Oltre alle tecniche gestuali si è sviluppato l’uso di oggetti, di origini del Mediterraneo, che hanno anche acquisito valore culturale riscontrabile nel vestiario tradizionale del proprio paese di origine.
Le ricerche rivolte in questo ambito hanno dimostrato che quasi tutti gli amuleti sardi avessero proprio come principale funzione quella di proteggere dal malocchio. La maggior parte sono andati perduti e sarebbero pervenuti fino a noi solamente oggetti di oreficeria o materiali ritenuti veramente importanti.
Molti di questi oggetti fanno parte dei tesori di famiglia e chiunque potrebbe averli ricevuti in dono o ereditati dai propri cari. Sa sabegia per esempio conosciuta in questo modo dai campidanesi; su cocco in Barbagia; in Gallura, Logudoro e Orgosolo su pinnadellu; nell’oristanese, a Desulo e nella Barbagia di Belvì su pinnadeddu. Tradizionalmente si trattava di una pietra nera tonda (in giavazzo, onice, ossidiana) incastonata nell’argento che doveva essere abbrebada, cioè su di essa si recitavano i succitati brebus per renderla funzionale. In alcune zone la pietra nera veniva sostituita dal corallo, meglio conosciuta in questo caso come corradeddu ‘e s’ogu leau (corallino del malocchio).         
 Essa simboleggia il globo oculare, l’occhio buono che si contrappone a quello cattivo in grado di assorbire gli influssi malefici arrivando a spaccarsi; si portava appesa sulla spalla e ricadente sul braccio, unita in un mazzo con altri amuleti. Spesso veniva appesa alle culle oppure i bambini più grandi la portavano al polso, legata con un fiocchetto verde, ricevuta in dono dalla nonna o dalla madrina di battesimo; le donne invece la esibivano al collo o appesa al corsetto. In alcuni casi si richiedeva di portare in tasca o negli indumenti intimi ramoscelli di lentischio o d’ulivo a contatto con la pelle. 
ESEMPIO DI RITUALE
Prima fare il segno della croce, poi, prendere una scodella o un piatto colmo d’ acqua, fare su questa una croce con la mano destra e poi posarla su una qualsiasi parte del corpo di chi è stato colpito dal malocchio; infine, mentre si dà inizio alla recita di li parauli, lasciar cadere nell’acqua, tre grani di sale e tre gocce d’olio d’oliva dopo aver fatto sul sale e sull’olio, sempre con la mano destra, un segno di croce.
Se le tre gocce restano separate e ridotte, cioè senza spandersi o unirsi, il male non è causato dal malocchio; al contrario se si spandono anche restando separate (sfattu) oppure si uniscono, il malocchio c’è ed allora si recita: 
Ghjiésù Cristu Nazarè,
cantu beddhu mi parè,
cantu beddhu mi paristi,
candu a lu mundu inisti,
cu una candéla lucendi,
e un agnulu in paradisu.
Santu Silvestru médicu lestru;
Santu Damianu medicu sanu;
Santu Pantalléu
è ca middhurési a Déu;
cussì middhória
ca pongu li mani éu.
 
Da  “Magia e superstizione tra i pastori della Bassa Gallura” ,Nicolino Cucciari
http://www.focusardegna.com/index.php/focus-sardegna/tradizioni/568-quando-la-tradizione-diventa-cura