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domenica 30 marzo 2014

Proverbio cinese. Ricorda... quando punti il dito per condannare, tre dita rimangono puntate verso di te.

Ricorda... quando punti il dito per condannare, tre dita rimangono puntate verso di te.
Proverbio cinese



Lou Marinoff. Non sempre ti sarà possibile modificare le circostanze, ma potrai sempre cambiare il modo di cui interpretarle. E il modo in cui le interpreti non è altro che la tua filosofia di vita. La domanda che ti pongo allora è: la tua filosofia di vita lavora per te, contro di te o non funziona affatto?


Non sempre ti sarà possibile modificare le circostanze, ma potrai sempre cambiare il modo di cui interpretarle. E il modo in cui le interpreti non è altro che la tua filosofia di vita.
La domanda che ti pongo allora è: la tua filosofia di vita lavora per te, contro di te o non funziona affatto?
Lou Marinoff



Roma, dove mangiare: le migliori trattorie tipiche.


Roma, dove mangiare: le migliori trattorie tipiche
Se state cercando un ristorantino a Roma dove mangiare bene e spendere poco leggetevi questo articolo: vi presentiamo le 10 migliori trattorie tipiche romane dove si mangia davvero bene!
Nella maggior parte dei casi per i romani “mangiar fuori” significa ancora andare in qualche pilastro del tempio culinario locale e magari ancora a gestione familiare. Può essere rinomato o la classica trattoria sotto casa, ma di rigore si tratta sempre di una buona cucina tradizionale fatta come si deve.

Roma dove mangiare - Checchino dal 1887

Imbattibili la trippa e la coda alla vaccinara e tutti i piatti della tradizione in questo storico locale sito di fronte all’ex Macello del Testaccio e tra i locali più trendy della notte romana. Ecco la splendida cantina:
Via di Monte Testaccio, 30 tel 06 5746318.

Roma dove mangiare - Pizzeria trattoria da Francesco

Una delle più autentiche pizzerie del centro storico ancora frequentate anche dai romani. Con il suo servizio allegro e veloce resta uno dei capisaldi della serata in pizzeria a Roma
Piazza del Fico, 29 tel. 06 6864009

Roma dove mangiare - Trattoria da Felice a Testaccio

Recentemente rinnovato negli ambienti è riuscito anche a conquistarsi una clientela più giovane e di tendenza, ma i piatti restano comunqueun inno alla romanità.
Via Mastro Giorgio, 29 tel. 06 5746800

Roma dove mangiare - Hostaria da Nerone

Un tuffo nel passato di una romanità anni ’60 in questa tipica osteria sul Colle Oppio che offre, oltre alla buona cucina, un servizio eccellente e dei piacevoli tavoli all’aperto.
Via delle Terme di Tito, 96 tel. 06 4817952

Ristorante Perilli

In un ambiente un po’ desueto con affreschi da antica fraschetta, imbattibile nei primi serviti in terrina tipicamente romani come i suoi mitici rigatoni alla pajata e la magnifica carbonara.
Via Marmorata, 2 tel. 06 5742415

Roma Sparita

Nel pieno centro di Trastevere si affaccia in una splendida piazzetta lontano dal traffico e dal caos. 

A gestione familiare in questo locale si possono assaporare le vere specialità della cucina romana e laziale.
Piazza di Santa Cecilia, 24 tel. 06.5800757

Sora Margherita

Splendida e scalcinata trattoria del Ghetto, propone alla sua affezionata clientela una cucina ebraica romana come di deve e a prezzi da non discutere. Aperto a pranzo e qualche sera della settimana. Spettacolari i carciofi alla giudia. Ecco come si presenta, come si suol dire l'abito non fa il monaco:
Piazza delle Cinque Scole, 30 tel. 06 6874216

Pommidoro a San Lorenzo

Vecchia trattoria nel cuore dell’alternativo quartiere di San Lorenzofrequentata da personaggi famosi, artisti e intellettuali. All’interno foto degli avventori più noti del presente e passato.
Piazza dei Sanniti, 44 tel. 06 4452692

Da Lucia

Tempio della vera cucina romana de Roma questa vecchia trattoria trasteverina che sembra esistere da sempre propone forse la miglior gricia di Roma (amatriciana in bianco):
Vicolo del Mattonato, 2 tel. 06 5803601

Da Priscilla

Locale rustico in una casetta medievale dove e' possibile gustare piatti tradizionali romani. Una cucina casareccia genuina e semplice servita da un simpaticissimo proprietario.
Via Appia Antica, 68 tel. 06 5136379


http://www.marcopolo.tv/articoli/roma-dove-mangiare-trattorie-tipiche/


Bianca Vitucci 
da Checchino ho avuto due esperienze disastrose, da Felice sempre e comunque mangiato ottimamente: io avevo un debole per il vecchio Felice e lui per me.


Eleonora Garagnani 
Provate al nche il ristorante Il buchetto in via flaminia vecchia. Ottimi piatti di pesce


Hiram Muratori 
L'unica che conosco è Sora Margherita.. Un incanto


Giuseppe Santucci 
Felice a Testaccio insuperabile !!! Cucina Romana da favola !

sabato 29 marzo 2014

Joyce McDougall. Ognuno di noi ospita nel proprio universo interiore un certo numero di "personaggi", parti di noi che frequentemente operano in completa contraddizione l'una con l'altra, causando conflitti e sofferenze mentali al nostro Sé conscio.


Ognuno di noi ospita nel proprio universo interiore un certo numero di "personaggi", parti di noi che frequentemente operano in completa contraddizione l'una con l'altra, causando conflitti e sofferenze mentali al nostro Sé conscio.
Joyce McDougall (1921-2011), Teatri dell'Io, 1982, ed.it. Cortina 1988, pagg.1-2.



Winston Churchill. Mi fido soltanto delle statistiche che ho manipolato

Mi fido soltanto delle statistiche che ho manipolato
Winston Churchill


"Con la statistica si può ottenere il risultato sperato scegliendo ad hoc il campione".
prof. Racugno,  docente di Statistica


Il primo compito dell'autorità sanitaria, quando essa si trovi di fronte a un morbo, è di accertarsi dell'entità del male, curandosi di stabilire la curva crescente e decrescente del contagio.

Questa curva, tradotta in cifre, è unicamente ricavabile dai certificati mortuari redatti dai medici, i quali danno alla causa di morte dei loro pazienti il nome ricavato dalla diagnosi.

Ora, non soltanto una diagnosi può essere errata, ma, spesso, dottori diversi non battezzano con lo stesso nome la medesima malattia.

Feci parte un giorno di un comitato di salute pubblica e mi presi la briga (credo di essere stato il primo a prendermela) di esaminare le nostre statistiche ufficiali, le quali, a onta dell'ingente spesa sostenuta nel raccoglierle e stamparle, erano ignorate non solo dal pubblico, ma, ne sono certo, anche dai membri del comitato stesso. Stavamo occupandoci di un quartiere ultrapopolato dove tre grandi stazioni ferroviarie si erano divorate appezzamenti di ottima terra, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro primitive dimore e a stiparsi in locali privi di ogni requisito d'igiene.

La febbre tifoidea vi era endemica.
Mentre scartabellavo le statistiche notai che i morti di tifo erano in numero inferiore a quanto avessi immaginato. Questa constatazione avrebbe potuto mettermi fuori strada se non mi fossi accorto, voltando la pagina, di altre cifre rispondenti alla voce: "febbre enterica".
Sapevo, per caso, che il tifo e l'enterite sono nomi dati indifferentemente dai medici allo stesso morbo.
Un eminente ufficiale medico della Sanità di Londra, oggi scomparso, mise per iscritto che chiunque fosse a conoscenza delle più elementari nozioni di medicina poteva tranquillamente commettere un assassinio, certo di ottenere poi un certificato di morte naturale.
Questo documento non venne reso pubblico ma, oggi quanto allora, risponde a verità.

Simili metodi rendono le nostre statistiche ufficiali alquanto incerte, atte tra l'altro a promuovere conclusioni del tutto errate.

Il giudizio più ottimistico deve al massimo conceder loro il valore di un presupposto necessario a stabilire per i legislatori una base di partenza.
Riuscito a chiarire l'ambiguità nel campo denominativo del tifo, m'imposi al comitato quale persona di profonda cultura; da allora i medici sono stati ufficialmente avvertiti di usare nei certificati di morte le stesse denominazioni per le stesse malattie e di astenersi nei casi letali dubbi dai termini vaghi quali "arresto del cuore" o "dispnea" (mancanza di respiro).
È purtroppo facilissimo mettere in voga nuovi appellativi creatori di confusione, cosicché, fino a quando le diagnosi non assumeranno un significato assai più scientifico, le statistiche sulla mortalità dovranno essere vagliate con estrema cura (e dagli esperti, non dai medici) affinché la legge si possa basare sicuramente su di esse.

Continuando le mie ricerche mi rallegrai nel constatare che non risultavano casi letali di vaiolo, morbo apparentemente estinto nel quartiere.
I sostenitori di Jenner consideravano questo fatto un trionfo della vaccinazione, ma io, conoscendo la situazione meglio di loro, guardai alle voci "tifo" e "colera" che nella mia giovinezza erano epidemie temutissime.

Parevano estinte anch'esse. Che cosa dedurne?
O la vaccinazione preveniva sia il manifestarsi del tifo e del colera sia quello del vaiolo, o essa non aveva effetto alcuno, oppure ancora esisteva una causa comune a tutte e tre le malattie.
A ogni modo, poco dopo queste mie ricerche scoppiò una nuova epidemia di vaiolo.
Sebbene il morbo fosse leggero e la mortalità trascurabile, tanto più se confrontata al periodo in cui la vaccinazione era stata obbligatoria, pur tuttavia fu abbastanza seria da far ritener necessaria in tutto il quartiere una nuova offensiva vaccinatoria, con relative conseguenze di malattie e malessere.

Ora il vaiolo come il tifo ha più di un nome.
Lo si può identificare chiamandolo "eczema pustoloso" e, se questo nome fosse troppo lungo, "vaioloide".
Di conseguenza, quando uno dei medici membri del nostro Comitato protestò perché un suo paziente, vaccinato da poco, era stato mandato all'Ospedale dei vaiolosi, la diagnosi venne riveduta e corretta in "eczema pustoloso" o "vaioloide", e il malato rapidamente trasferito all'ospedale comune.

Le statistiche ufficiali dimostrarono poi che non una delle persone vaccinate aveva contratto il vaiolo durante l'epidemia, la quale scomparve com'era venuta, senza ragione alcuna.
Mi resi conto allora del come la vaccinazione praticata nell'esercito tedesco poco prima della grande epidemia di vaiolo del 1871 fosse stata giudicata efficace.
Nessun medico militare in Germania aveva osato diagnosticare il morbo col suo vero nome.
Le statistiche sanitarie non sono tanto viziate dal fatto che la diagnostica è lungi dall'essere una scienza esatta - non si diparte per lo più dalla semplice nomenclatura - quanto dall'essere essa il frutto del lavoro di dilettanti, i quali si credono autorizzati, dalle elementari nozioni di calcolo da essi possedute, a imporre i loro medicamenti empirici alle autorità sanitarie, affinché queste li rendano obbligatori mediante decreti-legge.

Le vecchie statistiche sulle vaccinazioni, che cento anni fa parvero tanto convincenti, si basavano su un'epidemia di vaiolo in cui era stato constatato che il cento per cento dei malati non vaccinati era deceduto, mentre il cento per cento dei vaccinati si era rimesso.
[statistica bulgara antelitteram, N.d.R.]

Questa dimostrazione impressionò il pubblico, convinto che il teatro della prova fosse una grande città con qualche centinaio di migliaia di abitanti.
Si trattava invece di una piccola frazione rurale, dove due casi soli erano stati accertati.

Né i medici né i magistrati conoscevano abbastanza i presupposti della matematica per dedurne che nessuno ha il diritto di parlare di percentuali se non quando si tratta di migliaia di casi, e che le percentuali sono di poco valore sperimentale se le migliaia sono scarse.

La mia conoscenza con Karl Pearson m'indusse tosto a convincermi della necessità di adottare il procedimento matematico, sia in biologia sia in tutti i rami delle scienze esatte.
Pearson, sorridente e gentile, asseriva che soltanto un matematico possiede il diritto di riconoscersi una qualsiasi autorità scientifica.
Fui un fedele abbonato del suo giornale "Biometrika", benché non mi riuscisse di capire alcuna delle sue equazioni e, al massimo, il 5 per cento delle sue dimostrazioni.
Riscontrai pertanto che i biometrici, sebbene la loro abilità tecnica e la loro sottigliezza abbiano per me del meraviglioso, erano, al pari di Isacco Newton, creduloni leggeri e soggettivi, sia nel trattamento dei dati da loro presi in esame, sia nelle premesse dalle quali partivano.
Anche dei loro calcoli non c'era molto da fidarsi; senza distinzione di sorta usavano frammischiare fatti ed opinioni e manipolare i risultati basandoli sui frutti delle loro congetture personali.
È quindi necessario che i pubblici servizi abbiano un ufficio di statistica matematica a cui l'uomo di Stato possa rivolgersi quando voglia sottomettere a rigido esame il rapporto esistente fra progetto di legge e pratica amministrativa.
I dati ufficiali non sono infallibili, in quanto raccolti da esseri fallibili; ma poiché riconosciamo gradi diversi di fallibilità, possiamo almeno tentar di scegliere il personale addetto alla statistica stabilendo i due estremi della curva sulla quale determinare un punto medio dove fissare la scelta.
All'estremo superiore invece, coloro che, mossi dalla passione per l'esattezza e la veridicità astratte, sono i più atti a trovare impiego in un lavoro di raccolta e correlazione.
Un ufficio di statistica così concepito dovrebbe attrarre uomini precisi, di tendenze pignolesche, invogliandoli a farsi funzionari del servizio civile.
Lo statista non dovrebbe accettare dai medici, avvocati, preti, banchieri, artisti, artigiani, operai, o altri individui specializzati, nessun dato che non fosse corredato, corretto e approvato da questo ufficio.
Se nel diciannovesimo secolo una simile organizzazione avesse funzionato, l'errore grossolano da cui derivò la legge sulla vaccinazione obbligatoria non avrebbe potuto essere commesso.

Il confronto fra i dati statistici del tifo e quelli del colera avrebbe dimostrato che la vaccinazione aveva servito unicamente a ritardare la vittoria dell'igiene sul vaiolo; difatti l'importanza dell'igiene fu soltanto messa in rilievo nel 1885, quando cioè la legge obbligò alla denuncia e all'isolamento dei casi infettivi.
Il trionfo dell'igiene fu, come sir Almroth Wright accertò per primo, un trionfo dell'estetica.
Il vaiolo, il tifo, il colera, la tubercolosi e la peste sono le conseguenze del sudiciume, dello squallore e della miseria.
Esse scompaiono all'avvento della nettezza e dell'aria pura.
Ciò che offende e degrada lo spirito degrada anche il corpo.

È bensì vero che arrecando danno al corpo si può arrecare danno alla mente:
ma un danno non è necessariamente una degradazione e la perdita di un arto o di un organo inabilita sì la sua vittima, ma non muta un più alto ordine in uno più basso, come avviene quando la sana vitalità di un organo degenera in proliferazione cancerosa.

Beethoven perse l'udito, e compose da sordo la sua più rinomata sinfonia.

La poesia di Milton non ebbe a soffrire causa la cecità del poeta.

Un buon ministro della Salute pubblica deve sapere che la mente rende sano il corpo, e non viceversa.

La versione greca del Vangelo di san Giovanni dice che all'inizio c'era il Verbo.

Ciò vuol dire, tradotto in onesto inglese, che all'inizio esisteva il Pensiero di cui il Verbo non è che il nome.

A questo punto, il ministro della Salute pubblica diventa un ministro dell'Istruzione.

Non abbiamo bisogno di pillole e pozioni e nemmeno di iniezioni profilattiche e altre scosse fisiche.

Le più generose somministrazioni di calcio e di oppio non aboliranno il colera.

Abbisogniamo di ambienti piacevoli e della possibilità di soddisfare alcune fra le nostre più urgenti necessità materiali affinché queste non debbano mutarsi in ossessioni.

La poesia, la musica, la pittura, i libri, ci sono necessari, come pure è necessario il tempo libero occorrente a goderne.

All'infuori di questi piaceri non vi sono godimenti se non nell'avidità, nell'ubriachezza e nella lussuria, stimolo fastidioso degli anni in cui non è igienico soddisfarla, e istinto irresistibile se mancano del tutto le attrattive estetiche atte a sublimarla o, per lo meno, a disgustare dall'amore raccolto per strada.

Una massa umana ignara di arte, priva del denaro e del tempo necessari a chiunque desideri pensare o dedicarsi a qualsiasi esercizio fisico, è un vivaio non soltanto di sifilide ma anche di ogni altra malattia.

L'affollamento è infatti più mortifero della fame e del freddo.

I giornali annunciano oggi la costruzione da parte dello Stato di trentamila casette nelle quali a nessuno è dato poter fruire di una camera per sé solo.

Il Primo Ministro, intanto, lancia un appello propagandistico per invogliare le famiglie a farsi più numerose!

Quando cominceremo a capire che la parola d'ordine:

«Ogni Cittadino, Una Stanza»,

è molto più urgente della parola d'ordine:

«Ogni Uomo, Un voto»?

fonte:
http://www.marxists.org/italiano/reference/shaw/credo/2.htm#p28



venerdì 28 marzo 2014

Modigliani. "Devota fino all'estremo sacrifizio" È l'epitaffio sulla sua tomba a Pere Lachaise di Jeanne Hebuterne - pittrice francese, compagna di Amedeo Modigliani. Il 24 gennaio 1920 Modigliani muore di tisi e solo il giorno dopo, la giovane (al nono mese di gravidanza) si lancia dalla finestra dell'appartamento al quinto piano, morendo sul colpo e lasciando sola la figlia di due anni avuta dal pittore italiano. I familiari di Jeanne, che disapprovavano la relazione con Modigliani permisero il trasferimento del corpo a Pere Lachaise solo nel 1930, affinché venisse sepolta accanto all'amato.



"Devota fino all'estremo sacrifizio"
È l'epitaffio sulla sua tomba a Pere Lachaise di Jeanne Hebuterne - pittrice francese, compagna di Amedeo Modigliani. Il 24 gennaio 1920 Modigliani muore di tisi e solo il giorno dopo, la giovane (al nono mese di gravidanza) si lancia dalla finestra dell'appartamento al quinto piano, morendo sul colpo e lasciando sola la figlia di due anni avuta dal pittore italiano. I familiari di Jeanne, che disapprovavano la relazione con Modigliani permisero il trasferimento del corpo a Pere Lachaise solo nel 1930, affinché venisse sepolta accanto all'amato. [...]



Hanno pure fatto un bellissimo film su Modigliani in cui si parla pure della loro storia d'Amore!



I colori dell'anima M. Davis.. 
Da vedere per chi non conosce modì e jeanne!



Il legame di due anime follemente innamorate.. dove la vera protagonista è l'arte..le loro vite travagliete e tormentate, si sono incrociate..entrando in simbiosi.. scattando in loro il massimo che si poteva ottenere nella loro esistenza.. sia nell'arte, e sia nei sentimenti.. e l'eccesso.. porta a conseguenze drastiche.. come fu per la loro storia..



Ammazzare un figlio che si porta in grembo e abbandonare l'altra figlia mi sembra tutt'altro che simbolo di grande devozione... piuttosto egoistico come gesto.



Il motivo lo ha portato via con se, non credo l'abbia fatto per amore per lui...forse aveva problemi ben più gravi, una vita infelice dove non ha voluto portare la sua creatura...
l'amore di madre è troppo grande e io lo vedo dietro ad ogni gesto...anche a volte sbagliato, come in questo caso.



l'amore ha molte forme ed espressioni. Se uccide una vita che sta per nascere è malattia mentale. L'ignoranza è di chi pensa che per amore gli dia permesso tutto; accade anche quando si uccide la persona amata, perchè non sia di nessun altro.



Modigliani gli disse...seguimi e sarai mia musa per l'eternità...



Ma la depressione l'avete mai sentita nominare??? 
La fragilità di certe persone non va né derisa né sottovalutata, piuttosto ci vorrebbe compassione ed empatia. Essere soli e malati del mal di vivere è un binomio terribile.



Prima di giudicare bisogna sempre leggere e ricordate che ognuno di noi ha uno scheletro nell'armadio!




Quanta ignoranza e quanta chiusura mentale! Gesto egoistico? Faccia da psicopatica? In gioco c'è stata la vita di due bambini, e proprio per questo secondo me NON ci si può permettere di giudicare; è un gesto ESTREMO. Evitate moralismi e giudizietti vari, perché dimostrate solo di essere ignoranti e non inclini alla comprensione di situazioni moralmente diverse dal vostro orizzonte etico.



Ci sono coppie in cui i figli sono "corpi estranei"...



Dalla foto di evince che ha uno sguardo da pazza...e per i giustificatori volevo vedere se questa tragedia vi toccava in quanto coinvolti in legami parentali...superficiali e molto siete