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venerdì 31 gennaio 2014

Ornitorinco. Zampe palmate dotate di unghie velenose, largo becco d’anatra, folta pelliccia da castoro, temperatura corporea più bassa del normale, coda piatta, carattere schivo.

Il paradosso dell’ornitorinco, Ann Moyal. Ed. Mondadori
Scritto da Marco Ferrari

Paradosso-Ornitorinco.
Zampe palmate dotate di unghie velenose, largo becco d’anatra, folta pelliccia da castoro, temperatura corporea più bassa del normale, coda piatta, carattere schivo. Questo animale ha rappresentato un vero grattacapo per gli zoologi tanto che il primo esemplare australiano giunto impagliato al British Museum venne preso per un falso.

Questo simpatico paradosso animale scatenò involontariamente su di sé una ridda di ipotesi da parte dei tassonomisti, ai quali peraltro, complicò la vita oltre misura. Pare di sentirli ancora discutere: può essere un mammifero che depone uova? Ma ci sono le mammelle! Perché ha aculei con veleno così potente nelle zampe posteriori? Ma ha pochissimi nemici! Sparge il latte in acqua per nutrire i piccoli, non può allattare nuotando! Non può essere un mammifero, deve essere un rettile oviparo! Cova le uova coprendole col becco e la coda? E’ un rettile! E’ un uccello! E’ un mammifero!

La disputa andò avanti per un secolo e fu una dura guerra di convinzioni.

Questo interessante libro ne racconta tutti i risvolti dandoci una buona lezione di umiltà perché per dirla con Huxley: “Se la scienza vuole conservare la sua forza deve mantenere il contatto col sicuro terreno dell’osservazione”.

Marco Ferrari

paradosso-ornitorinco

Se il voto cambiasse qualcosa, lo renderebbero illegale

Capaci di tutto, buoni a nulla.
Ennio Flaiano sui politici

Sono arrivato alla conclusione che la politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici
Charles De Gaulle

Uno dei miei colleghi romani nel 1980 va a trovare Frank Coppola, appena arrestato, e lo provoca: “Signor Coppola, che cosa è la mafia?”. Il vecchio, che non è nato ieri, ci pensa su e poi ribatte: “Signor giudice, tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia."
Giovanni Falcone

Per un candidato è pericoloso dire cose che la gente potrebbe ricordare.
(it is dangerous for a national candidate to say things that people might remember)
Eugene Joseph McCarthy

Dovrebbe esserci un giorno - anche uno solo - di caccia aperta ai senatori.
Will Rogers - (1879 – 1935), comico USA

Ogni civiltà ha la spazzatura che si merita.
Georges Duhamel. Querelles de famille, 1932

Abbiamo il miglior Congresso che il denaro possa comprare
Will Rogers (1879 – 1935), comico USA

Il guaio di questo paese
è che ci sono troppi politici che credono,
grazie a una convinzione basata sull'esperienza,
che sia possibile imbrogliare tutti e sempre.
Franklin Pierce Adams (1881-1960)

(The trouble with this country
is that there are too many politicians who believe,
with a conviction based on experience,
that you can fool all of the people all of the time.)
Franklin Pierce Adams (1881-1960)

L'unione del gregge costringe il leone a coricarsi affamato.
Proverbio africano

Una volta nel gregge, è inutile che abbai: scodinzola!
Anton Pavlovic Čechov

L'onestà è la miglior politica.
Miguel de Cervantes. Don Chisciotte

La differenza che c'è fra una democrazia e una dittatura è che in una democrazia prima voti e poi ordini; in una dittatura non perdi tempo a votare
Charles Bukowski

non votate, serve solo a incoraggiarli
Anonimo

Il sonno è di destra, il sogno di sinistra...
Votate per una lucida insonnia.
Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994

Noi viviamo in una democrazia dove puoi dire tutto quello che vuoi, tanto non ti ascolta nessuno.
Pippo Franco

Il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare, ma non occorre ascoltare.
Enzo Biagi

Se chi lavora mangiasse, cosa mangerebbe chi non lavora?
Da I pensieri di Gasparazzo – Lotta Continua – Torino – 1975

Poche cose sono immutabili come l'attaccamento dei gruppi politici alle idee che hanno loro permesso di raggiungere il potere
John Kenneth Galbraith

La democrazia è una forma di religione. È l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari…
Henry Louis Mencken (1880-1956)

La democrazia è un agnello in mezzo a due lupi che votano su cosa mangiare a colazione.
La libertà un agnello bene armato che contesta il voto
Benjamin Franklin

Se il voto cambiasse qualcosa, lo renderebbero illegale
Anonimo

Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare.
Marck Twain


Voti ogni volta che fai la spesa
Alex Zanotelli

Io mi rifiuto di pagare le tasse il cui impiego ritengo destinato a scopi ingiusti e immorali
Henry David Thoreau

Il miglior argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l'elettore medio.
Winston Churchill
(the best argument against democracy is a five minute conversation with the average voter
Winston Churchill)



Le elezioni divengono una sorta di inebriante «lascia o raddoppia»,
in cui sono in gioco le speranze e le aspirazioni dei candidati,
non già problemi politici concreti.
(Erich Fromm) da "Avere o essere? "


Le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza grave danno,
e come tutti i riti, ad esempio la messa alla domenica,
 sono in fin dei conti una seccatura.
Norberto Bobbio






Evitate di parlare dei vostri problemi. Non andate in cerca di comprensione, perché il bisogno di autocommiserarsi provoca ancora più infelicità. Vincete l'impulso di esagerare le difficoltà, perché non fareste altro che peggiorare la situazione. Alcuni sostengono che parlare di una sofferenza guarisce : non credeteci. Se viene piantato il seme di un problema, diventerà un albero. Se parlate di malattia o di scarsità di denaro, oppure di amicizia e di libertà, quello che dite è proprio ciò che otterrete. Sradicate tutti questi discorsi. I discorsi negativi sono come trappole per orsi che scattano a qualunque cosa si avvicini. Il dolore che provereste sarebbe insopportabile, perciò tenetevi lontani. Parlate invece di ricchezza e di cose buone e tutto ciò sarà vostro

Le ferite bisogna nasconderle, attirano gli squali.
Vjollca Lika


Evitate di parlare dei vostri problemi. Non andate in cerca di comprensione, perché il bisogno di autocommiserarsi provoca ancora più infelicità. Vincete l'impulso di esagerare le difficoltà, perché non fareste altro che peggiorare la situazione. Alcuni sostengono che parlare di una sofferenza guarisce : non credeteci. Se viene piantato il seme di un problema, diventerà un albero. Se parlate di malattia o di scarsità di denaro, oppure di amicizia e di libertà, quello che dite è proprio ciò che otterrete. Sradicate tutti questi discorsi. I discorsi negativi sono come trappole per orsi che scattano a qualunque cosa si avvicini. Il dolore che provereste sarebbe insopportabile, perciò tenetevi lontani. Parlate invece di ricchezza e di cose buone e tutto ciò sarà vostro. 
Joyce Sequichie Hifler Cherokee 



sono d'accordo...però c'è anche lo sfogo di un momento, cioè se ipotesi purtroppo accade qualcosa di brutto è normale parlarne subito con le persone care..altro è il lamento continuo, il fossilizzarsi sui problemi.





I problemi si affrontano parlandone. Le ingiustizie sociali se le neghi si moltiplicano. Nascondersi le cose brutte, anzichè cercare il modo di cambiarle, non mi è mai piaciuto. E' la tecniche dello struzzo, che usi solo quando non hai abbastanza forza per modificare ciò che non ti piace.




Parlare dei propri incubi, a volte, è liberatorio, per me è l'unico sistema per tenerli a distanza ed esorcizzarli...e non sempre si può accettare un problema senza prima lottare in modo disperato per far sì che non diventi troppo insopportabile





Ma se parlando dei problemi , dolori, x me è un modo di liberarli, di vederli "meglio", di viverli "meglio". Non per questo rompo le scatole agli altri sempre e a chiunque. Ci mancherebbe. So perfettamente gestirmi.



si, parlarne con qualcuno (non con chi capita) ti da la sensazione, nel momento stesso che ne parli, che sia una sciocchezza che la soluzione sia proprio a portata di mano e spesso parlare di un grande dispiacere o dolore fa si che non si radichi dentro di noi crescendo fino a divenire inestirpabile





Parlare di un malessere a volte veramente può evocarlo e diventare una profezia che si autodetermina.





Io so solo che certe volte la sofferenza interiore è tanto forte da uccidere.
Come si fa a non chiedere aiuto, magari solo piangendo (senza far scenate, piangendo compostamente) per far uscire quella disperazione che ti artiglia la gola? Beati i forti, quelli che sanno tenere a bada tutto quello che scrivono nei loro commenti qui sopra, beati gli stoici razionali e i filosofi maestri di vita. Io prendo coscienza del mio dolore e quando è troppo forte ,posso solo annullarmi nel dolore stesso, per arrivare a un vuoto liberatorio e salvifico.


La "via del dolore annientante" é proprio quella proposta da Castaneda: "la via del guerriero".
Pare sia la migliore. Non si tratta di masochismo in quanto il "guerriero" sa che la sofferenza é finalizzata alla totale liberazione (da tutti gli schemi mentali appresi o "tonal o "ego"). Non a caso don Juan ricorda all'allievo Carlos che noi diamo il meglio di noi stessi quando abbiamo le spalle al muro e di andarsi a cercare i peggiori rompicoglioni (pinches tiranos). Chi arriva liberarsi dalla falsa identità si é fatto un mazzo tanto. Bisogna stare attenti a non farsi il mazzo per nulla. Purtroppo capita spesso, a chi segue certe direttrici psicologiche e spirituali. Consigliamo, a tal proposito, di andarsi a leggere qualcosa di Abraham Maslow e sulla psicologia transpersonale.





Don Juan rimproverava sempre a Castaneda questo atteggiamento piagnucoloso che chiamava "indulgere". Assai poco adatto al guerriero. [...]
Il guerriero, castanedianamente inteso, é un socialmente impresentabile.
Un asociale impegnato in un combattimento perpetuo contro il proprio "senso di importanza personale".

 L'unico, e definitivo, modo di eliminare i problemi é quello di liberarsi dell'ego, quello che la dottoressa J. B. Taylor chiama il "narratore malevolo", che si "annida" fra i neuroni dell'area del linguaggio. Castaneda chiama questa, tonificante, estirpazione egoica "perdita della forma umana" o "cancellazione della storia personale". Il buddista parlerebbe di uscita dal samsara, il cristiano di entrata nel Regno dei Cieli, lo gnostico di ritorno al Pleroma.di Noi lo definiamo "Fuga da Flatland".


L'importanza personale non è qualcosa di semplice e ingenuo" spiegò. "Da un lato, è il nucleo di tutto ciò che in noi ha valore, dall'altro il nucleo di tutto il nostro marciume. Disfarsi dell'importanza personale richiede un capolavoro di strategia. I veggenti di tutte le epoche hanno espresso i più alti apprezzamenti per coloro che ci sono riusciti.
Castaneda. Il fuoco dal profondo


"Non c'è nulla di sbagliato nel sentirsi impotenti" disse don Juan, "ma indulgere nel piangere e nel lagnarsi è un'altra faccenda".
Castaneda. L'isola del tonal


Ti ho sentito dire che i tuoi genitori hanno ferito il tuo spirito. Io penso che lo spirito dell'uomo possa essere ferito molto facilmente, sebbene non dagli stessi atti che tu definisci lesivi. Credo che i tuoi genitori ti abbiano ferito facendo di te una persona che si lascia andare, molle e propensa ad indulgere.
Castaneda. Una realtà separata





Fuga da Flatland Dopo l'approccio sciamanico alla crisi, adesso quello quantistico.
"Una intelligenza globale, e per globale potremmo persino intendere qualcosa che riguardi l'intero pianeta, scaturisce dal basso verso lalto, prendendo cioè spunto da interazioni meramente locali. E' un po come dire che la vera intelligenza, quella che guida l'economia americana, non è nelle mani, (o nelle teste) dei politicanti di Washington, ma è invece sparpagliata nelle conversazioni notturne dei camionisti che si incontrano agli autogrill, nelle domande dei clienti ai negozianti e nelle loro pronte risposte, nelle chiacchierate amichevoli dei vicini che discutono di affitti e mutui."
Jeffrey Satinover - "Il cervello quantico"







giovedì 30 gennaio 2014

George Bernard Shaw. Gli animali sono miei amici, e io non mangio i miei amici.




Animali: esseri coscienti
che condividono con noi
questa enigmatica esistenza. [...]
L'uomo deve riconoscere
che gli animali sono, essenzialmente,
uguali a lui
e deve trattarli di conseguenza. [...]
Arthur Schopenhauer

Nella pacatezza
dello sguardo degli animali
parla ancora
la saggezza della natura.
Arthur Schopenhauer

L'uomo non sa di più degli altri animali;
ne sa di meno.
Loro sanno quel che devono sapere.
Noi, no.
Fernando Pessoa


L'uomo è diverso dall'animale solo perché non sa esserne uno preciso.
Fernando Pessoa


Gli animali sono miei amici,
e io non mangio i miei amici.
George Bernard Shaw



Basta sapere e nulla mascherare.
Essi sanno:
ecco tutta la loro grandezza.
Albert Camus


Come puoi accettare di buon grado l’idea che una creatura mite e possente come un cavallo, un bue, un vitello venga crudelmente allevato al solo scopo di essere ucciso, per te?
Margherita Hack

Tu che non hai pietà delle tue vittime ma speri che Dio ascolti le tue preghiere e possa preservarti dalla sofferenza e dalla morte, in che modo rispondi alle grida degli animali nelle mani dei carnefici ai quali tu li consegni?
Margherita Hack


I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.
Doret's Law Nolte







Roberto Assagioli fondò la psicosintesi proprio constatando la frammentazione della psiche. La frammentazione é un fatto, dolorosamente, noto a tutti noi. Quello che, invece, é ignoto é il fatto che esiste un "io", "centro di pura autocoscienza", in grado di coordinare i processi mentali (Assagioli fa l'efficace esempio del regista e degli attori). In ambito psicosintetico per "volontá" si intende la funzione attraverso la quale l "io" agisce sui contenuti della mente che sono organizzati in "subpersonalitá" (che Jung chiamava "complessi" o, preferibilmente, "demoni"). Proprio per facilitare l'assimilazione di questa teoria e ricordarsi di questa salvifica possibilità abbiamo realizzato questa MAPPA DELLA MENTE INDIPENDENTE

In contrapposizione alle "esperienze delle vette", così ben descritte da Maslow, si potrebbe parlare del travaglio del vuoto esistenziale come di "esperienze dell'abisso".
Roberto Assagioli, L'atto di volontà

Ognuno è responsabile delle sue azioni e ne subisce le conseguenze
Roberto Assagioli


Roberto Assagioli fondò la psicosintesi proprio constatando la frammentazione della psiche. La frammentazione é un fatto, dolorosamente, noto a tutti noi. 
Quello che, invece, é ignoto é il fatto che esiste un "io", "centro di pura autocoscienza", in grado di coordinare i processi mentali (Assagioli fa l'efficace esempio del regista e degli attori). In ambito psicosintetico per "volontá" si intende la funzione attraverso la quale l "io" agisce sui contenuti della mente che sono organizzati in "subpersonalitá" (che Jung chiamava "complessi" o, preferibilmente, "demoni"). Proprio per facilitare l'assimilazione di questa teoria e ricordarsi di questa salvifica possibilità abbiamo realizzato questa MAPPA DELLA MENTE INDIPENDENTE.






Richard Feynman. L'universo intero in un bicchiere di vino - Richard Feynman Una volta un poeta disse: «L'universo intero è in un bicchiere di vino». Probabilmente non sapremo mai in che senso lo disse, perché i poeti non scrivono per essere compresi. Ma è vero che se osserviamo un bicchiere di vino abbastanza attentamente vediamo l'intero universo. Ci sono le cose della fisica: il liquido turbolento e in evaporazione in funzione del vento e del tempo, il riflesso sul vetro del bicchiere, e la nostra immaginazione aggiunge gli atomi. Il vetro è un distillato di rocce della Terra, e nella sua composizione vediamo i segreti dell'età dell'universo, e l'evoluzione delle stelle. Ci sono i fermenti, gli enzimi, i substrati e i prodotti. Nel vino si trova la grande generalizzazione: tutta la vita è fermentazione. Non si può scoprire la chimica del vino senza scoprire, come fece Louis Pasteur, la causa di molte malattie. Com'è vivido il novello, che imprime la sua esistenza nella consapevolezza di chi lo osserva! Se le nostre fragili menti, per convenienza, dividono il bicchiere di vino, l'universo, in parti (fisica, biologia, geologia, astronomia, psicologia e così via) ricordiamo sempre che la natura non lo sa! Quindi rimettiamo tutto insieme, e non dimentichiamo qual è il suo scopo. Togliamoci un ultimo piacere: beviamo, e dimentichiamo!


Richard Feynman, L'universo intero in un bicchiere di vino
Una volta un poeta disse: «L'universo intero è in un bicchiere di vino». 
Probabilmente non sapremo mai in che senso lo disse, perché i poeti non scrivono per essere compresi.
Ma è vero che se osserviamo un bicchiere di vino abbastanza attentamente vediamo l'intero universo. Ci sono le cose della fisica: il liquido turbolento e in evaporazione in funzione del vento e del tempo, il riflesso sul vetro del bicchiere, e la nostra immaginazione aggiunge gli atomi. Il vetro è un distillato di rocce della Terra, e nella sua composizione vediamo i segreti dell'età dell'universo, e l'evoluzione delle stelle. Ci sono i fermenti, gli enzimi, i substrati e i prodotti. Nel vino si trova la grande generalizzazione: tutta la vita è fermentazione. Non si può scoprire la chimica del vino senza scoprire, come fece Louis Pasteur, la causa di molte malattie.
Com'è vivido il novello, che imprime la sua esistenza nella consapevolezza di chi lo osserva! 
Se le nostre fragili menti, per convenienza, dividono il bicchiere di vino, l'universo, in parti (fisica, biologia, geologia, astronomia, psicologia e così via) ricordiamo sempre che la natura non lo sa! Quindi rimettiamo tutto insieme, e non dimentichiamo qual è il suo scopo. Togliamoci un ultimo piacere: beviamo, e dimentichiamo!
Richard Feynman, L'universo intero in un bicchiere di vino



«In generale, il procedimento per scoprire una nuova legge è questo: per prima cosa tiriamo a indovinare - non ridete è proprio così che facciamo - poi calcoliamo le conseguenze della nostra intuizione per vedere quali circostanze si verificherebbero se la legge che abbiamo immaginato fosse giusta. Infine confrontiamo i risultati dei nostri calcoli con la natura, con gli esperimenti, con l'esperienza, con i dati dell'osservazione, per vedere su funziona. Se non è in accordo con gli esperimenti è sbagliata. In questa piccola affermazione c'è la chiave della scienza. Non importa quanto bella sia la tua intuizione, non importa quanto intelligente sia la persona che l'ha formulata o quale sia il suo nome, se non è in accordo con gli esperimenti è sbagliata. E' tutto qui. Ora immaginate di aver avuto una buona intuizione, e di aver calcolato che tutte le conseguenze della vostra premessa sono in accordo con gli esperimenti, la teoria allora è giusta? No, semplicemente non si è potuto dimostrare che sia sbagliata perché in futuro, un numero maggiore di esperimenti potrebbe scoprire qualche discrepanza e la teoria si rivelerebbe sbagliata. E' per questo che le leggi di Newton per il moto dei pianeti sono rimaste valide per così tanto tempo. Newton ha ipotizzato la legge della gravitazione, con questa ha calcolato i moti dei pianeti e li ha confrontati con gli esperimenti. Ci sono volute diverse centinaia di anni prima che un minuscolo errore nel moto di Mercurio fosse osservato. Durante tutto quel periodo nessuno era stato in grado di dimostrare che la teoria fosse sbagliata e poteva essere considerata temporaneamente giusta. Ma una teoria non può mai essere dimostrata giusta, perché le osservazioni di domani possono svelare che quello che credevamo giusto era in realtà sbagliato. Per cui non abbiamo mai la certezza di essere nel giusto, possiamo essere sicuri solo di esserci sbagliati».

Richard Phillips Feynman (1918 – 1988), scienziato statunitense, premio Nobel per la fisica.




Eldo Stellucci. ONFALOS Letteralmente significa "ogni rialzo in forma di ombelico al centro di una superficie piana"; metaforicamente indica il punto di mezzo. Gli Etruschi recingevano il terreno ove cadeva la folgore: quel terreno diveniva un templum, un luogo sacro. Recingere, o cingere, in latino si dice "sancio", da cui deriva sanctus, che significa "recinto". Il mago traccia attorno a sè un cerchio per operare al suo interno, nell'antichità si tracciava un cerchio per delimitare l'area entro la quale doveva sorgere la città. Il cerchio è l'uovo del mondo, il cui centro spirituale è l'onfalos; a Delfo, l'onfalos era costituito dal sepolcro di Dio, il luogo da cui si effettuava la resurrezione dell'Iniziato. Fuori dal cerchio vi è la croce dai quattro colori, che simbolicamente possono essere assunti quali simboli dei quattro elementi, o del quaternario in generale. Nei Tarocchi, essi sono i quattro semi.




ONFALOS Letteralmente significa "ogni rialzo in forma di ombelico al centro di una superficie piana"; metaforicamente indica il punto di mezzo. Gli Etruschi recingevano il terreno ove cadeva la folgore: quel terreno diveniva un templum, un luogo sacro. Recingere, o cingere, in latino si dice "sancio", da cui deriva sanctus, che significa "recinto". Il mago traccia attorno a sè un cerchio per operare al suo interno, nell'antichità si tracciava un cerchio per delimitare l'area entro la quale doveva sorgere la città. Il cerchio è l'uovo del mondo, il cui centro spirituale è l'onfalos; a Delfo, l'onfalos era costituito dal sepolcro di Dio, il luogo da cui si effettuava la resurrezione dell'Iniziato. Fuori dal cerchio vi è la croce dai quattro colori, che simbolicamente possono essere assunti quali simboli dei quattro elementi, o del quaternario in generale. Nei Tarocchi, essi sono i quattro semi.





Immagine potente, evocativa: il punto centrale del labirinto, il baricentro, il luogo, il magnete che ci riconnette alla madre, al ghenos, l'ombelico e, fatta nostra la legge del cosi sopra cosi sotto, ..l'ombelico è, per rispecchiamento immaginale l' ONFALOS,il luogo sacro il punto di incontro dell'orizzontale col verticale ,il luogo che ci riconnette alle dimensioni dell'essere incarnato che è in comunicazione con lo Spirito del mondo


la via di mezzo tra pube e cuore, "hara"...







mercoledì 29 gennaio 2014

Roberto Ruga Psicoterapeuta. Parliamo di sadomasochismo, una pratica grazie alla quale il dolore diviene fonte di piacere. Viene utilizzato dagli adepti nel contesto di una relazione sessuale nella quale si fa ricorso al dolore e all’umiliazione per raggiungere il piacere.


Roberto Ruga Psicoterapeuta:
SOLO SE MI FRUSTI VADO IN ESTASI
Parliamo di sadomasochismo, una pratica grazie alla quale il dolore diviene fonte di piacere. 
Viene utilizzato dagli adepti nel contesto di una relazione sessuale nella quale si fa ricorso al dolore e all’umiliazione per raggiungere il piacere. I partner stabiliscono una relazione di dominante/dominato, dove le violenze verbali e le sevizie fisiche sono inflitte o ricevute per procurare une soddisfazione intensa.
Ragioniamo su un fatto: la presenza dei RUOLI. Maschere, manette, corde, catene e fruste definiscono il PADRONE che si abbandona a una serie di rituali per sottomettere il suo SCHIAVO.
Siamo nell’ottica dell’ UMILIAZIONE che vede la persona costretta in posizioni degradanti, legata, dominata, violata, insultata, torturata, flagellata, ferita o bruciata. In genere i partner stabiliscono un codice che, quando viene utilizzato dalla persona sottomessa, significa che il gioco deve finire immediatamente e senza discussioni. La sicurezza è una condizione non negoziabile.
Ora, c’è un fatto sul quale dobbiamo riflettere. I rituali sadomaso si basano innanzitutto sulla FIDUCIA reciproca, ecco perché il sadomasochismo si pratica generalmente all’interno di una relazione stabile di coppia e non in un contesto scambista, ad esempio.
Ma, a che serve la fiducia in tale contesto? Risponde Freud: il suo fine ultimo è lenire il SENSO DI COLPA. In altre parole, “mi fido di te affinché tu possa infliggermi la giusta punizione che merito da tanto tempo” è questo ciò che inconsciamente dice la vittima al suo carnefice. Questa è in sintesi la dinamica inconscia che sostiene il sadomasochismo, una pratica in cui l’Altro, altro non è che una proiezione di noi stessi (godo nel punirlo poiché vorrei inconsciamente punire me stesso).

Ashleigh Brilliant. I dottori hanno fatto tutto quello che hanno potuto, ma nonostante questo sono ancora vivo



"Il vero problema della medicina
è l'attuale epidemia di diagnosi."
[sconosciuto]

«Una delle malattie più diffuse è la diagnosi.»
Karl Kraus

"La medicina in questo secolo ha fatto enormi progressi:
pensate a quante nuove malattie ha saputo inventare."
Enzo Jannacci

"La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano."
Aldous Huxley

"Ma il vero problema dell’epidemia di diagnosi è che porta a una EPIDEMIA di CURE.
Non tutte le medicine hanno benefici importanti, ma quasi tutte hanno effetti avversi.
Qualche volta tali effetti sono conosciuti, spesso però ci vogliono anni perché questi vengano scoperti, e intanto molta gente li ha subiti."
dalla rivista "Occhio Clinico"

«Migliaia e migliaia di persone studiano le malattie.
Quasi nessuno studia la salute»
Adelle Davis, nutrizionista statunitense

"Ciò di cui disponiamo è una scienza di malattia, ciò di cui abbiamo bisogno è una scienza di salute."
René Dubos

"La medicina ha fatto cosi tanti progressi che ormai più nessuno è sano."
Aldous Huxley

"Dico spesso, che un grande dottore uccide più gente che un grande generale"
Gottfried Wilhelm von Leibniz

"Un dottore si fa la reputazione in base al numero di uomini importanti che sono morti sotto le sue cure"
George Bernard Shaw

"I medici sono dei privilegiati. I loro successi sono sotto gli occhi di tutti; i loro errori sono coperti dalla terra."
Michel de Montaigne

"Una mela al giorno toglie il medico di torno. Basta avere una buona mira."
Anonimo

"Quando un medico cammina dietro la bara del suo paziente,è spesso la causa che cammina dietro l'effetto."
Robert Koch

"Chi crede,che l'arte medica possa compiere più di quanto la natura permette,
egli non soffre tanto di ignoranza, piuttosto di demenza."
Leonardo da Vinci

"Un medico è un uomo,che viene pagato per raccontare le fandonie nella camera da letto del malato,
fino a quando la natura non l'abbia guarito o le cure non l'abbiano ucciso."
A. Furetière

"I dottori hanno fatto tutto quello che hanno potuto, ma nonostante questo sono ancora vivo"
Ashleigh Brilliant

"La principale differenza tra Dio e medico è che il Dio non si considera un medico."
Law and Order

"La maggior parte di noi nasce con l'aiuto del medico e muore allo stesso modo."
George Bernard Shaw

"L'industria farmaceutica è grande e potente come l'industria delle armi.
Con la differenza che la guerra finisce.
La malattia, no, finché c'è qualcuno che la tiene in vita"
Hans Ruesch


Edoardo Bennato
DOTTI, MEDICI E SAPIENTI
1977 Ricordi

Album BURATTINO SENZA FILI

Dotti, medici e sapienti, si rifà anch'essa a un preciso episodio nella vicenda del burattino; qui un consulto di grandi sapienti "acculturati" e "razionali" esamina Pinocchio convalescente e, fra convenevoli e bonarie "contraddizioni" reciproche, arriva a decretarne la malattia incurabile. È la metafora dei dotti maturi che analizzano e bacchettano i giovani senza dare un motivo reale alle proprie sentenze:

E nel nome del progresso/
il dibattito sia aperto/
parleranno tutti quanti/
dotti, medici e sapienti

Il brano è uno dei classici di Bennato e apre tutti i concerti con il quartetto d'archi.

http://youtu.be/lftx4XdxpCk

Zagrebelsky. La felicità della cultura. E se davvero ci fossimo ridotti come FUNES “EL MEMORIOSO”, CHE RICORDAVA TUTTO MA NON CAPIVA NIENTE? Il sospetto è avanzato dal nuovo saggio di Gustavo Zagrebelsky, Fondata sulla cultura, che SCEGLIE IL PERSONAGGIO DI BORGES COME EMBLEMATICO DELLE DISSENNATEZZE PRESENTI (Einaudi, pagg. 110, euro 10). CAPACE DI RICORDARE OGNI DETTAGLIO, ANCHE IL PIÙ INSIGNIFICANTE, FUNES PERÒ NON SA PENSARE. LE IDEE GENERALI GLI SFUGGONO. NELLA SUA MENTE SOVRACCARICA DI ELEMENTI INFINITESIMALI, NON C’È SPAZIO PER CONCETTI COMPIUTI. E CHE C’ENTRIAMO NOI CON QUESTO PRODIGIOSO MATTO, CHE «SAPEVA LE FORME DELLE NUBI ASTRALI DELL’ALBA DEL 30 APRILE 1882 E POTEVA CONFRONTARLE NEL RICORDO CON LA COPERTINA MARMORIZZATA D’UN LIBRO VISTO UNA SOLA VOLTA»? C’entriamo eccome, ci dice Zagrebelsky. QUESTA È LA CONDIZIONE IN CUI CI CONDUCE IL SAPERE IPERSPECIALIZZATO, SUDDIVISO IN COMPETENZE DIFFERENZIATE E SEMPRE PIÙ PICCOLE, E SOPRATTUTTO SPROVVISTE DI UNA CORNICE COMUNE. E A QUESTO CI COSTRINGE ANCHE UNA POLITICA INCAPACE DI UNO SGUARDO GENERALE, UNA POLITICA CHE RISPONDE ALLA DISGREGAZIONE SOCIALE PERSEGUENDO L’INTERESSE DI OGNI MINIMA CATEGORIA E RINUNCIANDO A UN QUADRO D’INSIEME. «Le ideologie», scrive lo studioso, «sembrano cose d’altri tempi. Crediamo che ciò sia perché hanno dato cattiva prova di sé, nel secolo scorso. Forse, invece, è perché STENTIAMO A RAFFIGURARE LA STRAORDINARIA FRAMMENTAZIONE SOCIALE IN QUALCHE IDEA COMPLESSIVA». Una singolare forma di miopia colpisce il nostro sguardo, che è poi LA MALATTIA DEL “MEMORIOSO”. LA VISTA DIVENTA «ACUTA, ACUTISSIMA SUI PARTICOLARI», MA «CIECA DI FRONTE A CIÒ CHE LI DOVREBBE TENERE INSIEME, CIOÈ A CIÒ CHE È GENERALE».





"Una singolare forma di miopia colpisce il nostro sguardo, che è poi la malattia del “memorioso”. La vista diventa «acuta, acutissima sui particolari», ma «cieca di fronte a ciò che li dovrebbe tenere insieme, cioè a ciò che è generale»."



è quando manca un pensiero proprio che "il male" può diventare persino "banale" (Arendt). 
Ma quanti sono gli omologati, i cloni... quelli che non si sono mai staccati dai propri padri (intendo quei maestri di riferimento) e ne riproducono, come in una moviola, i motivi e spesso senza neanche averli, almeno, elaborati (come motivi comuni, identificazioni...)?


Gustavo Zagrebelsky. La felicità della cultura.
E se davvero ci fossimo ridotti come FUNES “EL MEMORIOSO”, CHE RICORDAVA TUTTO MA NON CAPIVA NIENTE? Il sospetto è avanzato dal nuovo saggio di Gustavo Zagrebelsky, Fondata sulla cultura, che SCEGLIE IL PERSONAGGIO DI BORGES COME EMBLEMATICO DELLE DISSENNATEZZE PRESENTI (Einaudi, pagg. 110, euro 10). CAPACE DI RICORDARE OGNI DETTAGLIO, ANCHE IL PIÙ INSIGNIFICANTE, FUNES PERÒ NON SA PENSARE. LE IDEE GENERALI GLI SFUGGONO. NELLA SUA MENTE SOVRACCARICA DI ELEMENTI INFINITESIMALI, NON C’È SPAZIO PER CONCETTI COMPIUTI. E CHE C’ENTRIAMO NOI CON QUESTO PRODIGIOSO MATTO, CHE «SAPEVA LE FORME DELLE NUBI ASTRALI DELL’ALBA DEL 30 APRILE 1882 E POTEVA CONFRONTARLE NEL RICORDO CON LA COPERTINA MARMORIZZATA D’UN LIBRO VISTO UNA SOLA VOLTA»?
C’entriamo eccome, ci dice Zagrebelsky. QUESTA È LA CONDIZIONE IN CUI CI CONDUCE IL SAPERE IPERSPECIALIZZATO, SUDDIVISO IN COMPETENZE DIFFERENZIATE E SEMPRE PIÙ PICCOLE, E SOPRATTUTTO SPROVVISTE DI UNA CORNICE COMUNE. E A QUESTO CI COSTRINGE ANCHE UNA POLITICA INCAPACE DI UNO SGUARDO GENERALE, UNA POLITICA CHE RISPONDE ALLA DISGREGAZIONE SOCIALE PERSEGUENDO L’INTERESSE DI OGNI MINIMA CATEGORIA E RINUNCIANDO A UN QUADRO D’INSIEME. «Le ideologie», scrive lo studioso, «sembrano cose d’altri tempi. Crediamo che ciò sia perché hanno dato cattiva prova di sé, nel secolo scorso. Forse, invece, è perché STENTIAMO A RAFFIGURARE LA STRAORDINARIA FRAMMENTAZIONE SOCIALE IN QUALCHE IDEA COMPLESSIVA».
Una singolare forma di miopia colpisce il nostro sguardo, che è poi LA MALATTIA DEL “MEMORIOSO”. LA VISTA DIVENTA «ACUTA, ACUTISSIMA SUI PARTICOLARI», MA «CIECA DI FRONTE A CIÒ CHE LI DOVREBBE TENERE INSIEME, CIOÈ A CIÒ CHE È GENERALE». Da qui la missione che investe tutti, a partire dagli intellettuali di professione: RESTITUIRE LA VISTA ALLA POLITICA. E RESTITUIRE ALLA CULTURA LA SUA FUNZIONE ORIGINARIA, OSSIA FUNGERE DA COLLANTE DI UNA SOCIETÀ. Una funzione ribadita anche dalla carta costituzionale, nell’articolo 33, formulato per difenderne l’autonomia dal potere e dal mercato.
Quella del RAPPORTO TRA POLITICA E CULTURA è una lunga e travagliata storia, che è andata esaurendosi in Italia tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. UN DIVORZIO PROGRESSIVO CHE HA IMPOVERITO LA POLITICA, SCHIACCIATA SUL “GIORNO PER GIORNO”. E ha messo ai margini la figura del maître à penser, caricaturizzata dallo ZEITGEIST contemporaneo in pallone gonfiato o in accademico polveroso, incapace di misurarsi con la cultura di massa. Un nome, quello di INTELLETTUALE, che oggi è perfino imbarazzante pronunciare, scrive Zagrebelsky. Ma NON È SUA PREOCCUPAZIONE RIABILITARE LA CATEGORIA, COPROTAGONISTA NON CERTO INNOCENTE DEL GRADUALE DECADIMENTO. Ciò che sembra stargli più a cuore è “la felicità delle idee”, senza le quali non esiste la libertà dal senso comune e dal conformismo. FONDATA SULLA CULTURA può essere letto anche come un trattato sul piacere delle idee, in un’epoca che sembra farne volentieri a meno. E sulla gioia della conoscenza, in un paese che non ci crede più.
Le idee celebrate da Zagrebelsky non sono però “beni in commercio”. Non si traducono in valore economico. E non sono un fattore produttivo. Qui la sua analisi si distingue dalla nutrita saggistica che combatte l’INFELICE SLOGAN DELLA DESTRA “CON LA CULTURA NON SI MANGIA”. Con la cultura certo si mangia, ma non è questo che interessa a Zagrebelsky. Anzi, VIENE DENUNCIATA L’OSSESSIONE ECONOMICISTICA con cui oggi, in ogni luogo della geografia culturale, anche a sinistra, si soppesano invenzione e creatività. «IL FINE È SEMPRE E SOLO ECONOMICO: LE IDEE SONO STRUMENTALI ALLA FELICITÀ E AL BENESSERE CHE QUESTA IDEOLOGIA CONTINUA A COLLOCARE NELL’ECONOMIA DELLA RICCHEZZA DI BENI MATERIALI». Ne consegue che un’idea incapace di produrre innovazione nel mercato delle merci – ma SOLO CONSAPEVOLEZZA O ARRICCHIMENTO SPIRITUALE – DI PER SÉ NON VALE NIENTE. Mentre, PROPRIO SULLA BASE DELLA VIVACITÀ DELLE IDEE, POTREMMO STABILIRE CLASSIFICHE DELLA FELICITÀ: sia per le vite dei singoli, sia per ciascuna collettività.
Pur nella forma del trattato classico – e della riflessione intellettuale – il libro di Zagrebelsky parla dell’attualità. Delle IDEE CHE SONO DI PER SÉ “DIVISIVE” – categoria bandita nella stagione delle larghe intese – e dei GOVERNI TECNICI, CHE COME GLI IDRAULICI POSSONO AL PIÙ RIPARARE IL DANNO MA NON CERTO INCIDERE SUL CAMBIAMENTO. Degli intellettuali di servizio – al potere, al mercato, ma soprattutto alle personali carriere – e di quelli scettici che tutto comprendono e tutto giustificano, abilissimi nel destreggiarsi tra i vari poteri. Di quelli apocalittici, in attesa del messia (che non arriva mai, e se arriva sono dolori), e degli ETERNI CONSENZIENTI, PER PAURA DI RESTARE ESCLUSI DAL “CERCHIO FORMIDABILE” DI CUI PARLAVA TOCQUEVILLE. Una ricca FENOMENOLOGIA DELL’INTELLETTUALE SMARRITO che resta quasi sempre innominata, ma non è difficile riconoscervi i vari personaggi del teatrino pubblico.
Ora però si pone il PROBLEMA: COME RESTITUIRE INTEGRITÀ ALLA FUNZIONE CULTURALE? Qui Zagrebelsky introduce la categoria del “tempo”. «SE LA CHAT E I SUOI FRATELLI APPARTENGONO AL MONDO DELL’ISTANTANEITÀ, I LIBRI RICHIEDONO DURATA». DA UNA PARTE LA COMUNICAZIONE, DALL’ALTRA LA FORMAZIONE. «LA COMUNICAZIONE VIVE NELL’ISTANTE, LA FORMAZIONE SI ALIMENTA NEL TEMPO». NON UNA CONTRAPPOSIZIONE, MA UNA NECESSARIA INTEGRAZIONE. «NON SI COSTRUISCE SOMMANDO ISTANTI ISOLATI, MA COLLEGANDOLI IN UN SENSO CHE CREA COMUNANZA. IL COLLEGAMENTO È COMPITO DELLA CULTURA».
E chi l’ha detto che sia un compito facile? «Io voglio che il mio lettore», scrive Petrarca, «pensi solo a me, e non stia a pensare alle nozze della figlia, alla notte che ha passato con l’amante, alle trame dei suoi nemici, alla causa in tribunale, alla terra e ai soldi». No, IL LETTORE DEVE CONCENTRARSI SUL TESTO, PERCHÉ «NON VOGLIO S’IMPADRONISCA SENZA FATICA DI CIÒ CHE NON SENZA FATICA IO HO SCRITTO». Il monito di Petrarca, fatto proprio da Zagrebelsky, vale ancora oggi. Soprattutto oggi. COSTANZA E DEDIZIONE. TEMPO E DURATA. L’UNICO MODO – CI AVVERTE L’AUTORE – PER SALVARCI DALLA SINDROME DI FUNES, CHE PENSAVA DI SAPER TUTTO MENTRE ERA SOLO UN DEMENTE.

Simonetta Fiori. la Repubblica. 28 gennaio 2014

http://www.libertaegiustizia.it/2014/01/28/la-felicita-della-cultura/