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mercoledì 28 dicembre 2011

J. Searle, Mente, coscienza, cervello. Cervelli che parlano.


Coscienza e consapevolezza (Fonte: Wikipedia)
[...]  il filosofo statunitense John Searle accomuna la coscienza alla consapevolezza di sé: «La coscienza consiste in una serie di stati e processi soggettivi. Essi sono stati di consapevolezza di sé, interiori, qualitativi e individuali. La coscienza è allora quella cosa che comincia ad apparire al mattino, quando dallo stato di sogno e di sonno passiamo allo stato di veglia e permane per tutta la durata del giorno fino a sera, quando, tornando a dormire, diventiamo incoscienti. Questo è per me il significato del termine "coscienza"». Il termine coscienza è dunque riportato alla terminologia psicoanalitica che la intende come condizione di attenzione conscia contrapposta alla situazione inconscia del sonno.


J. Searle, Mente, coscienza, cervello: un problema ontologico, in Eddy Carli (a cura di), Cervelli che parlano, Bruno Mondadori, Milano, 1997, pag. 185


http://it.wikipedia.org/wiki/Coscienza_(filosofia)

Coscienza (filosofia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Coscienza in ambito filosofico, si potrebbe genericamente definire come un'attività con la quale il soggetto entra in possesso, tramite l'apparato sensoriale, di un sapere immediato e irriflesso che riguarda la sua stessa, indistinta, corporea oggettività e tutto ciò che è esterno a questa.

Indice

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Coscienza e consapevolezza [modifica]

In vero il termine ha assunto nel corso della storia della filosofia significati particolari e specifici distinguendosi dal vocabolo generico di consapevolezza al quale viene talvolta assimilato.[1] In questo senso il filosofo statunitense John Searle accomuna la coscienza alla consapevolezza di sé: «La coscienza consiste in una serie di stati e processi soggettivi. Essi sono stati di consapevolezza di sé, interiori, qualitativi e individuali. La coscienza è allora quella cosa che comincia ad apparire al mattino, quando dallo stato di sogno e di sonno passiamo allo stato di veglia e permane per tutta la durata del giorno fino a sera, quando, tornando a dormire, diventiamo incoscienti. Questo è per me il significato del termine "coscienza"».[2]. Il termine coscienza è dunque riportato alla terminologia psicoanalitica che la intende come condizione di attenzione conscia contrapposta alla situazione inconscia del sonno.

Coscienza e autocoscienza [modifica]

Un'ulteriore distinzione occorre fare tra il concetto di coscienza e quello di autocoscienza nel senso che quest'ultima appare al termine di un processo sempre più complesso rispetto alla prima iniziale presa di coscienza nella quale sappiamo confusamente che siamo ma non ancora chi siamo.[3]
La psicologia ha ormai accertato che solo nel secondo anno di vita il bambino entra nella fase della autocoscienza riferendosi a sé come "io": «è questo il primo contenuto di identità, quello di esprimere la componente riflessiva che il soggetto sviluppa su di sé e di cui la grammatica è espressione e codificazione» [4]
All'inizio del processo il bambino invece è cosciente del mondo esterno ma parla di sé in terza persona poiché non è ancora in grado di identificare la sua soggettività pensante con l'oggettività del suo stesso corpo: quell'oggetto che è il più vicino a lui e da cui proviene un flusso continuo di sensazioni. Quando sarà in grado di identificare le sensazioni e percezioni di sé con il proprio corpo avrà acquisito quella forma di coscienza superiore che è l'autocoscienza.

Autoconsapevolezza [modifica]

Insieme ad autocoscienza si usa il termine di autoconsapevolezza intesa come l'esplicito riconoscimento della propria esistenza ma non ancora sviluppata come io. La definizione include quindi il concetto della propria esistenza in quanto individuo, in modo separato dalle altre persone, con un proprio pensiero individuale. Può anche includere la comprensione che altre persone siano allo stesso modo autoconsapevoli.
A differenza dell'autoconsapevolezza, l'autocoscienza rappresenta allora un grado più elevato di coscienza di sé ed implica un progresso dell'identità. In un senso epistemologico, essa è la comprensione personale del nucleo della propria identità. L'autocoscienza gioca un ruolo importante nel comportamento.[5]

Coscienza d'essere [modifica]

Un contributo al problema della coscienza è stato dato da Martin Heidegger, che ha affrontato il problema dell'essere nella metafisica occidentale a partire dai greci fino a Nietzche, distinguendo essere da essente (la Differenza ontologica).
Sostituendo il concetto di Dasein [6] a quello di soggetto cartesiano, egli riconduce il problema della coscienza a quello del fatto d'essere della coscienza(Essere e tempo, 1927).
Per Heidegger la coscienza d'essere (o coscienza di esistere) non è altro che l'essere della coscienza, cioè l'esserci. Per spiegare questo apparente circolo, Heidegger introduce nel 1929 il legame tra essere e niente nella celebre prolusione Che cos'è Metafisica? [7]. Egli chiama questo "uscire fuori dal niente" dell'essente la trascendenza [8], ripercorrendo così in modo del tutto originale i passi della teologia cristiana, da cui iniziò i suoi studi. Se, infatti, si sostituisce a Dio il niente, l'evento della creaturalità (esisto perché Dio mi ha creato) diventa un'esser gettati nell'esistenza senza un perché. Da qui la domanda fondamentale, che riprende da Leibniz, sul perché ci sia qualcosa invece che niente, che conclude la prolusione del '29[9].

Coscienza come introspezione [modifica]

(LA)
« In suis Confessionum libris de se ipso, qualis ante perceptam gratiam fuerit, qualisque iam sumpta viveret designavit. »
(IT)
« Nelle sue Confessioni parla di se stesso, quale fu prima di ricevere la grazia e come visse dopo averla ottenuta. »
Nell'ambito della coscienza la filosofia ha inteso ricondurvi non solo i dati sensoriali ma anche la complessa interiorità rappresentata da i sentimenti, le emozioni, i desideri, i prodotti del pensiero, come pure il senso di identità personale.
Il processo dell'analisi della propria interiorità prende il nome di introspezione [10] che può talora confondersi con la riflessione impropriamente intesa come sinonimo.
Nello stoicismo e nel neoplatonismo il riferirsi alla coscienza voleva significare rapportarsi alla "voce" interiore, a quel "dialogo dell'anima con se stessa" che già caratterizzava l'ultima produzione delle opere dialogiche platoniche dove la forma letteraria e filosofica del dialogo con un interlocutore svaniva sostituita da quella del monologo. Il saggio del periodo post-classico della filosofia greca è allora proprio colui che allontanandosi dalle cose mondane e dalle passioni riflette su se stesso.
Sarà Sant'Agostino nelle Confessioni a riprendere questo modello di analisi della personale interiorità (de se ipso) e lo trasmetterà a gran parte del pensiero cristiano seguente.
È infatti soprattutto con il Cristianesimo, a cominciare da San Paolo, che il concetto di coscienza viene assimilato a quello di morale come ben dimostra il linguaggio comune quando parla di "voce della coscienza" che suggerirebbe come comportarsi, quali principi certi siano dentro di noi che ci guiderebbero sulla retta via dalla quale deviamo per la nostra debolezza umana innata. Non a caso la precettistica cristiana prescrive l'uso devoto dell'"esame di coscienza" come metodo per rintracciare i propri errori morali.
La coscienza infatti nel pensiero religioso è concepita come sorgente di Verità, di quei principi certi che sono alla base di ogni retto volere: riferendosi alla propria coscienza si saprebbe senza alcun dubbio come giustamente comportarsi e anche se l'azione concreta è poi difforme o contraria a quanto indicato dalla coscienza questo sarebbe dovuto alla nostra imperfezione umana.
Anche nella Critica della ragion pratica kantiana la morale è intesa come voce della coscienza, della nostra interiorità, che afferma il valore assoluto della legge morale talora traviata dalle nostre inclinazioni sensibili.
Secondo Kant, riprendendo le concezioni di Jean Jacques Rousseau, è questa un'esperienza morale che accomuna tutti gli uomini indipendentemente dalle loro differenti condizioni intellettuali e culturali.
Le affermazioni kantiane erano in contrasto con la morale relativista rinascimentale che già con Montaigne nei Saggi (1580) aveva chiarito come in realtà i cosiddetti principi morali certi che variano secondo i diversi ambienti di provenienza vengano inculcati nella mente infantile che, raggiunta l'età adulta, si dimentica della loro origine e crede che quei valori siano innati e presenti da sempre nella loro coscienza.
Dal pensiero di Montaigne si sviluppò una polemica che vede in prima fila John Locke contro i neoplatonici della scuola di Cambridge (George Herbert di Cherbury, Ralph Cudworth, Henry More) che sostenevano l'innatismo dei principi morali.

Coscienza e conoscenza [modifica]

Dal XVII secolo con Cartesio il termine coscienza acquista il significato di «consapevolezza soggettiva» di sé, una coscienza diretta di noi stessi tale da essere indubitabile mentre tutti i contenuti mentali di cui siamo coscienti sono soltanto «idee».[11]
Questa concezioe cartesiana si ritrova in tutto l'empirismo inglese sino a David Hume che approda al solipsismo poiché egli sostiene che il pensiero può spingersi sino ai limiti dell'univeso ma rimanendo sempre nell'ambito essenziale della coscienza e conoscendo solo «impressioni» sensibili o «idee» della ragione senza nessuna certezza cognitiva.[12]
Contro questa interpretazione reagì Immanuel Kant nella Critica della ragion pura [13] dove distinse una coscienza empirica, basata sulla singola sensibilità individuale e tale da appartenere solo a noi stessi singolarmente, e una coscienza in generale o «appercezione trascendentale» che si esprime nell'«Io penso», un'attività di pensiero che appartiene a tutti gli uomini, ma a nessuno di essi in particolare, strutturalmente identica in tutti come attività formale del conoscere che si realizza attraverso il giudizio sintetico a priori attraverso le diverse «categorie» [14]
Io penso kantiano si trasformerà nell'Io assoluto di Fichte e del primo Schelling: mentre l'io empirico individuale si trova ad essere sempre limitato dal non-io, gli oggetti, nell'attività teoretica e pratica, l'Io assoluto, principio di tutta la realtà, contrapponendosi al non-Io, in un'attività originaria di autocoscienza, autoproduzione (autoconoscenza) e autocreazione è al di sopra della coscienza e solo la filosofia idealistica offrirà il mezzo per attingerlo.
Hegel nella Fenomenologia dello spirito tratterà della coscienza intendendola come lo spirito dell'uomo che ancora non è giunto al sapere assoluto per cui si pone in un contrasto irrisolto con la natura e con la società.
La coscienza quindi è tutta tesa alla conoscenza del mondo esterno mentre con l'autocoscienza l'uomo diverrà consapevole della sua razionalità come connessa alla realtà che egli stesso interpreta e costituisce.
Il percorso storico dello spirito verso l'autocoscienza sarà segnato da tappe di lotta tra le diverse autocoscienze che si ritengono ostili e diverse [15] e dalla nascita storica delle organizzazioni sociali.
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Coscienza e autocoscienza nella Fenomenologia dello spirito.

Coscienza come intenzionalità [modifica]

L'intenzionalità, originalmente un concetto della filosofia scolastica, fu reintrodotta nella filosofia contemporanea dal filosofo e psicologo Franz Brentano nella sua opera Psychologie vom Empirischen Standpunkte (Psicologia dal punto di vista empirico).
Con l'intenzionalità della coscienza o della mente si intende l'idea che la coscienza sia sempre diretta ad un oggetto, che abbia sempre un contenuto.[16]
Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei fenomeni psichici (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai fenomeni fisici. Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico ha un contenuto, è diretto a qualche cosa (l'oggetto intenzionale). Ogni credere, desiderare ecc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato.
L'intendimento della coscienza come coscienza di qualcosa si ritrova nel XX secolo nella filosofia di Husserl e in alcuni autori dell'esistenzialismo come Jean Paul Sartre, Karl Jaspers.
Il necessario riferimento della coscienza nei confronti di un oggetto è chiamato da Husserl, nell'opera Idee per una fenomenologia pura, «intenzionalità» e questo significato è penetrato nella ricerca contemporanea, sia nella filosofia continentale che nella filosofia analitica.
Per Sartre la coscienza è "essere per sé", intendendo come essa si costruisca liberamente nel tempo, nel futuro, distinguendosi e opponendosi alle cose che sono invece "essere in sé" [17] Tra l'essere delle cose e la coscienza c'è un'opposizione tale per cui la coscienza può definirsi come "non-essere" poiché essa si costruisce proprio opponendosi all'essere delle cose: la coscienza quindi dà vita al non-essere o come dice Sartre «l'essere per cui il nulla viene al mondo» [18] per cui ogni esperienza è caratterizzata dalla azione negatrice della coscienza.
Nell'intelligenza artificiale e nelle scienze cognitive il concetto di intenzionalità è un tema controverso considerandola come qualcosa che ad esempio una macchina non potrebbe mai davvero possedere.[19]

Note [modifica]

  1. ^ In psicologia, con il termine consapevolezza (inglese awareness) si intende la percezione e la reazione cognitiva di un animale al verificarsi di una certa condizione o di un evento. La consapevolezza non implica necessariamente la comprensione.
  2. ^ J. Searle, Mente, coscienza, cervello: un problema ontologico, in Eddy Carli (a cura di), Cervelli che parlano, Bruno Mondadori, Milano, 1997, pag. 185
  3. ^ «all'inizio il bambino inizia a prendere coscienza del suo ambiente e dopo poco sa già della mamma, degli altri familiari, del seno o della pappa, degli oggetti che lo circondano, e anche molte cose di sé e della propria presenza, e parla di sé in terza persona, poiché non è ancora in grado di stabilire l'identificazione del soggetto pensante che lui è con quell'oggetto particolare che gli appare, non dinanzi ma molto più vicino delle altre cose, e che gli dà sensazioni a getto continuo: il proprio essere, intrinsecamente connesso al proprio corpo (in altri termini, il proprio "corpo delle sensazioni" connesso al proprio corpo fisico). Verso i due anni di vita, il bambino inizia a dire "Io" a se stesso, mostrando di aver sviluppato la prima forma di coscienza di sé, attraverso la riunione, l'identificazione di tutte le sensazioni e percezioni di sé con il proprio centro pensante. Da questa identificazione nasce la coscienza di sé, o autocoscienza, che è una forma di coscienza di livello superiore rispetto a quella dell'esistenza del resto del mondo...»(in Psicoterapia e autocoscienza)
  4. ^ M. Minolli, M.L. Tricoli, Solving the problems of duality: the third and self-consciousness., 2004 Psychoanalytic Quarterly, LXXIII, 137-166.
  5. ^ Gli esseri umani non sono le uniche creature a essere autoconsapevoli. L'esperimento dello specchio, nel quale un individuo capisce che la figura riprodotta è lui stesso, ha rivelato che varie specie di animali sono autoconsapevoli. Esistono prove che le scimmie antropomorfe, i delfini tursiopi, gli elefanti e perfino alcune specie di polpi abbiano questa capacità.
  6. ^ M. Heidegger, Essere e tempo, 1927. Due edizioni in italiano, una a cura di Franco Volpi (2005, Longanesi) e una a cura di Marini (2006, Mondadori)
  7. ^ M. Heidegger, Che cos'è metafisica?, Volpi(a cura di), Adelphi 2001, p.11
  8. ^ M. Heidegger, Che cos'è metafisica?, Volpi(a cura di), Adelphi 2001, p.33
  9. ^ M. Heidegger, Che cos'è metafisica?, Volpi(a cura di), Adelphi 2001
  10. ^ L'introspezione, dal punto di vista della psicologia, si pone al contrario di quel processo denominato in inglese extrospection, che consiste invece nell'osservazione di ciò che è esterno al proprio . Il filosofo francese Henri Bergson ad esempio utilizzò questo metodo per studiare il fluire degli stati d'animo gli uni negli altri, senza che vi sia una netta separazione tra di loro; questo era il punto focale della sua critica alla visione del tempo offerto dal positivismo, insensibile ai fatti contenuti nei diversi istanti. La psicologia cognitiva, che fa proprio il metodo scientifico, rifiuta l'introspezione come metodo valido per l'indagine. Va osservato tuttavia che Herbert Simon e Allen Newell hanno individuato il "protocollo del pensiero ad alta voce", nel quale i ricercatori osservano un soggetto impegnato nell'introspezione esprimere a voce alta i suoi pensieri, consentendo così lo studio dell'introspezione dall'esterno.
  11. ^ Cartesio, Meditazioni metafisiche, 1a e 2a
  12. ^ D. Hume, Trattato sulla natura umana, sez. L'idea di esistenza e di esistenza esterna.
  13. ^ I. Kant, Critica della ragion pura, Confutazione dell'idealismo
  14. ^ I. Kant, Critica della ragion pura, sez.Deduzione trascendentale di concetti puri dell'intelletto,
  15. ^ Hegel, Fenomenologia dello spirito, sez.Indipendenza e dipendenza dell'autocoscienza.
  16. ^ "Intenzionalità" non ha nulla a che vedere con libera volontà o l'agire "di proposito" (intenzionalmente). Nella filosofia e specificamente nella fenomenologia "intenzionalità" ha un significato tecnico, che è quello qui descritto.
  17. ^ Cfr. J. P. Sartre, L'essere e il nulla
  18. ^ J.P. Sartre op.cit.
  19. ^ Vedi John Searle e l'esperimento della stanza cinese.

Bibliografia [modifica]

  • M. Minolli, M.L. Tricoli, Solving the problems of duality: the third and self-consciousness., 2004 Psychoanalytic Quarterly, LXXIII
  • M. Di Francesco, La coscienza, Editore: Laterza, 2005
  • S. Blackmore, Coscienza, Editore: Codice 2007
  • G. Petracchi, Il dilemma della coscienza. Una questione filosofica o scientifica?, Editore: Firenze Atheneum 2007
  • G. Liotti, La dimensione interpersonale della coscienza , Editore: Carocci 2005
  • N. Humphrey, Rosso. Uno studio sulla coscienza , Editore: Codice 2007
  • L. Forgione, L'io nella mente. Linguaggio e autocoscienza in Kant, Editore: Bonanno 2006
  • H.G. Mead, La voce della coscienza, Editore: Jaca Book 1996
  • D. R. Hofstadter, Anelli nell'Io. Che cosa c'è al cuore della coscienza? Editore: Mondadori 2008
  • M. Perrini, Filosofia e coscienza. Socrate, Seneca, Agostino, Erasmo, Thomas More, Bergson Editore: Morcelliana 2008
  • S. Biolo, L'autocoscienza in s. Agostino, Editore: Pontificia Univ. Gregoriana 2000
  • G. Salatiello, L'autocoscienza come riflessione originaria del soggetto su di sé in san Tommaso d'Aquino, Editore: Pontificia Univ. Gregoriana 1996
  • M. Cascio, L'autocoscienza. Immediatezza e mediazione nella sinistra hegeliana, Editore: Bastogi Editrice Italiana 2007
  • G. Errera, Il concetto di autocoscienza. La filosofia per tutti e per sempre, Editore: Ibiskos 2005
  • M. Olivieri, Coscienza ed autocoscienza in Hegel, Editore: CEDAM 1972
  • Ermanno Bencivenga, Anime danzanti , Editore: Aragno 2008
  • Alfredo Paternoster, Introduzione alla filosofia della mente, Gorgonzola (MI),Laterza, 2008.
  • John Searle, Il mistero della coscienza, Milano, Raffaello Cortina, Milano 1998, ISBN 88-7078-511-4.


martedì 27 dicembre 2011

W.Smith. Il destino del leone. Le emozioni sono maledettamente sfuggenti,appena le si mette alle corde,cambiano forma e la rete di parole nella quale si è appena tentato di poterle invischiare non funziona più


Le emozioni sono maledettamente sfuggenti,appena le si mette alle corde,cambiano forma e la rete di parole nella quale si è appena tentato di poterle invischiare non funziona più.
W.Smith-Il destino del leone

Giulia Cardinale

Steve Hagen. La risposta nel silenzio Non c'è niente da dimostrare, niente da immaginare, niente da afferrare, niente da capire. Quando finalmente smettiamo di cercare di spiegare razionalmente tutto a noi stessi, possiamo scoprire con sorpresa che nel silenzio, possiamo trovare tutte le spiegazioni che cerchiamo.


Non c'è niente da dimostrare, niente da immaginare, niente da afferrare, niente da capire. Quando finalmente smettiamo di cercare di spiegare razionalmente tutto a noi stessi, possiamo scoprire con sorpresa che nel silenzio, possiamo trovare tutte le spiegazioni che cerchiamo. 
Steve Hagen

NON ABBIAMO SOLO IL RAZIOCINIO, abbiamo anche l’INTUIZIONE PROFONDA. Molte scoperte scientifiche vengono fatte attraverso l’intuizione, non il raziocinio, che interviene solo in seguito. Ma l’INTUIZIONE NON AMA IL CONTINUO FLUSSO DI PENSIERI DISCORSIVI E RAZIOCINANTI. Possiamo riscoprire, attraverso il SILENZIO INTERIORE, questa dote innata che abbiamo quasi perduto.

Si ma anche molte scoperte scientifiche fatte con l'intuizione ..si sono poi rivelate sbagliate......



Deming William Edwards. Le due principali regole che stanno alla base della vita stessa sono: 1) il cambiamento è inevitabile 2) tutti cercano di resistere al cambiamento



1) il cambiamento è inevitabile
2) tutti cercano di resistere al cambiamento

Deming William Edwards




L’armonia della vita risiede nell’essere lucidamente in contatto con la realtà. Soffermarci su come le cose dovrebbero o potrebbero essere ci impedisce di accedere a quell’armonia. La pace della vita non si può trovare nei ricordi di ieri o nei sogni del domani. La si trova ora, nel presente, attraverso l’accettazione di quelle cose che non possiamo cambiare, adattandoci ad esse e operando lucidamente per ottenere quei cambiamenti necessari al nostro benessere


"L’ARMONIA DELLA VITA  risiede nell’ESSERE LUCIDAMENTE IN CONTATTO CON LA REALTA'. Soffermarci su come le cose dovrebbero o potrebbero essere ci impedisce di accedere a quell’armonia. La pace della vita non si può trovare nei ricordi di ieri o nei sogni del domani. La si trova ora, nel presente, attraverso l’ACCETTAZIONE DI QUELLE COSE CHE NON POSSIAMO CAMBIARE, ADATTANDOCI AD ESSE e operando lucidamente per ottenere quei CAMBIAMENTI necessari al nostro benessere".

Fulvia Sarria:
Ma l'ACCETTAZIONE NON E' UN'AZIONE FACILE e quando per accettare quello che è NON GUARDI INDIETRO e NON GUARDI AVANTI da una vita, ALLA FINE SEI LOGORA COME LA SCUOLA DI UNA SCARPA VECCHIA.....che e' quasi inesistente .....


"Cerchiamo prima di capire, questo implica un cambiamento radicale di prospettiva: noi cerchiamo innanzitutto di essere capiti. Molte persone non ascoltano con l’intenzione di capire, ascoltano solo con l’intenzione di replicare. Essi parlano o si accingono a parlare, filtrano ogni cosa attraverso il loro schemi mentali, proiettando la propria autobiografia nelle vite degli altri".


Taisen Deshimaru. Tutti gli esseri sono come le foglie di uno stesso albero: nutrite da un'unica radice. Tutti nascono dalla stessa Sorgente, vuota, pura e incontaminata. Tutti, ugualmente, ad essa infine ritornano.


Tutti nascono dalla stessa Sorgente, vuota, pura e incontaminata.
Tutti, ugualmente, ad essa infine ritornano.
 Taisen Deshimaru

Chiudi gli occhi e vedrai chiaramente. Smetti di ascoltare il rumore esterno e udrai la verità, la tua voce interiore. Resta in silenzio, e il tuo cuore canterà di gioia. Non vedere alcuna separazione, e troverai l'unità. Sii mite, e non avrai bisogno del potere.


Sii mite, e non avrai bisogno del potere.


Finché l'uomo NON SI ACCETTA e non inizia un DIALOGO CON SE STESSO, non troverà mai la SERENITA' a cui anela, la pace interiore, la capacità di affrontare le tempeste della vita.

La finestra sul cielo interiore
Finché l'uomo NON SI ACCETTA e non inizia un DIALOGO CON SE STESSO, non troverà mai la SERENITA' a cui anela, la pace interiore, la capacità di affrontare le tempeste della vita.

Gary Zukav. Ogni emozione è un messaggio, il vostro compito è ascoltare…



Ogni emozione è un messaggio, il vostro compito è ascoltare…
Gary Zukav


Angela Benatti:
Ho definito , superficiale, chi ascolta ma non sente!




Ejay Ivan Lac. La bellezza non è misurabile nelle persone, ma ha valore solo per gli oggetti! L’anima, quello è l’unico dettaglio misurabile per un essere umano!


La bellezza non è misurabile nelle persone, ma ha valore solo per gli oggetti! L’anima, quello è l’unico dettaglio misurabile per un essere umano!
Ejay Ivan Lac

Nadia Consani. Non importa andare tanto lontano... c'è sempre qualcuno caduto nel pozzo vicino a casa tua, che ha bisogno di una corda per tirarsi su.

Non importa andare tanto lontano... c'è sempre qualcuno caduto nel pozzo vicino a casa tua, che ha bisogno di una corda per tirarsi su.
Nadia Consani


La rana in fondo al pozzo pensa che il cielo sia grande come il bordo superiore del pozzo.
Se venisse in superficie, avrebbe una visione completamente diversa. Per percepire la realtà a volte dobbiamo allargare la nostra visuale ed elevare il nostro pensiero dalle faccende quotidiane.

lunedì 26 dicembre 2011

Sant'Agostino. Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima ('distensio animi'). Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un'istante inesistente di separazione tra passato e futuro!



LA CREAZIONE E IL TEMPO.
I filosofi pagani posero delle domande insidiose, che implicavano un chiarimento dell'idea di creazione:
«Come si concilia Dio con la finitezza temporale del mondo? 
Se Dio è eterno, non è logico che lo sia anche il mondo? 
Cosa faceva Dio PRIMA di creare il mondo? 
È pensabile un Dio inoperoso e inattivo, prima della creazione?».

In altre parole, se Dio ha creato il mondo nel tempo, allora diventa difficile ammettere la sua PERFEZIONE, perché la sua stessa esistenza andrebbe scandita in delle fasi che prevedono un prima e un dopo la creazione.
La RISPOSTA del filosofo di Tagaste è la seguente: 
Dio è eterno, in lui nulla è passato, nulla è presente, e come tale egli è al di fuori del tempo; di conseguenza, creando il mondo, ha creato anche il tempo!
Prima della creazione non c'era il tempo: pertanto non c'era un "prima", e di conseguenza non ha senso chiedersi cosa facesse "allora".
Aurelio Agostino 
noto come Sant'Agostino


Agostino, che cos'è il tempo.
Un celebre passo delle “Confessioni” cerca di chiarire che cosa è il tempo: sulla certezza del tempo presente pare non vi siano dubbi, su quella del tempo passato e su quella del tempo futuro vengono poste altre domande.
Che Cos'è il Tempo?
Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il futuro, dall'altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse presente, e non trascorresse nel passato, non più sarebbe tempo, ma sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo, in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il tempo è, se non in quanto tende a non essere? [...].
Agostino, Le confessioni, XI, 14 e 18, Bologna, Zanichelli, 1968, pp. 759




Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima ('distensio animi').
Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un'istante inesistente di separazione tra passato e futuro!
Sant'Agostino


Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell'animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l'attesa.
Agostino d'Ippona "Confessioni" Libro XI


Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima ('distensio animi').
Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un'istante inesistente di separazione tra passato e futuro!
Sant'Agostino


Noi viviamo in contemporanea tre tempi:
il presente del passato, che è la storia;
il presente del presente, che è la visione;
il presente del futuro, che è l'attesa
 Sant'Agostino



«Cos’è il Tempo? Se nessuno me lo chiede lo so, ma se cerco di spiegarlo, non ci riesco»
 Sant’Agostino, Confessioni




Daresti tre nomi alla stessa roccia?
E tre nomi alla stessa rosa alla stessa strada?
Allora dimmi
Perchè
Insisti
A chiamare con tre nomi il Tempo.




Per l'uomo, che sta nel tempo e nello spazio, è impensabile parlare di qualcosa che ne stia al di fuori. Bene disse Wittgenstein alludendo alla metafisica " ...su ciò di cui non si può parlare si deve tacere.".



Io sono passata per esperienze di salute dolorose, tante volte ho visto in faccia la morte
Va da se che per me la vita è un qualcosa che non ha mai avuto inizio e mai terminerà, semplicemente si trasforma. Sono artista e vedo Dio in ogni Bosone di Higgs quindi tutto è Dio compresi noi



Il tempo è una cognizione umana e non Divina. Tutto è Eterno!





Come impantanarsi mentalmente anziché attivare i meccanismi di una sana e catartica rielaborazione!
Infatti non più che dalla Chiesa poteva venire questo invito all'immaginazione e alla menzogna! Esponente illustre della filosofia scolastica secondo la quale l'essenza primeggia sulla forma e giù con tutte quelle fantasie sulla vita eterna e l'aldilà! Per fortuna posizioni ampiamente superate grazie ai lumi della ragione!


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