Pagine

venerdì 30 agosto 2013

Carlo Sini. Fenomenologia. E' il tentativo di tornare alle "cose stesse", mettendo tra parentesi le teorie sulle quali abbiamo edificato i nostri saperi. Si vuole fare ritorno all'essere del mondo così come questo si manifesta, in modo genuino e primario, riesaminando, riosservando e ridescrivendo i fenomeni originali. Secondo Husserl dobbiamo aderire alle cose, non nasconderle, servendoci della lingua che ricostruisca una ragione descrittiva. Questa teoria ha plasmato diversi metodi d'approccio scientifico. Ad essa si è ispirata la fenomenologia psichiatrica, dove il paziente viene descritto così com'è, nel suo apparire, e la terapia trova il proprio motore nei dati immediati dei suoi gesti e dei suoi atteggiamenti

Carlo Sini 
"Tra Hussler e Heidegger frattura che ha inciso sul Novecento"

Parla il professore che ha insegnato Filosofia Teoretica all'Università di Milano ed è un esperto riconosciuto dei due pensatori

La frattura tra Martin Heidegger e Edmund Husserl riflette una divaricazione d'interessi, o un tradimento del primo nei confronti del secondo, che ha inciso profondamente su certe crisi del pensiero nel Novecento. Autore di un'opera significativa come Essere e tempo (1927), Heidegger fu allievo di Husserl, fondatore della fenomenologia. Questo termine può suonare misterioso alle orecchie dei digiuni di filosofia.


Ma non c'è nulla di criptico nella storia della rottura che separò le sorti dei due filosofi: quel tradimento ha una portata la cui vastità tocca territori tutt'altro che specialistici, poiché è giunto a segnare con estrema concretezza lo sviluppo delle prospettive riguardanti il cambiamento del rapporto dell'uomo con la natura e il divorante espandersi della scienza e della tecnologia.



In questa serie di articoli sui traditori e le loro vittime, il contrasto tra Heidegger e Husserl, e l'onda lunga degli effetti che ne conseguirono sul pensiero del mondo manifestato dalla civiltà occidentale, ci vengono raccontati da uno dei massimi filosofi italiani, Carlo Sini, che ha insegnato per molti anni Filosofia Teoretica all'Università di Milano e che è un esperto riconosciuto dei due pensatori.



Perché Heidegger tradì il suo maestro Husserl?

"Sembra che a rompere i rapporti sia stato Husserl, sconcertato dall'adesione di Heidegger al nazismo. Vale comunque la pena di rammentare che Heidegger dedicò a Husserl Essere e tempo e glielo consegnò a Friburgo nel giorno del suo compleanno. Husserl, al momento, non lo aprì nemmeno. Lo fece tempo dopo, quand'era cresciuta la fama del suo allievo. E commentò che si trattava del suo stesso pensiero "ma senza fondamento". Lo considerò un tradimento della fenomenologia, che non fu mai abbandonata da Husser ".



Può spiegare il termine "fenomenologia"?

"E' il tentativo di tornare alle "cose stesse", mettendo tra parentesi le teorie sulle quali abbiamo edificato i nostri saperi. Si vuole fare ritorno all'essere del mondo così come questo si manifesta, in modo genuino e primario, riesaminando, riosservando e ridescrivendo i fenomeni originali. Secondo Husserl dobbiamo aderire alle cose, non nasconderle, servendoci della lingua che ricostruisca una ragione descrittiva. Questa teoria ha plasmato diversi metodi d'approccio scientifico. Ad essa si è ispirata la fenomenologia psichiatrica, dove il paziente viene descritto così com'è, nel suo apparire, e la terapia trova il proprio motore nei dati immediati dei suoi gesti e dei suoi atteggiamenti ".



Qual era la posizione di Heidegger?

"Si convinse che un programma filosofico, pur apprezzabile, che avesse a fondamento l'immediatezza delle cose stesse, fosse già fallito a partire da Platone. Quella filosofia nata per il dominio del logos uccideva se stessa. Da qui la sua critica alla metafisica. Il tentativo fu perciò di ritrovare una verità della realtà in qualcosa che preceda la filosofia, e trovò quel qualcosa nella poesia. Nel "pensiero poetante", come amava ripetere. Non a caso lavorò molto su Rilke".



In che modo Heidegger, in principio, aderì alla fenomenologia?

"Per molti versi vi restò ancorato fino all'ultimo. Negli anni Sessanta (Husserl era morto nel '38), Heidegger scrisse di considerarsi legato alla rivelazione fenomenologica, che doveva in gran parte a Husserl. Ma è grande il divario tra i due filosofi, a partire dalle rispettive formazioni. Heidegger proveniva da studi classici, mentre Husserl era un frutto delle scienze matematiche. I suoi riferimenti erano l'illuminismo e Cartesio: era un ebreo votato al culto della ragione

Heidegger invece prendeva le mosse da Aristotele, che arrivava a considerare un fenomenologo più profondo del suo maestro. In sostanza Heidegger è un romantico, e vede la modernità come un pericolo enorme che ha preteso di sostituirsi a Dio e d'impadronirsi della natura. Il suo è un pensiero genialmente reazionario".


Husserl, a sua volta, non ebbe forse un rapporto problematico con la modernità?

"Sì. Nella sua ultima opera rimasta incompiuta, La crisi delle scienze europee, Husserl evoca i rischi della specializzazione scientifica, che può far perdere il senso della ragione umana e portare l'Europa a divenire un fenomeno meramente antropologico, come la Cina o ciò che ha determinato la filosofia occidentale attraverso l'impresa della modernità, da Galileo a Cartesio, si mostra solo come volontà di potenza. Anche per Heidegger è necessario abbandonare la ragione devastatrice che rende la terra un deserto. Ma la divergenza dei due filosofi coincide con un'opposizione epocale. Per Husserl il nichilismo, cioè la caduta nella barbarie della scienza che ha perso l'unità del potere, diventa un impegno ulteriore per la ragione, da ricondurre ai suoi compiti veri, in quanto l'illuminismo ha promulgato una ragione incapace d'imporsi

Secondo Heidegger invece, lo svelamento di un essere enigmatico che si sottrae alla ragione occidentale rischia di gettarci nel "futuro della bomba atomica". L'uomo che si autoproclama signore della natura ha compiuto un sacrilegio nei confronti dell'essere, e ci sospinge verso la devastazione".


Heidegger è convinto che l'uomo, con un eccesso d'uso della scienza, abbia tradito il proprio ruolo nella vita?

"Esatto. E legge l'avvio di tale tradimento nella filosofia platonica. Si comincia a scambiare l'essere delle origini con una sorta di entificazione, riducendo la rivelazione degli esseri a cose che si possono manovrare, misurare, produrre. Husserl e Heidegger concordano nel sostenere che ridurre l'ente alla sua misura matematica, come fa Galileo, è insufficiente. Però l'uno vuol scavare sotto e andare all'indietro, mentre l'altro si propone di scavare avanti e andare oltre. 



Heidegger aveva intuito una cosa non chiara a Husserl, e cioè la natura tecnologica della vita moderna: aveva compreso che la tecnica non è un'applicazione della scienza, ma che quest'ultima è una conseguenza della tecnica, laddove Husserl era ancora della vecchia idea che prima si fa la teoria e poi si costruisce la pratica. Per Heidegger il porre l'uomo al centro della natura e farne il suo legislatore è la tragedia dell'Occidente, mentre per Husserl la filosofia equivale alla ragione, che in fin dei conti genera la democrazia. Le correnti nazionalistiche, infatti, tradiscono questo modo di pensare".



Non a caso Heidegger aderì al nazismo.

"Questa è stata una vergogna e una rovina per la filosofia. Un vero tradimento: uno dei più influenti filosofi del Novecento ha tradito l'essenza di libertà e umanità che la filosofia incarna. Husserl sosteneva che i filosofi sono i funzionari dell'umanità. Una visione democratico-illuministica intollerabile per Heidegger".



Ma Heidegger fu davvero nazista? Nella famosa intervista concessa alloSpiegel, "Ormai solo un Dio ci può salvare", prende le distanze dal nazismo.

"Era un seguace del nazismo della prim'ora, un simpatizzante delle camicie brune. Da figlio di contadini, scorse nel nazismo delle origini una rivolta popolare che tornava alle forze della natura contro quelle che considerava le due degenerazioni della democrazia occidentale, cioè l'illuminismo e il marxismo. Ma quando ci fu "la notte dei lunghi coltelli" capì la pericolosità dell'hitlerismo.



Resosi conto delle sue implicazioni, lo rinnegò e fu perseguitato per questo. L'anima nera di Heidegger fu la consorte Elfride, antiebraica e iscritta fin da giovane nei movimenti nazisti. E tanto per inseguire ancora il tema del tradimento, con una digressione in ambito privato, c'è da dire che Heidegger tradì molto sua moglie. Al di là della sua maschera di severa rispettabilità, il grande filosofo non solo visse una tormentata storia d'amore con la più illustre tra le sue allieve, Hanna Arendt, ma ebbe numerose relazioni clandestine".



La nozione di tradimento è frequentata dalla filosofia?

"Lo è nella forma nobilitata e un po' idealistica del motto Amicus Plato sed magis amica Veritas. Ovvero: inevitabile che il buon discepolo tradisca. Sono amico di Platone, ma la verità è più amica. Il discepolo fedele è un ripetitore, ma ogni cosa ripetuta muore. L'eccesso di fedeltà produce un'imbalsamazione delle idee".





Massa. La massa non sa a cosa crede, non sa cosa dire, non sa spesso come amare, anzi tante volte sono persino nel giusto ma comunque non sapendolo rimangono nell'impotenza spirituale del non essere nella consapevolezza e per ciò rimangono ignoranti.


La massa non sa a cosa crede, non sa cosa dire, non sa spesso come amare, anzi tante volte sono persino nel giusto ma comunque non sapendolo rimangono nell'impotenza spirituale del non essere nella consapevolezza e per ciò rimangono ignoranti.


Eppure è il popolo che poi muovendosi ha cambiato gli eventi della storia. 
Il popolo è come il bue che placidamente rumina ma è anche un toro infuriato che è difficile fermare




giovedì 29 agosto 2013

La percezione di se stessi.

La percezione di se stessi. Questo video è preso da uno spot pubblicitario, quando l'ho visto la prima volta mi sono davvero commossa. Io invito davvero tutti coloro che hanno poca autostima di se a sprecare 3 min del loro tempo per guardarlo è veramente toccante e fa capire tante cose...



un video che lascia il segno...e mi da una marcia in più per affrontare il mio disturbo alimentare.
GRAZIE <3<3<3



non funziona...
i sentimenti/aspettative/desideri del pittore possono (anzi certamente lo fanno) influenzare il suo modo di disegnare. potrebbe addirittura avere coscientemente lo scopo di veicolare il messaggio:
GLI ALTRI TI VEDONO PIU' BELLO DI COME TI VEDI TU.
Scusate ma sono una mente cinico/scientista...
Ci vorrebbe una macchina asettica come disegnatore.
Solo allora sfronderemmo questo "esperimento" dai sentimenti di chi lo conduce... è l'ABC della scienza.
Se invece vogliamo considerare solo l'aspetto poetico, ammetto che può essere toccante ma... far coincidere la realtà con i desideri (pensare che siamo, agli occhi degli altri, più belli di come lo siamo ai nostri) è da creDini...



Sono d'accordo. Se il fine era quello di dare un colpo di autostima a una donna, tutto bene, ma è fin troppo facile disegnare un viso più brutto quando te lo descrive l'interessata e poi disegnarne un altro più bello quando a descriverla è un'altra.



grazie di avermi dato l'opportunità di vedere questo video...significativo, ma soprattutto vero, reale, le nostre virtù sono a noi nascoste a causa della nostra cecità.



molto molto bello davvero, c'è dentro tutta la vostra fragilità...poi, però, vi regalano un sorriso e tornate belle come il sole..



[...] Significativo e profondo...dobbiamo apprezzarci di più..però dobbiamo fare in modo di non farci abbattere dalle persone che ci sottovalutano ...non ci meriteranno ?



è verissimo, commovente! Sono più gli altri a vedere la tua bellezza che non noi stessi.
L'erba del vicino è sempre più verde! Si addice questo proverbio.



...davvero tosto e significativo....ma perché dobbiamo sempre essere provocati da cose di questo tipo, per emozionarci e capire quanto di bello c'è in noi???.. Ho ripreso da poco "uno nessuno centomila"di Pirandello.. forse non lo finirò neppure, chissà.. E'proprio vero che noi vorremmo che gli altri ci vedessero con i nostri stessi occhi..e ci sforziamo di fare in modo che la realtà sia unica e uguale per tutti...sforzi titanici per riempire di senso le parole e le nostre azioni......e quanto tempo perdiamo a preoccuparcene... PER NIENTE'!!!...



la diversità di come ci vedono e come ci vediamo, apprezziamoci di più



Io ho sempre notato la differenza tra come mi vedo io e mi vedono gli altri, spesso ho pensato che forse indossavo una maschera....



Bellissimo e reale mi piacerebbe provare a descrivermi ed essere descritta



mi sono commossa anch'io. E' un vero peccato, potremmo essere più felici e consapevoli.
Bisogna imparare ad apprezzarsi prima che sia troppo tardi.




Sandra Ballarin:

è vero, a volte ci perdiamo su cose così futili ed assurde che non ci rendiamo conto di quanto siamo importanti .



Ecco come al solito mi sono commossa...per il video ma anche perché finalmente ho una persona che mi percepisce per quello che sono e ogni giorno mi ricorda quello che sono...Senza saperlo è un esperimento che faccio quotidianamente. Sono fortunata!



"Cambia i tuoi pensieri e cambierà la tua realtà!" cit.
Tutto ciò che spesso cerchiamo lontano è già in noi. La ricerca di chi siamo veramente può portare a galla ciò che abbiamo sempre tenuto nascosto; poi la bellezza dello sconosciuto rivela spesso quanto invece le nostre paure fossero infondate!


Patrizia Decembrino:
 a volte siamo troppo soli per riuscire a vedere Grazie di esserci nei momenti bui




Sono certa che se lo avessero fatto con degli uomini sarebbe stato l'esatto contrario. Come dice Sheryl Sandberg




alle volte ci descriviamo per come ci vede chi abbiamo vicino...alle volte poi...qualcuno ci disegna x come veramente siamo..iniziando dal nostro essere...e magari quel qualcuno ci disegna benissimo...anche se non ci conosce...



Sapevo gíà. Amare fornisce una visione più realistica del Sé!



che bello...la differenza tra ciò che noi vediamo di noi stesse e quello che guardano gli altri..rispecchia le nostre insicurezze..


Sei più bella di quello che credi